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Autore: MyImmortal_    14/10/2012    4 recensioni
Non poteva credere che tutti i loro baci,
tutti i loro sussurri, tutti i loro ‘ti amo’,
tutte le loro carezze, tutta la loro storia fossero solo
‘il più grande carico di stronzate che avesse mai sentito’.
Genere: Science-fiction, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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16 settembre 2012, Inghilterra
 

@skileridk Hows this , Larry is the biggest load of bullshit I've ever heard.
I'm happy why you can't accept that.


Chiuse di scatto il portatile, lanciandolo sul divano, come fosse stato un oggetto estremamente pericoloso.
Lo guardava con occhi sgranati, il respiro affannato, il cuore che batteva furioso e il terrore lungo i muscoli di tutto il corpo.
Non era arrabbiato, no. Si sentiva solo ferito, triste e deluso. Non poteva credere che tutti i loro baci, tutti i loro sussurri, tutti i loro ‘ti amo’,
tutte le loro carezze, tutta la loro storia fossero solo ‘il più grande carico di stronzate che avesse mai sentito’. Non per Louis, il suo Louis.
Sempre dolce, romantico, il forte fra i due, quello che era fermamente convinto nella realizzazione del loro coming out. 
Non poteva seriamente pensare tutto ciò che aveva scritto. Si alzò dal divano quando sentì bussare alla porta di casa sua.
Si riavviò i ricci, che aveva stretto le dita per auto convincersi che fosse tutto solo un incubo e che quelle parole non stessero
davvero segnate sull’account del suo ragazzo, per darsi un’aria normale. Adagiando una mano sulla maniglia prese un profondo respiro,
per calmarsi e non mostrarsi scosso davanti all’inatteso ospite. –Oh, ciao Liam. -, disse piano non appena incontrò gli occhi nocciola dell’amico, sulla soglia.
Si girò, dandogli le spalle e andando verso il centro della casa, in salone, per far entrare il più grande. Non riusciva a guardarlo, sarebbe crollato.
La bontà d’animo di Liam, il suo lato paterno (anche se prematuro) lo avrebbero fatto crollare sul posto ed era l’unica cosa che stava cercando di non fare.
Crollare, di non mostrarsi debole. Iniziò a sistemare la coperta sul divano, leggermente stropicciate a causa del suo peso sostenuto fino a poco prima,
sentendo chiaramente l’amico alle sue spalle arrestare la sua camminata. –Zayn e Niall? Sei da solo?-, domandò,
provando a mantenere un tono fermo e mettendo il computer a caricare. –Si. Loro sono in cerca di un parcheggio…-, biascicò il maggiore in risposta.
–Vuoi qualcosa da bere? Acqua? Te? Succo? Caffè? Non ho molto, devo ancora fare la spesa.-, continuò,
un finto sorriso ad incurvargli gli angoli della bocca, mentre si dirigeva in cucina. –No grazie, sono a posto così. -, rispose ancora Liam,
il tono neutro, lo sguardo verso il pavimento. Harry scrollò appena le spalle, versandosi del succo di mela e rendendosi conto di quanto la sua mano tremasse.
–Stai bene?-, domandò cautamente il più grande, mentre il riccio beveva. Sapeva a cosa si riferisse, ma non voleva parlarne.
–Si benissimo!-, mentì ancora, mettendo il bicchiere sporco nella lavastoviglie che si era pure dimenticato di far partire dopo pranzo.
Fatto ciò ritornò nel salone, avvertendo lo sguardo dell’amico perforargli la schiena. Si mise a selezionare con cura i fiori da
tenere e quelli da buttare, presenti nel vaso posto sopra il caminetto. Erano orchidee bianche,
gliele aveva regalate Louis una settimana prima per festeggiare il loro secondo anniversario dal primo bacio, per poi concluderlo facendo l’amore.
Dopo sette giorni alcune avevano assunto un colorito giallognolo e stonavano con il resto del mazzo. –Hai letto, non è vero?-, chiese ancora Liam,
deciso a voler scatenare nel riccio una reazione che lo facesse sfogare. Il minore si fermò un momento,
smettendo di accarezzare i petali dei fiori con la punta delle lunghe dita.
Aveva un magone in gola che gli impediva di ingoiare e che non riusciva a mandare giù, nonostante ci provasse con tutte le sue forze.
–Si…ma è giusto così. Sto bene.-, rispose, rendendosi conto solo dopo di un lieve tremore presente nella propria voce. –No, Harry.
Tu non stai bene. Stai reprimendo tutto ciò di brutto che quel tweet ti ha causato. Stai cercando di dimostrarti forte, quando invece ti senti debole.
Stai soffrendo e non lo vuoi ammettere!-, lo riprese il ragazzo di Wolverhampton. Il riccio non lo ascoltò, deciso a continuare a mentirgli,
prendendo il vaso tra le mani e iniziando a dirigersi nuovamente verso la cucina. –Sei fragile e ti senti solo, come se ti avesse tradito.
Ed in effetti è così. Ma sfogati Harry, non tenerti tutto dentro. Io sono qui, io e i ragazzi ci siamo. Sono qui per ascoltarti, per aiutarti e consolarti.
Non sei solo!-. E quelle ultime parole fecero crollare Harry. Il vaso di cristallo gli scivolò dalle mani e si schiantò al suolo, andando in mille pezzi,
come aveva fatto poco prima il suo cuore. Le gambe gli cedettero e si accasciò a terrà, ferendosi le mani con le schegge presenti sul pavimento,
le lacrime che avevano iniziato a scendere violentemente. Liam gli fu accanto in un attimo, abbracciandolo forte. E allora scoppiò.
Alle lacrime si unirono i singhiozzi, ai singhiozzi i fremiti ed ai fremiti il violento pianto che aveva provato a contenere fino a quel momento.
