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Autore: Endlessly    15/10/2012    4 recensioni
Lei è Lilith, 21 anni, gelataia, studentessa d'infermieristica. Lei è semplice, dolce, la bella ragazza che non sa di esserlo, dannatamente sbadata, piena di sogni e di speranze.
Lui è Filippo 42 anni, il milionario capo di Lei, rinchiuso in una relazione con una donna più vecchia e poco attraente sotto ogni punto di vista, rimasta incinta di lui dopo tre mesi. Lui è affascinante, interessante, bello, dolce ma amaro, oscuro, pieno di segreti ma povero di sogni.
I due si guardano, si scrutano, si osservano, si odiano... ma si attraggono. Il bene e il male si mischiano, s'uniscono e poi si scindono e, al mondo non c'è più nulla di giusto o sbagliato.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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  Pensare con questo caldo sembrava impossibile eppure i miei pensieri erano persi nell'oceano di domande che mi viziavano la testa ormai da mesi; ero tormentata dai miei sentimenti.
In quel momento stavo lucidando il tavolo del laboratorio e ,appena preso in mano lo straccio, nel movimento avevo fatto cadere a terra una paletta d'acciaio che nello scontro con il pavimento aveva fatto un rumore infernale, nello stesso momento in cui la paletta si stava suicidando era passato Filippo il quale aveva sobbalzato leggermente a seguito del dannato oggetto d'acciaio. M'aveva guardata con quel suo solito indecifrabile sguardo per qualche lungo secondo, poi aveva continuato a camminare per dirigersi verso... il magazzino, deduco.
Un'altra bellissima figura di merda.
Quando mi osservava o mi passava vicino nel 99% dei casi stavo facendo una cagata. Probabilmente Filippo mi credeva un'idiota di dimensioni cosmiche, a volte m'è sembrato quasi di leggere il suo pensiero e dedurre che mi considerasse un pericolo per la sanità della gelateria...anche dopo 4 anni.
Lui riusciva a tirar fuori da me il peggio; era il mio capo ma mi sentivo soggiogata da lui come fosse stato il diavolo. Ogni volta che incrociavamo lo sguardo mi sembra di prendere fuoco, mentre suoi occhi gelidi, freddi, d'un azzurro così chiaro dal virare quasi nel bianco, riuscivano a trapassarmi in maniera così potente da riuscire quasi a farmi percepire il dolore fisico sulla pelle.

<<   Lilith, versa questo latte nel tino della crema  >>
Ammetto di non averlo visto passare, così quando m'ha sussurrato questa frase ho fatto un saltino bello inconfondibile per lo spavento.
Succede spesso che mi spaventi, io tendenzialmente quando sono dietro nel laboratorio, mentre pulisco, m'immergo nel mio mondo... lui tendenzialmente ha il passo felpato d'una lince; non poche volte m'è salito il dubbio che lo facesse apposta a venirmi alle spalle e spaventarmi soprattutto perché nel suo viso in questi casi appariva un sorrisetto silenzioso e impercettibile.
M'aveva portato un pila di circa 80 di cartoni di latte e li aveva poggiati sul lungo tavolo che io con tanto amore avevo appena finito di far splendere. Un lavoro andato perso.
<< ok >> avevo risposto a mal in cuore. Smisi di pulire tirai fuori due cartoni di latte da uno dei pacchi che ne raccoglieva altri 8.
Ecco, il il procedimento del versare il latte nel tino( ovvero la macchina che prepara i gelati) ,io lo avevo logisticamente in mente, avevo visto varie volte le miei amiche e compagne di lavoro farlo, ma la verità è che ,nonostante a me apparisse un lavoro al limite del ridicolarmente semplice..beh, ecco: la verità era che invece si tratta di un lavoro assai spregevole e...meccanicamente complicato.
Lui era ancora lì, di fianco a me che m'osservava, m'osservava come una volpe osserva una gallina ad un metro da lei. Le sue labbra erano all'insù e dipingevano quel suo sorrisetto malefico mentre i suoi occhi luccicavano nello scrutarmi.
