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Autore: Eider    14/10/2012    2 recensioni
Come nella maggior parte dei film, dopo che il protagonista, partito per chissà quanto tempo, ritorna a casa si ritrova solitamente in una realtà completamente diversa da quella che ricorda ed è giusto che sia così no? Questo era quello che Emma continuava a ripetersi da quando era salita su quel maledetto aereo che dopo cinque anni, precisamente cinque anni in cui aveva studiato e si era laureata, la stava riportando nella sua "amata" Londra.
Emma si ritroverà a combattere con il suo passato, che non le renderà la vita facile, per riuscire finalmente ad andare avanti con la sua vita oppure ricominciare da dove era stata interrotta.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quindici.

Il campanello continuava a suonare da un paio di minuti, era mezzanotte passata e Caroline era pronta a urlare in faccia a chiunque si fosse trovata davanti. Guardò dallo spioncino vedendo la figura della cognata, iniziò a preoccuparsi così si affrettò ad aprire.
Non si era aspettata però di trovarla in lacrime, completamente fradicia, per la pioggia estiva e con il trucco nero colato sul viso.
La invitò ad entrare chiudendosi la porta alle spalle, Emma restò immobile senza dire una parola, cosa le era successo da renderla in quello stato?
La donna decise di correre a chiamare il marito, rimasto in cucina a sistemare.
Quando Dave vide la moglie corrergli incontro non ebbe il tempo per chiederle chi fosse stato alla porta che lo afferrò per il braccio trascinandolo con se.
"Che succede?"
Non ottenne risposta, perché proprio in quel momento vide la sorella e vide le condizioni in cui si trovava, appena lei incrociò il suo sguardo si fiondò tra le sue braccia ricominciando a piangere.
Caroline li lasciò soli, capendo il bisogno della ragazza del marito.
Dave strinse forte la sorellina, cullandola tra le sue braccia e accarezzandole dolcemente la schiena,
"Che succede piccolina?"
"Martin." fu appena un sussurro ma Dave riuscì comunque a captarlo. Intensificò la stretta, lasciandosi andare ad una rabbia cieca.
"Cosa ha fatto?" pronunciò quelle tre parole con una tale rabbia da riuscire quasi a spaventare la sorella.
"Mi ama." bisbigliò la ragazza continuando a piangere con il volto nascosto nella maglia del fratello, non aveva il coraggio di alzare lo sguardo.
Dave capì.
Si limitò a sussurrarle di stare tranquilla per poi accompagnarla al piano di sopra e portarla nella camera degli ospiti, dove si sdraiarono uno di fronte l'altra, stretti in un abbraccio e con le fronti a contatto. Emma si addormentò poco dopo con ancora le lacrime agli occhi, accompagnata dalle parole dolci del fratello.
 
Aprì gli occhi ritrovandosi in un letto vuoto, sicuramente non il suo. Cosa era successo la notte prima?
Si ricordava di Martin e di ciò che le aveva detto, le aveva confessato di essere innamorato di lei e dopo che la ragazza aveva chiesto conferma lui le aveva detto che aveva capito ormai da tempo di esserlo e di non essere riuscito a trattenersi dal confessarlo. Emma non aveva detto una parola, era rimasta ferma immobile guardandolo negli occhi, solo quando si era accorta di non avere più nessuno davanti a se, si era resa conto di essere rimasta sola, Martin era sparito.
Emma si stropicciò gli occhi, ricordandosi troppo tardi di essere andata a dormire ancora truccata. Imprecò sottovoce e andò a tastarsi le tasche alla ricerca del suo telefono, una volta trovato vi guardò l'ora, notando che fossero passate le due del pomeriggio, sicuramente Nora ed Elisa erano preoccupate. Aprendo la cartella dei messaggi, Emma ebbe paura di trovare un suo messaggio, ma fortunatamente o sfortunatamente non trovò niente se non i messaggi delle amiche. Per un solo secondo aveva sperato di vedere un suo messaggio o magari trovare una chiamata persa, qualsiasi cosa pur di essere certa che non fosse stato tutto solo un sogno.
