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Autore: Cat in a box    15/10/2012    2 recensioni
Dopo la caduta del Meteor su Midgar, la maggior parte della popolazione è stata infettata dalle cellule aliene di Jenova, manifestandosi sul corpo degli esseri umani con il Geostigma. [...] Un'ultima missione per l'Avalanche, ormai, sull'orlo di dividersi. Dimostrerà di esserne ancora all'altezza? [...] Al contempo, un eroe caduto si è ritirato dalla battaglia. Il suo animo è ancora diviso a metà, tra bene e male. Sarà un incontro inaspettato a fargli intraprendere una scelta.
Genere: Avventura, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jenova, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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10. I owe you my life
 
 
Era da poco l’alba.
 
Un pallido sole si stava levando sulla foresta, ma i raggi filtrati dalle nubi donavano all’ambiente una luce spenta e malinconica. Non soffiava il minimo fil di vento e la foresta che attorniava la baita, taceva tombale.
 
In mezzo all’erba incolta, alta più o meno una spanna, erano cresciuti a sprazzi fiori di tarassaco.
 
Il giallo vivo di quei fiori, era l’unica cosa che lasciava qualche nota di colore in quel luogo.
 
Sephiroth era in silenzio, seduto sulla poltrona del soggiorno, a gambe accavallate. Una mano stava sostenendo il mento. Sembrava catturato dal paesaggio che vedeva dalla finestra del soggiorno, ma in realtà stava fissando un punto vuoto.
 
Se ne stava assorto nei suoi pensieri, rimuginando sulle sue azioni e su come avrebbero potuto cambiare le cose, da quel momento in avanti. Precisamente, da quando aveva deciso di salvare quella ragazza.
 
– Adesso Angeal sarà contento… - pensò, anche se non voleva essere ironico.
 
Non ricordava nemmeno il suo nome. Lo aveva completamente rimosso o comunque, poco gli era importato nel momento in cui glielo aveva detto.
 
Era così sicuro che sarebbe riuscito a sbarazzarsi facilmente di lei e a lasciarla al suo destino, che non aveva sentito la necessità di trattenere quelle poche informazioni sul suo conto.
 
Almeno, questo era quello che si era immaginato, prima che arrivassero i sensi di colpa.
 
Ora, l’aveva lasciata addormentata sul letto.
 
– Un peso… - pensò tra sé e sé. Effettivamente, una parte di sé era contrariata sul fatto che avesse deciso di aiutare un’estranea per chissà quale recondito motivo; ma d’altra parte aveva sentito di aver agito bene, aveva fatto la scelta giusta.
 
Il problema che si stava ponendo, in quel preciso istante, era…
 
Fino a che punto avrò intenzione di aiutarla? –
 
-STOMP!-
 
D’un tratto, un suono sordo e baritonale gli fece perdere il filo di quei pensieri.
 
 
 
Un quarto d’ora prima…
 
Svegliandosi, Chloris si trovò coricata a letto. Al primo momento pensò di aver dormito fino a tardi, dopo una notte agitata da un lungo sonno sgradevole che disturbava ancora la sua memoria.
 
Osservò il soffitto della stanza, che le diede l’impressione di trovarsi in una casa di montagna o forse in una fattoria. Era piatto e formato da vecchie travi di legno.
 
Si voltò verso la finestra, e rimase qualche minuto ad osservare i raggi del sole che si proiettavano sul muro, per poi analizzare la larga radura punteggiata di fiori di tarassaco su cui si affacciava.
 
Il sole si stagliava quasi all’orizzonte e una luce grigia inondava la stanza.
 
Non riuscì a distinguere se quella luce, fosse stata quella dell’alba o del tramonto.
 
Adiacente al capezzale del letto, notò una porta chiusa.
 
– Sarà chiusa a chiave? – per un attimo, la sua mente ebbe il tormento di trovarsi imprigionata in quel luogo sconosciuto.
 
