Fanfic su artisti musicali > Arashi
Segui la storia  |       
Autore: Hika86    14/10/2012    1 recensioni
[50/50 capitoli COMPLETA][0/5 capitoli extra IN CORSO] Un filo ci lega alla persona cui siamo destinati: non importa il tempo che dovrà passare o le distanze che ci separano. Ma se questa persona fosse proprio davanti a noi e non riuscissimo a riconoscerla? Se la considerassimo antipatica tanto da non degnarla neanche di uno sguardo? E se l'avessimo trovata e noi stessimo vacillando nei dubbi? E ancora, cosa dice che non l'abbiamo già persa?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I ragazzi si lasciarono andare pesantemente sui sedili del pulmino. Era passata l'eccitazione del concerto e l'adrenalina era scomparsa, lasciando spazio alla stanchezza.
Nessuno di loro fiatò mentre si sistemavano meglio nei posti infondo, messi intorno ad un tavolino. Qualcuno dello staff e i manager salirono subito dopo mettendosi vicini all'autista. Loro chiacchieravano e ridevano, ma era facile dato che non avevano corso, ballato e saltellato per le precedenti cinque ore in mezzo a migliaia di fan, stelle filanti, fuochi e luci colorate.
Quando il pulmino mise in moto, sentirono una voce all'esterno, avendo i finestrini leggermente aperti. «Aspettate! Aspettate, un secondo! Salgo anche io» e l'attimo dopo Yun-seo saliva a bordo.
La ragazza fece un rapido inchino al conducente, quindi cercò il gruppo con lo sguardo e si avviò lungo il corridoio di sedili quando il pulmino mise in moto.
«Carotina, ciao» salutò Sho con voce stanca
«Ciao ragazzi. Ottimo lavoro» disse lei con un sorriso tenendosi al tavolo per non cadere
«Posso averti come peluche?» domandò Aiba, stravaccato sul divanetto infondo, allungando le braccia
«Come vuoi, ma io tiro calci nel sonno» rise e girò intorno al tavolo quando Ohno si spostò per farla passare e raggiungere il compagno. «Vi fermate alla JH stanotte? O tornate a casa?» domandò mettendosi di fianco ad Aiba che le si aggrappò al braccio e chiuse gli occhi appoggiando la testa sulla sua spalla
«Io e Ohno sì» rispose Sho. L'altro annuì in conferma, poi incrociò le braccia sul tavolo e vi appoggiò la testa. Avrebbe sonnecchiato se Nino non avesse fatto la stessa cosa, ma sulla sua schiena, ridacchiando sommessamente.
«Siete in giro per lavoro domani mattina?» chiese ancora la coreana
«Il Riida ha la radio la mattina presto, io sono libero fino al pomeriggio. Perchè?» fece Sho incuriosito. Nel frattempo Ohno non si era mosso, anche se Jun si era messo sulla sua schiena, imitando Nino che ormai fingeva un sonno agitato pur di punzecchiarlo sul fianco.
«Domani riparto per la Corea, ma mi sono appena ricordata che non potete guidare fino alla fine dell'anno» sospirò appoggiando la schiena al sedile. «Che palle».
I cinque si bloccarono e aprirono gli occhi per fissarla sorpresi.
«Come?» fece Satoshi incredulo
«Domani hai detto? Cioè, di mattina?» domandò Nino
«Non andare!» esclamò Aiba stritolandole il braccio
«Ragazzi, sono qui da Agosto. Manco da casa da almeno due mesi» tentò di spiegarsi. «E poi il mio lavoro è fatto. Con questo concerto di Osaka sono certa che il corpo di ballo riesce a lavorare anche nei Dome, più piccoli del Kokuritsu. Non hanno più bisogno di me»
«Ma hai fatto anche altri lavori di coreografia in questo periodo» fece notare Jun. «Non hai più niente da fare?»
«Ho concluso tutti gli incarichi, mentre hanno bisogno di me in Corea per aiutare alcuni gruppi prossimi al debutto» tentò di spiegare.
Ognuno di loro si rimise seduto composto, in silenzio, riflettendo sulla notizia appena avuta. «Non è mica un addio! Ascoltate, vi voglio bene ragazzi, sul serio, ma mi manca il mio paese e anche il mio ragazzo e gli amici laggiù. Probabilmente non siete mai stati così tanto tempo lontani da casa e non potete capire, ma per quanto sia bello stare con voi e vedere che le mie capacità sono riconosciute anche internazionalmente, ora voglio solo tornare un po' alla mia quotidianità» disse loro perchè capissero il suo stato d'animo. «E' stata un'estate stancante, ma bellissima e per questo, devo ringraziare anche voi» concluse chinando il capo in un piccolo inchino.
