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Autore: denna    14/10/2012    2 recensioni
Fanfiction che nasce dalla lettura del capitolo 500 e dalla domanda che ne è scaturita subito dopo.
E se quella spada fosse Pantera?
SPOILER!
Questa fic è ambientata in un momento immediatamente successivo all'invasione della Soul Society.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo, Neliel Tu Oderschvank, Urahara Kisuke
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Bounaseeeeraaa! Come va? Non vi aspettavate che tornassi, eh? Nemmeno io, in realtà… Ma ultimamente ho passato un periodo piuttosto… Bleah (non bleach! XD) e come al solito, ho deciso di sfogarmi un po’e, come al solito, sarete voi a farne le spese! XD
Buona lettura, spero vi piaccia ;)

Part 6

 


Da quando la mocciosa era tornata adulta, erano cambiate molte cose.
Primo: niente più odiosi piagnistei. Grazie al cielo.
Secondo: niente più inseguimenti con Jinta. Ma non ne sentiva la mancanza: la tipa picchiava da far paura, come aveva scoperto a sue spese quando aveva ingoiato e rispedito indietro il Cero che aveva lanciato contro il ragazzino. Una battaglia ad armi pari era molto più eccitante.
Terzo: nuovi e agguerriti litigi con Kurosaki riguardanti argomenti che avrebbe preferito tenere per sè.
Affrettò rabbiosamente il passo, issandosi sulla spalla la pesante busta della spesa, scacciando i ricordi di quella che poteva essere definita una delle giornate più brutte della sua fittizia vita umana.

