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Autore: NakamuraNya    14/10/2012    1 recensioni
Le sue vecchie pedine ora si muovono liberamente su una scacchiera più grande, in una battaglia fra il bene e il male che dura da secoli.
4°:[...]Quindi era questa la sua ennesima tortura; mostrargli la terra dove era nato che si allontanava forse per sempre da lui.
Disse addio a quel luogo, cercando di cacciare i ricordi di quello che era stato e che non sarebbe più potuto essere.[...]
5°:[...]-Allora cosa mi rispondi?-
“Accetto!” urlò nella sua mente sperando che le parole della voce avessero un fondo di verità.
-Ottimo.-
Un dolore lancinante gli pervase il petto era come se qualcuno gli stesse risucchiasse i suoi organi interni.[...]
6°: [...] -Oggi non mi sento molto bene, mi verrai a far visita un altro giorno.-
La giovane nel ricordo gli crede anche se quella è un enorme bugia.
Elizabeth ora sa che quel giorno non verrà mai, che quello è stato il suo addio, lui sapeva che sarebbe morto.[...]
Epilogo:[...]Ma cosa c'era oltre al buio?
Niente.
Ma vi erano altre persone in quel buio?
No.
Esistevano altri oltre a lui?
Non lo sapeva.
E lui chi o cosa era?
Io sono...[...]
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Secondo
Il dolore della Regina
 
Prima di tutto voglio ringraziare:
_Hiyoki_ e Mione1986 che hanno recensito.
Mai Des e Mione1986 che hanno messo la storia tra le seguite.
Chizuru e _Hiyoki_ che hanno messo la storia tra le ricordate.
Grazie mille!!! ^^
In questo capitolo ho voluto caratterizzare più personaggi, anche alcuni che non mi stanno simpatici, in realtà uno solo, chissà se capite chi è?


 
-Maledizione!- Fu l'esclamazione di William quando arrivarono al luogo del misfatto.
-Non ci saranno mica straordinari.- Disse una voce annoiata alle sue spalle.
Ronald Knox era appoggiato alla sua personalizzata falce della morte e reggeva il mento con la mano sinistra mentre i suoi occhi guardavano quel mucchio di cadaveri con noia.
-Quella feccia si è nutrito. - Sussurò lo shinigami più anziano sistemandosi gli occhiali, stizzito.
-Cosa? Manca qualche anima?-
-No, ma se ti concentri puoi sentire la scia di quella che ha mangiato. -
-Beh, ma non è di nostra competenza, quindi niente rapporto, che equivale a niente straordinari e quindi potrò uscire con... -
-Dannazione! La faccenda non è così semplice: abbiamo un demone senza più un guinzaglio che si aggira per Londra. -
I nervi di William ormai erano a fior di pelle, si chiedeva come mai veniva sempre accoppiato con degli idioti.
Però almeno l'idiota che aveva davanti non gli saltava addosso quindi si poteva considerare meglio di...
-Perché, i demoni hanno il guinzaglio? -
Onestamente, chiunque gli avrebbe dato ragione se lo avesse percosso pesantemente.
---
-Uffa, perché stai dando tutte quelle cure a un morto? -
Domandò lo shinigami rosso sbuffando, infastidito dal fatto che era già passata un'ora e non era stato degnato di uno sguardo.
-Mi sembra semplice: un diavolo di maggiordomo non può di certo permettersi che il feretro del suo padrone bruci con altra gente. -
Il demone aveva ripreso le sembianze di Sebastian il maggiordomo; e ora, con la massima cura, stava adagiando il corpo del giovane conte sul letto.
Prese le coperte e lo coprì come se stesse semplicemente dormendo.
-Quindi ti sei premurato di ripulirlo, mettergli una camicia da notte e poi portarlo a letto solo per l'etichetta? -
Domandò Grell assottigliando gli occhi dietro le lenti  degli occhiali.
-Esattamente. - Fu l'affermazione di Sebastian mentre si allontanava dal giaciglio per avvicinarsi alla finestra aperta.
-Uh, secondo me menti. In fondo non ti era stato richiesto di lasciarlo lì? Per non parlare del fatto che il contratto non è più valido. -
Insinuò questo mentre mostrava i denti appuntiti ghignando sadico.
-Quindi stavi proprio spiando tutto dall'inizio? Perché allora non sei intervenuto prima che lo mangiassi? - Detto questo volse lo sguardo allo shinigami seduto, o per meglio dire stravaccato, su una poltrona in fondo alla stanza.
