Piccoli vicoli, accerchiati dall'ombra di antichi palazzi, emergono dalla città invasa da luce cocente che questa terra, tutta fatta dall'uomo, dai suoi sudori, dalle sue fatiche, per secoli e secoli, per generazioni umili e tenaci, splendida perché sempre sottovoce e mai a gola spiegata, con un'aria che l'avvolge come se fosse una sua atmosfera privata e non quella di tutti, con un cielo che è come una pittura a tempera, che quando è limpido traspare, e quando non è limpido reca nuvole di panno e di feltro, dense, quasi non contenessero pioggia né grandine né neve, ma fossero l'esatto contrappeso aereo di questa terra secca e dura.
Io la guardo, in una giornata che sembra di vedere anche attraverso le montagne azzurrine, così azzurre là all'orizzonte, così limpide all'orizzonte: è fresco ancora, il grano sembra tratteggiato a mano, come quando da bambini si fa le aste, e le viti non hanno messo, e gli ulivi vengono potati, diradati, sembrano fatti di fiato più che di foglie: e mi dico, ma è proprio vero che queste cose non debbano dir niente più a nessuno? Che non ci sia tempo per fermarsi a guardare? Fermarsi a guardare delle cose che non cercano di farsi guardare, e non sembra neppure che siano fatte per essere guardate: sono filari, sono cipressi, sono prati, sono campi lavorati. C'è una ragione in tutto questo, uno scopo, un utile. E tu invece li guardi, ti fermi lì quasi a bocca aperta, come fosse uno spettacolo meraviglioso. Ed è uno spettacolo meraviglioso: un attimo di sospensione, uno jato felice fra ieri e domani, in cui ad un tratto l'oggi t'attraversa e si ferma: qualcosa che merita di essere vissuto.
Né
si consuma. Quel paesaggio fatato che tanto ho amato ora brucia, si
consuma nel fuoco caldo. Urla, dolore, nell'aria non c'è
altro se
non la disperazione e mentre tutti scappano io corro verso il fuoco.
Corro per salvare quella città che tanto ho amato ma
all'improvviso... una voce.
<< Judith !!>> Mi volto
attorno per capire da dove provenga .
<< Judith ti prego>>
d'istinto corro verso la voce, in mezzo al fuoco e la voce si fa
sempre più forte.
<< Judith aiutami>> quella voce mi
è così familiare ma non capisco di chi
è, corro e appena svolto
l'angolo una luce accecante mi annebbia la mente.
******
Mi
alzo di scatto. Sono tutta sudata. Il fuoco era attorno a me e ora...
niente. Attorno a me solo la sala della mia nuova casa. Mi alzo
indecisa dal divano su cui mi sono addormentata e esco tra la natura
per tranquillizzarmi un pò in mezzo al mio essere, la natura.
Le
forze degli alberi e dei prati entra in me e riesco a concentrarmi e
quietarmi. Era un brutto sogno, non poteva essere altro. Guardai
l'orologio li in casa e mi accorsi di essere in ritardo.Presi lo
zaino di scuola ci infilai dentro un portafoglio con dei soldi e
richiamai lo Shytal a me. In un attimo mi ritrovai nel piazzale della
scuola. Mi avviai verso la mia classe appena entrata e notai che la
porta era già chiusa. Bussai e quando mi diedero il permesso
di
entrare mi ritrovai la professoressa De Togni davanti.
<<
Sei in ritardo Judith>>
<< Mi scusi professoressa>>
Andai di corsa al mio banco dove Eric gia scuoteva la testa
divertito.
<< Allora incominciamo ora la lezione visto che
ci siamo tutti. Ho programmato un test di chimica venerdì
14, uno di
chimica industriale lunedì 17 e impianti di chimica
mercoledì 19.>>
si alzò un coro di no e io sobbalzai spaventata mentre Eric
mi
fissava. Quell'umano mi metteva in soggezione, ero sempre agitata
vicino a lui e non mi piaceva questa nuova sensazione.
