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Autore: JulieRiddleSlytherin    14/10/2012    1 recensioni
Tom Marvolo Riddle, conosciuto come Lord Voldemort , colui che stava scatenando il caos in tutta la Gran Bretagna, camminava in su e giù lungo il corridoio del Manor della sua ‘compagna’, la quale proprio in quel momento stava partorendo il tanto agognato erede, che avrebbe portato avanti la sua oscura opera. La sua ‘compagna’, ultima discendente di un’antica famiglia di maghi, era stata una delle prime a unirsi alla schiera dei DeathEaters. Il suo nome era Ursula Burke ed era la donna perfetta per mettere al mondo il suo discendente. Non sentiva il bisogno di avere una famiglia, o di crescere un figlio, voleva solo qualcuno a cui tramandare tutte le sue conoscenze magiche.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Voldemort | Coppie: Vicktor/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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      Julie Cassandra Burke
 
 
Tom Marvolo Riddle, conosciuto come Lord Voldemort , colui che stava scatenando il caos in tutta la Gran Bretagna, camminava in su e giù lungo il corridoio del Manor della sua ‘compagna’, la quale proprio in quel momento stava partorendo il tanto agognato erede, che avrebbe portato avanti la sua oscura opera.  La sua ‘compagna’, ultima discendente di un’antica famiglia di maghi, era stata una delle prime a unirsi alla schiera dei DeathEaters. Il suo nome era Ursula Burke ed era la donna perfetta per mettere al mondo il suo discendente. Non sentiva il bisogno di avere una famiglia, o di crescere un figlio, voleva solo qualcuno a cui tramandare tutte le sue conoscenze magiche. Voldemort passò di nuovo davanti alla stanza nella quale Ursula era già chiusa da un po’. In quel momento la porta si aprì e l’elfo personale della neo-mamma venne fuori con una faccia molto preoccupata. “Signore, Wipy deve dire al Signore che la Padrona vuole vederlo. La Padrona è molto stanca e debole Signore. Wipy è preoccupato.” disse il piccolo elfo. Voldemort entrò nella stanza e vide la bella purosangue tutta madida di sudore e con un’espressione stanca e sofferente sul viso. Non appena vide l’uomo si tirò su a fatica e sorrise: “Mio Signore, ho compiuto il mio dovere. Vostra figlia è nata ed è perfettamente sana.” “Dove è la bambina?” chiese Voldemort. “È nella culla, Signore. Wipy vi porta la bambina. Signore vuole prendere in braccio la bambina?” disse il piccolo elfo. “No. Cosa ha la signora?” chiese guardando la Medimaga che assisteva Ursula. “La gravidanza e il parto hanno debilitato la signora e non penso che riuscirà a passare la notte…” disse la giovane donna con aria affranta. L’uomo non si turbò. In fondo, Ursula aveva svolto il suo dovere; lui aveva la sua erede e lui non era minimamente affezionato alla ‘compagna’ da poter soffrire per la sua dipartita. Si avvicinò alla culla e guardò quella piccola bambina; aveva gli occhi verdi, ereditati dalla madre, delle lunghe ciglia nere e un piccolo ciuffo di capelli neri sulla testa. Lesse i dati che aveva scritto la Medimaga: 
  
|Lunghezza: 44,7 cm   Peso: 3,5 kg    Nome: Julie Cassandra Burke  | 
  
Il nome era stato deciso dalla madre e portava il suo cognome così da evitare inutili grane con il Ministero. Ursula, infatti, non era mai stata sospettata di essere coinvolta con l’operato dei DeathEaters o di appoggiare la politica del Signore Oscuro. Per sicurezza non era nemmeno stata marchiata e nessuno, oltre all’elfo di Ursula e alla Medimaga, era a conoscenza della paternità della neonata. Il Signore Oscuro cancellò immediatamente la memoria alla Medimaga e ordinò all’elfo di trasferire la piccola nella sua stanza. Qualche ora dopo la purosangue spirò tra i singhiozzi dell’elfo, che non poté nemmeno piangerla, perché gli fu subito richiesto di predisporre tutto per la sepoltura. Una volta arrivato in camera vide che l’elfo aveva sistemato tutto l’occorrente per la piccola. In un angolo della stanza, dove prima c’era una scrivania, era stata messa la culla per la bambina accanto ad una cassettiera contenente tutto l’occorrente per la cura di un neonato e davanti c’era una poltrona nera. La bimba dormiva serena; non aveva ancora pianto da quando era nata e ciò dimostrava il fatto che già  sapesse quale fosse il comportamento che doveva adottare. Voldemort si avvicinò alla culla e prese in braccio la figlia. La guardò con i suoi occhi rossi e come chiamata la bimba si sveglio, puntando i suoi occhi verdi e vivaci contro il padre. Per un po’ rimasero in silenzio come una normale famiglia, poi stirò le labbra in una parvenza di sorriso, in un ghigno, poi ridacchiando in modo sardonico disse: 
“Benvenuta al mondo Julie Cassandra Burke, figlia mia.” 
  
Oggi 21 agosto 1980 ore 21:12 è nata 
Julie Cassandra Burke, 
figlia di Ursula Hilary Burke e Tom Marvolo Ridde 
  
Passavano i giorni e, mentre la bimba cresceva accudita da Wipy, il Signore Oscuro aveva dichiarato guerra alla comunità magica e non lo interessava minimamente provare l’esperienza paterna; tutto ciò che desiderava era che la bambina crescesse in salute e che dimostrasse al più presto di possedere abilità magiche così da poterla addestrare. Infatti non passava mai tempo al capezzale della bambina, cosa di cui l’elfo continuava a sconvolgersi, chiedeva solo informazioni sulla salute e sulla costituzione della neonata. Poi improvvisamente accadde una cosa che nessuno in quel castello si sarebbe aspettato o, tanto meno, augurato: il Signore Oscuro fu sconfitto da un neonato di poco più grande della propria figlia e scomparve. 