***

Ichigo correva a perdifiato lungo il corridoio, le parole dette da Tatsuki che ancora riecheggiavano nella sua testa.
“Il preside vuole vederti immediatamente, ha detto che è una cosa seria.”
Cosa poteva mai essere successo?
 Non aveva fatto nulla, a parte filarsela un paio di volte per andare a combattere qualche Hollow che si era avvicinato troppo alla scuola, ma era tutto nella norma. Se il richiamo non riguardava lui, forse era diretto a qualche studente che aveva a che fare con lui, o magari a un parente...
«Grimmjow…» ringhiò, mentre bussava alla porta della presidenza, trattenendosi a stento dal buttarla giù a calci.
Il preside lo fece entrare.
 Non fu sorpreso di trovare l’espada in piedi davanti alla scrivania, ma si stupì di vedere accanto a lui Nel.
Forse era stata lei a trovarlo- pensò
 Entrambi lo fissarono meravigliati. Il ragazzo ricambiò con un’occhiata altrettanto stupefatta.
«Kurosaki» esordì il preside con voce grave « Come vede, un altro suo parente è finito di nuovo in presidenza, stavolta per un motivo serio.»
Ichigo trasalì.
Oddio, alla fine aveva veramente ucciso qualcuno?
«Rischia una sospensione.» continuò l’uomo, distogliendolo dai suoi macabri pensieri
« Per cosa? Che hai fatto stavolta?» chiese il sostituto shinigami, rivolto all’azzurro, incerto sull’essere sollevato o meno.
Se rischiava una sospensione, non doveva essere poi così grave.
L’arrancar lo ignorò.
«Atti osceni in luogo pubblico.» rispose il preside.
«CHE!?» strillò il ragazzo, sicuro di aver capito male.
«I-in che senso atti osceni?» balbettò.
«Lui e la signorina Oderschvank sono stati sorpresi nello stanzino del bidello mentre erano sul punto di fornicare!» esclamò l’uomo, infastidito dall’ottusità del ragazzo.
«F-f…Ma ne è sicuro?» insistette il dio della morte, guardando i due espada, in cerca di aiuto e,magari, di un chiarimento che smentisse quell’accusa a dir poco assurda.
Aspettò che l’arrancar dai capelli azzurri facesse una smorfia schifata, dichiarando che certe cose non lo interessavano e che aveva di meglio da fare che copulare negli sgabuzzini.
Attese che l’ex espada spiegasse che era tutto un equivoco e che il bidello si era sbagliato.
Silenzio.
Grimmjow fissava il soffitto, Nel il pavimento.
Ichigo spalancò la bocca, schiacciato dal peso della verità.
« Creare problemi sembra essere un tratto distintivo della vostra famiglia, oltre alla propensione per i colori di capelli bizzarri.» commentò il preside, lanciando un’occhiata alla zazzera arancione di Ichigo, indugiando sulla capigliatura azzurra di Grimmjow, per poi soffermarsi sulla fluente chioma verde di Nel.
«Un momento!» gridò l’uomo, puntando il dito verso i due hollow. «Ma voi non siete parenti?» esclamò, mentre il volto assumeva una preoccupante sfumatura grigia.
Atti osceni in luogo pubblico… E incesto. Poteva dire addio al posto.
«Sì, ma alla lontana!» Intervenne lo shinigami, temendo l’arrivo di un infarto.
«Molto alla lontana.» venne finalmente in suo soccorso la sesta espada.  
Seguirono altri venti minuti buoni di ramanzina, dopodiché  li lasciò andare, non prima di aver assegnato agli arrancar due mesi di punizione. Grimmjow era furioso: avrebbe preferito una sospensione, invece era costretto a rimanere in quel luogo infernale più del dovuto.
Appena usciti dall’ufficio, Nel era scappata via, blaterando qualcosa riguardo un appuntamento con Orihime, lasciando i due ragazzi da soli.
Vigliacca.
L’hollow e lo shinigami camminavano lungo il corridoio deserto, fianco a fianco, mantenendo un rigido silenzio. Quando la tensione raggiunse un livello insopportabile, Ichigo fece per aprir bocca.
« Non parlerò di sesso con te, Kurosaki!» lo anticipò Grimmjow, gli occhi che traboccavano di  furia omicida.
«Non ne avevo intenzione.» rispose il ragazzo, ancora scosso dalla sconcertante rivelazione. «Stavolta, sono davvero affari tuoi.» ammise, rivolto al pavimento.
 L’arrancar lo guardò per un attimo, stupito.