<<
Non vi lamentate se no vi metto tutti i test lo stesso giorno
così
diventerete matti per lo studio. Judith sarò più
comprensiva con te
perchè devi studiarti tutto il programma dei 4 anni
precedenti ma
cerca di impegnarti ok?>> Sorrise la professoressa a un
mio
cenno e poi andò alla lavagna per iniziare a spiegare il
primo
argomento dell'anno. Io non presi appunti ascoltando attentamente la
lezione mentre affianco a me Eric scriveva tutto.
<<
cavoli sono rimasto indietro, cos'ha detto ora sul
fermentatore?>>
Eric sbuffò infastidito e io ripescai nella mia mente la
frase detta
dalla professoressa mentre con un'orecchio continuavo ad ascoltare la
lezione.
<< Il fermentatore, proprio come la parola
suggerisce, è un contenitore, salubre e generalmente isolato
dall'ambiente esterno, in cui avviene un processo ossidativo
anaerobico svolto da numerosi organismi a carico di
carboidrati
o raramente di amminoacidi per la produzione di energia necessaria
alla loro sopravvivenza.>> Eric mi guardò
sbalordito e scrisse
imediatamente la frase mentre io continuavo a seguire la lezione.
Rimase ancora due o tre volte indietro e io gli ripetei la frase
senza problema. Al suono della campanella dopo due ore di chimica
tutti si prepararono ad uscire dall'aula, feci per alzarmi ma Eric mi
fermo tenendomi per il polso. Dentro di me sentii di nuovo
quell'enorme agitazione e per un'attimo ci fissammo negli occhi.
<<
grazie>>
<< di niente Eric>> Ci alzammo e ci
dirigemmo verso il corridoio. Quando uscii notai uno strano sorriso
di Amanda ma non ci badai concentrata com'ero a tranquillizzarmi.
Passarono le ore tranquillamente mentre ripetevo a Eric le frasi dei
professori e ascoltando tutto ciò che dicevano. Imparai come
si
produceva la birra e successivamente come analizzare un campione di
acqua da un punto di vista microbiologico. Suonò
la campanella
e uscimmo tutti dall'edificio.
<< Allora ragazze pronte per
lo shopping?>> Amanda sbuffò mentre io feci
cenno di si con la
testa.
<< venite a mangiare con noi ragazzi? Mc donald come
ieri?>> Chiese Amanda e io sperai dentro di me che
venissero,
non sapevo perchè ma volevo che Eric e Matteo ci
fossero.Eric mi
fissò un attimo e io abbassai lo sguardo incapace di
sostenerlo.
<<
Certo veniamo anche noi a pranzo>> anche Eric
abbassò lo
sguardo e ci dirigemmo tutti verso il centro. Io presi le mie solite
patatine maxi e poi ci sedemmo al tavolo. Quelle patatine erano una
droga per me, buonissime, saporite, ogni boccone mi mandava proprio
in estasi. Sentii delle risate vicino a me e quando riaprii gli occhi
vidi Eric che sorrideva di nascosto.
<< Vuoi provare
questo?>> Mi porse un boccone dorato e io lo assaggiai. O
mio
dio !! Erano dei bocconi buonissimi, speziati, caldi, dolci
contemporaneamente. Sorrisi estasiata da quel gusto mentre eric
scuoteva la testa sorridendo.
<< Sei proprio strana>>
Io lo guardai offesa . Non ero normale ai suoi occhi. Cosa avevo
sbagliato? Lui capii subito i miei pensieri e si sporse verso di me
per rassicurarmi
<< Non era un'offesa >> sorrise e io
feci lo stesso.. finimmo di mangiare tranquillamente e poi salutammo
i ragazzi mentre Eric ancora mi fissava divertito.
<<
qualcuno ha fatto colpo>> Amanda sorrise dicendolo e io
non
capii cosa volesse dire.
