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Autore: kresbiten    14/10/2012    4 recensioni
- Peter... com'è fare l'amore?- se era possibile, Charlotte arrossì ancora di più, ma osò fare questa domanda. Il ragazzo era a dir poco stupito, eppure, conosceva benissimo la risposta.
- Non lo so, Charlotte, non lo so. Io ho sempre fatto sesso, ma mai l'amore- le spostò una ciocca di capelli dalla fronte, sorridendo intenerito dalle sue guance rosse. La vide stringere le labbra e poi mordersele, sintomo che stesse per fare una delle sue domande-dalle-guance-rosse.
- Se... se lo facessi con me, cosa sarebbe, Peter?- il ragazzo si bloccò e rimase a bocca aperta per qualche secondo, per poi deglutire un paio di volte consecutivamente. Non si era mai posto questa domanda, ma si limitava a pensare che quel che faceva con quelle ragazze era solo per sfogare le sue ire represse, come le chiamava Charlotte. Era un modo per distrarsi, sfogare i suoi nervi e la sua astinenza. Solo sesso, niente affetto, amore o bene. Mentre Charlotte... si era limitato sempre a vederla come la sua piccolina, indifesa e preziosa migliore amica, che andava protetta; ma mai come una ragazza con cui fare altro.[...]
- Sarebbe amore, Charlotte. Io penso che sarebbe amore-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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"To get a dream of life again, a little vision of the sight at the end.

But all the choirs in my head say no."




*




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Mi scuso per il ritardo, avrei dovuto postare ieri ma sono stata impegnata.
Vi auguro una buona lettura, buon divertimento e sì, abbassate i fucili.
xx




Era seduta sulla panchina bianca a gambe incrociate, mentre godeva dei poveri raggi di sole che le colpivano il viso. Un venticello leggere le scompigliava i capelli lunghi, rendendo il tempo simile a quello primaverile. Certo, la primavera stava davvero arrivando, ma a Londra... beh, il sole era raro.
Il giardino dell'Università le era sempre piaciuto, era tranquillo e semplice, pieno di verde e di pianticelle messe qui e lì; un posto tranquillo in cui poter prendere un libro e studiare in santa pace.
Charlotte era arrivata di corsa al posto, temendo di aver fatto ritardo, ma di certo non era lei quella poco puntuale. Aspettava Peter da venti minuti, col totale di trentacinque minuti di ritardo. Probabilmente il suo esame era stato rimandato di qualche minuto, o di mezz'ora e non aveva avuto il tempo di avvisarla.
Pazienza, avrebbe goduto del sole qualche minuto in più; in fondo, si era sempre lamentata di essere pallida, no?
Aveva abbandonato le sue amichette lungo la strada, prendendo al volo il primo pullman che conduceva al college. Aveva continuato a sentire gli occhi indiscrete di quelle vipere puntati su di lei, oltre ai continui bisbiglii e alle risatine alle sue spalle. Le avevano porso domande troppo strane per i suoi gusti, ma forse era solo impressione.
Mh.
- Nana- alzò lo sguardo sobbalzando appena, mentre la figura snella e davvero poco appariscente del suo migliore amico avanzava.
- Come è andata, come è andata, come è andata?- si alzò di scatto e gli corse incontro, impaziente di sapere il risultato del suo esame. Lo aveva visto davvero preoccupato stavolta e aveva passato tre interi giorni a ripetere come un matto; aveva seriamente paura di averlo contagiato.
- Mh, sarebbe potuto andare meglio...- storse le labbra e sentì il morale caderle sotto ai piedi.
- Mi disp- non finì nemmeno di parlare che le braccia di Peter l'avvolsero e presero a farla ruotare, lontana mezzo metro da terra.
- Ventinove! Ventinove!- e scoppiò a ridere. Lo seguì a ruota, allacciando le braccia al suo collo.
- Lo sapevo, accidenti! Sei un geniaccio!- gli stampà un bacio sulla guancia e, tra le risa, la posò a terra.
I loro corpi si sfiorarono per qualche secondo, aderendo completamente.
Charlotte sentì una scossa oltrepassarle il petto, mentre le sue braccia tremanti rimenavano intorno al collo del ragazzo; incollarono i loro sguardi, presi da una sorta di magnetismo naturale.