 Da quella scazzottata nel vicolo, Ichigo si era ripromesso di lasciarlo in pace e di intervenire solo in situazioni che giudicava estreme, come l’allenamento con Nel. Inoltre, l’argomento era troppo imbarazzante e parlarne con Grimmjow troppo strano; aveva deciso di lasciar perdere, nonostante una parte di lui volesse qualche delucidazione.
Grimmjow non temeva Nel, lui…Lui…
Lanciò un’occhiata furtiva all’espada.
No, era talmente inverosimile che non riusciva nemmeno a pensarlo.
Andarono verso il cortile, senza proferir parola.
L’arrancar sbuffò: lo disgustava vedere Kurosaki in quello stato. A volte, dimenticava che il suo nemico giurato fosse un adolescente-con qualche serio problema con l’atro sesso, era da aggiungere-.
«Che vuoi sapere?» chiese sbrigativo allo shinigami che sembrava in una sorta di trance.
Preferiva litigare, piuttosto che camminare vicino a quella specie di zombie.
Ichigo si riscosse.
«Eh? Ah, niente di… intimo.» mise subito in chiaro: non voleva aggiungere “ficcanaso” o “pervertito” alla già lunga lista di motivi per cui Grimmjow voleva fargli la pelle.
 «Solo…» disse, mentre lo guardava di sottecchi «Perché proprio il ripostiglio?»
«N-non potevate andare a fare… Quello che fate» buttò fuori a fatica, arrossendo « Da un'altra parte? O non ce la facevi?"»
L’azzurro alzò le sopracciglia, sconcertato.
Che cosa pensava, che non riuscisse a tenerlo dentro ai pantaloni? che fosse una specie di depravato? Va bene, non era una persona normale, ma c’era differenza.
«Trova qualche modo per contenerti.»
«Tu, invece, non ne userai un po' troppi?» ribattè velenoso, mentre sentiva montare la rabbia.
Brutto idiota.
Era proprio perché non potevano farlo da un’altra parte che erano finiti in quel maledetto stanzino.
Da quando la mocciosa era tornata adulta, erano cambiate molte cose… Ma molte erano rimaste le stesse.
Durante i mesi passati nell’Hueco Mundo, Nel sembrava aver sviluppato una simpatia unilaterale per l’espada.  A Grimmjow capitava spesso, la notte,quando si destava a causa di un rumore o di un incubo, di trovare la piccola arrancar a dormire beata rannicchiata al suo fianco. Inizialmente, era stato tentato di scacciarla via, ma alla fine, per motivi ignoti anche a lui, l’ aveva lasciata fare. La cosa era continuata anche dopo il trasferimento nell’Urahara Shop… E  pensava fosse finita quando Nel aveva riacquistato il suo aspetto. Invece, un paio di notti più tardi, si era svegliato e si era trovato la terza espada abbarbicata addosso. Nel suo letto!
Quella volta, aveva scoperto che anche i coccoloni potevano uccidere con la stessa efficacia di una zanpakuto. Superata la sorpresa iniziale, aveva provato ad allontanarla, ma, come ad avergli letto nel pensiero, la fanciulla aveva rafforzato la presa e, dopo aver sistemato la testa sul suo petto, aveva emesso un piccolo sospiro soddisfatto.
Perfetto. E adesso?
Rimase svariati minuti a fissarla.
 Un lieve sorriso sereno le solcava il volto contornato dai morbidi capelli verdi. Sembrava davvero felice. Nonostante stesse violando i suoi spazi, lo avesse stretto in una morsa che sarebbe potuta diventare da un momento a l’altro fatale e stesse sbavando come un molosso sulla maglietta del suo pigiama, l’azzurro abbandonò il proposito di svegliarla. Sospirò rassegnato e le posò una mano sulla spalla, mentre cercava di riaddormentarsi.
Quell’inattesa irruzione si era trasformata in routine: ogni notte, Nel si introduceva in camera di Grimmjow e si infilava nel suo letto e, ogni notte, l’arrancar dai capelli azzurri si era trovato ad apprezzare sempre di più la compagnia della ragazza. Non sapeva il perché, ma la vicinanza della terza espada gli trasmetteva una sensazione di tranquillità mai provata in tutta la sua turbolenta vita nell’Hueco Mundo.
Una parte di lui avrebbe voluto fare molto di più che dormirci insieme, ma non poteva.
Non con Pesche e Dondochakka nella stessa stanza!
Quei due cretini seguivano la loro padrona ovunque, perfino in bagno. Aveva dovuto accontentarsi.
Fino a quella volta.

