15/10/2012
1 recensioni
Mia era una ragazza solare, era. Cercava sempre il lato positivo di ogni cosa, donava un sorriso a tutti e dava sempre ottimi consigli, poi qualcosa in lei era cambiato.
Scoprì che sua madre, la sua costante fonte di ispirazione si drogava. Mia all'inizio cercò di fermarla.
La portava nei centri di disintossicazione e lavorava per pagarglieli dato che sua
Scoprì che sua madre, la sua costante fonte di ispirazione si drogava. Mia all'inizio cercò di fermarla.
La portava nei centri di disintossicazione e lavorava per pagarglieli dato che sua
madre, Ashley, li spendeva tutti per la sua 'medicina' come lo aveva definita lei per giustificarsi.
Prima che succedesse tutto questo Mia era una ragazza normale, a cui piaceva una band, gli One Direction, anche se non ne era ossessionata come le sue amiche quei ragazzi la facevano sorridere ed erano la colonna sonora dei suoi momenti più belli.
Poi Mia si arrese, smise di lottare. Non riusciva più a sopportare la vista di sua madre che si consumava giorno dopo giorno.
Un giorno fece una cosa che non pensava sarebbe mai stata capace. Si tagliò, prese il taglierino dal suo amato astuccio con cui creava dei disegni stupendi e impresse la lama sulla candida pelle del suo polso, così fragile.
Contò le gocce ad una a una fino ad arrivare a 10. Faceva così ogni giorno, tornava da scuola, dove si ricopriva di bracciali, e si tagliava, contava fino a 10 e si puliva.
Dopo un mese di quella agonia anche le sue amiche notarono che la stranezza di Mia aveva raggiunto un limite, la obbligarono a uscire con loro nel centro della City.
Mia si sentiva soffocare, voleva scappare e così fece. Corse fra le strade affollate di Londra finché non si scontrò con uno sconosciuto, finendo a terra.
Egli aveva un cappello calcato sulla testa e gli occhiali da sole, ma un sorriso disarmante.
Mia credette per un momento che il sole splendesse di nuovo.
- Tutto bene? - chiese lui, tirandola su per il braccio sottile.
Con la coda dell'occhio intravide dei segni a lui familiari.
Possibile che una ragazza come quella che aveva davanti a se, con gli occhi azzuri limpidi e pieni di sogni e speranze si tagliasse come lui aveva fatto in passato?
Mia non rispose, voleva solo che quel ragazzo dai capelli ricci la lasciasse stare.
- Vieni con me. - disse lui invece, prendendola per mano.
Mia sgranò gli occhi ma non si mosse.
Così il ragazzo, Harry, la prese in spalle e se la portò via. La gente li guardava incuriositi.
Finché non arrivarono in un appartamento. C' erano 4 ragazzi seduti su un divano a giocare a FIFA, era lì che Harry era diretto.
Mia non sapeva cosa fare, era come un guscio vuoto ma non appena fu posata a terra riconobbe i ragazzi.
Erano proprio loro, la band che ascoltava prima di TUTTO.
Prima di mollare.
Vederli le aveva donato un po' di vita.
2 anni dopo.
Mia strinse la mano attorno a quella di Harry, felice come lo era da quasi un anno, c'era voluto del tempo perché le ferite del suo cuore guarissero, ma con l'aiuto di Harry era riuscita a far uscire la madre dal tunnel della droga e se stessa da quello dell'autolesionismo.
Avevano frequentato entrambe un centro di riabilitazione e finalmente avevano ricominciato a parlarsi.
- Grazie. - disse lei, sorridendo.
- E di cosa? - replicò lui.
- Di tutto. - rispose dandogli un bacio. Finalmente, andava tutto bene.
Prima che succedesse tutto questo Mia era una ragazza normale, a cui piaceva una band, gli One Direction, anche se non ne era ossessionata come le sue amiche quei ragazzi la facevano sorridere ed erano la colonna sonora dei suoi momenti più belli.
Poi Mia si arrese, smise di lottare. Non riusciva più a sopportare la vista di sua madre che si consumava giorno dopo giorno.
Un giorno fece una cosa che non pensava sarebbe mai stata capace. Si tagliò, prese il taglierino dal suo amato astuccio con cui creava dei disegni stupendi e impresse la lama sulla candida pelle del suo polso, così fragile.
Contò le gocce ad una a una fino ad arrivare a 10. Faceva così ogni giorno, tornava da scuola, dove si ricopriva di bracciali, e si tagliava, contava fino a 10 e si puliva.
Dopo un mese di quella agonia anche le sue amiche notarono che la stranezza di Mia aveva raggiunto un limite, la obbligarono a uscire con loro nel centro della City.
Mia si sentiva soffocare, voleva scappare e così fece. Corse fra le strade affollate di Londra finché non si scontrò con uno sconosciuto, finendo a terra.
Egli aveva un cappello calcato sulla testa e gli occhiali da sole, ma un sorriso disarmante.
Mia credette per un momento che il sole splendesse di nuovo.
- Tutto bene? - chiese lui, tirandola su per il braccio sottile.
Con la coda dell'occhio intravide dei segni a lui familiari.
Possibile che una ragazza come quella che aveva davanti a se, con gli occhi azzuri limpidi e pieni di sogni e speranze si tagliasse come lui aveva fatto in passato?
Mia non rispose, voleva solo che quel ragazzo dai capelli ricci la lasciasse stare.
- Vieni con me. - disse lui invece, prendendola per mano.
Mia sgranò gli occhi ma non si mosse.
Così il ragazzo, Harry, la prese in spalle e se la portò via. La gente li guardava incuriositi.
Finché non arrivarono in un appartamento. C' erano 4 ragazzi seduti su un divano a giocare a FIFA, era lì che Harry era diretto.
Mia non sapeva cosa fare, era come un guscio vuoto ma non appena fu posata a terra riconobbe i ragazzi.
Erano proprio loro, la band che ascoltava prima di TUTTO.
Prima di mollare.
Vederli le aveva donato un po' di vita.
2 anni dopo.
Mia strinse la mano attorno a quella di Harry, felice come lo era da quasi un anno, c'era voluto del tempo perché le ferite del suo cuore guarissero, ma con l'aiuto di Harry era riuscita a far uscire la madre dal tunnel della droga e se stessa da quello dell'autolesionismo.
Avevano frequentato entrambe un centro di riabilitazione e finalmente avevano ricominciato a parlarsi.
- Grazie. - disse lei, sorridendo.
- E di cosa? - replicò lui.
- Di tutto. - rispose dandogli un bacio. Finalmente, andava tutto bene.