- Chaaaaarlotte, finalmente!- la voce di Steve interruppe quel momento strano, slacciando completamente quegl'occhi verdi dai neri. La ragazza sentì le guance andare a fuoco, come se Londra si fosse avvicinata in un batter d'occhio all'equatore.
Terra chiama Charlotte. Terra chiama Charlotte.
-
Ho interrotto qualcosa, amichetti del cuore?- con una risatina la ragazza tornò sulla Terra, mentre Peter sbuffava al suo fianco.
- Ciao Steve, non ci vediamo da-
- Tre settimane e due giorni, baby. Dobbiamo assolutamente rimediare!- Steve era sempre stato un ragazzo esuberante e sì, anche invadente, ma in modo del tutto spontaneo e divertente. Era l'ironia fatta in persona e bisognava sempre stare attenti alle parole che si usavano in sua presenza. Qualsiasi cosa sarebbe stata soggetta ad una sua presa in giro. Peter aveva sempre pensato che fosse un pò ritardato, ma Charlotte aveva la strana convinzione che fosse davvero intelligente.
- Porti anche il conto? Mi sento quasi emozionata- sussurrò lei, sorridendo.
- Tesoro- le poggiò una mano sulla spalla. - Ogni momento con te è atteso. Non è vero, Peteruccio?-
- Steve, sai cosa vuol dire la parola 'castrazione'?- Charlotte si coprì la bocca con la mano, per non scoppiare a ridere come una matta, mentre la faccia di Steve diventava bianca come un fantasma.
- Su, amico mio. Stavo scherzando, mh? Charlottina, ci vediamo in giro. Divertitevi!- scappò letteralmente, lasciandomi soli a ridere come dei matti.
- Allora, che programmi abbiamo per stasera, dolcezza?- Peter prese sotto braccetto la sua amica e iniziarono a camminare; Charlotte afferrò al volo borsa e shopper, prima di addentrarsi nei meandri oscuri della sua mente, alla ricerca disperata di un programma serale.
Scoppiò quasi a ridere, mentre si girava a guardare il suo migliore amico ed entrambi, con gl'occhi, si diedero la risposta.
Pizza.

Seduti sul vecchio e comodo divano a casa di Peter, mangiavano la loro pizza quasi a volerla divorare. Non avevano trovato un film decente da affittare o vedere, così adesso si ritrovavano a fare zapping tra un morso di pizza ed un altro.
- Eddai, Peter!-
- No. Enne no-
- Daaaaai- Charlotte sbattè forte gli occhi e sollevò il labbro inferiore, nel tentativo di incantare il suo migliore amico con una 'faccia da cucciolo'.
- Charl, l'avrai vista minimo trenta volte!-
- Arriviamo a trentuno, su su- rubò il telecomando nero dalle sue mani e andò indietro di qualche canale, soffermandosi sull'ennesima puntata di Streghe; era sempre stato il suo telefilm preferito, lo guardava da quando aveva tre anni e, ogni volta che ne avreva l'occasione, lo riguardava. Okay, sì, le conosceva a memoria e avrebbe quasi potuto recitare al posto degli attori tanto che le conosceva bene, ma le piaceva sempre. E poi, in questo caso, era un modo per non continuare a fare zapping all'infinito.
- Ommioddio, ma è la penultima puntata!- esclamò, saltellando sul divano come una bambina di tre anni.
Peter scosse la testa rassegnato e diede l'ennesimo morso alla sua quattro stagioni, annaffiandola con la sua cara amica chiamata birra.
- Non capisco come faccia a piacerti questo... questo coso!-
- Taci! Tu sei un ragazzo, non puoi capire certe cose. Sh, sh-
- Un ragazzo, gne gne. Sei una femminista nata, oh-
- Sempre e comunque, tesoro mio. Ti ricordo che il 90% degli studenti eccellenti sono di sesso femminile, oltre al fatto che esperimenti scentifici hanno dimostrato che noi riusciamo a pensare a più di una cosa contemporaneamente, mentre il vostro cervello da criceto si ferma al numero uno- soddisfatta del suo discorso, addentò la pizza e tornò a posare gli occhi sul televisore.