Emma ricordava ancora quando anni prima Martin e lei si erano scambiati i numeri grazie all'aiuto di Beth, una loro amica in comune, Emma aveva passato i successivi giorni attaccata al telefono in attesa di un messaggio, e ogni volta era stata costretta a cancellare un semplice ciao, pur di non sembrare una stupida ragazzina innamorata. Ci erano voluti ben due lunghi anni per far si che Martin le scrivesse per puro caso gli auguri di Natale, aveva subito capito che fosse stato solo uno dei tanti messaggi inoltrati, ma per lei era stato quasi un sogno. Appena l'ultimo anno di scuola i due avevano iniziato a rivolgersi la parola ed essere qualcosa di simile alla parola "amici".
Ed ora la storia si ripeteva, ma forse questa volta era lei a dover fare il primo passo, il problema era trovare il coraggio di farlo.
L'apertura della porta e la seguente comparsa di Nora bloccarono i ricordi di Emma. Si ritrovò schiacciata sul materasso con sopra l'amica, in un tentativo mal riuscito di abbraccio, con la coda dell'occhio vide il fratello appoggiato allo stipite della porta che le guardava sorridendo.
"Se è vero quello che mi ha detto il tuo fratellone molto hot, sei una stupida." Nora le sussurrò nell'orecchio non spostandosi di un centimetro.
"Ma che?" non ebbe il tempo di dire niente perché la bionda si era già alzata e con un sorriso che la diceva lunga, l'aveva lasciata sola con il fratello.
 
"Tutto bene piccolina?" la ragazza sussultò vedendo il fratello al suo fianco, guardarla teneramente, però con quella piccola sfumatura di preoccupazione che scalpitava nel suo sguardo, non si era accorta del suo spostamento.
Emma annuì ancora scossa dalle parole dell'amica.
"Non sembra."
Due parole che bastarono per risvegliarla da quell'intorpidimento.
Emma scattò in piedi riuscendo finalmente a realizzare che quell'idiota le aveva veramente detto di amarla.
Martin l'amava!
Si voltò verso il fratello, che spaventato la guardava con un sopracciglio inarcato, lanciandogli un occhiata che Dave non seppe decifrare, era forse rabbia quella che vedeva?
Non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni, che Emma era già sparita.
 
L'istante prima di suonare il campanello Emma si pentì amaramente di essere arrivata fin lì.
Imprecò un paio di volte sottovoce prima di vedere la porta aprirsi.
"Ma... che?"
Per la prima volta nella sua vita Martin Owen rimase senza parole, lui che aveva sempre saputo cosa dire era rimasto ammutolito, nessuno sapeva sconvolgerlo come quella ragazza.
"Em.. Emma" si affrettò a correggere in tempo per evitare di scatenare ancora una volta l'ira della rossa, che si limitò a lanciargli un'occhiata diffidente.
"Vuoi.. entrare?" domandò con ancora la mano sulla porta e con un punto interrogativo che avrebbe potuto ricoprire tutto il suo viso. Non sapeva cosa fare e non era da lui.
Aveva immaginato un urlo, uno schiaffo, tutto tranne un impassibile "Sì." da parte di Emma.
Si era spostato giusto in tempo per lasciarla passare, ancora sotto shock si era chiuso la porta alle spalle e aveva seguito Emma su per le scale fino a raggiungere la sua stanza.
Una volta entrata nella stanza Emma non poté fare a meno di ricordare ogni singolo dettaglio di quella notte, perché diavolo era andata in camera sua?
Semplice, perché lo voleva.
Senza aspettare un invito da parte del ragazzo ad accomodarsi come fosse a casa sua, sapendo che non sarebbe certamente arrivato, decise di sedersi sul letto, sprofondando nel materasso troppo morbido. Emma cercò con tutte le sue forze di non guardarsi in giro e ci riuscì fino a quando non lo vide comparire sulla porta, era fermo in piedi con le mani nelle tasche dei jeans, aveva lo sguardo basso e un ricciolo continuava a ricadergli sugli occhi, Martin lo scacciò malamente con la mano, per poi riportarla in tasca, decidendosi a guardarla negli occhi.