***

L’esito dello scontro era davvero incerto, nessuna delle due parti aveva intenzione di cedere. Nel era fermamente decisa ad avere la meglio.
Non amava combattere, ma non le piaceva nemmeno perdere. Dopo un feroce scambio di colpi, era riuscita ad atterrare il suo avversario. Velocissima, aveva lasciato l’elsa di Gamuza ed afferrato i polsi dell’azzurro, inchiodandolo al suolo e costringendolo a mollare Pantera.
«Ti arrendi?» ansimò, sollevando fieramente il capo.
«No.»
 Nel sbuffò.
«Possibile che tu sia così testardo?» esclamò, spazientita. «Ammetti di aver perso e arrenditi.»
«Mai.» replicò seccamente l’arrancar sdraiato sotto di lei.
Un’idea fece capolino nella testa della fanciulla.
 «E se ti minacciassi?» chiese con tono malizioso.
Le due metà della maschera di Grimmjow si separarono, intanto che quest’ultimo scoppiava in una fragorosa risata.
«Come se tu potessi spaventarmi!» disse, sfoderando il suo solito ghigno.
L’ex espada strinse gli occhi. Non sarebbe voluta arrivare a tanto, ma non c’era altro modo.
«Lo hai voluto tu.» dichiarò, esibendo un sorriso inquietante persino per il sesto espada,che era un esperto in materia. Si sporse in avanti, il viso allineato con quello dell’arrancar immobilizzato.
Un rivolo di saliva fuoriuscì dalla bocca socchiusa della ragazza, scendendo oltre il labbro e arrestandosi al mento.
Con malcelato compiacimento notò la baldanza abbandonare immediatamente il volto dell’azzurro, per essere sostituita da puro terrore. Percepì i tendini premerle sui palmi e i muscoli irrigidirsi, mentre l’hollow lottava a piena forza per liberarsi. Strinse la presa sui polsi, ma senza fargli male.
«A quanto pare, rieshco a schpaventarti.» biascicò.
«Non ho paura!» ribatté Grimmjow, continuando a divincolarsi. « E’… Che mi fa schifo!» ringhiò, mentre osservava il lungo filo di bava scendere verso il viso con lentezza esasperante. Girò la testa e chiuse gli occhi.
«Arrenditi.» disse Nel, continuando a tenerlo inchiodato a terra.
«No!»
Testone.
Con un colpo di reni, l’azzurro riuscì miracolosamente a ribaltare le posizioni, un attimo prima che l’odiata sostanza lo raggiungesse.
Nel si lasciò sfuggire un grido sorpreso, mentre veniva schiacciata sotto il corpo dell’arrancar.
Pesche non aveva esagerato: Grimmjow pesava davvero una tonnellata!
L’espada numero sei emise un sospiro di sollievo che arruffò qualche ciocca verde. Riaprì gli occhi.
Una gigantesca iride nocciola lo fissava attonita.
No, non gigantesca.
I loro visi erano assurdamente vicini, tanto che le punte dei nasi si sfioravano e i respiri si confondevano l’uno nell’altro. Percepì le morbide forme della fanciulla, ogni singola curva, premute contro il suo corpo. Per la prima volta, sentì il proprio autocontrollo vacillare.
Nel guardava rapita le  iridi azzurre dell’hollow: ora che ci faceva caso,-o meglio, che lo aveva così vicino- gli occhi di Grimmjow non erano di un azzurro monocromatico come i capelli, ma avevano sfumature più scure che, vicino alla pupilla, tendevano al blu.
Li aveva paragonati al cielo, ma, spesso, erano più simili al ghiaccio per il gelo che trasmettevano.
 Non avrebbe mai creduto che il ghiaccio potesse ardere.
Sollevò una mano e, esitante, la portò verso il viso dell’arrancar, come se temesse di vederlo fuggire via con un sonido al primo movimento brusco.
Ma lui non sarebbe scappato.
Lentamente, accarezzò il frammento di maschera sulla guancia, percorrendo con le dita i contorni delle fauci serrate. L’arrancar si irrigidì per un attimo e le strinse la spalla, mentre  le iridi correvano fugacemente verso destra. Nel sorrise con fare rassicurante, mentre gli sfiorava con l’altra mano la parte del viso libera.
Grimmjow non capiva.
Non era indifferente alla bellezza femminile e non si poteva dire che a Las Noches le donne scarseggiassero; tuttavia, aveva di meglio da fare. Inoltre, nessuna delle arrancar che conosceva lo interessava abbastanza da tentare un approccio.
Non capiva perché fosse attratto proprio da lei.
Leiche non amava combattere.
Leiche odiava distruggere.
Lei che adorava giocare.
Leiche sbavava.
Eppure, se avesse dovuto scegliere una compagna tra gli arrancar, lei era l’unica con cui volesse davvero stare.
Non capiva e non gli importava-fu il suo ultimo pensiero, mentre colmava la già misera distanza tra i loro volti.