Si strinse forte con le mani alla camicia quadrettata del maggiore, bagnandogliela di gocce salate, premendo la bocca contro la sua spalla.
–E’ tutto ok Hazza. Va tutto bene…-, gli sussurrò all’orecchio, massaggiandogli i capelli ricci e morbidi.
–No…non è tutto ok…non va tutto bene…-, singhiozzò violentemente, strizzando gli occhi. Restarono,
così inginocchiati a terra, abbracciati per un tempo indefinito, fino a quando ad Harry non venne il mal di testa per il troppo pianto.
–Mi dispiace tanto Harry…-, mormorò Liam, aiutando il piccolo ad alzarsi ed accompagnandolo in bagno, a curarsi i tagli procurati dalle schegge.
In tutta risposta il minore tirò su con il naso, gli occhioni verdi resi liquidi dalle lacrime fissi sul pavimento sottostante.
–Perché lo ha fatto?-, chiese in un sussurro quasi inudibile, mentre l’amico gli passava un cotonino bagnato di acqua ossigenata sui palmi.
–Non ne ho idea…-, gli rispose flebile, attento a non fargli patire dolore a causa del liquido contro la carne fresca dei vari taglietti.
Una volta terminato lo accompagnò in camera e stette con lui sino a che non si addormentò, per poi scendere e iniziare a mettere in ordine il disastro in salotto.
Mentre era intento a raccattare, con l’aiuto di una scopa, tutti i cocci di cristallo sentì un flebile bussare alla porta d’ingresso.
Aprì e si trovò davanti Zayn e Niall. Il primo serio, quasi cupo, mentre l’irlandese triste e preoccupato. –Come sta?-, domandò piano, entrando in casa.
–Adesso è in camera che dorme, è scoppiato poco fa. Ha provato a tenersi dentro tutto quanto ciò che sentiva, ma con le parole l’ho fatto cedere.
È disperato…-, spiegò il ragazzo di Wolverhampton. Il biondo si chinò a raccogliere i fiori per terra,
fermandosi a giocherellare con un’orchidea leggermente più giallognola, appassita, triste.
–Deve essere distrutto, povero piccolo…-, farfugliò rigirandosi il fiore tra le dita. –Voi per caso sapete come mai lo ha fatto?-, domandò Liam,
buttando nella pattumiera i cocci rimanenti.
–Perché è un coglione, ecco cosa!-, sbottò a gran voce Zayn, incazzato nero. -Piano che così lo svegli!-, lo riprese Niall,
lanciandogli un’occhiataccia. Zayn ricambiò, continuando
–Insomma, ok che le fan insultano Eleanor e deve difenderla in quanto “sua ragazza”, ma rispondere in quel modo è troppo,
contando anche il fatto che quella neanche gli piace a Louis. Che cazzo va a difenderla dicendo che la sua storia è una grandissima stronzata!-.
Si lasciò cadere a peso morto sul divano, sbuffando e passandosi una mano tra i capelli corvini. Era furioso, con Louis, con il management,
con il mondo intero. Era sicuro di quanto Harry stesse male, non appena aveva letto il tweet si era subito immaginato la reazione del riccio,
avvertendo solo in secondo luogo la rabbia. Aveva sempre sentito una sensazione dentro di se,
si sentiva in dovere di ricoprire il ruolo di fratello maggiore con quel piccolo riccio, di difenderlo dalle angherie del mondo e non solo.
Dalle angherie degli amici, dei famigliari e delle persone che più amava, come Louis in quel caso.
Sentiva un forte prurito alle mani che era certo di poter sfogare solo con il ventenne.
Se lo avesse avuto davanti non avrebbe esitato a riempirgli quel bel visino da gay di botte, ma date di santa ragione eh.
Liam si avvicinò a lui, sospirando. –Non nego che abbia esagerato, ma quando tornerà ti prego di non aggredirlo.
Cerchiamo di parlarne in modo civile, ok?-, fece piano, sedendosi al suo fianco. Zayn lo guardò per un attimo,
roteando poi gli occhi per tutta la stanza. Il piccolo irlandese, nel frattempo, aveva riempito d’acqua una brocca e vi aveva sistemato le orchidee,
togliendo quelle appassite e riposizionandole sul caminetto, mettendo successivamente a posto la scopa usata dal compagno di band per pulire il salotto.
Fatto ciò si sedette sulla penisola in marmo della cucina, rigirandosi il cellulare tra le mani. Era pensieroso e nervoso.
Tutta quella tristezza, quella delusione e quella rabbia lo mettevano a disagio.L’aria tesa gli dava un vago senso di claustrofobia,
non riusciva quasi a respirare. Era quello che più di tutti odiava i litigi, che più di tutti odiava i malintesi,
che più di tutti odiava quella sensazione di impotenza. Si, perché era impotente in quel momento. Per quanto volesse aiutare Harry,
farlo stare meglio, non poteva fare niente. Era uno di quei momenti in cui si crede che ogni cosa si faccia sia sbagliata.
Dentro di lui sapeva che non era la persona adatta per risolvere quella situazione, o per meglio dire, quel casino.
L’unica che poteva farlo era anche l’unica assente in quel momento e a dir la verità, Niall,
non era neanche tanto sicuro che le sue parole avrebbero calmato le acque. Uno strano sesto senso gli diceva che sarebbero finiti a litigare,
ad urlare, a piangere e sbattersi porte in faccia, probabilmente lasciandosi per sempre. Scosse violentemente la testa. No, non doveva pensarlo.
Vedere due dei suoi migliori amici, due dei suoi fratelli, amarsi come mai aveva visto prima, lasciarsi per una cosa tanto stupida… no, non lo voleva affatto.