- Mh, mh-
- Ti ho zittito, confessa-
- Taci e guardati questa schifezza-
- Chiamalo di nuovo schifezza e t'ammazzo-
- Schifezza. Schi-fez-za. Esse ci acc. Ahi!- il gomito della ragazza era finito accidentalmente nel fianco di Peter, che, naturalmente, non sentì nulla. - Come hai osato!- urlò e in meno di due secondi posò la pizza sul tavolino e si sporse verso la sua amica.
- Chiedi scusa-
- Mai- Charlotte sogghignava e si tratteneva dallo scoppiare a ridere.
- Scusa. Chiedi scusa-
- MAI- probabilment ele urla di Charlotte arrivarono al centro di Londra, nel momento in cui le mani di Peter presero a farle il solletico lungo i fianchi; si dimenava sotto di lui, gemendo tra le risate e le lacrime. Sentiva la pizza girare nello stomaco, ma non riuscva a parlare dalle risate.
- B... basta. Ti prego- un'altra crisi di ridarella la colse e Peter fu costretto ad abbandonare i suoi fianchi, temendo un attacco cardiaco della ragazza. Rideva come un'ossessa, nonostante adesso non la toccasse più.
- Chiedi scusa-
- Ahahaha okay, okay. S... scusa-
- Brava ragazza- le scompigliò i capelli morì, mentre lei sbuffava.
- Stronzo- e lo spinse sul divano, invertendo le posizioni. Adesso, era lei a trovarsi a cavalcioni sul corpo del suo migliore amico. Le risate le si bloccarono, non appena i brividi la ricoprirono; il sorriso furbo di Peter scemò, mentre le sue mani rimenavo artigliate ai fianchi della ragazza, stringendo la presa.
Posizione equivoca e ad alto livello di rischio ormoni.
- C.. charlotte- deglutì, spostandola verso il basso.
Mossa sbagliata, ragazzo.
I loro corpi andarono ad aderire maggiormente, mentre l'eccitazione in entrambi cresceva; soprattutto sotto ai pantaloni di Peter.
Controllati, Peter. E' la tua migliore amica secollare, controllati.
Eppure non riusciva a staccare gli occhi da quelli neri della ragazza di fronte a lui; quella ragazza che era così terribilmente cambiata negl'ultimi tempi, abbandonando definitivamente i tratti dolci e rotondi di adolescente, dando il benvenuto a quel tratti spigolosi e lineari dell'età adulta. Era diventata una donna, ormai, eppure lui non riusciva ad accettarlo, non riusciva ad immaginarsela con un paio di tacchi al piede e con un ragazzo al suo fianco, tantomento in atteggiamente intimi con qualcuno. Al solo pensiero, i nervi gli saltavano e una voglia di spaccare qualcosa a pugni lo invadeva inconsapevolmente.
Già, inconsapevolmente.
- Forse.. forse è meglio se mi sposto- le guance di Charlotte si imporporarono e la sua gola si seccò, piena di imbarazzo e di... eccitazione.
Si scostò, ma Peter l'afferrò e la portò su di lui, di nuovo. I loro volti si trovarono a sfiorarsi, tanto da poter sentire uno il fiato dell'altro sulle proprie labbra. Ispirarono profondamente, mentre le loro mani sembravano attirate da una qualche calamita.
Inconsapevolmente si sfiorarono appena e si avvicinavano lentamente, fino a quando la suoneria di un cellulare prese a squillare.
Charlotte scattò all'inpiedi, precipitanndosi verso la sua borsa e afferrando il suo cellulare che continuava a cantare 'Next to me'.
- Pronto?- senza nemmeno controlalre il numero, premette il tasto verde.
"Charlotte, amore", un conato cercò di salire, ma lo ricacciò giù immediatamente.
- Ciao, mamma- Peter alzò gli occhi di scatto, fissando quelli già diventati scuri e freddi della sua amica.
"Non ti sento da un pò di giorni. Perchè non mi telefoni più, tesoro?"
- Forse perchè lo faccio sempre io?- il suo corpo si era subito irrigidito e sentiva tremolii sovrastare quella sensazione di tranquillità che aveva assunto fino a qualche secondo prima.
"Ma lo sai che io sono sempre impegnata. Come va, la scuola?", le parole dure di sua madre, mentre dava per scontato ogni suo voto, le tornarono alla mente.
- Come sempre, no?- rispose acida.
"Sono così orgogliosa di te" Charlotte la immaginava mentre si guardava le unghie leccate di rosso, fingendo quella sua voce adorabile.