  
Oggi 31 ottobre 1981, il mago oscuro conosciuto come Tu-Sai-Chi è scomparso 
in seguito all’omicidio di James Potter e Lily Evans in Potter 
ed al tentato omicidio di Harry Potter, 
o meglio conosciuto come il 
Bambino-Che-È-Sopravvissuto. 
  
Passarono gli anni e il devoto elfo crebbe la bambina con tutte le cure e le premure possibili. Assistette agli scoppi di magia, avvenuti fin dal terzo anno di età, che via via divennero sempre più frequenti e consapevoli. All’età di sette anni, come è uso nelle famiglie purosangue, diede in dono alla piccola bambina l’anello di famiglia. Al compimento degli otto anni la piccola Rosaline fu accompagnata a Diagon Alley dove comprò il suo gufo personale e un mezzo Kneazle nero con la coda leonina e grandi orecchie, chiamato dalla bambina Zeale. Inoltre comprò la sua bacchetta da Ollivander: 12 pollici, flessibile, di nocciolo con nucleo di crine di unicorno, con incastonato un piccolo cristallo sulla base. Appena compiuti undici anni ricevette la lettera da Hogwarts. Su ordine dello scomparso Signore Oscuro la ragazza non andò, riferendo che avrebbe studiato da privatista. Tra il settembre 1991 e il giugno 1992 Rose studiò il programma dei primi tre anni di Storia della Magia, Erbologia, Astronomia e dei primi due anni di Trasfigurazione, Pozioni, Incantesimi e Difesa contro le Arti Oscure. Apprese anche a parlare il Serpentese. Nell’anno seguente si dedicò il programma di tutte le materie obbligatorie fino al quarto anno. Dopo il suo tredicesimo compleanno si dedicò allo studio dei programmi dei primi due anni di Aritmanzia, Rune Antiche e Divinazione, la quale fu abbandonata dopo pochi mesi, insieme al programma delle materie obbligatorie del quinto anno. Per il suo quattordicesimo compleanno iniziò lo studio delle Arti Oscure, le quali diventarono la sua materia preferita. Non che amasse studiare ma dopotutto era l’unica cosa che potesse fare. Inoltre era stata cresciuta dall’idea che le sue abilità, se sviluppate correttamente, avrebbero reso orgoglioso suo padre. Infatti spinta dalla bramosia di compiacere il padre, una volta che avesse fatto ritorno, studiò i programmi dei primi cinque anni delle materie da lei scelte. Il 24 giugno 1994 il Signore Oscuro ritornò riottenendo così i suoi poteri ed il suo corpo. Il giorno seguente Voldemort varcò l’ingresso di Villa Burke pronto a incontrare la figlia dopo tutti quegli anni. Era sera inoltrata quando il Signore Oscuro varcò la soglia di Burke Manor e venne subito accolto dall’apparizione di un piccolo elfo, che disse: “Il Signore è tornato! Wipy è felice che il Signore sia tornato!” L’uomo posò lo sguardo sull’elfo e con voce sibilante chiese: “Dove è la ragazza? Spero che tu abbia seguito i miei ordini elfo!” “Certo, Wipy ha fatto tutto quello che il Signore aveva scritto nella lettera! Wipy ha cresciuto la Signorina Rosaline come il Padrone voleva! La signorina è in camera sua! Quando Wipy le ha portato la cena, la Signorina stava leggendo il diario della Padrona” rispose l’elfo. “L’aspetterò nel Soggiorno!” rispose Voldemort con voce autoritaria. L’elfo si inchino fino a toccare il naso sul pavimento e con uno schiocco scomparve. Riapparve davanti alla porta di una stanza. Si lisciò la federa lisa che indossava e bussò. Dentro la camera seduta a gambe incrociate su un vasto letto matrimoniale c’era una ragazza immersa nella lettura di un piccolo diario dalla copertina rosso scuro. Era una ragazza di quasi quindici anni, snella e leggermente troppo bassa per la sua età. Aveva lunghi capelli castani che le incorniciavano il viso e gli scendevano lisci fino a metà schiena. Quando sentì bussare interruppe la lettura e sollevò lo sguardo: aveva le labbra rosse e piene un piccolo naso all’insù e gli occhi verdi e freddi come il ghiaccio. “Cosa c’è Wipy? Entra!” disse con voce seccata. Il piccolo elfo aprì la porta e disse: “Signorina il Signore è tornato! Wipy è venuto a dire alla Signorina che Suo Padre la aspetta nel soggiorno!” La ragazza lasciò il diario sul letto e si tirò in piedi di scatto. “Cosa?! Mio padre? – disse con una voce resa stridula dalla sorpresa, poi si ricompose e con voce calma continuò – va da Lui e portagli un bicchiere del miglior FireWhisky che abbiamo, chiedigli se desidera anche qualcosa da mangiare; nel caso sveglia tutti gli elfi e portagli qualunque cosa chieda…Io mi preparo e scendo in un paio di minuti…” L’elfo annuì e si inchinò profondamente per poi scomparire con uno schiocco. Intanto Julie aprì l’armadio e scelse un abito nero lungo di seta con uno scollo a V e uno strato di chiffon a coprirle le spalle. Si sfilò la veste da camera che stava indossando e si mise l’abito, infilò la bacchetta nell’apposita tasca all’altezza della coscia; calzò un paio di scarpe da camera, si mise l’anello di famiglia e il ciondolo di sua madre. Uscì di camera e con passo spedito si diresse nel soggiorno . Julie si fermò sulla porta ad osservare quello che era il suo familiare più stretto. Dopo un paio di minuti Voldemort sollevò lo sguardo ed incrociò i suoi occhi rossi in quelli verdi della figlia e con voce sibilante e calma disse: “Vieni avanti ragazza, non essere timida. Accomodati pure, questa è casa tua dopotutto…” La ragazza sostenne lo sguardo e con voce dolce e rispettosa disse: “Questa casa è vostra più che mia, padre. Desiderate da qualcosa da mangiare?” “Non preoccuparti, non sono venuto qui per mangiare. Sono venuto a controllare