Emma giocò un po' con il lenzuolo azzurro cielo, prima di farsi forza e si alzarsi avvicinandosi a lui. Si prese il tempo per osservare i suoi lineamenti, i suoi occhi e i suoi capelli riccioluti che aveva lasciato ormai crescere, ricordava ancora tutte le volte in cui gli aveva ripetuto di tagliarsi i capelli, dicendogli quanto odiasse i ragazzi con i capelli lunghi, anche se lui le sarebbe piaciuto comunque.
Emma sorrise, questa volta non aveva voglia di arrabbiarsi, aveva urlato fin troppo. Martin al contrario la guardò come si guarda qualcuno che si sta preparando all'attacco, rimase nella sua posizione pronto a scattare.
Ma non servì, perché sentì dopo tanto tempo la voce rilassata e pacata di Emma, quella che aveva conosciuto anni prima.
"Perché adesso?" bastarono quelle due parole a far rilassare completamente Martin, che con sguardo confuso non smetteva di guardarla senza aver paura di una sua sfuriata.
"Perché so che ti sto perdendo."
Un altro sorriso spuntò sul viso della ragazza che si avvicinò maggiormente al ragazzo, Emma allungò la propria mano fino a raggiungere la guancia ruvida per via della barba di lui, sentì il respiro di Martin trattenuto, liberarsi con un sospiro, Martin chiuse gli occhi e portò la propria mano su quella di Emma ancora sulla propria guancia.
"Dio, quanto mi sei mancata Em." un piccolo brivido le percorse la schiena al sentir pronunciare quelle parole, certamente non gli era indifferente.
Non disse niente, si limitò a staccare la mano dalla sua guancia, non aspettandosi però che lui non staccasse la presa dalla sua mano. Emma guardò le loro mani intrecciarsi lentamente e con diffidenza, anni prima avrebbe sussultato e si sarebbe imbarazzata per un contatto del genere, ora invece sembrava quasi un gesto normale.
"Quando ti sei accorto di.."
"Di amarti?" completò lui la frase, aumentando la stretta sulla mano. Fissò gli occhi in quelli di Emma, cercando di non scordare ciò che voleva dire, anche se quello era l'effetto che gli facevano gli occhi della ragazza.
"Probabilmente poco dopo che te ne sei andata. Sentivo la tua mancanza, ma pensavo di poterti dimenticare e ci ho provato, ma tu eri sempre lì, anche quando pensavo di averti dimenticata mi bastava soffermarmi a pensare per qualche secondo che tu tornavi prepotente al centro dei miei pensieri. E non sai quante volte ho pregato Nora di darmi il tuo numero o la tua e-mail, sapevo solo che eri in Italia per studiare, sono arrivato anche a pensare di andare in Italia per cercarti, ma per dirti cosa poi? Non sapevo neanche da dove iniziare, perciò ogni volta mi ripetevo che era inutile che tu sicuramente eri andata avanti e così dovevo fare anch'io."
"Ed è lì che hai incontrato la vipera." mormorò Emma abbassando lo sguardo, non riuscì a vederlo in faccia ma dalla risata che sentì, capì di essere stata sentita, infatti poco dopo Martin con la mano libera le alzò il viso riportandolo alla sua altezza.
"La vipera sarebbe Jenelle?" domandò Martin con uno sguardo divertito, ancora con una mano intrecciata a quella di lei e l'altra mano sotto il mento di Emma.
Emma roteò gli occhi, scatenando una risata a Martin, non riusciva ancora a sentire quel nome senza fare una smorfia e roteare gli occhi scocciata, proprio non riusciva a trattenersi.
"Sei gelosa." dichiarò più serio Martin, spostando la mano dal mento alla sua guancia.
"Certo che no! E' puro odio a prima vista." borbottò contrariata, non perdendosi il sorriso sempre più ampio di lui.
"Ad ogni modo, come stavo dicendo prima che tu mi interrompessi, si ho conosciuto Jenelle, ma non è durata molto perché poi sei comparsa tu. Non avevo idea che tu fossi tornata, infatti quando ti ho vista in cimitero mi è preso un colpo.."
"Aspetta. Cosa hai detto?" Emma lo guardò sconvolta non riuscendo a capire, intanto Martin tolse la sua mano dalla guancia di lei, passando lungo il braccio per arrivare alla sua mano e stringerla.
