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Autore: Yssis    14/10/2012    4 recensioni
Una nuova shot per il 14/10, lo Shuuto Day!:D
{Ma quegli occhi… Quegli occhi che avevo visto gonfiarsi e annegare nelle lacrime, quelli rimasero. Quegli occhi… Dal colore delle fiamme che sprigionavano i miei tiri.}
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel/Shuuya, Jude/Yuuto, Shuu
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Gli anni passano... E noi rimaniamo uguali.

Cammino per strada, guardandomi attorno, pallone sottobraccio.
Oggi è una giornata un po’ particolare, e ho bisogno di riflettere.
Questa mattina ci saranno le eliminatorie per decidere chi giocherà per la Nazionale Giapponese nel torneo mondiale di quest'anno.
Sono un po' preoccupato; la verità è che non credevo che alle partite di selezione potessi essere così teso.
E’ per questo che stamattina mi sono svegliato tanto presto; una passeggiata mi farà bene.
Senza accorgermene, comincio a palleggiare.
E mentre davanti ai miei occhi scuri passano le case e i viali, le immagini si confondono con il passato…

Camminavo per strada, palleggiando sul ginocchio.
Ad un tratto colpii con troppa potenza la palla, che volò in un giardino separato dalla strada da un cancello molto alto.
Ma non avevo intenzione di perdere il mio pallone, e così mi avvicinai, deciso a superare le sbarre.

Stavo per scavalcare, quando sentii una voce vicino a me:
-Cosa stai facendo?
Mi voltai; a parlare, era stato un bambino della mia età, con dei capelli castani legati in una coda alta, che mi fissava con degli occhi spaventati.
Sentii la punta delle orecchie infiammarsi dall’imbarazzo, e subito scesi sul marciapiede, cercando di sorridere.
Il bambino mi guardava incuriosito, come se quello che stavo facendo non avesse il minimo senso: e probabilmente era anche quello che stava pensando.
Mi guardai le scarpe, cercando di non arrossire:
-Ciao, io…
-Che stavi cercando di fare?

La domanda mi arrivò alle orecchie come una pugnalata gelida allo stomaco.
Quel bambino aveva un freddezza impressionante, nel parlare.
Mi stavo quasi per dimenticare della palla, e se non fosse stato per lui, forse non l’avrei mai recuperata.
-Questa è tua?
-S...Sì. - ammisi, cercando il suo sguardo, che mi stupì di nuovo.
Il bambino infatti si rallegrò subito e si avvicinò alle sbarre.
Con un velocissimo colpo di tacco, alzò la palla che mi arrivò tra le mani con una velocità e precisione sorprendente.
-Wow…- riuscii solo a dire, stupito.
-Giochi anche tu?- sorrise lui, porgendo una mano dal cancello.
-Certo!- anche io cominciavo a sentirmi a mio agio - Vuoi uscire? Andiamo al parco e giochiamo un po’ insieme.
-Non posso… Io non posso uscire…- questa volta fu lui ad abbassare lo sguardo.
Se tornassi indietro, adesso cambierei discorso: invece a quel tempo ero un bambino, e non riuscii a leggere nel suo sguardo quella tristezza unica, particolare, che ancora oggi a volte oscura il suo sguardo; lo scambiai semplicemente per tristezza, e cercai di recuperare.
-Anche mio papà a volte non mi fa uscire, quando sono in castigo…
Lo guardai di nuovo, ma la sua reazione mi spaventò.
Stava singhiozzando. E mentre piangeva in silenzio, si stava allontanando.
-No! Aspetta, dove vai?
Lui si voltò, gli occhi gonfi e la voce rotta.
-Io… Io devo stare qui… Non poss…-
Ma parlava con una voce talmente sottile che non ci prestai attenzione; inoltre singhiozzava tanto che non riuscii a capire molto.
Quello che mi importava era farlo smettere di piangere: non potevo vederlo andare via così, in lacrime.
-Anche se non puoi uscire… Possiamo giocare lo stesso!
A quelle parole, il bambino si fermò.
Si voltò di nuovo verso di me, e anche se le lacrime solcavano ancora le sue guancie, un sorriso sincero gli spuntò sulle labbra.
Annuii, e calciai la palla dentro il giardino.
Lui, con uno scatto, era già sotto il pallone, e velocissimo mi restituì il passaggio, con una forza notevole.
Passammo il pomeriggio a passarci la palla da una parte all’altra del cancello, fino a quando non arrivò mia mamma a portarmi via.