Io nonostante l'ansia cercavo di mantenere un contegno, avevo preso quei due cartoni di latte, li avevo poggiati uno sull'altro e con la mano a mò di karateka gli avevo dato un colpo... Colpo che non assortì alcun risultato sul latte ma che mi fece vedere le stelle per il dolore. Lo scopo del colpo era fare alzare le alette dei cartoni di latte.
<< Lilith. Lilith...non lo hai mai fatto vero? Guarda si fa così .>>  Non aspettava altro. S'era avvicinato a me e aveva raccolto i due bricchetti di latte leggermente spappolati e m'aveva mostrato il giusto modo per fare aprire le alette. Nell'avvicinarsi a me il suo leggero profumo di dopobarba m'aveva avvolta. Un profumo dalle note gentili di sandalo e fiori d'arancio, cosi' dolce dal poter essere tranquillamente scambiato per un profumo femminile. Mentre ne annusavo l'odore avevo provato a prendere altri due pacchetti di latte e a provare a fare il lavoro con la sua infallibile tecnica. Chiaramente falli. I due pacchi di latte avevano assunto un aspetto accartocciato ma delle alette all'insù nemmeno l'ombra più lontana.
Mi guardava con un'aria tra lo sconvolto, lo spazientito e il...divertito. Era ovvio che non riuscissi mai a capire cosa pensasse, come si potevano mischiare tutte quelle espressioni in un viso solo?I suoi occhi incrociarono i miei, le sue pupille nello stesso istante si dilatarono. Fece un sospiro e sorridendo: << va bene, t'aiuto. Io te li preparo, te poi li tagli e li versi nella macchina, d accordo?>>
Io immagino d'essere arrossita leggermente per l'ansia, annuii con il capo. Presi uno dei pacchi che mi aveva preparato e cercai di tagliarlo.
Latte ovunque.
Il tavolo sembrava un campo di sterminio.
A quel punto mi guardò esterrefatto e il sorriso s'affievolì. << Facciamo così: io te li preparo e li taglio, poi tu li versi... pensi di potercela fare?>>
Potercela fare? Potercela fare? Maledetto.
<<   si mi sembra abbastanza facile >> risposi stizzita, l'ansia e l'agitazione si erano impossessate di me.
Lui era un fulmine, veloce come non avrei nemmeno pensato fosse possibile. Non facevo tempo a versare tre pacchi di latte alla volta che lui mi precedeva preparandone il doppio. Poi,poi, poi il disastro...un maledetto cartone di latte aveva deciso di dar fine alla sua vita rovesciandosi. Rovesciandosi addosso a Filippo.
I suoi pantaloni e i suoi mocassini firmati erano completamente zuppi di latte, i suoi occhi di ghiaccio m'avevano raggelato.
<< sscusa . >> flebilmente gli dissi.
Non rispose e continuò a lavorare, io mi avvicinai per pulirgli i pantaloni e i mocassini.
Ero troppo vicina. Con lo straccio cercai d'asciugare sopra il ginocchio ma forse sbagliai tutto perché s'incazzò... o s'imbarazzò, << lascia stare, finiamo qui che lì ci penso io dopo >> mi disse  e  incrociando il mio sguardo mi prese la mano per fermarla. Dopo qualche istante d'esitazione mi lasciò e riprendemmo a fare ciò che interrompemmo.
Finimmo in poco e non ci parlammo più, me ne andai sudata e imbarazzata appena  potetti.
Mi ero diretta verso la zona in cui tagliamo la frutta e avevo ricominciato a pulire..però il ricordo della mia idiozia mi tormentava, non volevo che mi considerasse un' idiota e avrei voluto spiegargli che era la prima volta che facevo quel lavoro e che era normale che potessi sbagliare non avendo ancora acquisito la tecnica per farlo.