Gli Arashi sorrisero, stanchi e un po' tristi. «Vado dal conducente a dire che dormo alla JH stanotte» annunciò Jun prima di alzarsi
«Lo dici anche per me?» domandò Nino
«Rimarrò anche io» annuì Aiba.
Avrebbero passato la notte tutti insieme nella camera di Ohno. Probabilmente si sarebbero addormentati quasi subito, chi sul lettone, chi sulla moquette o sulla poltrona, ma le ultime ore di Yun-seo in Giappone le avrebbero comunque trascorse insieme.
Il tour aveva concluso le sue date di Osaka, ma non avevano fatto nemmeno la metà delle performance previste, nel giro di una decina di giorni sarebbe uscito il nuovo singolo e quella settimana avrebbero annunciato il loro primo lavoro come presentatori del Kohaku Uta Gassen.
Molte cose sarebbero cominciate a breve, ma la partenza della ballerina sembrava mettere la parola "fine" all'estate 2010, nonostante ormai fosse il 30 Ottobre e l'autunno fosse cominciato da un pezzo.
Ognuno di loro, nel buio della stanza, ascoltava i respiri degli altri e ripensava a quei mesi di caldo pieni di lavoro, di episodi importanti e di emozioni.

«Ultima chiamata per i passeggeri del volo KE702 per Seoul della Korean Air» annunciò nel microfono la gentile hostess al check-in della compagnia aerea.
«Mi raccomando, non tornate insieme alla macchina. Recuperala e incontratevi in un punto molto affollato in cui puoi solo accostare, farlo salire e ripartire subito» spiegò Yun-seo ad Erina
«Va bene» annuì la rossa
«Mi dispiace che gli altri non siano potuti venire» disse Sho.
Accompagnare l'amica a Narita era pericoloso, l'aeroporto sembrava avere sempre qualche giornalista nascosto, così, oltre a chiedere ad Erina di accompagnarli con la sua macchina, le avevano chiesto di fingersi l'amica della coreana così, se mai Sho fosse stato notato, avrebbe dato l'idea di star accompagnando una conoscente. Con loro poi c'era anche il manager di Yun-seo che aveva già fatto il check-in e attendeva la ballerina per dirigersi con lei verso il gate.
«Non importa, ci siamo già salutati» rispose la coreana scuotendo il capo. «Piuttosto, mi lasci parlare un attimo con la mia "amica"?» gli domandò ridacchiando
«Va bene, va bene» sospirò Sho. «Sei tu l'esperta di sotterfugi» concluse per poi andare a salutare il povero manager che attendeva con impazienza.
La rossa rimase in piedi, dondolandosi sui tacchi: la presenza di Yun-seo l'aveva sempre resa nervosa. «Com'è andato questo mese?» chiese la coreana
«Bene, perchè?» rispose Erina confusa
«Vi siete messi insieme e lui è subito partito per le riprese di un film, non dev'essere stato piacevole» spiegò l'altra
«Ma nemmeno terribile» spiegò la rossa. «Non sono un tipo che soffre particolarmente la distanza e amo molto la mia libertà, quindi sarebbe sciocco pretendere che lui rinunci a qualcosa se io sono la prima a non volerlo fare» concluse stringendo le spalle
«Te lo sei scelto difficile» ridacchiò Yun-seo. «Sho mi dà l'idea di uno che non sa stare senza far nulla. E' uno sempre informato, pronto a fare amicizia e conoscere i suoi collaboratori. E poi è quello che più deve salvare le apparenze»
«Il nome di suo padre è più conosciuto del suo» annuì Erina. «Ma in questo ci somigliamo, non ho molto momenti morti nella mia vita»
«Cercate di crearveli allora, e di riempirli con voi due, perchè se una relazione non è vissuta e condivisa non può essere detta tale. Ah, e questo vale anche per quell'altra tua amica, la pasticciera».