Aveva sempre visto in Louis ed Harry l’incarnazione dell’amore puro, sincero, quello vero. Quello che ti fa battere il cuore all’impazzata,
quello in cui si comunica con sguardi e non con parole, quello che ti fa provare invidia, perché non hai nessuno con cui condividere ciò che provano loro.
Solo immaginare che potessero lasciarci, dopo che proprio Niall era stato il primo a credere in loro e sostenerli, era impossibile.
Non voleva e non doveva neanche supporlo. Con un piccolo balzo scese dalla penisola e si diresse fuori, sulla veranda che dava subito accesso al cortile.
Si sedette su di uno scalino, alzando gli occhi sul cielo cupo e grigio di Londra, osservando con quanta malignità promettesse un forte acquazzone.
E pensare che erano solo a metà settembre. Appoggiò la testa ad una delle colonne che sorreggeva il portico, chiudendo gli occhi.
Tutta quella situazione gli aveva fatto venire una leggera emicrania. Quando quella mattina, appena sveglio, aveva letto il tweet,
le lacrime avevano preso a scorrergli dagli occhioni blu mare, senza un perché preciso. O forse si.
Non riusciva a credere che colui ritenuto l’altro suo fratello maggiore avesse potuto rispondere con tanto odio a delle fan, che avevano anche ragione.
Non poteva credere che avesse definito la sua storia d’amore ‘un grosso carico di stronzate’ così pubblicamente. E peggio, che non avesse difeso Harry.
Come Eleanor, anche lui era sempre stato insultato. Solo che al piccolo riccio, anziché dargli semplicemente del falso,
dell’idiota e del rovina famiglie perché interferiva con la relazione di Louis ed Eleanor, gli avevano anche detto che avrebbe fatto meglio a morire,
che nessuno avrebbe sentito la sua mancanza e che avrebbe fatto un favore al mondo intero. E in tutto questo,
Louis, non aveva mai alzato un dito, non aveva mai fatto un commento per difenderlo e non se ne era mai interessato.
Questo faceva più male di tutto, Niall ne era convinto. Una goccia lo colpì in pieno sul naso.
Ridonò al mondo la lucentezza dei suoi zaffiri e li puntò verso l’alto, scoprendo un buco sulla tettoia, dalla quale entrava qualche goccia di pioggia.
Spostò lo sguardo sul giardino, vedendo come in pochi minuti tutto ciò fosse divenuto bagnato.
Solo in quel momento fece caso allo scrosciare della pioggia. Non se ne era neanche accorto. Si alzò in piedi,
sentendo un motore dietro la siepe che divideva la proprietà dalla strada e da quelle dei vicini.
Poco dopo in cancello in ferro battuto si aprì ed il piccolo irlandese poté scorgere perfettamente la sagoma del ventenne,
che entrava nel vialetto e camminava tranquillamente, ignorando l’acqua che lo aveva oramai inzuppato. Niall lo guardò in silenzio, senza proferir parola.
Il maggiore lo notò solo una volta sotto il portico, quando alzò gli occhi che aveva tenuto incollati al suolo per tutto il tempo.
Si studiarono per qualche istante, senza che nessuno proferisse parola, occhi blu del biondo in quelli regi grigi del moro.
Quest’ultimo estrasse una mano dalle tasche e lo salutò con un semplice gesto, senza però l’ombra di un sorriso in volto.
Il biondo non ricambiò, continuando a fissarlo. In quello sguardo c’era tutto. Delusione, rabbia, voglia di capire il perché avesse
fatto una cosa del genere alla persona che amava più della sua stessa vita. Louis intuì tutto ciò che quegli occhi volevano trasmettergli,
ma non degnò nessuna domanda di una risposta. Lo oltrepassò, sfilandosi le Toms bagnate marce sulla soglia per poi posizionarle accanto
allo zerbino recitante la scritta ‘Welcome from Hazza & Boo’, ed abbassò la maniglia, entrando in casa. Zayn e Liam,
rimasti tutto il tempo sul divano a discutere, alzarono il volto di scatto, sentendo la porta cigolare. Non appena incontrarono il viso del loro amico,
le mani di Zayn si strinsero automaticamente in due pugni mentre l’espressione sul volto di Liam rimase impassibile.
Lo guardava con un cipiglio severo, di rimprovero, mentre il ragazzo di Bradford si stava trattenendo per non saltargli al collo e riempirlo di sberle.
Il ragazzo dagli occhi cielo li guardò entrambi, alternando i visi, mentre si sfilava il giubbotto di pelle e lo lasciava sull’attaccapanni,
fregandosene che gocciolasse, bagnando il pavimento. Dopo aver lasciato anche le chiavi nel cestello posto sul mobiletto subito all’entrata,
si fece coraggio e guardò negli occhi i due ragazzi. In quelli di Liam lesse disappunto, delusione e sconcerto.
Quando passò a quelli di Zayn aggrottò le sopracciglia. Il ragazzo mulatto lo fissava con gli occhi castani ridotti a due fessure,
dardeggianti di un fuoco invisibile. Era uno sguardo di sfida, che prontamente il più grande ricambiò. Voleva provocarlo,
vedere fino a dove si sarebbe spinto. Ma non c’era solo sfida nei suoi occhi, no. Vi era anche rabbia, ira, furia,
un briciolo di delusione e tanto disprezzo nei confronti quello che aveva sempre creduto una persona leale.
–Cos’hai da guardare?-, sentenziò infine, rompendo quel silenzio carico di tensione. –Cos’ho da guardare? Semplice.
