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Autore: Little Black Dragon    14/10/2012    0 recensioni
Meh, mi sono messa nei guai per scriverla, ma il fatto che la leggerai... compensa ogni violazione di coprifuoco.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Meh. Fanculo. Per te, piccio.
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Ricordo ancora come abbiamo iniziato a parlare.
Ricordo quanto fossimo… bambini; non che adesso siamo cresciuti, ma eravamo veramente… piccoli. Entrambi.
Era il 29 di febbraio, mi pare, ed era sera tardi. Eravamo in chat con Albus, e ad un tratto dicesti d’essere triste… dicesti… che ti mancavano le tue prof, i tuoi vecchi compagni di scuola…. Dicesti di commuoverti, a volte, per loro.
Mi colpì quella frase.
Fino a quel momento t’avevo sempre considerato male, t’avevo sempre considerato un piccoletto che tentava di credersi grande; ma qualcosa, quella sera, mi fece ricredere.
Ricordo che ti chiesi di aggiungermi. Parlammo poco, il tempo di consolarti, il tempo di conoscerci appena, il tempo di cambiare le nostre vite per sempre, penso, o perlomeno fino a questo momento, e poi ognuno per la sua strada…
Qualche sera dopo successe di nuovo, per il motivo opposto: ero allegra, avevo voglia di parlare con qualcuno (evento più unico che raro in quel periodo) e, per qualche ragione, mi venisti in mente... Ricordo che dicesti d’essere contento che t’avessi pensato, e Dio, se ci rifletto, come lo sono anch’io d’averlo fatto!
Da allora, ci tenemmo in contatto più o meno regolarmente.
Ricordo che c’erano sere in cui non la finivo più di ridere per le stronzate che sparavamo assieme, quando di prendevamo per il culo, quando facevamo commenti cattivi…
Ricordo che invece ce n’erano altre più tranquille, in cui raccontavamo i fatti del giorno, in modo quasi serio, quasi pensoso, come se parlarcene a vicenda ci facesse riflettere…
Ricordo che a volte m’incazzavo con te quando banalizzavi ciò che per me era fondamentale, come quando ti raccontai della mia prof e tu mi dicesti di smettere di piagnucolare e fare qualcosa di concreto.
Non so se mi fece più infuriare il fatto che non comprendessi il mio stare male o il tuo aver ragione.
Perché, cazzo, avevi ragione:  era la cosa più semplice del mondo, e l’avevo fatta diventare l’impossibile, l’invalicabile…
Ricordo che certe sere le passavamo a guardare video musicali e ad aggiungere film alla lista di quelli che avremmo visto insieme…
Ricordo che certe sere immaginavamo d’incontrarci, in un modo o nell’altro, in qualche dove o qualsiasi quando, e ricordo che la nostra fervida fantasia ci permetteva di fare qualunque cosa…
Ricordo che certe sere nemmeno ci parlavamo, o ci mandavamo un cuore, solo; non per cattiveria, rabbia o malumore… ma semplicemente, capitava di non averne voglia.
Ricordo come ho imparato i significati delle parole fuettè e pliè, ricordo come ho conosciuto alcune delle canzoni più belle del mondo, ricordo come ho iniziato ad apprezzare Il Cigno Nero…
Ricordo come mii hai salvato da quel nulla nel quale cominciavo a nascondermi sempre di più, come mi hai fatto sorridere davvero anche non avendone voglia…
Ricordo la tua gelosia perpetua, quando litigavamo perché non accettavi il mio voler bene a qualcuno che non fossi tu…
Ricordo i nostro sorrisi che splendevano divisi da un monitor e dal mare, e ricordo le nostre webcam  folli con Al, ad ascoltare e canticchiare musica orrida; e ricordo anche la nostra coreografia su “and this is crazy, but here’s my number… so call me maybe!”
Ricordo i nostri insulti alle troie vissute della tua scuola, e alla zoccola della mia, che si faceva le foto con il tubetto dell’aerosol in bocca; ricordo i nostri silenzi rotti solo dalla Follia… o dal’ultima di Katy Perry… Ricordo quando appoggiavi una guancia sul ginocchio, o mi mostravi i polpacci “burdi”*, perché dovevano potenziarsi, in un modo o nell’altro… e ricordo, a proposito di burdi, le tue lezioncine di sardo, che consistevano praticamente in sole parolacce…
E ricordo mia madre, che ogni volta che ti vedeva, faceva l’esaltata; e sono sicura che se ti vedesse ora, farebbe l’esaltata ancora!
Ma sai… temo che non ci sia più tanto tempo…
Sappiamo cos’è successo, sappiamo della mia prigionia, ci manca solo che mi mettano le sbarre alle finestre, o che mi chiudano i camera e buttino via la chiave… sappiamo che cosa sono costretta a fare perché non posso stare con la persona che amo, perché non mi LASCIANO stare con la persona che amo; e isolarmi da lei significa isolarmi da tutti. Anche da te…
Perciò, se cerchi un colpevole, se cerchi il problema, se cerchi qualcuno a cui dare la responsabilità, non è altri che quella donna che è sempre così felice di vederti.
Non c’è niente che si possa fare, dal momento che per parlarti di nuovo con quella frequenza e per quella quantità di tempo dovrei lasciare il mio amore, e sono sicura (e quando dico che sono sicura, intendo che niente di più certo ho nella mia anima) che non succederà mai.
Temo che dovremo adattarci alla situazione, anche se sta già facendo del male.. a chi? Piccolo resoconto: a la mia migliore amica, te, la mia musa, il mio migliore amico, l’amica di sempre e chi altro… uh! Il mio amore! Piccolo dettaglio.
Non vorrei dire, ma QUALCUN ALTRO???!
Può anche far del male a me, glielo permetto.
Ma alla mia migliore amica? NO!
Ma a te? NO!
Ma alla mia musa? NO!
Ma alla mia amica di sempre?! NO!
Ma al mio amore?! SE QUALCUNO LA TOCCA GLI SPACCO LA FACCIA!
…Non hai idea… della rabbia… del terrore… del gelo… del dolore… che si prova a stare qui, lontano da voi!
Ma questo non significa che dimentico, no.
Non dimentico niente, anche se fa male, anche se tremo in continuazione, anche se fa male, anche se penso sempre a lei, e a te, e a loro, e a quello che vi sta facendo, ricordo tutto.
E tu.. tenta di ricordare anche tu…
Tenta di ricordare… la nostra frase…. Tenta di ricordare le parole di Stefano Benni…
“Se è scritto che due pesci debbano incontrarsi, non servirà al mare essere cento volte più grande.”
…perché io ricordo… e quello che ricordo è la nostalgia… perché io ricordo, e quello che ricordo è che prima di andarmene, prima di sparire, non c’era nulla.
Quello che ricordo è che prima di andarmene, avrei solo voluto diti che sei stato il primo a cancellare le lacrime dal mio viso. Sei stata la prima ragione a cui pensavo quando mi chiedevo che senso avesse andare avanti, e quando piangevo, l’unica per sorridere.
Sei stata la prima salvezza.
E, prima di tutto, sei stato il mio migliore amico.
Ricordo, e ricordo che ti volevo bene.
Ci penso, e mi rendo conto che te ne vorrò sempre, sempre, sempre.





*Burdo: figlio di puttana, in sardo. (almeno da quel che mi ricordo.)
  
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