i progressi magici di mia figlia.” La ragazza annuì e Voldemort riprese a parlare: “Ho saputo che hai studiato a casa…” Julie iniziò a descrivere i suoi studi: descrisse sommariamente gli studi inerenti alle materie scolastiche e più approfonditamente quelli riguardo le Arti Oscure. Voldemort ascoltò con interesse annuendo di tanto in tanto, quando Rosaline ebbe finito disse: “Ottimo lavoro – a queste parole Rosaline si sentì invadere di felicità, perciò si mise a sedere dritta più che poteva e si avvicinò a lui, pronta a fare tutto ciò che gli avrebbe chiesto – Visto che sei  avanti con gli studi scolastici, desidero che tu rimanga a casa anche questo anno, così da poter colmare alcune gravi lacune, che dovrò colmare personalmente…” La figlia annuì, bramosa di sapere cosa avrebbe imparato ed incredula del fatto che sarebbe stato suo padre in persona ad insegnarle. Il padre le spiegò cosa avrebbe appreso: durante la sua gioventù Voldemort si era inoltrato in branche della magia oscura in disuso da tempo; si era spinto più in là di ogni altro. La figlia ascoltava rapita e fiera del fatto che il padre condividesse i suoi segreti con lei. Quando smise di parlare, lei si sporse verso di lui e con voce malferma chiese: “Padre…se non sono troppo indiscreta, e… se non oso troppo, desidererei sapere cosa è successo in questi anni… sono girate delle voci, si diceva che foste scomparso, che foste…” si interruppe non riuscendo a continuare, non riuscendo a pronunciare la parola ‘morto’ riferita al padre. Tom Riddle si soffermò ad osservare la giovane ragazza seduta così vicina a lui: all’inizio si era messa nel lato più lontano del divano per timore di quell’essere, ma nel corso della conversazione si era avvicinata sempre di più; adesso distavano pochi centimetri, un altro po’ e i loro ginocchi si sarebbe sfiorati. Inoltre l’ombra di timore che era stata presente negli occhi della figlia era scomparsa, adesso brillavano solo di orgoglio e di, stentava a crederlo, amore. Era strano, ma il pensiero che qualcuno si potesse interessare a lui, non per compiacerlo o per cercare il suo perdono, ma perché, semplicemente, teneva a lui era incredibile. Stava sondando la mente della figlia, cercando un qualche subdolo fine a quel ‘fasullo’ affetto che mostrava nei suoi confronti, ma non trovò niente. A quel punto successe una cosa, che mai in tutta la sua vita avrebbe mai pensato: una piccola piacevole massa calda gli scaldò il petto, donandogli per pochissimi istanti una sensazione nuova e ricostituente, era come essere amato. La sensazione svanì subito, sostituita da un freddo implacabile e doloroso che proveniva dal profondo della sua stessa anima e che era certo non lo avrebbe abbandonato tanto in fretta. La ragazza intanto attendeva la risposta del padre ansiosa: non voleva sembrare sfacciata o irrispettosa, ma voleva veramente sapere come suo padre fosse riuscito in una così ardua impresa: ritornare in vita. Il padre la guardò e iniziò a parlare: “Poco tempo prima della tua nascita venni a conoscenza di una profezia: Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore... nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull’estinguersi del settimo mese... Dalle mie ricerche risultò che il bambino della profezia era il figlio dei Potter, la famiglia si nascose sotto Incanto Fidelius, mi fu impossibile arrivare a loro, ma, la sorte mi sorrise, un loro amico, il loro Custode, mi rivelò il posto dove si nascondevano. “Decisi che me ne sarei dovuto occupare da solo, uccisi i suoi genitori, ma sua madre morta nel tentativo di salvarlo, senza volerlo gli fornì una protezione che, lo ammetto, non avevo previsto non riuscii a toccare il bambino: lasciò su di lui le tracce del suo sacrificio era magia antica, avrei dovuto ricordarmela. Il mio maleficio fu deviato dall’insensato sacrificio di quella donna, e mi rimbalzò contro. Fui strappato via dal mio corpo, diventai meno che spirito, meno del più miserabile fantasma: eppure ero vivo. Io mi sono spinto più in là di ogni altro sul sentiero che conduce all'immortalità. Uno o più dei miei esperimenti funzionarono, perché non ero morto, anche se il maleficio avrebbe dovuto uccidermi. Comunque, ero inerme come la più debole creatura, e non potevo fare nulla... perché non avevo corpo, e qualunque incantesimo in grado di aiutarmi richiedeva l'uso di una bacchetta... Ricordo solo di aver costretto infinitamente me stesso, istante dopo istante, senza mai dormire, a esistere... Presi dimora in un luogo remoto, in una foresta, e aspettai... certo uno dei miei fedeli Mangiamorte avrebbe cercato di ritrovarmi... uno di loro sarebbe venuto a compiere la magia a me impossibile, a restituirmi un corpo... ma attesi invano...” Si interruppe, la figlia pendeva dalle sue labbra. “Mi era rimasto solo un potere. Potevo impossessarmi dei corpi altrui. Ma non osavo andare dove altri umani erano numerosi, perché sapevo che gli Auror erano ancora all'estero, impegnati a cercarmi. A volte abitavo gli animali - i serpenti, naturalmente, erano i miei preferiti - ma non stavo molto meglio dentro di loro che in forma di puro spirito, perché i loro corpi erano poco adatti a compiere magie... e quando li possedevo ciò abbreviava loro la vita; nessuno è durato a lungo... Poi... quattro anni fa... i mezzi per il mio ritorno parvero assicurati. Un mago - giovane, sciocco e ingenuo - attraversò la mia strada vagando nella foresta che avevo eletto