Voglio imprimermi a fuoco in mente la faccia del traditore per ricordarmela dopo che lo avrò sfigurato!-, ringhiò il moro in risposta,
facendo scrocchiare le nocche per quanto forte teneva i pugni serrati. Liam gli mise una mano sul muscolo teso dell’avambraccio sinistro,
stringendolo, intimandogli silenziosamente di calmarsi. Picchiare Louis, per quanto soddisfacente, non avrebbe risolto la situazione,
né aiutato Harry ad uscirne. Il ragazzo di Doncaster affilò lo sguardo. –Traditore? Io?! Mi sa che ti stai sbagliando mio caro!-, lo rimbeccò sprezzante,
togliendosi la maglietta a righe bagnata e completamente appiccicata al suo petto, dirigendosi verso le scale per salire in camera a cambiarsi.
–Non andare al piano di sopra. Fidati, ti conviene.-, lo bloccò Liam, quando il maggiore mise il piede scalzo sul primo scalino,
coperto da una moquette rossa che aveva voluto Harry. Diceva che quando scendeva le scale lo faceva sentire una persona importante,
un divo di Hollywood, come se non lo fosse già. –E sentiamo, perché? Devo restare così e prendermi una polmonite?-, domandò retorico, nervoso.
Era sicuro che il più piccolo fosse al piano di sopra e quell’interruzione glielo aveva confermato.
–Sarebbe il minimo dopo quello che hai fatto.-, ringhiò Zayn. Louis lo guardò inclinando un poco la testa,
lasciando la maglietta bagnata sul corrimano delle scale, tornando con i piedi sul pavimento e dirigendosi a passo svelto e sicuro verso il moro.
–E cosa avrei fatto, eh?-, chiese pur sapendolo perfettamente. Zayn scattò in piedi, posizionandosi davanti al ventenne.
Anche se più piccolo di due anni era comunque più alto di qualche centimetro.
–Cosa hai fatto? Hai ferito il tuo ragazzo in modo irreparabile, hai insultato una fan che semplicemente crede nella verità,
hai deluso i tuoi migliori amici e ti comporti come se non fosse successo niente!-, sputò a qualche centimetro dal viso dell’altro,
che lo fissava imperturbabile. Ad interrompere la discussione nascente ci pensò Liam, che mise una mano su una spalla ad entrambi.
–State calmi. Vediamo di parlarne tranquillamente, senza mani e senza insulti.-, li riprese, guardando Zayn in particolar modo,
che si sedette sbuffando. Prima che Louis potesse imitarlo Liam si sfilò la felpa e gliela passò, restando in maniche corte.
–Così non rischi di prenderti una polmonite.-, lo citò, per rispondere al suo sguardo interrogativo.
Louis farfugliò un –Grazie…-, quasi inudibile e la infilò, rilassandosi sentendo come fosse calda ed accogliente
a causa del contatto con il corpo dell’amico. Niall, entrato in quel momento, si sedette accanto al vent’enne. Non perché lo spalleggiasse,
soltanto perché captava perfettamente la rabbia di Zayn e sapeva che in quei momenti solo Liam era in grado di tenerlo a bada.
Se si fosse seduto con loro si sarebbe sentito fori luogo, come se avesse interrotto un loro momento.
Avevano sempre molta complicità i due e non voleva rovinarla. –Allora, innanzitutto dobbiamo stare tutti quanti calmi.
Siamo maggiorenni, vaccinati e con un cervello…-. –Il suo evidentemente è rimasto in Florida.-, commentò malamente Zayn, interrompendo Liam.
Quest’ultimo lo richiamò subito, riprendendolo.
–Dicevo, lasciamo spiegare i fatti ed esprimiamo le nostre opinioni civilmente. Chiaro?-, concluse il castano,
ricevendo un cenno d’assenso dall’irlandese ed uno un po’ meno motivato da parte del maggiore. Guardò il moro che a sua volta fissava il pavimento.
–Zayn?-, lo richiamò severamente. –Si…-, biascicò lui in risposta. –Louis, perché hai scritto quel tweet?-, domandò Niall, desideroso di spiegazioni.
Il diretto interessato si appoggiò allo schienale del divano, sbuffando. –Speravo che almeno voi mi aveste capito.-, borbottò contrariato.
–Cosa dovremmo capire?-, chiese Liam. –Che sono stanco! Stanco di tutto questo, stanco di qualunque cosa! Volete sapere perché l’ho fatto?!
Sono stanco degli insulti che riceve Eleanor. Sono stanco di doverla difendere ogni santa volta perché è la mia copertura.
Con quel tweet ho pensato che finalmente la finiranno di ficcare il naso e potrò stare in pace assieme ad Harry,
senza che il management rompa i coglioni!-, sbottò in risposta.
Era frustrato, perché anche loro gli avevano dato contro senza capire veramente il motivo o senza chiedergli spiegazioni prima.
–Louis, hai ferito Harry! Sta male da quando ha letto il tweet…-. –E pensi che io non stia male? No, a voi importa solo di Harry!
Di quello provo io non ve ne frega un cazzo!-, sbraitò furioso, alzandosi in piedi. –Louis, calmati…-, farfugliò Niall, vedendo la collera dell’amico.
–No che non mi calmo! Per voi conta solo ciò che sente Harry! Anche io ho un cuore, anche io ho dei sentimenti,
ma sembra non ve ne freghi nulla! Solo perché sono il più grande non vuol dire che non abbia bisogno di affetto e comprensione!-, esclamò,
la voce inferma e alcune lacrime a rigargli il volto. Perché nessuno lo capiva? Perché nessuno lo consolava o si preoccupava di come stesse?
Perché?! Tutti dovevano subito aggredirlo, credendo che non soffrisse nel fare ciò che faceva. Ed invece era tutto il contrario.
–Lou, calmati. Non fare così…-, continuò imperterrito l’irlandese, alzandosi ed abbracciandolo.
Il maggiore appoggiò la fronte contro la sua spalla, lasciandosi consolare. –Sono tutte scene queste.