In quei momenti, non pensai più a chi fosse, o dove abitasse.
Quelle lacrime sembravano non essere mai scese, né per me né per lui.
Quello che, tornato a casa, mi fece stare meglio, era il suo sorriso.
Era un sorriso sincero, che poche volte vedevo sul volto dei miei compagni di scuola.
Per molto tempo il ricordo del bambino dentro il cancello mi tornò spesso in mente… Poi, col passare degli anni, quell’immagine sbiadì, e cominciai a pensare a cose più importanti.
Ma quegli occhi… Quegli occhi che avevo visto gonfiarsi e annegare nelle lacrime, quelli rimasero. Quegli occhi… Dal colore delle fiamme che sprigionavano i miei tiri.

Passò molto tempo, quasi dieci anni, poi lo rincontrai.
Eravamo cresciuti, e io non sapevo nemmeno come si chiamasse, ma quando si presentò alla Raimon con la sua squadra, mi sentii strano.
Quel modo di fare così sprezzante, sicuro di sé, arrogante e presuntuoso… Proprio non riuscivo a collegare quel comportamento al bambino che avevo incontrato anni prima, fragile e sincero.
Però… Qualcosa nel suo sguardo mi convinse che era lui.

Proprio per questo, quando vidi Endou crollare in quel modo sotto i suoi tiri, sentii una fortissima voglia di fargli capire che non poteva fare così, che non doveva…
Che non era lui il più forte.

Così scesi in campo, e giocai con la Raimon.
E in quel momento, capii che lui voleva proprio questo: voleva vedermi giocare.

Quando se ne andò, mi passò accanto, e per un istante, mi parve di sentirmi dire:
-Ciao, io…
Ma c’era troppo rumore, e non ne sono sicuro.
Dopo quella partita, ricominciai a pensare a quel bambino dentro il cancello e al ragazzo che avevo incontrato giorni prima.
In quei momenti, sentivo una rabbia dentro terribile.
Mi sentivo tradito, anche se non ne capivo la ragione.

Però, alla finale contro la sua squadra, quando la Raimon lo trovò nello spogliatoio, non riuscii a dire niente.
Mi passò di nuovo accanto, ma in quell’occasione, non provai rabbia.
Anzi, quasi mi sentii in colpa per aver pensato così male di lui.
Nel suo sguardo, per un istante, avevo letto solo "Aiuto."
Insomma, provavo quasi pena per lui.

Così, mentre nella squadra cominciavano a sorgere i dubbi sul suo conto, io preferii rimanere in silenzio.
La verità è che non avrei saputo cosa dire.
Durante la partita, giocai lealmente contro di lui, come voleva.
Anzi, spronai Endou a fare ancora di più, e insieme vincemmo.

Anche in quell’occasione, però, non mi disse niente.

Tornai di nuovo da lui, qualche giorno dopo, e solo allora sentii di essere veramente vicino a quel bambino che avevo incontrato anni prima.
Ci scambiammo di nuovo la palla con dei passaggi, questa volta senza cancelli a dividerci e con colpi molto più potenti.
Il giorno dopo, faceva il suo ingresso in campo, intenzionato a giocare con noi. Con me.

All’inizio quasi non mi resi conto di quello che era appena successo, o forse non ci volevo credere. Ma la partita mi fece aprire gli occhi su chi era davvero quel ragazzo.
Il suo aiuto fu provvidenziale e durante la partita i miei compagni si affidarono quasi totalmente a lui; io ebbi delle difficoltà, ma, quando sembravamo essere spacciati, lui chiamò me e il capitano.
In quell’istante lo seguii, e quasi senza accorgermene, eseguimmo una tecnica tutta nostra, che chiuse il match.
Alla sera, lo accompagnai da Endou, mentre faceva allenamento.
Parlarono, e in quell'occasione decisi di rimanerne fuori.
La verità è che proprio non sapevo che dire, era come se avvertissi una barriera fra loro e me.