<< cosa?>>
<< Ma dai
Judith, Eric ti mangia con gli occhi>> disse poi Nicole e
io
ancora non capii cosa volessero dire. Io non ero commestibile per gli
umani, oppure si?
<< Judith tu piaci a Eric secondo me>>
Ecco ora Amanda era stata chiara, e io scossi la testa decisa.
<<
no è stato solo gentile>> non potevo piacere a
un'umano, io
sarei tornata dai Crystal e non potevo legarmi qui sulla terra.
<<
dai andiamo a fare schopping.>> ci avviammo verso via
Mazzini e
subito entrammo nei negozi.
<< pronta per la tortura?>>
mi chiede Amanda mettendosi la borsa a tracolla. La guardo un attimo
e, dopo aver alzato gli occhi al cielo, le sorrido. Nicole mi da
un’occhiata alla svelta, facendomi fare un giro sul posto e
inizia
a tirare un sacco di roba giù dagli scaffali. Povere le
commesse che
avrebbero dovuto rimettere tutto a posto!
Era incredibilmente
selettiva e molto rapida. Incomprensibile come entrambi questi
aggettivi potessero permettersi il lusso di viaggiare in coppia.
Prendo una maglietta dal mucchio di roba che ha depositato, anzi
no… lanciato, su un bancone e leggo la marca
sull’etichetta del
collo: Dolce & Gabbana. Da quel che avevo letto era una delle
marche più costose di vestiti tra gli umani, ma il prezzo
indicava
solo 6 euro.
<< abituatici, amica mia. Solo Nicole riesce a
scovare così tanti vestiti in un negozio solo e che costano
così
poco anche se sono firmati>> dice Amanda appoggiandosi a
uno
scaffale. Le sorrisi voltandomi poi a guardare Nicole e
vedendola intenta a tornare al bancone con le braccia cariche di
magliette e jeans.
<< ok…ora chiuditi in camerino e
prova>> mi dice Nicole, arrivando trafelata con
un’altra
bracciata di abiti.
<< c’era proprio bisogno di
correre?>> le chiedo divertita, cercando di non mostrarmi
sconvolta da tutti quei vestiti. Istintivamente butto
un’occhiata
ad Amanda che mi sorride con i pollici alzati. Ma subito nicole diete
una montagna di vestiti anche a lei.
<< Prova anche tu
dai!>> Disse Nicole con tono autoritario e amanda
sbuffando si
chiuse in camerino.
<< Comunque si Judith, sono pezzi unici.
Taglie uniche, soprattutto. Tu non hai idea di come ci si
ammazza per
questi pezzi>> dice soddisfatta di sé stessa e
spingendomi nel
camerino con un paio di jeans e una maglietta appoggiati al braccio.
<< Nicole, siamo in un negozio di vestiti. È
uso comune
pensare che ci sia più di una taglia>> le dice
amanda da
dietro la tenda mentre mi sfilo i miei vestiti per indosse un paio
di jeans scuri e un po’ strappati sulle
cosce e le
ginocchia. D&G anche questi.
<< Signore, perdonala
perché non sa di cosa parla. Amanda, questi sono tutti pezzi
di
collezioni che sono state portate in passerella. Ce ne potrebbe
essere qualcuno della stagione appena finita o delle seconde scelte.
E bada che per seconda scelta, in questo negozio, significa un filo
tirato o un bottone un po’ lento. In quel caso è
una tombola,
perché una maglietta la paghi anche 6 euro e con dieci
minuti di
pazienza, con ausilio di ago e filo, torna a valertene
60>>
dice la sua voce attutita dalla tenda del camerino. Sia io che Amanda
uscimmo dal camerino e sottostammo all'occhio esperto di Nicole.
<<
allora? Che ne dici?>> mi chiede guardandomi critica, per
poi
aprirsi in un grande sorriso.
<< di cosa?>> le chiedo
tornando alla realtà. Ero troppo persa nell'osservare il
modo in cui
battibeccavano le due amiche.