"Ho detto che ti ho visto in cimitero."
"Cosa ci facevi lì?"
"Ero venuto a trovare tuo papà come sempre da quando è morto.."
"Co-cosa?" Emma era sempre più confusa, e vedendo lo sguardo di Martin vagare per la stanza strinse più forte la sua mano, costringendolo a voltarsi e darle una spiegazione.
Martin sospirò.
"Quando tuo padre è morto sono andato al funerale, speravo di vederti, ma non c'eri e ho pensato che fosse stato per colpa mia, mi sono sentito in colpa così da quel momento ho iniziato ad andare a trovare la tomba di tuo padre, mi sembrava un modo per starti più accanto."
"Non ci credo." sussurrò Emma incapace di accettare quella nuova rivelazione, se avesse raccontato la verità come avrebbe potuto negargli una seconda possibilità, dopotutto quello che aveva fatto in sua assenza, anche se la colpa era sua.
"Perché dovrei mentirti Emma?"
Già, perché avrebbe dovuto mentirle?
Grazie a quella confessione o forse semplicemente perché era così che sarebbe dovuta andare, Emma staccò le mani da quelle di lui per poterle aggrappare ai sui riccioli quando avvicinato il viso aveva eliminato la distanza con un bacio, un piccolo sfioramento di labbra che poco dopo diventò qualcosa di più profondo e coinvolgente.
Inizialmente Martin era rimasto sorpreso da quel gesto avventato, ma ormai non si stupiva più di nulla. Aveva subito messo le mani sui fianchi di Emma, attirandola al suo corpo, completamente in balia dei suoi baci.
Martin non perse tempo e subito approfondì quel bacio desiderato da troppo ormai, nonostante l'avesse baciata solo pochi giorni prima non era rimasto soddisfatto, voleva di più, voleva non essere interrotto e voleva che lei desiderasse quel bacio tanto quanto lo desiderava lui.
Senza interrompere il bacio si spostarono impercettibilmente sul letto, Martin la sdraiò dolcemente e tenendosi sui gomiti si poggiò su di lei.
Martin si staccò dalle labbra e poggiò la fronte su quella di Emma, si fissarono negli occhi per minuti che sembrarono interminabili, poi con un sorriso lui scese verso il collo della ragazza, dandole piccoli baci scendendo verso il basso. Quando arrivò alla camicetta sentì le mani di Emma rialzargli il volto, Martin si aspettò un rimprovero, ma l'unica cosa che vide fu il sorriso della ragazza.
"Non pensare che ti perdonerò così facilmente." ridacchiò Emma lasciandogli un sonoro bacio sulle labbra.
"Quindi hai cambiato idea?" domandò portando una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio di Emma, lasciandole una carezza sul viso.
"Secondo te?"
"Direi di si." un altro bacio a fior di labbra.
Emma portò le sue mani ai capelli di Martin, stringendo forte alcune ciocche, costringendolo a scontrare le loro fronti.
"Perspicace."
Velocemente Martin azzerò le distanze fiondandosi sulla bocca di Emma, che sorridendo lo strinse maggiormente a se.
 
Sdraiati sul letto Martin ed Emma, passarono il tempo a parlare, raccontandosi tutto ciò che in quei cinque anni avevano perso, cercando di racchiudere in quel poco tempo insieme tutti i passaggi più essenziali, omettendo ovviamente tutte le storie avute.
Emma aveva deciso dopo tanto, forse troppo, tempo di dargli una seconda possibilità.
Martin teneva un braccio intorno le spalle di Emma, che rannicchiata su un fianco aveva la testa appoggiata al suo petto e una mano ad accarezzare il petto di lui, con movimenti circolari.
Tutto un tratto Martin le chiese una cosa che aveva rimosso dalla testa, un discorso pericoloso per lei.
"E quel Adam?" Emma smise di accarezzare il petto di Martin, bloccandosi con la mano intenta a disegnare l'ennesimo cerchio. Ed ora?
"Beh... ecco... vedi.. io ti ho come dire..mentito?"
Martin le lanciò un occhiata piuttosto confusa.