- Certo. Perchè mai mi hai chiamata?- non se la beveva, c'era qualcosa che voleva se l'aveva chiamata; di certo non era quello di interessarsi a sua figlia lo scopo di quella telefonata.
"Ma niente, volevo sapere se andavi al ballo di fine anno e sai, ti serve un vestito degno del tuo nome, cara. E se vuoi ti ci accompagno io e ti aiuto anche a cercarti un rag"
- Mamma, non ho bisogno del tuo aiuto- quasi urlò. Sobbalcò quando due mani le strinsero i fianchi da dietro, nella speranza di calmarla anche solo un pò.
"Ah, quindi hai già fatto tutto? Peccato, avrei voluto aiutarti"
- Non mi serve il tuo aiuto, chiaro? Ho già fatto da sola, sì, come faccio tutte le altre cose nella mia vita visto che mia madre è troppo occupata col suo nuovo maritino, con lo smalto rosso troppo chiaro e, soprattutto, a pensare a quel giorno ogni due mesi in cui deve andare da sua figlia. Ho già fatto tutto da sola, non preoccuparti- sentiva le lacrime riempirle gli occhi.
"Perchè tutto quest'astio, Charlotte?" un sorriso amaro e una risata ironica.
- Dov'eri cinque giorni fa quando la scuola ti ha chiamata per dirti che non stavo bene? Dove? Se mi fosse successo, tu dove diavolo eri, mamma? Non ho voglia di discutere con te, sono troppo occupata a fare da sola, tu continua pure con la tua vita, queste telefonate ormai sono inutili. Ah, e non preoccuparti di non avere nipoti, se non trovo un ragazzo decente da sposare, passo alla seminazione artificiale!-
"Char"
- Ciao-
Staccò la telefonata, lanciando il cellulare sul diavo e scoppiando contemporaneamente a piangere. Subito le braccia di Peter l'avvolsero e la strinsero al suo caldo petto, baciandole i capelli e sfiorandole la schiena.
- Sh, sh-
Strinse tra i pugni la maglietta di Peter e affogò i singhiozzi nel tessuto ormai bagnato.
- La odio, la odio- continuava a ripetere come un'ossessa, mentre il suo corpo continuava a tremare.
- Charlotte, ti prego, calmati- Peter conosceva bene quel tremolio e quelle lacrime e pregò con tutto se stesso che fosse solo un errore. Odiava vederla così, odiava partecipare a queste conversazioni che, ogni volta, la distruggevano. Ma, soprattutto, odiava quella donna.
- Scricciolo, ti prego..- ma Charlotte non riusciva a calmarsi, non riusciva a frenare quei singhiozzi che le scuotevano il petto e quelle lacrime infinite; sentiva come uno squarcio nel petto, mentre tutte le conversazioni con sua madre le apparivano davanti agl'occhi. Tutte le volte che le aveva detto di odiarla, che se avesse potuto tornare indietro nel tempo avrebbe abortito, che continuava a deluderla, che sarebbe rimasta da sola per tutta la vita, che un giorno anche Peter l'avrebbe abbandonata, che mai nessun ragazzo si sarebbe interessato a lei.
Un ennesimo singhiozzo le scosse il petto.
Perchè, nonostante tutte queste parole, lei voleva bene a sua madre e avrebbe dato anche la vita per lei; era sua madre, accidenti, ed era normale volerle bene, era una cosa naturale ed istintiva. Ma allora, perchè sua madre non provava le stesse cose? Perchè non riceveva un vero abbraccio da lei da quelli che ormai erano mesi? Perchè sua madre non le si avvicinava e le chiedeva cosa c'era che non andava?
Peter adagiò il corpo scosso della sua migliore amica sul divano, abbandonando la stretta e lasciando che continuasse a piangere sul cuscino. Il respiro le diventava sempre più pesante, sempre più affannato; poteva vederla mentre cercava di prendere profonde boccate d'aria, senza riuscirci.
Si catapultò in cucina, aprendo quel maledetto mobiletto conenente medicinali. Afferrò quella boccetta che più odiava tra tutte e fece scivolare dieci gocce nel bicchiere mezzo pieno d'acqua.
Col cuore a pezzi tornò in salotto e aiutò Charlotte a buttare giù quei pochi sorsi, dopodichè l'avvolse tra le sue braccia e se la strinse al petto.