Così visto che lui era ancora lì che rompeva le centinaia di uova da mettere nella macchina per preparare il gelato, m'avvicinai e :<<   Filippo. Scusa, posso ? Volevo solo dirti che a scopo informativo io questo lavoro non l'avevo mai fatto, quindi credo sia normale che potessi sbagliare. >> Lui mi fissò con uno sguardo vuoto per qualche eterno secondo, poi le sue labbra si alzarono e mentre sembrava cercasse a forza di mantenere un contegno per non scoppiarmi a ridere in faccia :  <<  va bene, ora però hai capito giusto? >>
  << Si ora credo d'aver capito, però ti ripeto che mi sembra normale che potessi sbagliare.>> gli ripetei per fargli entrare bene il concetto.
<< Certo lilith, però devi imparare, ora hai capito no? >> Ribattee prontamente e sempre con quel suo riso contenuto
<< Sisi ora si credo >> risposi rassegnata.
<< Perché se non hai capito, beh c'è anche il tino del cioccolato da riempire, possiamo prepararlo insieme, così capisci meglio >> Aggiunse lui, prima sogghignandomi e poi, non riuscendo più a mantenere il contegno, scoppiando a ridere.
Io non risposi, mi si ghiacciò il sangue al pensiero di dover nuovamente lavorare a contatto con lui per così tanto tempo. Gli annuii e insieme m'uscì una risata isterica, poi me ne andai, o meglio: fuggii.
< Nina aveva assistito al nostro discorso, il suo viso sembrava shockato e quando ci ritrovammo sole : << Lili, tu non sei normale, lo sai vero? >> m'accuso guardandomi come fossi stata un'attrazione da circo.
<< Perché? >> chiesi senza comprendere.
<< Cos'era quella scenata? Sembravate marito e moglie che bisticciano. Tu una pazza inviperita e lui divertito ai limiti del possibile. >>
<< Ti prego, moglie e marito....mai nella vita !>> dissi non trovando altra risposta da poter dare al suo rimprovero.
<< Fatto sta che ti manca qualche rotella, che bisogno c'era d'andargli a dire quelle cose?>> mi domandò scrutandomi con i suoi grandi occhi neri e asciugandosi la fronte con il braccio mentre un lungo capello biondo le era uscito dalla cuffia nel movimento.
<< E' uno stronzo, non volevo mi considerasse più incapace di quanto già non pensi. Tu non hai visto cosa è successo con quel dannato latte...quindi lascia perdere, non sono in vena >> le risposi più stanca che stizzita mentre ci dirigevamo verso lo spogliatoio per cambiarci ed uscire da quel luogo infernale.
Mi sciolsi i lunghi capelli neri dallo chignon che l'imprigionava sotto la cuffia e mi vestii con il mio fresco vestito lungo , molto hippie, fatto di colori autunnali e disegni a fiori poco definiti. I capelli avevano preso una piega morbida sul mio mosso.I miei occhi nocciola però, sembravano ancora più stanchi del solito, cosi' mi lavai la faccia e misi un velo di rossetto marrone per distogliere l'attenzione..come al solito ero l'ultima a finire di cambiarmi e ad uscire dallo spogliatoio, Filippo probabilmente se n'era già andato visto che il direttore che ne fa le veci era arrivato da oltre dieci minuti. Presi la borsa, il casco e uscii dallo spogliatoio.
Lui era lì che fissava nella mia direzione, quando sbucai fuori dalla porta lo vidi, era appoggiato con nonchalance al bancone, gli occhiali da sole pronti sulla testa...mi stava aspettando?
Ci avvicinammo l'un l'altro, appena fummo abbastanza vicini mi sfoderò un sorriso gentile mentre come al solito mi ricordò che sarei dovuta ritornare dopo due ore di pausa. Ci salutammo e lui se ne andò.. Appena prima d'arrivare sull'uscio della porta  si rigirò ed incrociammo lo sguardo per qualche imbarazzante istante.
Perché mi fissava sempre? Era questa una delle domande che mi tormentavano da tutto il giorno...E perché io continuavo a pensarci? Avrei voluto solo far sprofondare la testa nel cuscino e spegnere il cervello per qualche istante.



endlessly
 Chissà se sono ancora capace di scrivere? E' tanto che non scrivo e mi mancava da morire..beh fatemi sapere, se potete, cosa ne pensate :) dovrei aggiornarla entro la settimana. muà :*


  
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