"Cosa stai cercando di dire?"
"Sto cercando di dirti che ho un po' alterato la realtà, ecco."
"Emma?"
La ragazza sbuffò ed incrociò le braccia al seno irritata per la sua giustificata curiosità, infondo si erano rotolati tra le lenzuola per una mezz'oretta abbondante.
"E' solo uno con cui mi frequentavo."
Già, e adesso cosa avrebbe raccontato ad Adam? Che lo aveva "tradito" tornando con il ragazzo di cui era sempre stata innamorata?
Decisamente no.
Martin le lanciò un occhiataccia, evidentemente non soddisfatto della risposta.
"Quindi mi hai mentito."
"Non proprio." mormorò Emma mordicchiandosi il labbro inferiore nervosamente, districò le braccia dalla loro posizione, si voltò e portò una mano nei capelli di lui, mentre Martin la stringeva a se.
"Ecco, mmmh, vedila così, era una specie di previsione del futuro." abbozzò un sorriso, sperando in una piccola risata da parte sua, ma l'espressione corrucciata che vide sul suo volto le fece sparire il sorriso.
"Non mi piace questo futuro." sussurrò invece Martin, chiudendo gli occhi, non lasciandosi esaminare da lei.
"Perché?" un'altra carezza al viso.
"Perché non ci sono."
Emma sorrise teneramente a quella piccola dichiarazione, l'ennesima che le aveva fatto Martin, prima o poi avrebbe dovuto pareggiare i conti, ma non era ancora pronta a rivelargli di amarlo, anche se palese, infondo era ancora arrabbiata e delusa e ferita.
"Le cose sono cambiate Martin, adesso sono qui con te, se non te ne fossi reso conto."
Martin aprì gli occhi e annuendo l'attirò nuovamente a se, per lasciarle un casto bacio.
 
"Io adesso dovrei andare a casa a prepararmi per il lavoro. Ci sentiamo dopo okay?"
Martin ed Emma erano sulla porta di casa, abbracciati.
Per la quarta volta o forse più, Emma fu costretta a ripetere la stessa frase, troppo impegnata dalle labbra di lui, e con un inesistente forza di volontà.
"Martin.. veramente.. devo.. andare." tra un bacio e l'altro la ragazza riuscì a mormorare poche parole, che però vennero percepite dal ragazzo.
Quando Martin iniziò a tentare di dissuaderla dall'andare al lavoro, il campanello bloccò sul nascere qualunque sua frase.
Si staccarono controvoglia affaticati e con il bisogno di prendere molta aria, Martin lanciò un occhiata contrariata alla porta pregando che chiunque li avesse interrotti se ne andasse in quel paesino che conosceva sicuramente. Emma invece si limitò a indicargli con un gesto del capo la porta, gesto che Martin interpretò come "Apri la porta così possiamo continuare."
Fece come le aveva suggerito la rossa e sporse ad abbassare la maniglia e aprire di conseguenza la porta.
Grande errore.
Fuori dalla porta un ragazzo biondo con le mani in tasca giocava a calciare un sassolino, alzò lo sguardo solo quando il rumore della porta lo spaventò. Mormorò un 'ciao' a Martin, che nello stesso momento si ricordò dell'appuntamento con l'amico, era solo colpa di Emma se se n'era dimenticato, solo colpa delle sue labbra morbide e carnose e.. Martin scosse la testa, cacciando dalla mente quei pensieri che lo avrebbero invogliato solo a sbatterla sul muro e continuare a baciarla fino a toglierle il respiro.
"Ehi amico. Scusa mi ero completamente dimenticato, ma ero impegnato." l'occhiolino che susseguì fece comprendere ad Adam il tipo di impegno, il biondino ridacchiò facendosi spazio per entrare, spostando di lato Martin, non accorgendosi però della presenza dietro la stazza muscolosa del moro.
Emma vide la scena a rallentatore, quello che sarebbe dovuto essere l'amico di Martin, li sorpassò senza accorgersi della sua presenza, ma lei si era accorta di lui, eccome se l'aveva fatto.
Aveva ancora i vestiti della sera precedente.
Trattenne a stento un grido quando lo riconobbe.