La ragazza annuì appuntandosi mentalmente di ripetere quelle parole a Kokoro. «La loro difficoltà sarà non stare appiccicati» ragionò. «Sono tutti e due un po' possessivi»
«Se non esagerano li aiuterà» disse la coreana con decisione. «E una cosa... per tutte e due: voglio bene a quei ragazzi, sono come una famiglia giapponese dove tornare quando sono qui, perciò se doveste danneggiarli o farli soffrire, giuro che torno col primo volo e ve ne faccio pentire» annunciò candidamente.
Erina annuì e Sho tornò verso di loro. «Se non vai il tuo manager verrà colto da un attacco isterico» scherzò il ragazzo mettendo una mano sulla spalla della coreana.
Questa annuì. «Allora vado» disse con un inchino profondo
«Buon viaggio e grazie di tutto» disse lui. Erina li imitò nell'inchinarsi. Si erano già salutati come si deve alla JH, quella formalità era solo di facciata.
Infine Yun-seo si girò e scomparve verso le entrate dei gate. Sho non sapeva ancora quando l'avrebbe rivista e rimase a guardare la sua sagoma che si allontanava con un misto di malinconia e speranza.

Per tornare a casa fecero come era stato loro consigliato: Erina recuperò la macchina e andrò a prendere Sho ad una delle uscite dei voli in arrivo, poi ripartì velocemente ed entrò in autostrada.
Nei primi minuti rimasero in silenzio: era la prima volta che rimanevano soli da quando Sho, alla fine di Settembre, era stato a casa di Erina a curarla. Si erano visti sono una volta, quando lei doveva tornare a casa dall'ospedale e lui le aveva dato un passaggio con la macchina di famiglia, dato che passava in zona. Quella volta c'era anche Aiba a bordo quindi era un mese che non avevano un po' di tempo da passare insieme. Quella mattina avrebbero potuto sfruttarla: lei aveva preso mezza giornata di permesso, lui aveva la riunione di NEWS ZERO solo al pomeriggio.
Sho avrebbe voluto chiederle cosa le andava di fare: era una mattina umida e il cielo era coperto, di color grigio scuro perciò stare in giro era escluso. Lei però parlò per prima. «Ho visto come la guardavi» gli disse tenendo gli occhi sulla strada
«Gelosa?» chiese con un mezzo sorriso
«No» scosse il capo, sorridendo a sua volta. «Ma era la prima volta che ti vedevo guardare qualcuno con tanto affetto, esclusi gli altri del gruppo intendo. L'ho trovato bello»
«Yun è come una sorella minore per tutti noi. La scorsa estate è arrivata a Tokyo come una ragazzina dotata, ma molto incasinata. Era istintiva, rabbiosa e poco socievole, ma l'abbiamo aiutata, anzi, è stata lei ad aiutare noi, o... beh credo sia stata una cosa reciproca» ridacchiò. «E' stata una presenza utile quell'anno. Ce l'avremmo fatta anche senza di lei, è vero, ma la sua presenza ha reso speciali piccoli momenti. Forse siamo stati più noi ad aiutare lei che il contrario, ma se avere amici è facile, averne di speciali invece no. E' una dei pochi» concluse
«A volte sembra che parli di un gatto randagio, invece che di una persona» risero entrambi. «Ti mancherà?» domandò uscendo dall'autostrada e rientrando nelle vie della città
«Sì, ma ci sentiamo ogni tanto via mail. E poi chissà, magari dovrò fare un lavoro in Corea il prossimo anno e la andrò a trovare»
«Oh, si è messo a piovere!» esclamò Erina azionando i tergicristalli. «E' pazzesco, sta aumentando a vista d'occhio»
«E' la prima pioggia autunnale» osservò facendosi avanti a guardare verso il cielo. «Aumenta la velocità, altrimenti non vedrai nulla se continua a venir giù così» le consigliò indicandole il parabrezza.
Erina aumentò la frequenza del passaggio dei tergicristalli e afferrò più saldamente il volante.