<< beh…dell’abbinamento.
Guardati>>. Mi fa voltare verso lo specchio del camerino.
Sto
bene.
<< per me stai benissimo >> dice la voce di
Nicole << allora? Scelto?>> mi
chiede appena si
accorge della mia indecisione.Mi fa provare altri vestiti e quando
fini con la montagna di cose che aveva portato sorrisi alla mia nuova
amica.
<< prendo tutto quanto. Non so come tu abbia fatto
ma non c’è una cosa che non mi piaccia o non mi
entri>>
le dico raccogliendo tutta la roba per portarla alla cassa.
<<
deformazione genetica. Mia madre era una sarta. Lei mi ha insegnato
ad avere occhio per le riparazioni e per la roba che vale la pena
comprare. E anche per il divertimento in questo genere di
caccia>>
dice sorridente, prendendomi un po’ di roba dalle braccia. Ci
incamminammo verso la cassa, io con montagne di cose e amanda con un
solo vestito. Pagai sotto lo sguardo stupito delle ragazze per
così
tanti soldi e uscimmo con i nostri sacchetti.
<< Amanda ma
tu hai preso solo un vestito ?>> chiesi cercando di non
avere
un tono offensivo.
<< Non ti preoccupare Judith tanto siamo
solo al primo negozio e ce ne sono ancora tanti>> Io la
guardai
stupita. Io pensavo che le nostre compere fossere finite li mentre
era solo il primo negozio.
<< Te l'avevo detto che era una
tortura>> disse sorridendo Amanda. Passammo
così le due ore
dopo, tra un negozio all'altro.
<< O mio dio…Judith guarda
che amore questo vestito! Ti starebbe da favola addosso! >
esclamò
Nicole lanciandomi un vestito corto nero.
<< Ehm Nicole? Non
credo sia un vestito adatto da indossare a scuola>>
<<
Cosa? Ma io ti sto prendendo anche vestiti per uscire la sera con gli
amici>> Io guardai un attimo il vestito e poi lei.
<< Io
non ho amici qui a Verona con cui uscire la sera>> dissi
abbassando gli occhi sul vestito,lei si avvicinò a me e
anche Amanda
che mi poggiò una mano sulla spalla.
<< Noi siamo tue
amiche ormai sei del nostro gruppo>> Le sorrisi felice,
avevo
delle amiche e era una cosa nuova per me. Sentì subito
crescere la
felicità in me e mi accorsi di stare bene con loro, certo
dovevo
ancora scoprire cosa fosse l'amicizia ma avrei potuto farlo con
loro.
<< Comunque questo lo prendi>> disse Nicole
e io
le sorrisi annuendo.
<< Ok…vediamo questo…
>>
disse poi dandomi un vestito verde acqua molto carino, lungo fino a
poco prima delle ginocchia, senza spalline e con l’elastico
fatto
con fronzoli: un amore << questo te lo provi senza fare
storie
ok? >> aggiunse.
<< Ok capo! >> esclamai ridendo mentre
mi avviavo verso il camerino di fianco a quello di Amanda.
Indossato
il vestito uscii nell’esatto momento in cui uscii Amanda: lei
indossava un vestito di seta corto a maniche lunghe, grigio e con la
schiena scoperta.
<< Amanda sei bellissima! >> le
dissi incantata da come stava bene con quel vestito e da come lo
indossava con naturalezza.
<< Anche tu Judith! Cavolo sei
divina vestita così! Non puoi non comprarlo!
>> disse
Amanda.
<< Concordo pienamente con quello che ha detto
Amanda! >> esclamò Nicole.
<< Beh…effettivamente è
veramente bello… >> Dissi osservandomi allo
specchio. Ero
davvero carina con quel vestito.
<< Non preoccuparti per il
costo! Viene quaranta euro ma fidati che è un affare!