a mia abitazione. Oh, parve proprio l'opportunità che sognavo... perché lui insegnava alla scuola di Silente... fu facile piegarlo al mio volere... mi riportò in questo paese, e dopo un po' presi possesso del suo corpo, per sorvegliarlo da vicino mentre eseguiva i miei ordini. Ma il mio piano fallì. Non riuscii a rubare la Pietra Filosofale. Non sarei riuscito ad assicurarmi l'immortalità. Fui ostacolato... ostacolato ancora una volta da Harry Potter. “Il servo morì quando lasciai il suo corpo, e mi ritrovai debole come non mai. Tornai al mio nascondiglio remoto, e non fingerò di non aver temuto, allora, di non riuscire mai a riguadagnare i miei poteri... sì, quella fu forse la mia ora più cupa... non potevo sperare che mi venisse mandato un altro mago da possedere... e avevo smesso di sperare, ormai, che uno dei miei Mangiamorte si preoccupasse di ciò che era stato di me. “E poi, nemmeno un anno fa, quando avevo ormai abbandonato ogni speranza, finalmente è successo... un servo è tornato a me: Codaliscia, qui, che aveva finto di essere morto per sfuggire alla giustizia, fu tratto dal suo nascondiglio da coloro che un tempo aveva considerato amici, e decise di tornare dal suo padrone. Mi cercò nel paese in cui da tempo si diceva che mi celassi... aiutato dai topi che incontrò sul suo cammino. Codaliscia ha una strana affinità con i topi. I suoi sudici piccoli amici gli dissero che c'era un posto, nel cuore di una foresta albanese, che evitavano con cura, dove piccoli animali come loro avevano trovato la morte a opera di un'ombra oscura che s'impossessava di loro... Ma una notte, affamato, proprio sul limitare della foresta in cui aveva sperato di trovarmi, stupidamente si fermò in una locanda per mangiare... e chi incontrò, se non una certa Bertha Jorkins, una strega del Ministero della Magia? “Quella avrebbe potuto essere la fine di Codaliscia, e della mia ultima speranza di rinascere. Ma Codaliscia convinse Bertha Jorkins ad accompagnarlo in una passeggiata notturna. La assalì... la portò da me. E Bertha Jorkins, che avrebbe potuto rovinare tutto, si rivelò invece un dono superiore ai miei più folli sogni... perché divenne un'autentica miniera di informazioni.“Mi disse che il Torneo Tremaghi si sarebbe tenuto a Hogwarts quest’anno. Mi disse che sapeva di un Mangiamorte fedele che avrebbe avuto una gran voglia di aiutarmi, se solo fossi riuscito a mettermi in contatto con lui. Disse molte cose... ma gli strumenti che usai per esercitare l'Incantesimo della Memoria su di lei erano potenti, e quando le ebbi strappato tutte le informazioni utili, la sua mente e il suo corpo erano entrambi irreparabilmente rovinati. Ormai era servita al suo scopo. Non potevo possederla. Me ne liberai. “Il corpo di Codaliscia, naturalmente, era poco adatto a essere posseduto, poiché tutti lo credevano morto, e avrebbe attirato troppa attenzione se fosse stato visto. Comunque, era il servo robusto di cui avevo bisogno, e, benché come mago sia scarso, riuscì a eseguire le istruzioni che gli diedi, che mi restituirono un corpo rozzo e debole, un corpo che potessi abitare in attesa degli ingredienti essenziali a una vera rinascita... uno o due incantesimi di mia creazione... un piccolo aiuto dalla mia cara Nagini…” Julie al nome del serpente vide, per la prima volta nella serata, la anaconda acciambellata dietro la poltrona dove era seduto suo padre. Era bella, pensò, molto bella. Le sarebbe piaciuto avere un animale del genere. Il padre seguì lo sguardo della ragazza e stirò le labbra, in una parvenza di sorriso, prima di continuare: “Una pozione ottenuta bollendo sangue di unicorno, e il veleno di serpente fornito da Nagini... ben presto fui restituito a una forma quasi umana, e fui abbastanza in forze da poter viaggiare. Non c'era più alcuna speranza di rubare la Pietra Filosofale, perché sapevo che Silente avrebbe provveduto a farla distruggere. Ma anelavo ad abbracciare di nuovo la vita mortale, prima di cercare quella immortale. Moderai le mie ambizioni... avrei cercato di ottenere il mio vecchio corpo, e la mia vecchia forza, sapevo che per ottenere ciò avrei avuto bisogno di tre potenti ingredienti. Beh, uno era già a portata di mano, carne donata da un servo... L'osso di mio padre, naturalmente, voleva dire che avremmo dovuto venire qui, dove fu sepolto. Ma il sangue di una vittima... Codaliscia voleva che usassi un mago qualunque, che mi odiasse... e sono ancora in tanti a odiarmi. Ma io sapevo chi dovevo usare, se volevo risorgere più potente di quando ero caduto. Volevo il sangue di colui che mi aveva spogliato del potere tredici anni prima, perché allora anche ciò che restava della protezione fornitagli da sua madre sarebbe scorso nelle mie vene... “Ma come arrivare a Harry Potter? Perché è stato protetto meglio di quanto credo sappia lui stesso, protetto in modi architettati tempo fa da Silente, quando toccò a lui provvedere al futuro del ragazzo. Silente invocò un'antica magia per assicurare la protezione del ragazzo finché è affidato ai suoi parenti. Nemmeno io posso toccarlo quando è là... poi, naturalmente, ci fu la Coppa del Mondo di Quidditch... pensai che laggiù la sua protezione avrebbe potuto essere più labile, lontano dai parenti e da Silente, ma non ero ancora abbastanza forte da poter cercare di rapirlo nel bel mezzo di un'orda di maghi del Ministero. E poi il ragazzo sarebbe tornato a Hogwarts, dove è sotto il naso di quello sciocco FiloBabbano da