Sho non poteva fare a meno di guardarla. Quella mattina, quando era arrivata alla JH a prendere lui e Yun-seo, si era reso conto di quanto gli mancasse la sua compagnia. Avevano passato buona parte dell'estate a vedersi molto spesso, ma già allora sapeva che quello sarebbe stato un caso: loro facevano due vite diverse e le occasioni per vedersi non sarebbero mai state tante quante quelle di una coppia normale. Nonostante ciò, Sho non si sentiva in colpa. Erina era una donna dalla vita piena di impegni, di amici ed amiche con cui uscire e divertirsi, quindi non avrebbe vissuto nella perenne attesa di un suo momento libero. Ottobre per lui era stato pienissimo: aveva fatto avanti e indietro da Tokyo a Matsumoto per le riprese del film e quelle dei soliti programmi, poi, appena finite quelle in esterni, era corso ad Osaka per il concerto. Nonostante questo, Erina non gli aveva fatto pesare la sua assenza nemmeno una volta. Gli aveva scritto una mail ogni giorno, sì, e ogni tanto si erano sentiti, ma tutte le volte aveva sempre qualcosa da raccontargli e non sembrava proprio annoiarsi o soffrire eccessivamente la lontananza. Normalmente, davanti ad un atteggiamento del genere, gli sarebbe venuto qualche dubbio sulla profondità dei suoi sentimenti per lui, ma c'erano sempre piccole frasi o un particolare tono di voce che rendevano evidente che invece quei sentimenti c'erano, ed erano forti quanto i suoi. Semplicemente Erina non legava nessuno a sè, ma con la libertà lasciava che la sua connessione con le persone si creasse naturalmente.
Guardandola, mentre fissava concentrata la strada attraverso il parabrezza coperto di pioggia, Sho si disse fortunato.
«Ho sbagliato» sbuffò la ragazza
«Cosa?» domandò tornando alla realtà
«Ho sbagliato strada. Ero concentrata sulla guida e non ho pensato al percorso, ho svoltato per andare verso casa mia, ormai dieci minuti fa»
«Non importa. Andiamo pure a Shimokita. Il lunedì mattina chi vuoi che ci sia in giro? Cerchiamo un locale tranquillo e beviamoci qualcosa» propose Sho
«Lascio la macchina vicino a... accidenti!» esclamò guardando il quadrante dell'auto
«Perchè rallenti?»
«Ho sentito un rumore» rispose agitata «La benzina c'è e sui quadranti è tutto normale! Non vorrei che...». Frenò, accostando lungo una via che fiancheggiava un piccolo campo arato, e aprì la portiera per guardare fuori. «Controlla dalla tua parte» gli disse alzando la voce per farsi sentire al di sopra dello scrosciare d'acqua
«Dici che abbiamo bucato?» domandò facendo come gli era stato detto. «Hai ragione: è dalla mia parte»
«Accidenti!» esclamò richiudendo la portiera.
Rimasero in silenzio all'interno dell'abitacolo in cui si sentiva solo il battere della pioggia sulla carrozzeria .«Ying mi uccide»
«E' sua?»
«Di entrambe» rispose con un sospiro, girando lo sguardo verso Sho. «Ma è lei che la usa per andare al lavoro. Io prendo il treno»
«Cosa potrà mai farti? E' pratica di tortura cinese?» scherzò lui, guardandola incredulo
«Sospetto di sì, ma credo che in casa manchino glis trumenti» ridacchiò
«Meglio. Se buchi la gomma sotto la pioggia dovrebbe torturarti con la caduta costante di gocce d'acqua sulla fronte. Proprio qui» le disse picchiettandole il dito al centro della fronte
«Con me funziona di più non sfamarmi a cena o vietarmi il caffè la mattina» spiegò Erina, abbattuta. «Conosce tutti i miei punti deboli. E mi toccherà anche pagarle il biglietto dei mezzi per tutti i giorni che non potrà guidare in ufficio»
«Solo? Magari proprio questa settimana doveva fare mille giri. Ti toccherà pagare anche quelli» suggerì Sho pensieroso
«Eeeh? Dici?» domandò angosciata. «No, anzi. Che ne sai tu? Non farmi venire il panico per nulla!» esclamò arricciando il naso. Lui rise di gusto.
Entrambi cercarono di guardare il cielo attraverso la cortina d'acqua che scivolava sui vetri. Non aveva l'aria di voler smettere presto. «Casa mia non è lontana» disse infine Erina. «Chiamerò il meccanico così recupereranno subito la macchina. Vuoi chiamare un taxi che ti riporti a casa?».
Sho la fissò riuscendo a non cambiare espressione e a non mostrare la sua delusione. Avrebbe voluto passare quella mattinata con lei, quell'incidente non ci voleva! «Non ti lascerò correre sotto la pioggia da sola» disse scuotendo il capo. «Inoltre dovresti aspettare il mio taxi prima di poter chiudere la macchina e sei vestita leggera oggi» fece notare guardandole le braccia scoperte
«Va bene, andiamo insieme allora. Sicuro di voler correre sotto la pioggia?»