-Volevo vederti all'opera e poi non era di certo un umano degno di essere salvato. - Disse alzandosi per dirigersi anche lui verso la finestra.
-E allora come ti è parso? -
-Deludente. Seriamente Sebas-chan, mi hai proprio deluso: immaginavo di vedere più sangue; che ti saresti messo a dilaniare il cadavere del tuo padrone e invece niente. -
-Sono dispiaciuto per non essere stato in grado di offrirle lo spettacolo che desiderava. -
-Basta! Voglio vedere il demone, non più il maggiordomo. Di te, in fondo, mi intriga il lato selvaggio Sebas-chan! - E mentre lo diceva Grell si era avvicinato a Sebastian e ora si stava mettendo a fare cerchietti sulla sua spalla con la punta delle dita.
Il demone lo guardò indifferente per poi spostarsi a gran velocità ed appollaiarsi sul davanzale della finestra, il fresco vento di inizio settembre che gli accarezzava il volto.
-Quindi te ne andrai! - Urlacchiò contrariato il rosso, pronto ad afferrarlo per la vita, ma il demone si lasciò cadere in avanti atterrando sul selciato sotto la finestra.
-E io con chi giocherò Sebas-chan!? - Fu l'ultimo urlo che lanciò Grell vedendo la figura del moro sparire nella notte.
Si volse per osservare l'interno della stanza: la mobilia presente ostentava ricchezza da ogni dove mentre il corpo di Ciel era ancora adagiato sul letto; certo che lui non riusciva proprio a capire come si potesse provare interesse per una simile creatura.
Sospirò rassegnato, uscendo anche lui dalla finestra: forse faceva in tempo a fare un salto dal suo Will.
---
Il giorno seguente, sulla prima pagina del giornale compariva la notizia dell'incendio, ma, per quanto grave, non era questo a far mormorare la gente colta di Londra, bensì un semplice trafiletto che parlava della morte nel sonno del conte Ciel Phantomhive e il suo imminente funerale.
Il demone lesse il quotidiano: quegli stupidi non erano riusciti neanche a capire che la causa della morte di quello che era stato il suo padrone: non era l'asma ma un soffocamento da fumo... che inetti.
Si sistemò gli occhiali per leggere meglio. La possibilità di essere chiunque la sua volontà volesse era meravigliosa. Gli umani neanche si immaginavano com'era la sensazione di essere un anziano o un bambino da un momento all'altro o addirittura essere una donna... no quello non era per lui, anche se sapeva a chi sarebbe piaciuto. Storse le labbra disgustato al pensiero di quel shinigami.
-Il tè non è di vostro gradimento, signore? - Fu la domanda che gli fu porsa da una cameriera.
-Oh, no, è perfetto. - Affermò sogghignando. Ora era libero di uccidere, violentare e cibarsi di chiunque, niente più freni a bloccarlo. Ma non era mai stato un demone così, lui preferiva usare l'ingegno piuttosto che la forza: lo trovava più divertente. Chissà quanto sarebbe durato il periodo senza più un padrone? Dieci anni? Un secolo? O forse di più?
---
Vuoto.
Freddo.
 Rotto. Ma in fondo è normale perché egli è morto.
La sua mano percorre delicatamente la guancia del suo promesso, senza nessuna reazione di risposta. Non arrossisce, non si lamenta ma soprattutto non l'allontana.
-C...iel. - Sussura la sua voce, incrinata da un pianto che si ostina a trattenere.
-Hai un'aspetto orribile. Disdicevole per una lady. -
Sgrana gli occhi al ricordo della sua voce, perché la vita l'ha crudelmente divisa dalla persona che ama?
E' questa la sofferenza che aveva provato il suo Ciel quando erano morti i suoi genitori?
-Ciel. - Si agrappa al suo feretro mentre la sua dama di compagna cerca di staccarla.
-Signorina, la prego. - Cercò di chiamarla.
-Elizabeth, contieni il tuo cordoglio. - La rimproverò sua madre. Alzò lo sguardo, capendo che anche per lei era dura dover affrontare l'ennesimo lutto nella sua famiglia.
-Si, madre. - Affermò lasciando finalmente la stoffa dell'abito funereo di Ciel, sedendosi accanto alla madre in prima fila.
La funzione fu lunga e devastante: questa volta la tomba non era vuota, come quattro anni prima.
Niente lo riporterà da me, pensò fissando gli altri presenti e fu allora che notò qualcosa che cambiò tutto il suo modo di pensare.