Ma quella sensazione si trasformò presto in un grande affiatamento, e, per la partita contro la Zeus, riuscimmo persino a segnare quattro goal, con la nostra tecnica micidiale.
Certo, Endou ci aveva dato una forte carica emotiva, ma mai mi sentii così fiducioso di me stesso come nel momento in cui Kidou mi passava la palla, e insieme sconfiggevamo la Zeus.

Il rumore pesante e grigio di un tagliaerba mi sveglia all’improvviso.
Mi guardo intorno, spaesato: dove sono finito?
Non mi accorgo di dare troppa forza al pallone, che vola superando un cancello e precipitando in un cespuglio.
Subito dopo, un urlo: -AHI!
"Oh oh…!" Penso, allontanandomi.
-EHI!- sento una voce alle mie spalle - Che stavi cercando di fare?!
"Eheheh" mi volto, rosso come un peperone; dopo un secondo, sono ancora più stupito- Kidou?-
Lui sbuffa, e lo vedo spuntare da dietro un cespuglio: ha i capelli sciolti, tutti arruffati, una maglietta a maniche corte e dei pantaloncini che arrivano al ginocchio, tutti strappati da rami e spine; foglie e terra che gli ricoprono il viso contratto in una smorfia di sorpresa, gli occhialini poggiati sulla soglia di casa, poco più dietro.
-Ma che cosa ti sei messo a fare, a quest’ora del mattino?- scoppio a ridere, divertito da quell’immagine che non sarei neanche riuscito a sognare.
Lui sembra non avermi sentito e continua:
-Cosa stavi cercando di fare, eh?- fa lui, in tono provocatorio.
-Ecco, io…- cerco di rimanere serio: ma questa situazione è veramente inverosimile.
-Questa è tua?- continua lui, mostrando il pallone che teneva nascosto dietro la schiena.
-Cos’è, ti stai improvvisando detective? E’ forse un interrogatorio?- sorrido io.
Lui mi guarda, poi con un velocissimo colpo di tacco alza la palla, che mi ritrovo fra le mani.
-Wow…-
"E’ come un dejà vu" sorrido io.
Anche lui sembra essersene accorto, e questo mi dà sicurezza.
Mentre lo guardo, mi balena in mente un’ idea.
-Vuoi uscire? Possiamo andare al parco e giochiamo un po’ insieme!- sorrido, con tono di sfida.
Vedo nei suoi occhi accendersi all’improvviso una fiamma di luce che gli attraversa lo sguardo:

-Non posso… Non posso uscire...–
Falsandola con un velo di tristezza, la sua voce sembra ancora più bizzarra; le immagini di dieci anni fa si sovrappongono a quelle di adesso, mentre le nostre voci sembrano un tutt’uno; è una cosa davvero fantastica.
Esito un attimo sulla battuta, non vorrei sbagliare come l’altra volta; poi, senza alternative, m arrendo:

-Anche mio papà a volte non mi fa uscire, quando sono in castigo…-
-Tu lo chiami castigo pulire tutto il giardino a quest’ora della mattina per andare a giocare una partita di calcio dopo otto anni che mi lascia fare tutto quello che voglio?!-
Ci guardiamo per qualche istante, poi scoppiamo a ridere: intanto lui comincia a correre.
Ecco, sono sicurissimo di aver visto delle lacrime solcargli le guancie, ma questa volta sono sicuro di non esserne io il colpevole; i suoi occhi non sono abituati alla luce del sole, e mentre parlava un raggio gli ha colpito violentemente il viso.
In qualunque caso, sono sempre lacrime.
Mi accorgo di doverlo fermare:
-Aspetta, dove vai?
Ma lui è già sparito dietro un cespuglio.
-Dove vuoi che vada, sentiamo? - ed eccolo spuntare dall’altra parte del giardino - Ti ho appena detto che devo rimanere qui!-
Scoppio di nuovo a ridere, e lui con me: risa sincere, semplici e travolgenti.
Mentre cerco di calmarmi, la mia mente è più avanti, o meglio indietro, per cercare di ricostruire quel dialogo di molti anni prima.
Ecco, mi è venuta un’idea per rendere le cose un po’ più divertenti:
-Beh, anche se non puoi uscire… Possiamo giocare lo stesso!-
-E sentiamo, secondo te come faccio a pulire mentre giochiam…- una pallonata lo prende in piena faccia, e dal colpo Kidou cade a terra.
-Ahahahaahahah! Credevo che saresti stato in grado di prevedere la mia mossa, o grande regista distratto!- sorrido io, con tono di sfida.
-Non provocarmi…- fa lui, alzatosi –Perché potrei farti male…!-
-Voglio proprio vedere!-