Starai anche male, ma Harry non ha mai scritto niente del genere. Quello che ha il diritto di soffrire in questo momento è lui, non tu!-, lo contraddì rabbioso Zayn,
alzandosi dal divano, seguito da Liam. Niall, nel frattempo, era tornato seduto, trascinando Tommo con sé, facendolo sfogare.
–Zayn, non dire così, stai esagerando.-, lo rimproverò il ragazzo castano. –Io sto esagerando? E lui?!
Praticamente ha detto che non gliene frega niente della sua storia d’amore e sarei io quello che esagera!!-, sbottò.
Era furioso, nero di rabbia. –Cosa vuoi capirne tu? Eh? Tanto con Perrie è tutto ok!
Sei così ottuso da essere cornuto e neanche rendertene conto!-, urlò Louis, allontanandosi da Niall e guardandolo negli occhi,
pieni di lacrime non ancora del tutto versate. Il moro non ci vide più. Afferrò il maggiore dal colletto della felpa e gli mollò un forte pugno sul volto,
gridando –Come ti permetti di dire una cosa del genere della mia ragazza?!!-. Louis si asciugò un rivolo di sangue dalla narice destra e continuò
–I fatti lo provano! Quella ti tradisce e tu non te ne accorgi!-. Altro pugno, altro urlo di Zayn che conteneva uno -Stronzate!-, carico di rabbia.
–Zayn, smettila, stai esagerando adesso!-, lo riprese Liam, bloccandogli un braccio. Il moro, grazie all’adrenalina della rabbia,
era però più forte e si liberò senza problemi dalla sua presa.
–Apri gli occhi e renditi conto di molte cose! Io sarò un traditore, ma almeno non sono così ottuso!-, lo provocò ancora il ventenne, accasciato a terra.
Era al limite. Zayn scoppiò e si fiondò sul corpo del maggiore, mollandogli un calcio nello stomaco per poi iniziare una serie di pugni,
prontamente parati dall’altro. Si rotolavano sul pavimento, picchiandosi violentemente e offendendosi, insultandosi,
mentre Liam e Niall tentavano inutilmente di dividerli, beccandosi qualche gancio. Al piano di sopra, intanto, svegliato dalle urla e dai rumori,
Harry piangeva disperatamente. Seduto sul letto contro la testiera, le gambe strette al petto e le mani infilate tra i ricci nel vano tentativo di
tapparsi le orecchie per non sentire tutto ciò che succedeva al piano di sotto. Singhiozzava violentemente, sobbalzando sul materasso,
le lacrime che gli inondavano il viso senza freno ed i denti serrati per non farsi sentire. Aveva perfettamente capito cosa stesse succedendo di sotto.
Zayn stava picchiando Louis e questo continuava a provocarlo, come se volesse farsele dare. E tutto a causa sua.
Se non si fosse mai innamorato, se non avesse mai reagito in quel modo al tweet,
se non avesse mai tentato quel provino non sarebbe mai successo niente di tutto ciò.
Un altro gemito soffocato da parte di Louis gli arrivò dritto alle orecchie. Chiuse gli occhi, mormorando
–Basta, per favore, basta…-, cosciente però del fatto che nessuno lo potesse sentire. Nonostante fosse triste e deluso lo amava, troppo anche.
E immaginarlo con il volto sfigurato dai lividi e dai tagli che sicuramente il moro gli stava procurando lo faceva stare male.
Pianse più forte, non riuscendo proprio a contenersi. Aveva lo stomaco chiuso, stretto in una morsa dolorosa,
la nausea che gli saliva alla gola e gli faceva voglia di rigettare tutto ciò che aveva mangiato a pranzo. La testa pulsava, era pesante,
girava e le lacrime gli appannavano la vista. Con mano tremante, smettendo con tutte le sue forze di piangere per un momento,
prese il cellulare posto sul comodino e sbloccò lo schermo, selezionando con il pollice il nome ‘Mamma x’.
Se avesse premuto ancora una volta sarebbe partita la chiamata, avrebbe sentito la voce confortante di sua madre,
si sarebbe sfogato con lei e si sarebbe sentito sicuramente meglio. Ma chissà come mai gli veniva difficile premere nuovamente quel nome.
Ogni dubbio sparì, però, quando avvertì l’urlo di dolore del suo ragazzo dal piano di sotto. Schiacciò di scatto lo schermo,
così fortemente che i cristalli liquidi presenti all’interno del suo I-Phone sfarfallarono un po’. Chissà cosa stava subendo.
“Harry? Amore mio aspettavo una tua chiamata. Come stai??!”. La voce preoccupata di Anne lo riportò alla realtà.
Irrimediabilmente il riccio scoppiò ancora a piangere, forte, non vergognandosi di mostrarsi debole con sua madre.
“Oh tesoro mio, che stupida, non dovevo neanche chiedertelo…” si auto insultò la donna.
–Mamma…Louis ha…ha…-, non riusciva neanche a parlare da quanto tremava. “Lo so piccolo mio, ho letto, e mi dispiace tantissimo, credimi.
Vorrei fare di più che poterti parlare al telefono e giuro che appena trovo un volo che viene a Londra lo prendo e sono da te.
Ma ti prego, sii forte angelo mio, non  piangere così…” lo pregò lei, trattenendo a stento un magone.
Sentire suo figlio così disperato, senza che lei potesse fare nulla, le stringeva il cuore in una morsa maledettamente dolorosa,
era come se smettesse di vivere. Aveva letto quella mattina stessa il tweet di Louis, le aveva mandato un messaggio
Gemma dall’università dicendole di andarlo a leggere. Da brava madre, non appena aveva letto tutto,
aveva sentito uno strano senso di rabbia impossessarsi del suo essere.