***

Dopo quell’episodio, i due hollow avevano continuato a scendere nella camera di allenamento quasi ogni giorno, ma non era detto che si allenassero sempre.
 Finchè, una sera, Urahara aveva preso da parte Grimmjow.
«Non voglio sentire né urla, litigi o rumori di fusa provenire da sotto quella botola, sono stato chiaro?» aveva detto con l’aria più seria che gli avesse mai visto fare.
L’espada fece del suo meglio per rimanere impassibile. Non si affannò a negare e nemmeno si chiese come facesse Mister Zoccoli e Cappello a sapere sempre tutto.
«Datti una controllata, qui ci sono dei bambini! Non puoi fare quello che ti pare!»
L’azzurro aveva digrignato i denti.
Perché non andava bene sentire le sue fusa, quando tutti loro erano costretti a sentire quelle della donna gatto ogni volta che veniva a trovarli al negozio?
Schifoso ipocrita.
E così, si erano ridotti agli incontri nel ripostiglio. Ed erano stati beccati anche lì.
Forse, era destino che non riuscisse ad avere un po’ di privacy.
Tornato finalmente al negozio, aveva trovato uno sghignazzante Urahara ad accoglierlo.
Probabilmente sì.
 Come se non ne avesse avute abbastanza quel giorno, Il caramellaio gli aveva detto di aver dimenticato di prendere un paio di cose per la cena, dopodiché gli aveva messo in mano una lista che arrivava a toccare terra e lo aveva spedito all’unico minimarket ancora aperto, quasi dall’altra parte della città. Ci aveva messo un’eternità, ormai era buio. Si lasciò  sfuggire un’imprecazione, mentre il manico della busta gli segava la spalla.
Iniziava a rimpiangere la vita da Adjhucas.
« Non ha la maschera… Ehi, sicuro sia lui?»
«Uhm… Si: capelli azzurri, occhi azzurri,riconosco la sua reiatsu… » affermò una seconda voce. « …E si è appena accorto di noi.» concluse il quincy, atterrando con grazia sull’asfalto.
«Buonasera, Grimmjow.» esordì l’uomo, sollevando il berretto militare e rivelando il frammento di maschera tra i capelli.
Arrancar.
L’espada strinse gli occhi.
«Immagino, tu sappia perché siamo qui.» continuò lo sconosciuto, di fronte alla silenziosità dell’azzurro.
«Ho una vaga idea.» disse sarcastico l’hollow.
«Benissimo, così mi risparmio un inutile monologo e posso procedere alla tua eliminazione.» dichiarò il tipo in mantellina.
«Tuttavia» intervenne l’altro arrancar « Poiché sei sempre uno dei cinque potenziali di guerra, Sua Maestà ha deciso di rinnovare per un ultima volta la proposta.»
«Proposta?»
«Se ci seguirai senza opporre resistenza, ti inchinerai al cospetto del re ed accetterai di entrare nel Vandenreich, Sua Maestà ti risparmierà la vita e potrebbe anche perdonarti per aver ucciso uno dei suoi migliori Stern Ritter, oltre ad aver causato perdite consistenti nelle nostre fila.» spiegò.
Grimmjow posò a terra la busta e rimase a fissarla assorto per qualche minuto.
«Ci stai pensando?» chiese l’arrancar.
«No, solo… Quale Stern Ritter?» domandò. «Dite a Juha Bach di essere più preciso: non posso ricordare i nomi di tutti quelli che ammazzo.» affermò l’azzurro, ghignando.
I due hollow erano lividi di rabbia. Non li stava prendendo minimamente sul serio!
« Fossi in te, non scherzerei troppo ed accetterei, Grimmjow.» disse il primo che gli aveva parlato.
«Ma tu non sei me.» replicò seccamente l’arrancar dai capelli azzurri, tornando serio.  «E io dico no.»
Che stupidi, specialmente il loro re.
Quando avrebbero capito?
Lui non si sarebbe più inchinato davanti a nessuno.