E così, in un modo più amichevole anni fa, un po’ più aggressivo adesso, ci ritroviamo lo stesso a passarci la palla da una parte all’altra del cancello.
L’unica differenza molto più comica?
Il fatto che Kidou doveva raccogliere rami, foglie secche e tagliare l’erba, e in contemporanea tenere testa ai miei tiri.
E così, finiamo col fare tardi.
-Gouenji, adesso basta.– decreta lui, con un tono che non ammette obiezioni - Si sta facendo tardi, e io ho ancora un mucchio di lavoro da fare qui. E se non mi sbrigo rischio di non riuscire nemmeno a venire alle eliminatorie.
-Questo sì che è un problema! Come facciamo in nazionale, senza il grande Kidou?- faccio io, ironico.
-Ho detto basta scherzare.
-Okay, okay. Ho capito. Ti posso dare una mano?
-Dai, prova a scavalcare il cancello come volevi fare anni fa. Io non ti fermerò, questa volta.
Sorrido, annuendo.
Con un balzo supero le sbarre e mi ritrovo di fianco a lui, e cominciamo a lavorare.
In poco tempo abbiamo quasi finito; mi avvicino a lui.
-Vai a cambiarti - gli consiglio - ci penso io qui.
Lui sembra titubare.
-Non vorrai mica venire alla partita ridotto così.– esclamo io, sorpreso dalla reazione.
-Certo che no!- fa lui, dandomi una pacca sulla spalla - Grazie- esclama poi, sparendo dentro casa.
Finisco di passare il tagliaerba, e ripasso velocemente tutto il giardino.
-Che bel lavoro!- esclamo infine, soddisfatto.
-Vero, neh?- una voce alle mie spalle
-Kidou! Hai già fatto?
-Sì, sì. Sono pronto.
-Allora possiamo andare?
Mi guarda negli occhi, sorridendo raggiante.
Mi sembra che stia per dirmi qualcosa, poi sospira e dice solo:
-Certo.
Ma è il suo sguardo a parlare: quello sguardo carico di serietà, fiducia, felicità e soprattutto riconoscenza che rivolge solo a me; mi sembra quasi che voglia sempre dirmi "Grazie"
Grazie? E per cosa?
Non credo che lo capirò mai; sospiro, e poggiandogli una mano sulla spalla, gli sussurro all’orecchio:
-Kidou… Non ti capirò mai.
-Molti infatti si sono già arresi!- sorride lui, e ricominciamo a ridere.

E sempre con il sorriso sulle labbra incominciamo a correre, verso la Raimon.
Verso la prossima partita, e tutte quelle che verrano.

Verso il nostro futuro.


It's a moment of Shuuto Day!