"Allora come è andata la serata con la rossa focosa?" Martin intanto all'oscuro di tutto era rimasto nella sua posizione aspettando il momento giusto per rivelargli la notizia.
Adam si fermò poco più avanti rispondendo senza girarsi, limitandosi a guardare le foto appese al muro.
"Non ne hai idea, è una cosa quella ragazza, che non saprei descrivere. Tu invece con Em-"
Poco prima di riuscire a pronunciare il nome della ragazza, Adam si voltò vedendola finalmente, siccome Martin si era messo di fianco la rossa.
"Cazzo." sussurrò a denti stretti il biondino.
"Come hai potuto fargli questo!" le parole dure e piene di rabbia di Emma risuonarono nel corridoio di casa Owen.
"Adesso ricordo perché mi sembrava di conoscerti, non era per la sbronza."
Adam non ebbe il coraggio di rispondere, si limitò ad abbassare lo sguardo colpevole. Al contrario di Martin che alzò sempre di più lo sguardo tentando di capire cosa diavolo stesse succedendo, cercò lo sguardo di Emma trovando solo rabbia e delusione, quando poi cercò quello di Adam non lo trovò, e fu in quel momento che Martin capì.
"Non dirmi che.. No, non ci credo. Non può essere. Adam dimmi che non è quello che penso."
"Adam!"
Guidato dalla rabbia Martin si fiondò contro quello che sarebbe dovuto essere il suo migliore amico prendendolo per il colletto della maglia, ottenendo finalmente la sua attenzione.
"Rispondimi cazzo!"
Emma senza parole provò ad avvicinarsi, preoccupata nonostante tutto per entrambi, erano sempre stati migliori amici loro due, questo se lo ricordava bene.
"Sì, sì, sì! E' esattamente come pensi tu!" urlò Adam togliendosi quell'aria confusa dal volto e reagendo, spingendo via Martin da se.
"Sapevo che era lei, era questo che volevi sapere eh?!"
Adam le lanciò una breve occhiata, costringendola ad abbassare lo sguardo per la sua intensità. Martin invece guardò il ragazzo davanti a suoi occhi scioccato.
"Perché." disse solo, racchiudendo in una parola tutto ciò che gli vorticava nella testa.
"Perché ho giurato di vendicarmi quando tu ti sei scopato la mia ragazza! Porca puttana! Sapevi che l'amavo. Ti ho odiato da quel momento e ho aspettato ogni fottutissimo giorno il momento giusto per vendicarmi. Per tua fortuna la ragazzina non è una facile." sputò quelle parole con tanto di quell'odio che Martin indietreggiò, solo quando si rese conto completamente di quello che aveva detto, si fiondò nuovamente sul ragazzo, questa volta però assestandogli un pugno in pieno viso.
Emma alle loro spalle soffocò un urlo, terrorizzata dalle conseguenze.
"Come hai potuto figlio di puttana! Tu sapevi tutto fin dall'inizio e mi hai preso per il culo tutto questo tempo. E l'unica puttana della situazione e quella che si definiva la tua ragazza, ma che non ha esitato un attimo a implorarmi di scoparla, mentre ero completamente devastato!"
Adam non parlò, sentiva solo un dolore atroce all'occhio e alla tempia e con la vista leggermente sfocata vide Martin caricare con il braccio per un'altro colpo, che avrebbe potuto assestare se non fosse stato per la mano di Emma a bloccarlo.
"Lascialo andare." sussurrò la ragazza al suo orecchio, sentendo i muscoli delle braccia rilassarsi solo con la sua voce. Martin si fece da parte e senza dire niente gli intimò di andarsene e non tornare più, Adam senza pensarci un attimo fuggì da quella casa, chiudendosi con un tonfo la porta alle spalle.
Il ragazzo chiuse gli occhi, nello stesso momento Emma si avvicinò al suo corpo stringendolo forte a se, Martin abbassò il capo sulla spalla della ragazza lasciandosi andare alle sue carezze.
"Andrà tutto bene, vedrai. Ci sono io adesso e non ho intenzione di andarmene."
"Non mi lasciare." sussurrò lui stringendola in una morsa.
"Non vado da nessuna parte, non più."
   
 
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