Era certa che quel tweet avrebbe ferito suo figlio ed una madre non vorrebbe mai venire a sapere che suo figlio sta male emotivamente.
La seconda emozione, dopo la rabbia, era stata lo sconcerto. Conosceva Louis, da ben due anni, era come un secondo figlio.
Con lei era sempre stato un libro aperto, le aveva confessato cose che neanche Johanna sapeva.
Sapeva quanto fosse innamorato di suo figlio, glielo leggeva negli occhi che si mettevano a luccicare quando lo vedeva o quando ne parlava.
Era sicura che non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. Poteva aspettarsela da una persona come Caroline, come Emma,
ma non da Louis sicuramente. –Mamma, non è solo questo. Louis…Zayn…in salotto…-, singhiozzò ancora Harry, il gusto salato delle lacrime sulla lingua.
“Cosa succede? Harry, calmati, non riesco a capire.” provò a calmarlo la madre, tornando con la mente alla conversazione.
Il diciottenne prese un respiro profondo e con voce tremante disse –Zayn e Louis si stanno picchiando giù in salotto. Non smettono mamma,
non so cosa fare!-. “Come Louis e Zayn si stanno picchiando?!” esclamò incredula Anne. –Li ho sentiti urlare e sento ancora adesso il rumore delle sberle.
Mamma aiutami, per favore, non voglio che si facciano del male in questo modo!-, pianse disperatamente il piccolo Harry,
asciugandosi malamente un occhio con il dorso della mano libera. “Amore mio, ascoltami. Prendi un bel respiro e calmati.
Prima di tutto, siete solo voi tre in casa?” chiese la madre. –Non penso. Se non ho capito male ci sono anche Liam e Niall…-, farfugliò.
“Ecco. Conosciamo entrambi Liam. Non permetterà mai che si facciano del male seriamente. Stai tranquillo piccolo mio…”.
Harry annuì, come se sua madre lo potesse vedere. –Ora vado, scendo di sotto. Grazie mamma. Ti voglio bene…-, mormorò tirando su con il naso.
Anne, dall’altro capo del telefono, sorrise teneramente. “Anche io tesoro mio. Tanto.” rispose dolcemente.
Harry chiuse la chiamata, lasciando il cellulare sul letto. Respirò profondamente,
scrollandosi di dosso le coperte che lo avvolgevano ed asciugandosi le lacrime che si erano fermate sulle guance.
Aprì la porta della camera da letto e fu come se tutto aumentasse di volume, giungesse più amplificato alle sue orecchie.
Sentiva chiaramente ogni ringhio, ogni gemito, ogni pugno ed anche ogni spostamento d’aria che questo anticipava.
–Ragazzi, fermi! Smettetela!-, sentì esclamare la voce di Liam. –No, fino a che lui non chiede scusa!-, ringhiò Zayn, furioso.
–Scusa per cosa? Per aver detto la verità?!-. La voce di Louis era diversa. Piena di rabbia, ma anche disperazione, e sembrava avesse la bocca gonfia.
Un altro pugno, più forte, un gemito di Louis che gli giunse maledettamente nitido, come fosse già stato in salotto.
–Zayn, cazzo, fermati! Così lo ammazzi!!-. La voce di Niall era inferma, tremante. Stava piangendo.
E per arrivare a pronunciare una frase del genere, quel ‘così lo ammazzi’ voleva dire che il mulatto gliele stava dando veramente forte.
Scese di corsa le scale, trovandosi in poco tempo al piano di sotto, in salotto. Trattenne per un attimo il fiato,
trovando Liam completamente spalmato su Zayn per tenerlo fermo, Niall in un angolo che piangeva come un bambino e Louis a terra, ansimante,
il volto gonfio e sanguinante, messo molto peggio di quello del moro. Provava ad alzarsi, ma le braccia non gli reggevano e ricadeva a terra ogni volta.
–Basta, smettetela!-, esclamò per farsi sentire. Tutti e quattro si voltarono verso di lui e Liam sgranò gli occhi nel vedere quelli del riccio rossi e gonfi di lacrime.
–Harry…perché piangi? Che succede?-, domandò sconcertato. –Piango perché non voglio che vi picchiate!
Non è giusto fare così!-, urlò guardando prima Zayn e poi Louis. Questo lo guardava quasi scostante,
ma il piccolo riuscì a vedere perfettamente il lampo di preoccupazione che gli attraversò lo sguardo, scoprendo i suoi smeraldi lucidi.
Si avvicinò a Niall, che singhiozzava in silenzio, nascosto, tentando di farsi piccolo. –Guardate come è spaventato Niall.
E voi state a picchiarvi, sapendo l’effetto che queste cose hanno su di lui. Dovreste vergognarvi!!-, sbottò chinandosi accanto all’irlandese.
Gli asciugò le lacrime con i pollici, abbracciandolo subito dopo. Il piccolo biondo si strinse a lui, farfugliando –Ho provato a fermarli…
Ma non mi ascoltavano… Mi dispiace…-. Il riccio gli accarezzò i capelli dolcemente, facendolo tranquillizzare.
Quando si fu calmato lo lasciò andare e si diresse verso gli altri. –Voi dovreste parlare! Picchiarsi non è la soluzione adatta!
E voi vi ritenete maturi, certo!-, li sfotté arrabbiato. Finalmente Louis riuscì ad issarsi in piedi, barcollando leggermente,
appoggiandosi allo schienale di uno dei divani. –Dillo al tuo amico. È lui che ha cominciato…-, biascicò, il sangue che colava dal labbro inferiore.
–Già, ho cominciato io. Ma tu mi hai provocato. Comunque ora Harry è qui, perché non ci dai spiegazioni? Eh?!-, disse Zayn,
sfidando il ventenne con lo sguardo. Louis lo ricambiò, per poi spostarlo sul diciottenne ed abbassarlo, mormorando –Non c’è niente da spiegare…-.