Minna!*arriva a velocità razzo e non si accorge di avere un muro davanti, contro il quale va a sbattere*
Ma ciao!^^"
Vi sono mancata?
Lettori: Domanda banale, dovresti saperlo bene. U.U
Avete ragione!:D *annuisce* Ma, bando alle ciance, ho molte cose da fare.
In primis volevo scusarmi con tutti per non essere più così presente nel fandom.
Lettori: Sapessi che dispiacere... -u-
Vi voglio bene anch'io. çOç"
*tutte le luci si spengono e un occhio di bue viene puntato su Sissy, che si atteggia a una posa melodrammatica ed esclama, quasi sussurrando: Questa è la mia prima Shuuto!!!
*cadono coriandoli e stelle filanti*
Yuuto: Veramente dire "prima", non è molto corretto. U.U
Shuuya: E' vero Sissy, questa volta devo dare ragione all'occhialuto qui di fianco. U.U
Yuuto: Come mi hai chiamato, scusa?
Sissy: Te ne ha dette dietro di tutti i colori, solo che tu sei sempre occupato a fare altro. U.U
Shuuya: *sussurra a Kidou* Non ti agitare, ti spiego dopo io
Yuuto: *sussurra a Gouenji* Sarà meglio... >u<
Shuuya: Ehmehm, adesso puoi andare avanti, Sissy.
Sissy: ^O^ Okay. Allora, come mi hanno corretto i miei due assistenti...
Shuuto: Assistenti?! E da quando?! E perchè ci hai chiamato "Shuuto"?!
Sissy: Perchè scrivere "Gouenji e Kidou" è troppo lungo e perchè "Shuuto" è una parola bellissima. *O*
Yuuto: >.<" *sussurra a Shuuya* Facciamola continuare se no non finisce più. -o-
Sissy: Allora, è la mia prima Shuuto, ma c'ho messo quasi quattro giorni a scriverla: modifiche, correzioni, addizioni, sottrazioni (?) di parti della storia, e tante altre cose.
Shuuto: Noi siamo i testimoni oculari.
Sissy: Ovvio, siete voi gli unici protagonisti!^o^
La verità è che questa coppia mi piace davvero un sacco, ma è molto difficile da trovare nel fandom. E dopo ore (?) di ragionamenti (??) sensati (???) ho stipulato (conosce davvero il significato di questa parola?! O.o N.d Shuuto No, è solo più kawaii. çoç E adesso lasciatemi continuare N.d Sissy) le due ragioni.
La prima credo sia il fatto che è molto difficile scrivere di questi due insieme, perchè entrambi hanno un carattere freddo, serio, ma sono anche sensibili e dolci... Cioè, sono molto simili!>.<" Ma io, piuttosto che notare le somiglianze, vorrei poter vedere solo le differenze fra i due. Anche i cloni, fra di loro, hanno qualcosa di diverso. A maggior ragione Yuuto e Shuuya, che di clone non hanno assolutamente nulla. U.U
Nonostante questo mi sono resa conto che è molto difficile, ma non impossibile.
La seconda credo sia il fatto che noi autori, seguendo l'anime, diamo per scontato tante, troppe coppie, che sono così evidenziate da non essere notate.
Altre invece, proprio perchè sono messe in risalto, attraggono l'attenzione; altre ancora il contrario, non vengono evidenziate e allora ci pensiamo noi autori.
Ma è anche vero che Gouenji e Kidou, oppure Gouenji e Mamoru sono sempre insieme, eppure ci sono pochissime storie su di loro.
Ma, pensate un attimo; anche Kazemaru e Mamoru sono sempre insieme, eppure il fandom strabocca di EndoKaze...
Questo è un esempio, ma ce ne sono tanti altri...
Esempi di coppie che l'anime ci fa notare, ma che noi ignoriamo, oppure che evidenziamo tanto, troppo.
Perchè questo?
Boh, io non ne ho idea.
Sia chiaro, non intendevo offendere nessuno.
Era solo per esprimere la mia opinione sulle coppie più o meno trattate nel fandom.
Perchè secondo me si può fare meglio di così.
Si può trovare un equilibrio.
Ci sarebbe ancora moltissimo da dire, ma chiudo qui perchè se no finisco con scrivere uno space lunghissimo. >u<
Come avrete capito la narrazione è di Gouenji-san; perchè ho fatto questa scelta?
Gouenji: Già, vorrei saperlo anche io.
Allora, io sto scrivendo una long che ha come protagonista e narratore Yuuto *O*
Shuuto e Lettori: Scusaci, ma adesso questo cosa centra?
Centra eccome!>o<
Perchè, visto che avevo già esperienza con la narrazione con Kidou, era più facile far fare a lui il narratore.
Ma con l'idea che mi è venuta non sono proprio riuscita a fare di Yuu-chan il narratore... E poi volevo sperimentare la narrazione di Gouenji-san. ^o^
Shuuto: Wow... Ben fatto Sissy! Adesso però concludi, perchè stai annoiando... *guardano i pochi Lettori rimasti, che si sono addormentati dalla noia*
Ops... ^^" E' meglio che vado.
Un bacione a tutti,

Sissy

E soprattutto a voi due, piccioncini che non siete altro!*coccola Shuuto*
Shuuto: La devi smettere di chiamarci con un nome solo! Siamo due persone distinte, noi.
Sissy: Va bene, va bene. Adesso... Buon Shuuto Day! (14/10)

  
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