Sebastian, il fedele maggiordomo del casato Phantomhive, non era presente, anzi non era neanche stato lui a trovare il cadavere nè si era trovato da nessuna parte della villa.
Scomparso. Il perfetto maggiordomo era svanito come il suo padrone, dissolto nel nulla.
Un brivido persorse la sua schiena. Ora che ci pensava, era strano che lui non si fosse reso conto del malessere di Ciel.
-Signorina, è ora della marcia funebre. - Le disse a bassa voce Paola riportandola alla realtà. Alzò lo sguardo su di lei.
-Arrivo. -
Si alzò dirigendosi verso l'uscita accompagnata dai suoi famigliari.
---
Quanta folla radunata davanti a quella piccola fossa. Erano lì per qualcuno considerato dalla maggior parte dei presenti come il cane della Regina, poco importava se era solo un bambino.
-Quante lacrime fasulle. Di certo molti dei presenti stanno gioendo del fatto che anche loro non avranno più freni! - Disse il demone guardando l'atto funubre da lontano.
Il suo sguardo si posò sulla servitù che piagnucolava come al solito con quel modo assolutamente patetico. Chissà se lo stavano ancora cercando? Fu attirato dalla figura della marchesina Elizabeth che, avvolta nella sua veste nera, fissava la bara che veniva fatta scendere nella fossa.
-Oh, ma come, non piange la signorina? Di certo non trova carino un funerale. Forse vuole mettere qualcosa di rosa sulla sua lapide, signorino. -
TACI!
-Sapevo che se avessi usato un tono poco rispettoso verso di lei, vi sareste fatto sentire.-
Ti avevo fatto una richiesta e tu non l'hai rispettata.
-Non ero più sotto contratto.-
Comunque sia lasciala stare. Non osare toccarla.
-Le devo forse ricordare che non mi può dare più ordini? Comunque non si preoccupi: anche se è di bell'aspetto, non è il mio genere. Immagino però che forse a lei avrebbe fatto piacere vivere abbastanza per creare una famiglia al suo fianco. -
Non ho nessun pentimento per le decisioni prese. Vorrei solo sapere perché sono qui.
-Siete uno dei pochi umani che sono riusciti a tenermi testa durante la mia esistenza, quindi ho pensato di lasciarle vedere il mondo fin quando non mi nutrirò nuovamente. -
Vedere, ascoltare il mondo ma non poter interagire con esso; più che un premio mi sembra una condanna.
-Quando raggiungerà il luogo prefissato, troverà tutto questo un bel "vivere". -
Dalle tue parole devo forse dedurre che di solito non preservi la volontà dei tuoi pasti?
-Esattamente. Devo complimentarmi per il vostro arguto ragionamento. -
Adularmi, anche se non sei più alle mie dipendenze. Cosa cerchi di ottenere ancora da me?
-Nulla se non una corversazione con la vostra persona. -
Allora devo avvertirti che la morte non mi ha reso più loquace.
-Non crede di star troppo sminuendo il fatto che io sia l'unica persona con cui potrà parlare? -
Ti senti forse solo e hai bisogno di una voce nella tua testa per aver compagnia?
-Ciò che dice mi offende, però in fondo devo darle ragione. Non trovo piacevole la compagnia dei miei simili, gli umani che trovo interessanti sono ben pochi e quando li trovo preferisco stipulare un contratto invece di intavolare una conversazione.-
Non arrivò nessuna risposta, forse era ancora troppo presto per poter parlare in modo normale.
La funzione funebre si era già conclusa ma la marchesina rimaneva lì in piedi davanti alla lapide, il corpo in tensione, gli occhi fissi sulla scritta incisa nel marmo.
-Ti vendicherò: so che non sei morto di asma come dicono tutti. C'è dell'altro e io lo scoprirò. Ciel, prometto sulla tua tomba che scoprirò come sei morto e se in tutto ciò centra Sebastian Michaelis! -
Le parole di Elizabeth raggiunsero le orecchie del demone facendolo sorridere malignamente.
-Accetto la sfida, Elizabeth Ethel Cordelia Midford, anche se credo che non arriverai molto lontana. -
Le sue parole si dispersero nel vento mentre si allontanava da quel luogo.

Anche questo capitolo è terminato e spero che sia stato di vostro gradimento. Aggiornerò la storia fra 2 domeniche.
Ciao e Buona Domenica a tutti!!! ^^
   
 
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