mane a sera. Allora, come fare per catturarlo? “Beh... ma usando le informazioni di Bertha Jorkins, naturalmente. Usando il mio fedele Mangiamorte, di stanza a Hogwarts, per assicurarmi che il nome del ragazzo venisse inserito nel Calice di Fuoco. Usando il mio Mangiamorte per assicurarmi che il ragazzo vincesse il Torneo - che toccasse la Coppa Tremaghi per primo - la Coppa che il mio Mangiamorte aveva trasformato in una Passaporta, che lo avrebbe portato da me, lontano dall'aiuto e dalla protezione di Silente.” Il padre si fermò, ripensava agli avvenimenti della sera prima. La ragazza prese la parola: “Quindi ce l’avete fatta? Voglio dire se siete risorto, vuol dire che siete riuscito a portarlo nel Cimitero?” “Per questa sera è abbastanza.” rispose il padre grave. La figlia arrossì e annuì velocemente. “Naturalmente padre…c’è altro che deve dirmi?” chiese educatamente alzandosi in piedi e lisciandosi le pieghe del vestito. “Sì, dovrò occuparmi di alcuni affari questa settimana e quindi dovremmo rimandare le nostre lezioni. Però gradirei che tu prendessi appuntamento per sostenere i G.U.F.O. da privatista…” La ragazza annuì e si congedò. Arrivata in camera si rimise il suo abito da notte posò il diario della madre sulla scrivania e si mise a letto. Nel giro di pochi minuti si era addormentata sfinita dalle informazioni ricevute, ma felice di aver finalmente conosciuto suo padre. Il piccolo elfo stava entrando nella camera di Julie per svegliarla, lo faceva tutti i giorni da quando la piccola era nata: dietro di lui fluttuava un vassoio con la colazione per la ragazza. Wipy aprì lentamente le tende della finestra davanti al letto della ragazza e non appena la stanza fu illuminata Julie aprì gli occhi. “Buongiorno signorina!” trillò l’elfo avvicinando il vassoio alla ragazza. “Buongiorno!” rispose lei tirandosi su a sedere per permettere al vassoio di poggiarsi sulle sue gambe. Prima di iniziare a mangiare disse: “Wipy, portami una pergamena e Ashor…” L’elfo scomparve e ricomparve nel giro di un minuto con un falco reale sul braccio. Porse la pergamena alla ragazza che stava bevendo il suo caffè nero, mentre mise il gufo sul trespolo vicino alla finestra. Spostò il vassoio prese la pergamena e si mise alla scrivania a scrivere. 
  
|All’Ufficio dell’Istruzione Magica 
All’Attenzione del Signor McGallager, 
volevo richiedere un colloquio per sostenere i G.U.F.O. da privatista. 
Mi ricontatti al più presto. 
Sentiti Saluti 
Julie Cassandra Burke| 
 
 
Mise in una busta la lettera la chiuse con la ceralacca e la legò alla zampa di Ashor, il quale volò subito via. La ragazza si vestì e andò subito in biblioteca a studiare. Doveva assolutamente superare gli esami con il massimo dei voti. Non poteva deludere il padre. Si rintanò nella biblioteca senza mai uscirne per tutto il giorno. L’elfo le portò un paio di spuntini a metà mattinata e nel pomeriggio ed un pasto frugale per mezzogiorno. Verso tarda sera la ragazza, soddisfatta del lavoro svolto nella giornata, sta tornando in camera per farsi un bagno e riposare. "Figlia, cosa ci fai in giro a quest’ora?” al solo udire la voce del padre un sorriso nasce dalle labbra della ragazza che si gira e risponde. “Torno ora dalla biblioteca, ho ripassato il programma per i G.U.F.O., stamani ho inviato la richiesta per sostenere gli esami…” “Bene. Bene. Sono sicuro che farai del tuo meglio. Ora ci sono un paio di cose che vorrei discutere con te, ti va di seguirmi?”La ragazza annuì all’istante e raggiunse il padre in fretta, seguendolo poi verso l’ufficio di quest’ultimo. Non appena ebbero preso posto agli opposti della vecchia scrivania in mogano Voldemort disse: “Ieri sera mi hai fatto una domanda alla quale non ho risposto, se sei sempre interessata risponderò adesso, prima di passare ad altre questioni più importanti.” “Ve ne sarei molto grata…” rispose la ragazza. Il padre iniziò a raccontare cosa fosse successo l’altra sera nel cimitero, non tralasciando nulla né dell’iniziale successo né della disfatta del suo piano. La ragazza non aveva emesso un suono durante tutto il discorso, non osava dire niente. Pensava solo una cosa: Mi dispiace, padre! Il padre che stava osservando la figlia attentamente, fu sconvolto da quel pensiero così spontaneo e genuino. Di nuovo quella sensazione di calore! AH! E questa morsa di ghiaccio! È  come se mi lacerassero dentro! Passarono alcune ore ad organizzare le lezione che avrebbe seguito dopo gli esami, la ragazza assaporava ogni momento, ogni parola, come se fossero vitali. Poco prima della mezzanotte i padre congedò la figlia raccomandandole di prepararsi per gli esami e informandola che si sarebbero visti una volta conclusi gli esami. Il giorno dopo Rosaline si svegliò con Ashor fuori dalla finestra con una lettera legata alla zampa. Si stropicciò gli occhi si mise la vestaglia e aprì la finestra: “Ciao piccolino! Come è andato il viaggio? – Disse Julie grattando il falco che piegò la testa da un lato per facilitare il movimento alla padrona – Ti sei proprio meritato un biscottino vero?!” Aprì un cassetto della scrivania e prese un biscottino che lanciò al falco, il quale lo prese al volo. Julie prese la lettera, si mise seduta e iniziò a leggerla sorseggiando il suo caffè nero: 
Cara signorina Julie Cassandra Burke, 
sono lieto di informarla che la sua richiesta è stata accolta e che le sarà permesso di effettuare gli esami da privatista già dalla settimana prossima. 