Tirò fuori le gambe dal letto e poggiò i piedi scalzi sul pavimento. Solo in quel momento, si accorse che aveva indosso una canotta umida e la sua biancheria.
 
Il resto dei suoi vestiti erano stati riposti sullo schienale di una sedia.
 
Senza pensare, si alzò in piedi per tentare di raggiungere la sedia e rivestirsi, ma si sentì così debole che le gambe non riuscivano a reggerla in piedi.
 
Malauguratamente, aveva già avanzato un passo verso la sedia e crollò sul pavimento, anziché sul letto, producendo un sonoro –STOMP!- che riecheggiò per tutta la baita.
 
-Dannazione gambe!- digrignò, facendosi prendere dal panico e tentando disperatamente di alzarsi.
 
Proprio in quel istante la porta si aprì e tutto quello che riuscì a vedere, sollevando il capo, furono un paio di lucidi anfibi neri.
 
Non ebbe il tempo di intuire chi fosse, che si sentì afferrare per le spalle e alzare a sedere. Ebbe un leggero sussulto di paura e in quel frangente chiuse anche gli occhi.
 
“Non ho intenzione di farti del male.” Disse una voce soave.
 
Chloris spalancò gli occhi e si ritrovò davanti a due ipnotizzanti pozzi verde acqua.
 
“Sephiroth!” Esalò quasi tutto d’un fiato per la sorpresa.
 
Alcune ciocche di capelli gli erano sfuggite davanti al viso e scivolavano come argento liquido sulla maglietta nera che indossava, abbinata ad un paio di pantaloni in pelle del medesimo colore. 
 
– Sephiroth! – pensò, mentre il suo cervello lavorava in fretta per cercare di capire la situazione. – Deve essere stato lui a portarmi qui… - non sapeva ancora spiegarsi il come e il quando, ma non aveva ombra di dubbio sul fatto che fosse stato proprio lui ad averla salvata la notte precedente.
 
Tutto quello che era successo la notte precedente, iniziò a tornare chiaro e nitido nella sua mente.
 
– Quell’ala nera… - pensò, mentre scorreva lo sguardo dall’incavo del collo alla curva della spalla, in cerca di quella bizzarra ala che le era parso di vedere sulla sua schiena. -…non c’è più. – La cosa più bizzarra, era che ricordava di averne vista soltanto una.
 
“Riesci a parlare?” Tagliò lui il silenzio.
 
“Io…” rimase a bocca asciutta dopo quella domanda.
 
Lo conosceva da un giorno, ma già si era messa in testa che da un tipo come lui, non si sarebbe di certo potuta aspettare quella insolita forma di gentilezza che gli stava mostrando…o forse, era compassione?
 
Qualsiasi cosa fosse, l’aveva lasciata piuttosto sorpresa, tanto che non badò nemmeno alle parole che uscirono spontaneamente dalla sua bocca in quel momento.
 
“Io…credo di avere sete.”
 
Terminò la frase, accorgendosi in ritardo di quello che aveva appena detto.
 
– Ma per tutti i kyaktus…! – si rimproverò mentalmente. Se non fosse stato perché c’era Sephiroth davanti a lei, si sarebbe volentieri morsa la lingua.
 
“Va bene, aspettami qui.” Le rispose pacato, come al solito suo.
 
– E dove vuoi che vada? – avrebbe voluto rispondergli. Le sue gambe erano ancora intorpidite dal sonno e pesavano quanto due macigni! Se avesse voluto scappare, lo avrebbe già fatto da un pezzo.
 
Vide l’albino scomparire dietro alla porta e lo sentì allontanarsi con la sua solita falcata larga e pensante, che faceva scricchiolare il pavimento in legno della baita.
 
Tornò, dopo un paio di istanti, con un bicchiere pieno d’acqua in mano.
 