***

Era passato circa un mese da quando si era scontrato con Kurosaki,ormai si era completamente ripreso. Quella schifezza funzionava sul serio: non gli era rimasta nemmeno una cicatrice, a parte la solita che lo attraversava dal petto all’inguine. Mosse qualche passo sulla candida sabbia e piegò le ginocchia, pronto a spiccare il volo.
Finalmente, avrebbe avuto la sua rivincita.
«Grimmjow!» strillò Nel, arrancando verso di lui.
Che seccatura.
«Dove vai?» domandò la bambina.
«Vado ad uccidere Kurosaki.» rispose l’azzurro, sollevando la mano per aprire un Garganta.
«Cosa!?»esclamò la piccola, sconvolta. «Ma non puoi! Itsygo ti ha salvato la vita!»
«E allora? Non gli ho chiesto io di salvarmi!» aveva replicato l’espada, infastidito.
«Non puoi fargli del male!» insistette l’arrancar attaccandosi alla sua gamba.
«  Ehi! Fuori dai piedi, mocciosa, altrimenti…» ringhiò.
Un latrato interruppe la minaccia.
«Sei stato tu ad abbaiare?» chiese la bambina, alzando lo sguardo.
«Ti sembro capace di abbaiare?» sbottò Grimmjow.
Un cagnolino corse loro incontro, girandogli un paio di volte intorno, prima di fermarsi per farsi accarezzare da Nel.
«Un cucciolo!»
Grimmjow lo riconobbe immediatamente.
La fracciòn di Yammi.
«Kukkapuro…» mormorò.
Il cagnolino abbaiò in risposta al proprio nome, scodinzolando.
«Guarda un po’ chi abbiamo qui!» gridò una voce femminile.
«Grimmjow! Che sorpresa!» esclamò Franceska Mila Rose, atterrando sulla sabbia.
«E’ l’ultimo posto dove pensavamo di trovarti.» ammise Sung-Sun.
«Ti credevamo morto chissà dove!» affermò allegramente Apacci, mentre raggiungeva le altre due.
«Tsk! Che volete?» domandò a bruciapelo il sesto espada. Non era in vena di visite, soprattutto da parte di quelle tre, ed aveva fretta di andarsene.
«Come siamo scortesi.» commentò Sun-Sun, tenendo la manica davanti alla bocca. «Sei più rozzo di Apacci.»
«Ehi! Maledetta, io ti uccido!» berciò la diretta interessata.
«Vedo che frequenti nuove compagnie.»asserì l’arrancar dalla carnagione scura, ignorando le sue compagne. «E’ la tua nuova fracciòn?» chiese curiosa, sporgendosi per osservare meglio Nel, che si era nascosta dietro Grimmjow. Quest’ultimo non rispose e spostò appena la gamba, coprendo completamente la bambina.
«Hai un aspetto orribile, lo sai?»sghignazzò Apacci, avvicinandosi. « Quel tipo deve avertele date di santa ragione, se dopo un mese sei ridotto così.»
L’espada non era un bello spettacolo: gli abiti che indossava erano laceri e sporchi e i capelli, ormai senza più gel, gli ricadevano sul viso, arrivando a coprirgli quasi completamente gli occhi.
«Piantala di provocarlo, Apacci!» la ammonì Mila Rose, allarmata.
Grimmjow non ribatté, si limitò ad incrementare la propria reiatsu. Un istante dopo, Emilou cadde in ginocchio, una mano sulla gola, lottando per respirare, mentre le altre due arrancar boccheggiavano, reggendosi a stento in piedi.
Sorrise beffardo.
«Nemmeno tu hai una bella cera.» commentò, guardando la ragazza china di fronte a lui.
Cominciava a capire perché Aizen si divertisse un mondo a farlo. 
«Ora basta!» ordinò imperiosa una voce.
L’arrancar represse la forza spirituale e fissò la nuova arrivata.
«Harribel.» disse in tono per nulla sorpreso.  
«Grimmjow.» esordì la terza espada, raggiungendo le sue fracciòn che, prontamente, si spostarono per farle strada.
«Che sei venuta a fare?» ringhiò l’azzurro.
« Ti stavo cercando.» rispose la bionda «Tutti gli altri Espada sono morti; pensavo lo fossi anche tu, finché non ho percepito la tua reiatsu. Ho voluto controllare.»