Gli esami si divideranno in due parti: una teorica, che si svolgerà la mattina; una pratica che si svolgerà il pomeriggio. Unica eccezione per l’esame pratico di Astronomia che si svolgerà durante la notte. 
Vorrei discutere di persone con lei alcune cose; quindi le propongo di incontrarci stamani mattina nella tarda mattinata, sempre se è disponibile. 
Mi mandi un gufo con la sua conferma. 
Distinti saluti 
John McGallager 
 
La ragazza storse il naso per l’appuntamento dato con così poco preavviso, come se lei fosse una qualche strega qualunque! Ma il pensiero di dare quegli esami il prima possibile e di cominciare finalmente gli allenamenti con il padre la fermò e così scrisse una breve ed educata risposta, dove confermava l’appuntamento per quella mattina. “Wipy!” chiamò dopo aver mandato via il gufo con la lettera. L’elfo apparve con uno schiocco. “La signorina ha chiamato? La signorina ha bisogno di Wipy per qualcosa?!” “Sì ho bisogno che tu informi mio Padre che oggi non ci sarò…ho un incontro al Ministero per decidere quando sostenere gli esami…poi andrò a procurarmi un abito adatto per gli esami…” L’elfo annuì e scomparì nuovamente alla ricerca del Signore Oscuro. Nel frattempo la ragazza andò a cercare qualcosa da mettersi: si diresse verso una grande porta scorrevole, che aprì con un movimento della bacchetta. Via via che la porta si apriva, si intravedeva una grande stanza armadio strapiena di abiti per ogni eventualità, di scarpe, di borse e di ogni tipo di accessorio. Al centro della stanza c’era un bellissimo tappeto bianco con al centro un grande puff rotondo; dove Juliequando doveva decidere che cosa mettersi. Si mise ad ispezionare i suoi vestiti. Dopo un paio di minuti decise per un vestito blu con un paio di scarpe blu con un piccolo tacco. Prese un cappotto nero e ci abbinò una bella borsa nera. Poi prese un paio di occhiali da sole e se li mise in testa e si infilò il cappotto. Poi infilò la bacchetta nella borsa, insieme a un sacchetto di Galeoni che prese da il suo nascondiglio segreto. Qui teneva le foto della madre, gli articoli sul padre, alcuni oggetti personali della madre o di altri parenti, il diario della madre e un po’ di soldi, per le emergenze e per non dover andare ogni volta alla Gringott. Poi si diresse verso il salone di ingresso dove c’era il camino collegabile con il Ministero. Ricollegò il camino, prese una mangiata di Polvere e dichiarò a chiare lettere la sua destinazione: “Hall del Ministero!” In un batter d’occhio si ritrovò nella Hall del Ministero, uscì velocemente dal camino e si spolverò la cenere dal mantello e si diresse verso la Reception, dove identificò la sua bacchetta e si fece dire dove era l’ufficio del Signor McGallager. “Terzo piano, secondo corridoio a destra, quarto ufficio sulla sinistra…” le disse la signorina della Reception. “Grazie mille” rispose Julie, dirigendosi verso l’ascensore. Entrò nell’ascensore: c’era un mago basso, vestito con un vecchio vestito tutto logoro e, pensò Julie, anche sporco; c’era una donna abbastanza alta, grassa e con un vestito viola che portava orgogliosamente abbinato ad una borsa verde acido e aveva riempito l’angusto spazio di un profumo fruttato nauseante; l’ultimo era un uomo alto, con lunghi capelli biondi e dall’aria distinta, indossava una lunga veste da mago nera e guardava gli altri due con lo stesso sguardo di disprezzo sul viso. ‘Sicuramente è un Purosangue…probabilmente è anche un seguace di mio padre…chissà chi è?!” Al secondo piano si aprirono le porte ed entrò una strega bassa e grassa vestita completamente di rosa che salutò il mago biondo con una nocetta stridula da bambina: "Buongiorno Signor Malfoy! È sempre un piacere incontrarla…” “Buongiorno Miss Umbridge…come sta?” Julie non ascoltò il resto dei convenevoli; aveva ottenuto ciò che voleva: scoprire chi era quel mago biondo. Era Lucius Malfoy, il braccio destro di suo padre. Arrivò in fretta al terzo piano e raggiunse velocemente l’ufficio. Dentro l’aspettava un mago vestito di verde con una bombetta in testa e i capelli marroni sparati da tutte le parti. “Buongiorno, lei deve essere la Signorina Burke…avanti, prego si metta comoda…” le disse il mago. “Grazie…” rispose Julie sedendosi composta e appoggiandola borsa sulle sue ginocchia. “Bene, mi scuso per il poco preavviso che le ho dato, ma altrimenti saremmo andati molto più in là, nei prossimi giorni non ho posto nemmeno per un appuntamento…” “Oh, non si preoccupi…” rispose lei educatamente. Parlarono per un’ora intera decidendo quando fare gli esami, quali materie sostenere e cosa avrebbe fatto finiti gli studi. Rosaline, non aveva idea di cosa voler fare, anche se l’unica cosa che gli sarebbe piaciuta era lavorare nell’Ufficio Misteri come Indicibile. Per cui avrebbe sostenuto gli esami di: Trasfigurazione, Incantesimi, Pozioni, Storia della Magia, Erbologia, Difesa contro le Arti Oscure, Astronomia, Antiche Rune e Aritmanzia. Gli esami si sarebbero svolti nelle due settimane successive. Nella prima settimana avrebbe sostenuto: lunedì Trasfigurazione, martedì Incantesimi, mercoledì Pozioni, giovedì Erbologia, venerdì mattina Storia della Magia, mentre la sera Astronomia. Nella seconda settimana: lunedì Difesa contro le Arti Oscure, martedì Antiche Rune e mercoledì Aritmanzia. La mattina avrebbe sostenuto l’esame scritto alle dieci di mattina fino a mezzogiorno e gli esami si sarebbero svolti al piano terra in fondo alla Hall nella aula 10. Mentre il pomeriggio avrebbe sostenuto l’esame pratico dalle 16, in aula 10 gli esami di Trasfigurazione, Incantesimi, Difesa contro le Arti Oscure, Antiche Rune e  Aritmanzia; mentre Pozioni in aula 11 ed Erbologia nella Serra 1, sempre al piano terra. Mentre l’esame di Astronomia si sarebbe svolto all’ultimo piano in aula 10s venerdì sera alle 22. Julie uscì di lì soddisfatta.Avrebbe finito prima dell’inizio di agosto così da iniziare le vere lezioni col padre. Tornò a casa dopo aver comprato un set di uniformi per sostenere gli esami con classe e si mise subito a studiare, doveva sorprendere il padre! Julie passò tutta la settimana a ripassare e ad esercitarsi. Non era mai stata così agitata, infatti la domenica sera era un fascio, tanto che non riusciva ad addormentarsi. Così andò a prendere il diario della madre, la aiutava sempre quando aveva problemi ad addormentarsi. Aprì verso la fine, quando stava per finire la gravidanza e iniziò a leggere: Mi sento sempre più stanca e senza forze, ma devo portare a termine la gravidanza. Lo devo fare per Lui, per il mio amato padrone, per colui che mi ha scelta come madre del suo erede! Mi rivolgo a te, figlia mia, so che sarai una femmina. Una madre si sente certe cose. Non so se ti vedrò crescere, quindi ti scrivo queste pagine in questi ultimi giorni. Tu sei speciale! Sei l’unica erede del più grande mago di tutti i tempi! Inoltre sei l’ultima discendente dei Burke! Sarai una strega molto potente e superiore a tutti quei Sanguesporco e ai Mezzosangue che infestano il mondo magico. Non abbassarti mai al loro livello e sii degna di tuo padre. Rendimi fiera e non deludermi.Queste parole rincuorarono la ragazza che messo a posto il diario si rimise a letto e si addormentò all’istante. La mattina si svegliò comunque agitata e ricontrollò più volte di avere tutto. Si mise la divisa che aveva comprato: una gonna al ginocchio grigia, un paio di calze nere; una camicia bianca con un golfino anche esso grigio con lo scollo a V. Ai piedi indossava un paio di ballerine grigio chiare con la punta di una tonalità più scura. Si legò i capelli in una coda alta e si mise l’anello di sua madre. Si guardò allo specchio per un po’ controllando che fosse tutto apposto; prese il cappotto, la borsa nera con i documenti e andò al Ministero, sempre più agitata. Arrivò davanti all’aula con dieci minuti di anticipo e si mise seduta su una delle seggiole che erano lì davanti, dopo poco arrivarono altri due ragazzi che avrebbero fatto l’esame con lei. Erano un ragazzo e una ragazza, circa della sua età. Si misero subito a parlare tutti preoccupati per come sarebbe andato l’esame, chiedendosi quanto avessero studiato, su quali libri e rassicurandosi a vicenda sul sicuro esito positivo. ‘Io non ho bisogno di queste sciocchezze, io sono superiore. Proprio come diceva mia madre! E non posso deludere mio padre!!’ Si sentì subito più sicura e quando l’esame iniziò si accorse di quanto erano state sciocche le sue preoccupazioni. Lei non aveva fatto altro che studiare per tutta la sua infanzia, sapeva quelle sciocchezze dall’età di tredici anni. Completò il compito in pochissimo tempo e, consegnato il compito ad un impressionato esaminatore, uscì fuori. Il pomeriggio diede la prova pratica. Impressionò subito la commissione quando trasfigurò la vecchia sedia su cui le avevano chiesto di sedersi in una comoda poltroncina in pelle nera. Le chiesero altre due trafigurazioni e la mandarono via complimentandosi con lei. Le cose andarono bene anche gli altri giorni; ebbe qualche problema alla prova pratica di Erbologia. Le chiesero di estrarre una sostanza appiccicaticcia e con un odore nauseabondo da una pianta e Juliedovette far forza a tutta la sua forza d’animo per riuscire nell’impresa. Finito l’esame si diresse immediatamente a casa e si infilò nella vasca per due ore. “Fortunatamente domani la settimana è finita! Che schifo! Mi devo preparare per gli ultimi esami, ma ho quasi finito…poi finalmente inizierò le lezioni con mio padre!” si disse uscendo dalla vasca da bagno, dopo ore di lavaggi e di trattamenti. Le era rimasto l’odore di quella sostanza per ore! Cenò in camera sua, suo padre non era ancora tornato. E dopo poco andò a letto. La mattina dopo si recò di nuovo al Ministero e diede l’esame di Storia della Magia, scrisseun bellissimo tema sulla Rivolta dei Folletti di ben dieci pagine, omettendo il suo personale commento. Doveva trattenersi. Non poteva mica farsi bocciare per essere andata contro le idea di un esaminatore. Tornò a casa e ripassò nuovamente Astronomia, cenò presto e alle 21:45 era nella torre dove si