«Sembra divertente!» esclamò allora Sho con un sorriso incoraggiante.
Recuperarono le loro borse, lui le lasciò la propria giacca per coprirsi la testa e dopo un buffo conto alla rovescia aprirono insieme le portiere lanciandosi sotto la pioggia. Erina chiuse la macchina, quindi si mise la giacca di Sho sulla testa e, per condividerla, prese il ragazzo sottobraccio, di modo da coprirsi entrambi. Si misero a correre un po' goffamente all'inizio, dato che lei era più bassa e non riusciva a tenere la sua velocità, ma poi riuscirono a trovare un'andatura ideale ad entrambi. Non fu facile comunque, non solo per riuscire a tenere lo stesso passo, ma anche perchè tutti e due continuavano a ridere, pur senza un motivo.
Arrivarono all'edificio dell'appartamento di Erina, salirono rapidamente le scale e furono finalmente al riparo sul ballatoio del primo piano, ma erano completamente bagnati. «Cavoli» fece Sho con il fiatone. «Meno male che casa tua era vicina»
«Con la macchina lo sarebbe stato. Non ho pensato che eravamo a piedi» borbottò lei togliendosi la giacca da sopra la testa. «Mi dispiace, è servita a poco ed è zuppa»
«Non importa. Tanto non la rimetterei, sono zuppo anche io» sorrise scostando alcune ciocche appiccicate alla fronte. «Posso entrare in casa tua per chiamare un taxi?»
«No, non puoi: devi» impose lei. «E poi non puoi rimanere con quei vestiti bagnati addosso, se ti ammalassi mi sentirei in colpa. Non ho un'asciugatrice, ma possiamo usare il phon e ti presterò una maglietta»
«Sul serio?» chiese Sho, sgranando gli occhi. «Allora grazie».
Erina si avvicinò alla porta di casa sua e frugò nella borsa alla ricerca delle chiavi. Il ragazzo la seguì passandosi le mani nei capelli bagnati e arrotolando le maniche lunghe della maglietta: gli si erano appiccicate addosso. «Uffa, dove le ho messe» borbottò lei
«Non dirmi che non te le sei portate» ridacchiò Sho guardandola. Il vestito chiaro, pregno d'acqua, le aderiva alla pelle e aveva acquisito una leggera trasparenza che lasciava intravedere le spalline del reggiseno che indossava sotto. I capelli raccolti non nascondevano niente: l'acqua che le scivolava sul collo, le spalle sotto il vestito, alcuni riccioli umidi che le sfuggivano dall'acconciatura.
«No, giuro che ce l'ho. Ho chiuso io la porta stamattina» rispose Erina.
Prima ancora di averlo pensato Sho aveva già preso afferrato la ragazza per le spalle, stringendola contro il proprio petto. «S-sakurai san?» balbettò la giovane facendo un passo indietro, tirata verso il ragazzo.
Lui non rispose nemmeno ed abbassò la testa per appoggiarle le labbra sul suo collo e baciarla dove la gocce di pioggia la bagnavano. Tenendo Erina contro il proprio petto percepì i suoi muscoli rilassarsi. Sho respirò profondamente quando prese coscienza di ciò che stava facendo, ma non aveva sufficiente forza di volontà per opporsi al suo stesso desiderio. Le baciò ancora la pelle, raccogliendo l'acqua tra le proprie labbra, finchè non fu soddisfatto nel sentire un sospiro di piacere sfuggirle dalla gola.
«Sakurai... Sakurai san» balbettò lei, opponendosi.
Non la stava tenendo con forza, quindi la lasciò andare e rialzò lo sguardo per fissarla quando si fu girata. La guardò stringersi il colletto del vestito contro il collo ed improvvisamente si vergognò di quel che aveva fatto. Cosa gli era preso? Ormai era la sua ragazza, certo, ma era ancora legato all'idea che aveva di lei ai tempi dell'università: la donna che non avrebbe mai avuto, che non gli era permesso toccare, se non nei sogni; quindi, per quanto avesse tutto il diritto di fare ciò che aveva fatto, si sentì in colpa .«Scusa» mormorò
«Non devi scusarti, è solo che...» fece lei, rossa quanto i suoi capelli, guardando a destra e a sinistra. «Non è da te un comportamento così irresponsabile. Che cosa ti è preso?» sussurrò
«Hai ragione» annuì passandosi una mano sugli occhi, era fradicio così in quel gesto raccolse solo altra acqua che tentò di asciugarsi sulla maglietta, altrettanto bagnata. «Sono stato un imbecille. Scusa» respirò a fondo recuperando il controllo di sè e fece un passo indietro. «Chiamerò il taxi con il cellulare, grazie lo stesso»
«No!» esclamò lei prendendolo per la maglietta bagnata. «Non ho detto che devi andartene, ma solo che qui potrebbe vederci chiunque ed è un rischio che non puoi correre» spiegò piano. «Entriamo. Ormai non è più estate, ti offro qualcosa di caldo da bere, per ringraziarti di avermi accompagnato fin qui nonostante la pioggia» concluse poi lasciandogli andare la maglietta e aprendo l'entrata subito dopo.