«Bene, mi hai visto. Ora vattene.» sbottò l’arrancar.
Le tre ragazze gli lanciarono un’occhiata incendiaria, che ignorò.
Harribel alzò gli occhi al cielo, prima di puntarli di nuovo sull’arrancar.
«Davvero non vuoi sapere cos’è successo?»
«E’ passato un mese, Ulquiorra, Nnoitra e gli altri sono morti; immagino che la battaglia con gli shinigami non sia andata a buon fine.» dichiarò l’hollow, alzando le spalle.
«Aizen è stato sconfitto.» confermò la donna, chiudendo gli occhi.
Grimmjow si abbandonò ad una risata folle, spaventando Kukkapuro che andò a rifugiarsi uggiolando dietro alle Tres Bestias.
«Chissà se aveva previsto anche questo.» disse sarcastico. «Piuttosto…» riprese, squadrando la bionda da capo a piedi «Perché sei ancora qui? Come mai non hai ancora organizzato un attacco alla Soul Society per vendicare il tuo adorato Aizen-sama?» chiese sprezzante. Non gli sfuggì l’ombra di rabbia e dolore che attraversò le limpide iridi verdi della terza espada.
«Oh, capisco…» asserì, mentre sorrideva cattivo. «Si è liberato di un peso inutile…»Non li aveva mai potuti soffrire: lei, Zommari e Ulquiorra, con la loro dedizione per lo shinigami.
Apacci e Mila Rose fecero per avventarsi sul sesto espada che mise mano a Pantera. Nel gridò spaventata e gli strinse la gamba. Harribel alzò un braccio, richiamando le due arrancar, mentre fissava perplessa la bambina che era tornata a nascondersi dietro l’azzurro.
«Saggia decisione.» commentò Grimmjow, rinfoderando la katana.
«La mia fiducia era malriposta.» ammise Harribel.
Passarono qualche minuto in silenzio.
«Come hai fatto a sopravvivere?» chiese lui, con velata curiosità: Aizen non era il tipo da ripensamenti.
«E’ stata quella ragazza.» rispose la bionda «Ha curato sia me, sia loro.» spiegò, indicando le fracciòn.
«Gli esseri umani sono creature singolari, non trovi?» disse, notando l’espressione incredula del suo interlocutore.
L’immagine di Kurosaki che si frapponeva tra lui e la falce balenò nella mente dell’arrancar, intanto che distoglieva lo sguardo dalla terza espada.
«Sai» intervenne Apacci. « E’ stato l’umano a sconfiggere Aizen.»
«Cosa?» esclamò l’hollow.
Kurosaki aveva battuto Aizen? Quanto era diventato forte?
Beh, tanto meglio: sarebbe stata una battaglia interessante.- pensò.
«Tuttavia» disse Mila Rose «Sembra che abbia perso tutti i suoi poteri dopo lo scontro.»
«Adesso è una persona normale.» affermò Sung-Sun.
L’arrancar dai capelli azzurri trasalì, ma nascose immediatamente lo sconcerto dietro una maschera di indifferenza.
«Non mi hai ancora detto che cosa vuoi.» asserì, cambiando discorso.
«Ora che Stark e Barragan sono morti, Harribel-sama è la regina dell’Hueco Mundo.» spiegò Apacci con una nota di compiacimento nella voce, osservando la smorfia di disappunto sul volto del sesto espada.
«Vorrei che venissi a Las Noches con noi.» dichiarò la bionda.
«Mi rifiuto.» rispose seccamente Grimmjow.
«Mi aspettavo una risposta simile.»
l’arrancar ghignò, puntandole il dito contro.
«L’unica volta che verrò a Las Noches, sarà per staccarti la testa e prendermi il trono!» affermò deciso.
 Gli occhi della donna brillarono divertiti.
«Come vuoi, io aspetterò.»
Gli aveva voltato le spalle e se ne era andata, insieme alle Tres Bestias e al cane.
Anche lui aveva fatto dietrofront.
«Vai ad uccidere Itsygo?» chiese titubante Nel, trotterellando al suo fianco.
«No.»
Che senso aveva ucciderlo, se non era nemmeno in grado di vederlo?