–No, certo. Sono stato io a scrivere su Twitter che la mia relazione è solo una stronzata, già! Non sei certo tu quello che deve dare spiegazioni,
ha sbagliato persona.-, commentò il riccio, sarcastico, asciugandosi gli occhi e tirando su con il naso.
Il maggiore lo guardò fermamente, serio, in modo freddo. –Non devo spiegare niente, ripeto. Ho fatto una cosa che mi sentivo di fare,
non devo aggiungere nient’altro.-, spiegò semplicemente, sfidando anche il riccio con lo sguardo.
Harry sentì un fremito lungo la spina dorsale a quelle parole così fredde, prive di sentimenti. Non sembrava il solito Louis, quello caloroso,
quello che lo aveva fatto sentire al sicuro tutta la notte, abbracciandolo dopo aver fatto l’amore senza interruzione per quattro volte di fila.
–Louis ti rendi conto di quello che hai fatto? Hai detto che la nostra relazione è una stronzata!! Una stronzata, capisci?!
Con questo dimostri che di me, di noi, non te ne frega niente!-, gridò, senza riuscire a trattenere qualche lacrima. –Non è vero questo!
Dovete smetterla di pensare che non me ne freghi di niente e di nessuno! Se apriste gli occhi anzi che attaccarmi subito vedreste quanto anche io soffra!
Piantatela di accusarmi! Sono stanco di non essere capito!-, urlò anche il maggiore, che quasi volendo imitare il riccio fece scendere calde lacrime dai suoi occhi.
Nessuno disse niente. Niall singhiozzava piano nell’angolo, Liam, che aveva lasciato Zayn, li guardava attentamente,
il mulatto fissava in cagnesco il maggiore e i due amanti si guardavano negli occhi, piangendo silenziosamente.
Con uno scatto improvviso Louis si voltò afferrò le chiavi ed uscì di casa, sbattendo violentemente la porta.
Harry lo seguì subito dopo, uscendo, trovandolo a metà vialetto, camminando scalzo sotto la pioggia incessante, le Toms in una mano.
–Dove vai?!-, gli urlò per farsi sentire. Il maggiore si fermò, girandosi verso di lui, rispondendo –Non ne ho idea!
Probabilmente ad ammazzarmi, dato che qui nessuno cerca di capirmi!-. Ad Harry mancò un battito.
In una situazione normale avrebbe creduto scherzasse, ma c’era qualcosa nei suoi occhi, probabilmente le lacrime,
che lo convincevano della veridicità di quelle atroci parole. –Non fare cazzate! Vieni qui e parliamone!-, lo ammonì il diciottenne.
–Parlarne?! È fin ora che provo a parlare e subito mi date contro!!-, gli rispose il ventenne, oramai sul punto di scoppiare.
–Non farlo Lou…-, mormorò il riccio, non certo però che l’altro lo avesse sentito. Ed invece, per quanto sembrasse strano,
quella piccola frase gli era arrivata nitida alle orecchie, costringendolo ad abbassare lo sguardo perché non in grado di sostenere quello dell’altro.
–Per favore… Resta con me…-, continuò Harry, singhiozzando appena. Per quanto fosse ferito dal suo comportamento,
l’idea di perderlo per sempre lo terrorizzava, lo faceva stare male. –Io ti amo…-, disse ancora ed era vero. Assolutamente vero.
Louis cedette, lasciò scarpe e chiavi, inginocchiandosi a terra. Il riccio lo raggiunse di corsa, sotto l’acqua, abbracciandolo e tenendolo stretto.
Il maggiore pianse, pianse come mai aveva fatto in vita sua, abbracciato all’unica persona che amava davvero. –Sono stanco…
Sono tanto stanco di tutto questo…-, singhiozzò, stringendo forte le spalle del ragazzo. Questo gli accarezzò i capelli bagnati,
baciandoglieli dolcemente, rendendosi conto di quanto l’acqua risaltasse il profumo che gli lasciava lo shampoo. Era il suo, quello a miele e cocco.
Lo aveva usato anche quella mattina. –Perdonami… Ti prego, perdonami…-, continuò con il tono di voce rotto dal pianto.
–Si. Ti perdono Lou, anche se lo avevo già fatto. Stai tranquillo però…-, lo rassicurò Harry, alzandogli il volto per portarlo all’altezza del suo.
Lo baciò con dolcezza, con amore, tutti sentimenti che il maggiore sentiva di non meritarsi. Il riccio gli leccò appena il labbro inferiore,
per chiedere accesso alla sua bocca, e subito fu accontentato. Si baciarono per minuti interminabili, perché quello era il loro modo di scusarsi,
di dimostrarsi l’amore. Con i gesti. Nessuno dei due era bravo con le parole. Certo, si ispiravano l’un l’altro per scrivere le canzoni del nuovo album,
ma quando poi dovevano dirsi parole di quel genere per provare i loro sentimenti, entrambi si bloccavano, non sapendo mai come continuare.
Sempre baciandosi si spostarono nell’erba morbida del giardino, lontano dal cancello e dagli sguardi indiscreti di possibili passanti,
per poi sdraiarsi lì, uno sull’altro, Louis sopra Harry. E fecero l’amore lì, tra quei fili verdi, bagnati dalla fredda pioggia di primo autunno,
illuminati dai lampi che squarciavano il cielo, senza però emettere tuoni. Per alcuni potrebbe essere impensabile fare l’amore in un posto del genere.
Non per loro. A loro non importava dove, come o quando. A loro importava solo di amarsi. Nel frattempo, all’interno di casa loro,
Liam, Zayn e Niall avevano assistito a tutta la scena da una delle finestre, nascosti dalla tendina in pizzo che vi era appesa.