Sho la seguì in casa sforzandosi di non guardare troppo il suo corpo sotto il tessuto bagnato, tolse le scarpe lasciandole nell'ingresso e andò in cucina con lei. «Ok, allora. Puoi sederti qui. Vado a prendere degli asciugamani e ti cerco una maglietta che ti possa entrare» spiegò la ragazza indicandogli una sedia e poi chiudendo una finestra, abbandonando borsa e chiavi sul tavolo.
«Grazie, ti chiudo io l'altra, cerca pure gli asciugamani» fece Sho avviandosi alla seconda finestra in sala
«Sì, grazie. Vado e torno» rispose sparendo verso il corridoio.
Il ragazzo si fermò e guardò fuori, prendendo un respiro profondo di aria fresca e pungente, pervasa dell'odore della pioggia che cadeva a secchiate dal cielo. Sembrò ritrovare la piena lucidità ascoltando i passi frettolosi di Erina sul tatami della camera, mentre cercava nell'armadio a muro. Tornando in cucina tolse i calzini mettendoli su una sedia a cui appese anche la giacca, quindi si tolse la maglietta che stava diventando fredda e fastidiosamente umidiccia e appese anche quella. Ebbe un brivido di freddo e si passò le mani sulle braccia e sulle spalle nude, accorgendosi in quel momento che non sentiva più i passi della ragazza per casa.
Quando si voltò, Erina era in piedi sulla soglia della cucina che lo fissava inebetita senza proferir verbo, con gli asciugamani impilati tra le mani. Aveva sciolto i capelli che le ricadevano disordinati sulle spalle, pesanti di pioggia: per lui era una specie di sogno erotico diventato realtà. Avrebbe resistito a non fare niente di avventato? Dati i precedenti fuori dalla porta non poteva esserne molto sicuro.


Yay!! Eccoci qui! Meno 4 al finale!
Secondo me questo capitolo ha già il sapore di cose che si concludono, no?
Volevo fare un saluto a Yun-seo ç_ç Il primo personaggio originale di cui io abbia mai scritto nelle ff degli Arashi. E' nata nel Gennaio 2010 e con questo capitolo finisce la sua "carriera". Il ruolo in questa ff è stato marginale, vero, ma ho trovato comunque importante la sua presenza e sono stata più che felice di aver potuto scrivere di lei ancora una volta. La sua uscita di scena è certo meno eclatante dell'entrata (un ballo complicato, non preparato, che ha lasciato tutti a bocca aperta dopo che il corpo di balle l'aveva presa in giro: chi ha letto Zakuro se lo ricorda? ^^), ma è una cosa voluta. E' il segno di un cambiamento: come dice Sho, Yun è arrivata a loro come un gatto randagio diffidente e pronto a graffiarti pur di farsi valere, mentre questa uscita di scena pacata e -in un certo senso- professionale, per me è il segno che è cresciuta ancora, che ha imparato nuove cose in questi mesi al fianco degli Arashi.
Aaaaaaah ç_ç è una mia creaturina, mi dispiace tantissimo dirle addio! Sigh... comunque grazie Yun, nel cuore di questa scrittrice avrai sempre un posto speciale ♥

Ora vediamo un po' cosa combinano questi due ora che tutto è chiarito tra loro e che Sho non ha più bisogno di considerare Erina come una donna irraggiungibile, ANZI...
Meheheheheh >=D

P.S. grazie a alien81 per il suo grazioso commento ^^ Sei stata fortunata: hai potuto leggerti tutti questi capitoli in una botta sola, senza dover aspettare troppo!

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Arashi / Vai alla pagina dell'autore: Hika86