svolgeva l’esame. C’era un cielo stupendo quella sera! Sarebbe stato un gioco da ragazzi. La settimana dopo si svolse in modo tranquillo, a parte per una sorpresa positiva durante l’esame di Difesa contro le Arti Oscure. Prima di mandarla via una delle esaminatrici le chiese: “Non fa parte del programma, ma una strega brillante come lei potrebbe essersi già avvantaggiata. Ha mai provato a far apparire un Patronus?” Julie annuì, certo che ci aveva provato! Dalla prima volta che aveva letto quell’incantesimo, ci provava una volta al mese, ma non ci era mai riuscita. Il massimo che riusciva a fare era un piccolo sbuffo di fumo. “Le andrebbe di provare?” le chiese la professoressa dopo che Julie ebbe annuito. “Certo.” rispose lei. L’esaminatrice annuì e le disse di concentrarsi. Juliesi concentrò e pensò al momento in cui si era sentita più felice. Ripercorsi gli episodi più felici della sua infanzia, finché non le apparve chiaro come il sole il momento perfetto! “Expecto Patronum!” urlò con tutto il fiato che aveva focalizzando tutta la sua attenzione sul ricordo di Wipy che entrava nella sua stanza informandola che suo padre era vivo. Dalla sua bacchetta uscì un filò argentato che prese subito la forma di un bellissimo cigno, che iniziò subito a ‘nuotare’ intorno alla sua padrona. Era felicissima, aveva evocato un Patronus corporeo! Era bellissimo, elegante e perfetto per lei! La commissione guardò esterrefatta il Patronus corporeo di quella giovane ragazza e la applaudì, per poi congedarla tra i mille complimenti. Il venerdì arrivarono i risultati con un piccolo gufo marrone. Si mise a sedere sul letto e poggiò la lettera davanti a sé. Chiamò Wipy e si fece portare un bicchiere di latte caldo. Bevve il suo latte. Poggiò il bicchiere sul comodino. Prese la lettera. La ripoggiò. La riprese. Fece un respiro profondo. E la aprì. 
  
           RISULTATI DEL GIUDIZIO UNICO FATTUCCHIERE ORDINARIO 
Voti positivi: Eccellente (E) Oltre Ogni Previsione (O) Accettabile (A) 
Voti negativi: Scadente (S) Desolante (D) Troll (T) 
  
  
                      JULIE CASSANDRA BURKE HA OTTENUTO 
Trasfigurazione E 
Incantesimi E 
Pozioni E 
Erbologia O 
Storia della Magia E 
Astronomia E 
Difesa Contro le Arti Oscure E 
Aritmanzia E 
Rune Antiche E                                
Ce l’aveva fatta! Era passata! E c’era solo una ‘O’ sul suo elenco! Ed era Erbologia. Tanto non avrebbe mai continuato quella materia. Doveva dirlo a suo padre immediatamente! “Wipy!” chiamò e l’elfo apparve immediatamente. “Porta via quel bicchiere e trova mio padre! Devi dirgli che ho ottenuto i risultati dei G.U.F.O. e che quando lui è libero possiamo finalmente iniziare le nostre lezioni…” l’elfo annuì e scomparì alla ricerca del Padrone. Lo trovò dopo poco. Era nella vecchia casa di suo padre con alcuni suoi MangiaMorte. L’elfo sapeva di non dover disturbare il Padrone, mentre c’erano i suoi seguaci, quindi attese finché non se ne furono andati tutti. “Padrone…” chiamò con voce spaventata l’elfo entrando nella stanza. Il serpente sibilò feroce nella sua direzione, mentre Voldemort si girava verso di lui. “Nagini, buona. Ci serve questo elfo…Dimmi elfo cosa vuoi?!” chiese rivolgendosi prima con voce dolce al serpente e poi, indurendo la voce, all’elfo, che era sempre più spaventato. “La signorina mi manda a dirle che ha ricevuto i risultati degli esami e che quando siete libero lei è pronta per seguire le lezioni con voi…” “Bene…dille che inizieremo il primo del prossimo mese…prepara una stanza per i duelli…” L’elfo annuì e sparì con uno schioccò, tornando a riferire il tutto alla sua padroncina. “Bene mancano solo due settimane…te dì agli altri elfi di preparare la stanza per i duelli…il salotto formale andrà bene…è abbastanza grande. Togliete tutti i mobili, le tende, i tappeti e i quadri. Spostate tutto in cantina, mentre mettete i quadri in quello informale. Rendete i muri e i pavimenti ignifughi e togliete il divieto di materializzarsi in quella stanza…hai capito? Domenica prossima verrò a controllare che sia tutto pronto…dovete finire entro sabato sera…” detto questo congedò l’elfo e si recò nel giardino. Passò le due settimane seguenti allenando i suoi riflessi e esercitandosi con gli incantesimi che avrebbe dovuto usare. “Non arriverò al livello di mio padre in così poco tempo, ma almeno non sfigurerò…” si ripeteva tutti i giorni mentre si faceva un bagno caldo. Sabato arrivò velocemente e gli elfi avevano preparato la stanza come richiesto da Julie. Domenica fu lunghissima, non sapeva che fare, non voleva rischiare di stancarsi troppo e non aveva voglia di studiare, così passò la giornata gironzolando per casa e ordinando agli elfi di pulire ogni stanza trovasse meno che splendente. Andò a letto presto pronta per allenarsi. Avrebbe imparato tutto quello che suo padre avrebbe condiviso con lei e lo avrebbe aiutato a conquistare il Mondo Magico. Questa guerra sarebbe andata in maniera diversa. Questa volta avrebbero vinto loro.
  
  
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