>
<<
Oh andiamo! Lo prendo! >>
<< Sì! Bravissima! E ora
passiamo alle scarpe!>>
Oddio a quella frase mi sentii
stanchissima, avevo milioni di borse , con tutti i vestiti che mi
aveva fatto provare Nicole e dovevamo ancora comprare le scarpe?
Girammo non so quanti negozi di scarpe. Nicole in ogni negozio in cui
entrammo comprò qualcosa. Era divertente andare in giro con
loro,
perché provavano di tutto, anche le cose più
strane giusto per
farsi quattro risate. Io, invece, mi limitai a provare e comprare
solo tre paia di scarpe che mi mostrò Nicole. Avessi preso
piò cose
non avrei potuto portarle a casa piena come ero di sacchetti. Uscii
con le mie scarpe, seguita a ruota da Amanda e Nicole.
Nicole
propose di passare anche per i negozi di intimo, ma siccome erano
ormai le 7 di sera Amanda bloccò l'amica subito.
<< Nicole è
tradissimo e poi guarda Judith poveretta ha un milione di sacchetti,
per l'intimo e le scarpe andremo un altro giorno ok?>>
Nicole
fece cenno di si con la testa e io sorrisi grata ad Amanda. Tornammo
al piazzale della scuola dove avevano lasciato la macchina le mie
amiche.
<< allora hai capito perchè dicevo che era una
torura?>> Mi chiese Amanda e io non potei fare a meno di
dire
di si sorridendo. Nicole ci salutò subito e parti verso casa
con la
macchina visto che era in ritardo, mentre io rimasi ancora un
pò li
con Amanda.
<< Vuoi un passaggio Judith>> Pensai che
ormai riuscivo a
mimetizzarmi bene con gli umani e forse avrei potuto provare ad avere
un'amicizia vera, così decisi di accettare.
<< Si grazie, però solo se ti fermi a mangiare
da
me>> Le proposi e lei fece cenno di si, però
prima
tirò fuori un aggeggio rettangolare piccolo e ci
parlò
dentro, allora riconobbi il cellulare, una delle ultime invenzioni in
quel mondo. Sentii che disse a sua mamma che mangiava fuori e poi la
salutò. Misi tutti i pacchetti nel baule della sua macchina
e
poi partì con lei. Indicargli la strada mi distrasse dal
star
male al pensiero di tutta la natura che moriva attorno a noi
così Amanda lo scambiò solo per un semplice mal
d'auto. Arrivammo al cancello e io schiacciai il pulsantino per
aprirlo. Vidi
Amanda guidare con la bocca aperta incantata quanto me dal giardino e
da quella casa.
<< Judith questa casa è
stupenda>> disse una volta scese dall'auto.
<< Io l'ho presa solo per il giardino, me l'ha fatta
vedere Eric
>> Dissi e Amanda sorrise maliziosa e io la ignorai.
Entrammo in
casa con tutti i miei sacchetti e le feci fare un giro della casa, fino
alla mia camera dove gli indicai la porticina. Quando la
aprì si
ritrovò davanti la cabina armadio e si girò
attorno
dentro quella stanzetta sorridente.
<< E' la casa dei sogni Judith... Come ti invidio. Ma i
tuoi
genitori dove sono?>> Decisi che era meglio utilizzare la
stessa
scusa che avevo detto a Eric se nò avrei rischiato di essere
smascherata.
<< I miei sono in viaggio per lavoro quindi sono da sola
in casa.
Mettiamo i vestiti a posto e poi prepariamo da mangiare
?>>
Proposi e lei fece cenno di si con la testa. Volevo sapere di
più su quella ragazza e poi dovevo farla chiacchierare se no
non
ero ancora esperta per mantenere una conversazione incentrata su di me.
<< beh amanda raccontami di te>> Le chiesi
sorridendo
mentre sistemavo un vestito bianco senza spalline nell'armadio
<<
anche tu stai anctipatica alla professoressa Giordano>>
dissi
scherzando, la vidi ridere e riusci nel mio intento di farla parlare.