– Ma è proprio QUEL Sephiroth che soltanto il giorno prima non si era fatto scrupoli ad abbandonarmi davanti a quel villaggio? Possibile che…abbia cambiato idea? – l’argentato le porse il bicchiere tra le mani e si sedette in ginocchio davanti a lei.
 
– Che mi stia aiutando per un tornaconto personale? – continuò a pensare, mentre sorseggiava l’acqua dal bicchiere.
 
Sentendo che era gelata, fece un po’ fatica a mandar giù il primo sorso.
 
- Come se non mi fosse bastata tutta l’acqua che ho preso ieri… - poggiò il bicchiere sul pavimento e prima che potesse aprir bocca, venne sorpresa da una domanda.
 
“Hai idea del perché quel tizio abbia voluto ucciderti?”
 
Irruppe l’argentato, con quel genere di domanda che se gliel’avesse rivolta qualche istante prima, l’avrebbe fatta affogare in quel sorso d’acqua gelida.
 
– Quel tizio? Allora ha visto Kadaj! – rifletté.
 
“No…” rispose secca, anche se non ricordava molti dettagli dalla scorsa notte.
 
“Perché vuoi andare a tutti i costi a Corel?”
 
Fu la seconda domanda. – Perché vuole saperlo? – pensò –Che cosa vuole da me? – l’unico modo che aveva di scoprirlo, era quello di capire dove voleva andare a parare. Magari, aveva semplicemente rivalutato la sua offerta di pagarlo in cambio di farla uscire dalla foresta. Ma allora, perché non aveva accettato subito e basta?
 
“A Corel ci sono dei miei amici.” Rispose sincera.
 
E prima che Sephiroth le rivolgesse anche una terza domanda, lo interruppe.
 
“Avrei bisogno di farti io qualche domanda…” avrebbe voluto che il suo tono di voce fosse più deciso e autorevole, invece, aveva risuonato ancora una volta come una supplica.
 
Si sarebbe attesa di vederlo contrariato, invece, aveva annuito debolmente lasciandole il permesso di fargli le sue domande. Chloris non esitò.
 
“Prima di tutto…dove ci troviamo?”
 
“In un rifugio di montagna.”
 
Rispose breve.
 
“Tu…” iniziò con tono incerto la seconda domanda “…conoscevi quel tizio che ha tentato di uccidermi, non è così?”
 
Già da qualche minuto, aveva iniziato a nutrire dei forti sospetti che quei due fossero legati da qualcosa. La prima volta che lo aveva pensato, era stato quando Kadaj si era tolto l’elmetto. Effettivamente, erano fisicamente molto simili tra loro, al punto che, aveva pensato che potessero essere addirittura fratelli.
 
Però, sembravano essere l’uno l’opposto dell’altro, almeno nel carattere.
 
“Sì, lo conosco…” le rispose con una calma innaturale, che la fece sentire ancora più a disagio. “…e ti sta ancora cercando.” Proseguì serio. “Anche se andrai a Corel dai tuoi amici, loro non ti riusciranno a proteggere.”
 
“E tu che ne sai!!?” Ribatté lei, sentendosi provocare da quelle parole. “Non è vero…” continuò, ma questa volta la sua voce aveva tremato.
 
In fondo, dovette riconoscere che Sephiroth poteva anche aver ragione.
 
Non erano stati in grado di proteggerla la notte in cui si erano separati e Yuffie, sarebbe morta se non fosse stato per il suo intervento. Se fosse andata a Corel e li avesse trovati, sarebbe stato come portarli altri guai.
 
Kadaj l’avrebbe seguita fin lì.
 
Ripensò a quei tremendi occhi da serpente e alla forza sovraumana con cui l’aveva sollevata da terra con tanta leggerezza. Non sapeva se l’Avalanche sarebbe stata all’altezza di poterlo sconfiggere, ma non poteva di certo mettere in pericolo le loro vite!
 