- Riposa, amore mio. Ci sono io qui- finalmente il suo corpo si rilassò e i suoi occhi pieni di lacrime si chiusero, sotto l'effetto dei calmanti che tempo fa il medico aveva segnato alla ragazza.
Passerà, continuava a ripetersi Peter, senza nemmeno esserne convinto lui stesso.


Il giorno dopo nessun dei due parlò dell'accaduto, oltre ai convenevoli come 'tutto bene' o 'stai meglio'.
Peter sapeva benissimo quanto la sua amica fosse suscettibile riguardo ai medicinali e quanto odiasse prendere quelle maledette gocce; per lei significava cedere e, accidenti!, quanto avrebbe voluto essere abbastanza forte da farcela da sola.
Presero l'autobus e si fermarono allo stesso posto, attraversando il sottopassaggio in modo più tranquillo rispetto agli altri giorni. Charlotte odiava farlo da sola, ma quando lo faceva con Peter si sentiva così tranquilla..
Era il suo migliore amico ed era un ragazzo, era normale sentirsi al sicuro in sua presenza, no?
- Ti vengo a prendere all'uscita, se hai bisogno chiama, okay?-
- Okay- si sporse a baciargli la guancia e scappò via, sotto lo sguardo acido delle sue compagne.
Charlotte sapeva benissimo di essere odiata da quelle tizie, invidiose della sua situazione economica e del ragazzo che si trovava come migliore amico. Naturalmente, però, nessuno credeva a questa storia ma pensavano tutti che fossero dei semplici scopamici.
Non aveva mai ascoltato i chiacchiericci che giravano su di lei, non le interessavano, o meglio: aveva imparato a non interessarsene. Aveva capito benissimo che persone come quelle non erano contente se non parlavano alle spalle di qualcuno, quindi, tanto valeva non pensarle minimamente.
Certo, era anche consapevole del fatto che tutte sbavavano dietro Peter; era un bellissimo ragazzo, quelli da categoria A, come li chiamavano quelle tizie. Alto, capelli neri, occhi verdi, fisico asciutto e spalle muscolose ma non troppo.
Il tipico ragazzo perfetto, ecco.
- Eddai, gente! Non pensate davvero che lui possa essere amico a lei? Lui è.. diamine, è da orgasmo solo a guardarlo, mentre quella non se l'è scopata nemmeno il più sfigato della scuola!- uno, due, tre. Tre offese in una sola frase.
Charlotte scosse la testa, facendo finta di nulla e continuò a camminare verso la sua classe.
Si fottessero, sì.
Le sei ore passarono abbastanza velocemente, tra lezioni impegnative, interrogazioni e metodi strategici per evitare i chiacchiericci di quella mattina.
Quando uscì, si tolse la camicia e rimase solo in canotta; finalmente un pò di caldo anche qui, alleluia!
- Ehi, Lot- roteò gli occhi istintivamente e si girò verso la voce fastidiosa di Samanta.
- Ciao, Samanta. Cosa vuoi?- quel giorno non era dell'umore per farsi prendere altamente per culo.
- Ho visto che stamattina sei venuta col tuo ragazzo-
- Non è il mio ragazzo, Samanta- il suo tono duro e freddo avrebbe potuto dimostrare il contrario, ma la sua amica sembrava troppo ritardata per capirlo.
- Uh, allora non ti dispiace se ci provo, vero?-
Mentre parlavano avevano oltrepassato il portone e sceso quelle sette scale all'ingresso della scuola; ora si trovavano nella piazzetta, sotto al sole caldo di quel giorno.
- Cioè, quindi, mi stai chiedendo il permesso?- era nervosa quel giorno, maledettamente nervosa col mondo intero a causa di quella stronza di sua madre e di quelle gocce del cazzo, e adesso, questa poco di buono veniva a prenderla per il culo? Ennò.
- Più che altro mi accertavo del vostro grado di... amicizia-
- E sentiamo, secondo te a che grado siamo arrivati?- alzò un sopracciglio, improvvisamente ironica.
- Beh, il ragazzo... è un gran figo e tu... sei tu. Penso che lui ti usi solo per accompagnarti qui e "prendere appuntamenti" per le sue notti insonni. Non c'è altra spiegazione, scusami tesoro- le prudevano le mani, le prudevano terribilmente.