Non appena li avevano visti cominciare a togliersi i primi indumenti avevano serrato gli occhi di scatto e si erano allontanati, per lasciargli spazio, intimità.
Si erano rintanati in cucina, Liam a medicare i tagli di Zayn e Niall a mangiucchiare qualcosa trovato nel frigo. Il mulatto, riflettendo un po’,
aveva capito di aver esagerato con i pugni a Louis, che infondo non li meritava. O almeno non così forti, ecco. Si sentivano in colpa tutti e tre,
per non aver provato a capire anche il maggiore, oltre che al riccio, ed avergli dato subito contro. Infatti, non appena i due innamorati furono rientrati dentro,
per fortuna vestiti, si scusarono con lui, a capo chino, mortificati. Louis ovviamente li scusò, sorridendo,
avvisando Liam che la felpa gliela avrebbe riportata il giorno dopo, lavata e stirata, prima che questo se ne tornasse a casa con il biondo e il moro.
Una volta rimasti soli, come i due stupidi ed innamorati adolescenti qual’erano, corsero su per le scale, ridendo,
tenendosi per mano e raggiungendo la loro stanza. Si buttarono sul letto, bagnandolo completamente e riprendendo ciò che avevano fatto fuori.
Si baciarono, si accarezzarono, si amarono come probabilmente non avevano mai fatto. Harry non sentì dolore quando Louis si spinse in lui,
diversamente dal solito. Si sentì solo felice, completo ed appagato. Vennero insieme, il nome di uno urlato dall’altro,
per poi stringersi in un abbraccio carico di sentimenti, di parole non dette, carico di amore. Nascosti sotto il lenzuolo bianco, candido,
si guardarono negli occhi, verde nell’azzurro, intrecciando le dita di una mano e scambiandosi teneri baci a fior di labbra. –Ti amo.
E mi spiace tantissimo per quello che ho fatto…-, mormorò Louis, gli occhi lucidi. –Shh. Anche io, ti amo tanto. E non ti devi preoccupare.
È passato.-, lo rassicurò Harry, posandogli l’indice sulle labbra. Prontamente il maggiore gli baciò il polpastrello, provocandolo,
leccandolo appena con la punta della lingua, facendo nascere lungo la schiena del più piccolino tanti brividi.
–E comunque le fan se ne dimenticheranno presto, vedrai…-, lo rassicurò il riccio, sdraiandosi sul suo petto, baciandolo languidamente.
Il ventenne gli cinse la vita con le mani, ricambiando il bacio con altrettanta passione, sentendo uno dei grossi palmi del riccio scendere verso il suo inguine.
–No, non credo…-, riuscì a rispondere, prima che la mano di Harry gli facesse perdere ogni connessione con la realtà.
 
 
 
24 settembre 2012, Germania
 
Erano già due ore che stavano seduti a quel tavolo, a firmare mini poster raffiguranti la copertina del loro nuovo album,
Take Me Home, e non si sentivano più le mani. Inoltre credevano che sarebbero diventati sordi con tutte quelle urla da parte delle fan.
Alcune gli dicevano ‘I love you’ ma il loro accento era praticamente inudibile, per non parlare del fatto che non capivano una mazza
quando si mettevano ad iperventilare in tedesco. Potevano anche mandarli a cagare, loro avrebbero sorriso e ringraziato.
Harry, dopo tanto tempo, era finalmente riuscito a sedersi accanto a Louis e con la scusa di passargli il foglietto da
autografare gli sfiorava la mano ogni volta. Prima dell’inizio della signing,
il maggiore gli aveva preso la mano sinistra e gli aveva disegnato una L con il pennarello nero, come prova che fosse solo suo.
Non riusciva a smettere di sorridere, non tanto per le fan. Sorrideva per quella dimostrazione di possessività. Si sentiva suo e ne era felice.
Venne risvegliato dai suoi pensieri a causa di una fan, che aveva urlato ben venti volte in dieci secondi  -I LOVE YOU!-, senza mai interrompersi.
La guardò e sorrise, sentendola urlare più forte. Sempre sgolandosi porse un palloncino rosso, a forma di cuore, al ragazzo accanto a lui.
Su di esso c’era scritto qualcosa, ma non riuscì a leggerlo in tempo prima che Louis lo mettesse da parte.
Quando la ragazza se ne fu andata, il riccio si avvicinò al ventenne, chiedendogli piano –Cosa c’era scritto?-.
Louis sorrise appena, rispondendo –I Ship the Bullshit.-. Sul volto di Harry comparve un sorriso a trentadue denti che
proprio non riuscì a nascondere. –Te lo avevo detto io che non se ne sarebbero dimenticate presto…-, gli mormorò Lou all’orecchio,
prima di tornare a sorridere e firmare copertine. Ed Harry sentì qualcosa dentro di sé,
un calore insolito nascere proprio dove era situato il cuore per poi irradiarsi lungo tutto il corpo.
Sentiva che quello era l’inizio di qualcosa ancora più forte dell’amore provato prima, ne era sicuro.
Sarebbe cambiato tutto, in meglio, si sarebbe adattato tutto a loro. E c’era un motivo ben preciso. Lo diceva anche il suo tatuaggio.
Perché in fondo lui non poteva cambiare.


#angolo Kikka
Ok, come molte altre questa One Shot è nata dal tweet di ‘Louis’.
Io sono convintissima che sia stato il management perché non avrebbe mai fatto una cosa del genere al suo piccolino.
Comunque, questo è ciò che è uscito. Chiedo scusa per gli errori che sicuramente troverete e vi lascio il mio twitter
se per caso volete chiedere qualcosa o anche mandarmi a cagare : Bravery / @BullshitIsReal
Un bacio a tutti
Kikka





 

  
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