“Non essere sciocca!” Riprese lui con voce tagliente. “…ti seguirà finché non ti avrà uccisa e se metterai in mezzo anche i tuoi amici, non pensare che proverà pietà per loro!” Riconfermò tutte le sue preoccupazioni.
 
Chloris rimase interdetta. E allora, che cosa avrebbe dovuto fare? In quel momento, le venne soltanto in mente di nascondersi. – Non c’è luogo dove lui non mi possa trovare…e poi, dovrei uscire dalla foresta. – pensò, poco dopo.
 
L’albino si alzò in piedi, proprio in quel momento. Le rivolse un ultimo sguardo e poi le voltò le spalle, avvicinandosi alla porta, in procinto di uscire.
 
“Non ti accompagnerò fino a Corel…” disse con voce dura “...ma posso condurti fuori dalla foresta.”
 
A quelle parole, Chloris rimase un attimo esterrefatta. – Mi vuole…aiutare? – realizzò con stupore, mentre Sephiroth era già sparito dietro alla porta della stanza.
 
Quello che avvertì qualche istante dopo, fu un irrefrenabile senso di sollievo e forse, anche gioia. Ma per quale motivo la stava aiutando? La curiosità fu talmente forte in quel momento, che non riuscì a trattenere le parole.
 
“Sephiroth!” Richiamò la sua attenzione.
 
L’argentato si fermò al centro del corridoio che portava al soggiorno e inclinò leggermente il capo, scorrendo un’occhiata in direzione della stanza.
 
“Perché mi stai aiutando?” Gli chiese.
 
Ma tutto quello che ebbe in risposta, fu soltanto il suo silenzio.
 
“Uhm…” mugugnò lei dall’imbarazzo di essere stata troppo sfrontata con quella domanda “…comunque,grazie!
 
L’albino esitò ancora qualche istante, poi ruppe di nuovo il silenzio.
 
“Sei in grado di camminare?”
 
“Io…credo di sì.” Rispose lei.
 
“Allora partiremo quest’oggi.”
 
Per un momento, Chloris non riuscì quasi a credere a quelle parole. – Finalmente…potrò andarmene da questa maledetta foresta! – esultò, anche se quell’attimo di gioia aveva un retrogusto amaro.
 
– Ma una volta fuori di lì…non potrò andare a Corel… non potrò tornare dai miei amici. -
 
 
Qualche ora più tardi.
 
Una jeep era parcheggiata sul retro di una taverna di periferia.
 
Il parcheggio ghiaioso era circondato da uno steccato e oltre alla recinzione, c’erano soltanto verdissime praterie e alcuni chocobo che pascolavano poco più in là.
 
Yuffie sedeva scomodamente su una trave dello steccato, mentre Cid era appoggiato di schiena e stava aspirando il fumo dalla sua quinta sigaretta, emettendolo sotto forma di nuvolette bianche dalla bocca.
 
Vincent e Tifa stavano aspettando il ritorno di Barrett, che si era assentato per andare alla taverna ad acquistare alcune taniche di benzina per il viaggio.
 
“Insomma, perché Il Professore ci ha detto di raggiungere Pyro e Destructor?” irruppe una Yuffie impaziente, destando anche l’attenzione di Vincent e Tifa.
 
“Possiamo anche cavarcela senza di loro, no?” Chiese, rivolgendosi a Cid.
 
“Dove vuoi che andiamo?” Le disse di rimando, parlando con la sigaretta serrata tra i denti. “Abbiamo quasi rivoltato il monte Nibel e non abbiamo trovato neanche una traccia del suo passaggio!”
 
Yuffie sbuffò e scese dallo steccato, volgendo un’occhiata a Vincent.
 
“Voglio andare a cercarla.” Parlò Yuffie, decisa a combinare qualcosa.
 
“Ma non hai una mezza idea di dove andare!” Provò a convincerla il biondo.
 
“Il Mondo non è tanto grande e poi…” fece con un’alzata di spalle “…se è stata rapita non possono averla portata molto lontano dal monte Nibel.”
 