-
Cosa cazzo ne sai della mia vita, eh? Di quello che faccio o non faccio con Peter, COSA? Non puoi sapere nulla, nè di quel che faccio io, nè di quel che fa lui. NULLA- due mani l'afferrarono per le braccia e la bloccarono. Si girò di scattò, pronta ad urlare e imprecare contro costei o costui, ma si ritrovò di fronte gli occhi verdi del suo migliore amico.
- Che succede qui?- Peter era confuso, non aveva mai visto la sua amica agitarsi e rispondere in questo modo alle sue tanto amate compagne.
-
La tua amichetta qui si scalda solo perchè volevo chiederti un appuntamente. Sicuri di essere solo amici?- cercò di liberarsi dalle braccia di Peter, ma lui la tenne ben ferma contro al suo petto.
- Saranno pure affari nostri, ti pare?- fu la risposta del ragazzo, improvvisamente a disagio.
- Non ti scaldare, Lot. Di certo il tuo amichetto non ha bisogno del tuo permesso per correre da... noi- Samanta scappò dalla sua vista, prima che Charlotte potesse prenderla per i capelli.
Porca troia. Le aveva praticamente dato della vergine sfigata che non approfittava di quel gran figo che si trovava come migliore amico e, tra l'altro, aveva sottolineato più volte i rapporti poco signorili che quello aveva con le ragazze.
Evvaffanculo!
Strafregandosene degl'occhi puntati su di loro, girò le spalle e se ne andò, scendendo di corsa il sottopassaggio. Subito Peter le fu dietro e l'afferrò per le braccia, bloccandola contro al suo petto.
- Charl, ferma. Calmati, dai; non ha fatto nulla di che.. non c'è bisogno di scaldarsi in questo modo- e questo la fece irritare ancora di più.
- Stammi a sentire, Peter. Sei liberissimo di scoparti chi cazzo ti pare ogni notte, ma non loro! Scopati loro e puoi anche dimenticarti di me, perchè io anche la figura della cogliona non la voglio fare, chiaro?- urlò fuori di sè, lasciando Peter interdetto contro al muro.
Charlotte corse via e fermò giusto in tempo l'autobus; si gettò sui sedili posteriori e infilò gli auricolari nelle orecchie.
Così non andava, assolutamente.
Fanculo!








******************
Giorno, bellezze! Come procede? E' arrivato il freddo da voi? Io lo sto aspettando a braccia aperte D:
Allora, parliamo di cose importanti e non del meteo, per quello c'è già Giuliacci(?) lol.
Capitolo: vi è piaciuto? Che ve ne pare?
Personalmente, amo Steve ahahahahaha sul serio, mi faccio sempre un casino di risate con lui e, ora che l'ho scoperto, non ho più intenzione di lasciarlo andare uù
Peter è l'ammore mio, amo questo ragazzo, vi prego, aiutatemi a trovarne uno così e vi regalo una statua della Libertà in oro.
Per quanto riguarda la madre di Charlotte... lascio a voi le parole.
Per la fine del capitolo.... abbassate i fucili se volete leggere la continuazione *approfitta della sua posizione* lol
Il prossimo capitolo è già in fase di stesura e sarà molto... MOLTO interessante. Fidatevi, mi sto stupendo di me stessa della piega che la storia sta prendendo. E stupirò anche voi buahahah
Uh, ora dimenticavo di dire una cosa importante. Qualcuno mi ha detto che la storia potrebbe sembrare scontata o che di come queste ce ne sono molte. Sì, è vero, di storie sui migliori amici, triangoli amorosi, amore, sesso e cose varie, ce ne sono in quantità illimitate, ma sono convinta che ogni storia sia diversa.
La mia storia è nata da... una sorta di malinconia. Questo non vuol dire che questa sia una storia autobiografica eh, assolutamente, ma ci sono andata molto vicino. Quindi,
qualche battuta, qualche discorso o qualche scena sarà ispirata a ciò che ho vissuto e visto io, quindi copiare è la mia ultima prerogativa. So benissimo che rimane comunque un argomento su cui ci ricamano diverse autrici, ma non posso farne a meno, la storia mi chiama e io non posso non risponderle.
Vi lascio, come sempre, i link del mio gruppo facebook e del mio profilo twitter.
Grazie ancora, a tutte voi :')
Un bacione enorme,
Mary xx
   
 
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