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Autore: pink crow    14/10/2012    0 recensioni
Al mondo esistono un'infinità di persone. Ogni persona è diversa, ogni persona è unica ed ogni persona è speciale.
Io? Io anche sono speciale. Magari non sarò mai famoso, non sarò mai un sex symbol, ma una cosa la so fare.
Si che la so fare.
Io so far star male le persone.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Al mondo esistono un'infinità di persone. Ogni persona è diversa, ogni persona è unica ed ogni persona è speciale. Ogni persona ha qualche cosa che la differenzia dalle altre: un bell'aspetto, un carattere carismatico, una dote unica nel far ridere. E poi c'è chi si differenzia grazie all'impegno, c'è chi è famoso perché scrive bene, c'è chi è famoso perché dipinge bene, e anche per chi fotografa bene. Io? Io non ho un bell'aspetto, non sono carismatico e non so far ridere. Non so scrivere e non so disegnare, e non credo di aver mai tenuto seriamente una macchina fotografica in mano. Cosa mi differenzia da tutti gli altri? So far star male le persone che mi circondano. Non so se sia una dote, una maledizione o un semplice dato di fatto, fatto sta che, che lo voglia o no, questo succede. E la cosa più triste, è che la maggior parte delle volte lo voglio.
Si che lo voglio.
Non freintendetemi, non credo di essere una cattiva persona. Forse sono una persona menefreghista o egoista, o quanto meno, mi faccio vedere dagli altri così. Perché in fondo, non è anche l'essere egoisti un modo per differenziarsi? Ecco, detto questo posso affermare con sicurezza che sono danntamente egoista. Perché in questo momento sto scrivendo i miei sentimenti, quando potrei dedicarmi, non so, ad attività di maggiore utilità sociale.
Ma io non voglio, ecco perché sono egoista.
Ricapitolando, dunque, sono un egoista che sa far stare male le persone. Bè, è un'accoppiata vincente, non trovate? Prima faccio soffrire qualcuno, poi me ne frego altamente, passando alla "vittima" successiva. E la cosa più divertente, sebbene non credo che in tutto ciò ci sia qualcosa di divertente, è che la gente che ha a che fare con me non capisce, non comprende né il mio, né il proprio stato di malessere. Il fatto, dunque, che io faccia star male qualcuno, fa star male anche me? No, certo che no.
Qui entra in gioco l'egoismo.
Io vorrei stare male per qualcuno, lo vorrei davvero, e mi ci impegno anche, eh. Mi impegno a far salire il senso di colpa, mi impegno a professarmi depresso a chiunque mi parli, eppure... Sono sentimenti superficiali, come se fossero una gigantesca palla, completamente vuota all'interno.
Possibile che non ci sia altro, oltre che egoismo e superficialità?
Possibile che io sia una persona tanto meschina, da non accorgermene neanche? In quel caso, direte voi, non staresti qui, a scrivere queste righe. E lo direi pure io, se mi trovassi dall'altra parte dello schermo, seduti, in piedi, in qualsiasi posizione voi stiate, mentre leggete queste righe.
Penserete "si sta facendo un assurdo giro di mentale, quand'è che arriverà al punto?", bè, è ciò che mi chiedo anche io.
Quand'è che smetterò di scrivere inutili frasi che hanno un misero collegamento logico con la sovraordinata, e arriverò al punto?
Il prima possibile, mi ripeto. "Tu ora esci da quella porta e fai la differenza", mi ripeto.
Ed eccomi ancora qui, a piangere su qualcosa che non è nemmeno chiaro cosa, quando invece non dovrei certamente piangere, tanto meno consolarmi scrivendo queste righe.
Ecco, visto? Ho di nuovo evitato di raggiungere "il punto". Probabilmente, l'unica chiara risposta è che non esista, davvero, questo punto. Non ci sono altre spiegazioni, o almeno, niente che io voglia accettare. Forse dovrei smetterla di scrivere domande, forse dovrei dare delle risposte, non per voi, non per qualcuno, neanche per me stesso. Probabilmente lo devo e basta, lo devo alla vita, lo devo al mondo che mi ha partorito.
Ma glielo devo, per cosa?
Devo ringraziarlo per avermi gettato in un branco di piranha affamati, pronti a dissanguarti non appena alzi una pinna per dire la tua idea? Bè, caro mondo, sei davvero poco simpatico. Perché farmi vivere, se sapevi già da prima che sarebbe stata una vita infelice? Perché far soffrire me, i miei genitori, i miei familiari e chiunque entri in contatto con me, quando avresti risolto tutto evitando quella stramaledetta fecondazione?
Ma ci sono anche le cose belle della vita, no?
Certo che ci sono. Perché una volta raggiunto il fondo, qualsiasi cosa apparirà più bella, no? Conosco persone che, però, una volta raggiunto il fondo, continuano a scavare, e si impegnano, pur di sprofondare ancora. Che io sia una di loro?
Probabilmente è così.
Probabilmente, anche il solo concepire un'idea triste e deprimente come questa, mi fa sprofondare ancora di più.
E finiamola, davvero, finiamola con il dire che ci si può accettare per quelli che si è. Ci sarà sempre qualcosa che, pur distinguendoci, ci far star male. Dal canto mio, è la mia semplice, brutta, deprimente personalità. Dal canto tuo potrebbe essere un naso all'insù. E, chiariamoci, non sto mettendo in dubbio la rilevanza del dolore, ognuno prova il dolore più forte del mondo semplicemente realizzando di star provare il dolore più forte del mondo.
E io l'ho provato, il dolore più forte.
La prima volta l'ho provato quando persi una madre.
La seconda volta quando capii che dentro di me qualcosa non andava.
La terza volta quando concepii ed accettai la mia diversità.
La quarta volta qui, ed ora, mentre, pur di farmi ancora più male, mi sto ricordando, carattere dopo carattere, che qualcosa, dentro di me, spingerebbe qualcuno al non volermi mai più vedere, allo schifio, alla contemplazione di un dolore inesistente.
Non so quante altre volte dovrò provare di nuovo quel dolore, ma sono sicuro che, l'ultima, maledetta, volta, sarà quando, alla mia morte, saprò che qualcuno soffrirà per la mia scomparsa.
E' questo il dolore peggiore di tutti.
E' questo quello che mi spinge al continuare a vivere, all'assorbire come una spugna tutto ciò che mi viene detto.
Perché, seppur non lo accetti, so che c'è qualcuno, da qualche parte, che tiene a me.
Ma non lo accetto.
Semplice, no?
  
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