“Pyro e Destructor dicono di avere già una pista da seguire.” Intervenne il pistolero, richiamando l’attenzione di tutti. “Se stiamo andando a Edge per raggiungerli, è proprio perché è l’unico modo che abbiamo per ritrovarla.”
 
“Sì, ma io…!” Yuffie si interruppe, quando si accorse che una lacrima le era scivolata sulla guancia.
 
– Io le devo la vita. – pensò, lasciando che il silenzio prendesse il posto di quelle parole.
 

 
-------------------o--------o--------o----->> Note dell’autrice <<-----o-------o-------o--------------------
 
Questa sarà la volta buona che riuscirò a scrivere una nota seria! ^o^ *incrocia le dita e stringe il cornetto portafortuna* Allora, l’inizio del capitolo si apre con un Sephiroth ancora piuttosto confuso, che tra i tanti interrogativi sta cercando di capire se la sua azione è stata una buona idea o una pessima trovata. E quali conseguenze ci saranno a quel gesto? Tuttavia, non riesce ad essere abbastanza indifferente da abbandonarla al suo destino, per cui si prefigge di aiutarla almeno ad uscire dalla foresta (anche se il fatto che sia ricercata dalla Madre, lo incuriosisce non poco…). Mi domando anch’io se ci riuscirà…
 
Sephiroth: Eh che cacchio! Sei tu l’autrice da strapazzo che mi sta usando in questa fic! Se non lo sai te…
 
Autrice: Mi sa che dovrò chiedere a Yuffie di darti lezioni di bon ton prima di concludere questa fiction… *sorseggia una tazza di Earl Grey con tanto di alzata di mignolino*
 
Sephiroth: Chiedo subito venia! O.O *deglutisce*
 
Autrice: Troppo tardi ^o^
 
Sephiroth: Nuooooooo! T.T
 
Bene, riprendiamo…dunque, parliamo un po’ di Chloris! Poveretta, quasi mi sento in colpa io per quello che le sto facendo passare (Sephi devi di trattarla bene! u.u ). Diciamo che sta affrontando un momento piuttosto drammatico, perché sta realizzando che non potrà rivedere i suoi amici, almeno finché Kadaj continuerà a cercarla per ucciderla. Poi, non ha nemmeno la certezza che l’Avalanche sia riuscita a sopravvivere all’imboscata. Ha paura di essere rimasta sola. Completamente sola e abbandonata, in una realtà dove sopravvivere non è facile, quando sei disarmata e non hai nessuna abilità di combattimento. È ancora piuttosto perplessa sul perché Sephiroth abbia deciso di aiutarla, ma sa di aver bisogno di lui per uscire dalla foresta. Poi, ho voluto aggiungere un piccolo extra, per parlare al lettore di quello che stava accadendo quasi in contemporanea all’Avalanche. Yuffie sta divenendo impaziente e impulsiva. Quella che cercherà di affrontare anche nel prossimo capitolo, è proprio la paura che sia troppo tardi per salvare Chloris. La paura di non poter fare più nulla.
 
 
E per sdrammatizzare un po’, parliamo del prossimo capitolo! ^o^ Saranno finalmente svelate alcuni incognite sull’Artiglio Nero… “11. The Black Claw”!
 
“C’è un’altra cosa che loro vogliono da noi…” spiegò Pyro, mentre scrollava la pioggia dal suo lungo spolverino in pelle “…si tratta della White Materia in possesso del Professore.”
 
“White Materia!!” Esclamò Yuffie con espressione sconcertata. “Credevo non esistessero più!”
 
“Infatti…” si unì Barrett.
 
“E poi…che cosa se ne farebbero loro? Solo gli Antichi sono in grado di utilizzarla.” Rifletté la ragazza ninjia.
 
“Neanche noi lo sappiamo, ma per il momento, Il Professore vuole soltanto che ritroviamo la cura.”
   
 
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