***

Non era sopravvissuto per avere un nuovo padrone.
Non avrebbe più permesso a qualcuno di giocare con la sua vita.
Lui era il re, e un re non si inchina.
La freccia di reishi lo colpì di striscio. Sentì il viso bruciare e il sangue scorrere lungo la guancia, intanto che voltava l’angolo. Non era il tipo che fuggiva davanti al pericolo, ma era abbastanza intelligente da riconoscere una situazione disperata. L’unica speranza era raggiungere l’Urahara Shop prima che quelli lo trasformassero in un puntaspilli azzurro.
Continuò a correre, senza curarsi della successiva salva di colpi, il cui unico effetto fu di aggiungere  altri tagli a quelli che aveva già su volto, collo e schiena.
Stavano giocando al gatto col topo e, malgrado le apparenze, il ruolo del felino non spettava a lui.
Mai il gigai gli era parso così ingombrante: Ogni movimento gli appariva lento e difficoltoso, le membra sembravano pesare il triplo. Poteva percepire la propria forza spirituale premere contro il corpo artificiale, ma impossibilitata ad uscire.
Si sentì imprigionato.
Perché, sei mai stato libero?-disse una voce maligna nella sua testa.
Non aveva tutti i torti:gli shinigami non lo avevano ingabbiato,  ma gli avevano messo un collare con una lunga catena che aveva scelto il momento sbagliato per tendersi e strozzarlo. Fissò con rabbia il palmo della mano.
Se avesse potuto almeno scagliare un Cero…
Una figura apparve all’estremità del vicolo deserto. La luce fioca del lampione illuminò i lunghi capelli verdi, messi in risalto dalla camicetta bianca dell’uniforme scolastica.
«Ehi!» trillò Nel, non appena lo vide  «Si può sapere dove eri fini…»
«Stupida! Va’ Via!» ruggì l’arrancar.
Le frecce azzurre lo superarono sibilando, prima di colpire la ragazza al petto e all’addome. Nel cadde al suolo come al rallentatore, un fiotto di sangue che le usciva dalla bocca. Un dardo si conficcò a fondo nella coscia dell’azzurro che crollò a terra ruzzolando.
Fine del gioco.
Il quincy lo oltrepassarono, diretti verso l’ex espada.
«E’ l’altro arrancar.»
«Che fortuna! Ci siamo risparmiati la fatica di cercarla.»
«Sua Maestà non ha detto niente riguardo a lei, che facciamo?»
«Ammazzala.»
Un’esplosione rimbombò alle loro spalle, spazzando via i cappelli e le mantelline, seguita dal suono di una schiacciante reiatsu che riecheggiò per tutta Karakura. I due hollow si voltarono attoniti.
Non sapeva bene cosa fosse successo, aveva solo seguito il proprio istinto e liberato tutta la sua forza spirituale in una volta sola. Udì qualcosa andare in frantumi. Avvertì il peso di Pantera al suo fianco; un istante dopo, l’arma era fuori dal fodero, elsa in mano e lama nell’addome dell’ avversario.
Aveva fatto quello che gli riusciva meglio: distruggere.
Senza estrarre la spada, afferrò la faccia del nemico e caricò un Cero. L’intervento dell’altro arrancar gli impedì di disintegrare la testa dell’hollow e lo costrinse ad allontanarsi.
«Sono quasi felice che tu sia uscito da quel corpo: sarà divertente combattere un po’, prima di ucciderti!» dichiarò sfrontatamente il quincy. Lo sguardo assassino della sesta espada annientò tutta la sua spavalderia.
Ci ha provato gente più in gamba di te, e non ci è riuscita.
Poggiò la mano sulla lama sporca di sangue.
Li avrebbe distrutti, li avrebbe spazzati via.
«Kishire, Pantera!»


Note:
ed eccoci alla fine della sesta parte, spero siate riusciti ad arrivare in fondo. Sono un po’ dispiaciuta per il cliffhanger, ma stavolta il capitolo è uscito di dimensioni titaniche! Comunque, vi avviso subito che non dovrete aspettare troppo per la seconda parte, state tranquilli! ^^
Colgo l’occasione anche per scusarmi per il ritardo con cui rispondo alle recensioni, sono una persona orribbile T_T
Ci vediamo al prossimo chapter, un bacio.
 

 

  
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