Mi raccontò di come la professoressa ce l'avesse poco con
lei in
quanto sua sorella maggiore era la studente modello di quella scuola e
fatalità aveva la stessa professoressa. Le chiesi della sua
famiglia allora e mi parlò di sua sorella Giulia di suo
fratello
Riccardo e dei suoi genitori Elisabetta e Sergio. Mi
raccontò di
quando suo fratello più piccolo di lei giocava con i suoi
capelli e di come l'avere dieci anni di differenza la facesse sentire
un pò come la seconda mamma per Riccardo. Passò
poi a
raccontarmi di sua sorella e dei suoi amici e si fermò
quando
nominò Matteo il nostro compagno di classe che faceva parte
degli amici di sua sorella. Stava mettendo l'ultimo paio di jeans
nell'armadio e aveva un sorriso triste quindi cambiai argomento. Non
sapevo come mai avesse avuto quella reazione ma se non voleva parlarne
non avevo alcun diritto di chiederglielo.
<< Sono ormai le 8 che dici andiamo a prepare da
mangiare?>> Le chiesi e scesi un cucina mentre lei mi
seguiva
silenziosa.
<< Io non sono per niente capace di cucinare
>> Le dissi
maledicendomi per non aver letto niente sulla cucina , infondo
è
strano che una ragazza di 18 anni non sapesse fare niente. Quanto meno
era sospettoso, sperai con tutta me stessa che non facesse osservazione.
<< Non ti preoccupare faccio io basta che mi dici dove
sono le
pentole e la pasta>> Le indicai due ante dell'armadio
nella
stanza e la studiai mentre riempiva una pentola di acqua accendeva il
fuoco e metteva a scaldare. Quando ebbe finito si girò con
uno
sguardo strano.
<< Sai a me.. piace .. Matteo>> Disse
esitante e io non
aggiunsi niente non sapendo come comportarmi o cosa dire, mi
guardò poi decisa continuando.
<< Lo so , sono pazza. Lui ci prova con tutte
è un
donnaiolo, non uno da ragazza fissa eppure il mio cuore mi dice che lui
è quello giusto. Non so mai come comportarmi con lui e non
so come
fargli capire i miei sentimenti e allora maschero il mio amore per lui
scherzando come un'amica . Come ieri che avrei voluto baciarlo a
ricreazione ma alla fine gli ho tirato una guancia scherzando. Non so
mai cosa fare con lui e poi è un amico di mia sorella e
sarebbe
comunque tutto difficile.>> Io mi avvicinai a lei
mettendole una
mano sulla spalla.
<< Non preoccuparti , capirai cosa fare con il
tempo>> Le
dissi spinta da un sincero affetto. Lei sorrise e poi strofinandosi gli
occhi lucidi mi fece un sorriso. Cambiai subito argomento e rimanemmo
tutta la serata a parlare mentre mangiavamo. Scoprii così
dove
abitava , che faceva sport e giocava a pallavolo e riusci a farmi
promettere addirittura che un giorno di questi sarei andata con lei a
uno dei suoi allenamenti per provare quello sport. Erano
ormai le
10 di sera quando la accompagnai all'ingresso.
<< Grazie della serata Judith mi sono divertita
molto>> Le sorrisi .
<< Anche io Amanda davvero>> Le stavo per
porgere la mano
per salutarla come quando l'avevo conosciuta ma lei mi
abbracciò di slanciò. Provai un attimo di stupore
alle
emozioni date da quella ragazza che mi abbracciava e dopo un poco la
abbracciai anche io. La salutai con la mano mentre sali in macchina e
partì . Ero felice, contenta della serata passata e mi
accorsi
di provare una strana sensazione per quella ragazza. Andai a dormire
riflettendo ancora un pò su quelle emozioni e riuscii a
capirle
prima di assopirmi.
Forse era quella l'AMICIZIA.