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Autore: Melaniee    15/10/2012    3 recensioni
-Non possiamo- urlai dando un pugno nel muro.
-Perchè?-
-Lo ricordi il livido? E' quello della flebo. Ho la leucemia Harry. Morirò tra qualche mese- risposi tra le lacrime.
Era la prima volta che piangevo di fronte a qualcuno. La sua faccia diventò improvvisamente seria e gli occhi lucidi.
-voglio starti accanto fino a quando potrò. combatteremo insieme- disse lui abbracciandomi
-è impossibile, batterla, la leucemia. ho perso tutte le speranze-
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quando guardi le disgrazie, le malattie, da lontano, sembrano così distanti, lontane. Quando guardi il dolore delle malattie negli occhi dei parenti dei malati, quel sentimento, quel dolore, sembrano così impossibili da provare.
Il problema è quando il malato scopri di essere tu.
Quando un dottore ti prende per mano e ti confessa che hai la 'leucemia'. Ma tu non sai cos'è, questa leucemia.
E lu
i te lo spiega. Nello stesso modo con cui una maestra spiega qualcosa a un bambino, cerca di farlo sembrare meglio di quello che é, ma in realtà è una grande cazzata quella che ti dice.
Vi dico io cos'è la leucemia.
La leucemia è il tuo sangue che cambia colore. La leucemia sei tu che diventi da rossa a bianca,dentro. Sei tu che perdi i capelli per le cure. Che perdi il tuo aspetto che hai curato per tutti gli anni.
La leucemia è un grande mostro, che se ti attacca, non puoi combattere.
Dicono che sia possibile, con delle cure. Ma io non ci credo, a quei dottori. So solo che ancora sto bene, ma che tra qualche mese peggioreró, non so quanto mi rimane da vivere, ma di questa brutta bestia lo sanno solo i miei.
Non voglio che gli altri mi guardino con gli occhi con cui si guarda un malato, non vogliono che gli altri provino compassione e pena per me.
Tanto, loro per adesso non lo vedranno, e quando il mostro, comincierà a mangiarmi, non solo dentro,ma anche fuori, loro non potranno vedermi. Perchè non mi faró vedere.
E non voglio combatterla, contro questa bestia, é una lotta persa dall'inizio.
Ma ho deciso di vivere, fin che posso, perchè sono stata 17 anni senza scoprire niente, della vita, e devo rifarmi in questi ultimi mesi che mi rimangono.
Voglio che questa vita sia, veramente mia.

Quando sei in ospedale, su un lettino e i dottori ti prelevano di tutto,cerchi di fissare il soffitto e pensare ad altro.
Così, cerco di pensare.
Penso alla scuola, che comincierá domani.
A Jennifer, che pensa che io ora sia a fare shopping.
Alla maturitá, che forse non riusciró a prendere.
Alla morte, che mi cerca disperata e che mi troverà presto.
Alla vita, che se ne sta andando sotto ai miei occhi e io non sto facendo niente per fermarla.
Lascio fare tutto ai dottori, tanto ormai, loro sono pratici con me.
L'ospedale è diventato la mia seconda casa e l'unico modo forse, per far rivedere i miei genitori senza farli litigare.
Infodo non è così male come posto. Anche se odio l'atteggiamento dei dottori con me.
Per loro sono 'la malata' o 'la povera ragazza con la leucemia' e cercano in tutti i modi di farmi capire la loro compassione.
É questo che voglio evitare, voglio evitare che gli altri si comportino così con me, perchè mi da fastidio. Io sono una comunissima ragazza, l'unica cosa che ho in più rispetto agli altri è un privilegio. Si, per me questa malatttia è un privilegio. È un modo per vivere a pieno la vita, per non lasciare un singolo secondo libero. Mentre gli altri, convinti di vivere per sempre, trascorrono il tempo a fare cose suprelflue, a perdere tempo prezioso.
Dimenticavo, io sono Gisèle, per gli amici, Gió. Amo il mio nome, è particolare. L'hanno deciso i miei genitori mentre erano a Parigi. Ho 17 anni e quest'anno sono all'ultimo anno di liceo classico.
Gli autori greci, hanno parlato così tanto, della vita e della morte e io ho lasciato incompleti gli argomenti, oppure non li ho proprio letti, per pigrizia. So soltano che 'carpe diem' vuol dire cogli l'attimo. E ne ho fatto la mia filosofia.

Il primo giorno di scuola, dell'ultimo anno di scuola. È incredibile, la velocità con cui sono passati questi anni. Quanti segreti che ho affidato a questi banchi, quanti brutti voti e belle notizie a questi muri.
Ogni estate, entrando in classe vedo tutti diversi.
America, si é fatta biondo platino.
Mary, è più grassa.
Josh, ha deciso di tagliarsi i capelli.
Anche le prof, sembrano diverse. Quella di scienze, sembra più vecchia.
L'unico prof che non intravedo è quello di geografia, dicono che ne sia venuto uno nuovo.
L'appello, quest'anno, segna 25 nomi, un ragazzo nuovo, a quanto pare. 'Harold Edward Styles'.
Ancora non l'ho visto arrivare in classe, ma io entro sempre in anticipo, quindi mi toccherà aspettare.
I banchi, spalancano le orecchie per i nuovi pettegolezzi, mentre le ragazze si raccontano gli scoop che hanno trattenuto nelle loro testoline cotonate per tre mesi. Anche se gli scoop sono sempre i soliti.
Quello che si è fidanzato con quello che ha fatto una pompa a quelo allora quell'altro ecc. ecc.
Si parla anche del nuovo alunno, dicono sia simpatico e anche abbastanza carino.
Io mi affaccio dalla finestra, voglio respirare l'aria del primo giorno di scuola.
La stessa aria che ho respirato il primo giorno del primo anno.
Quando ancora non c'era il mostro.
Quando ancora pensavo di vivere per sempre.
Eppure, pensare che non avró un marito, dei figli, dei nipoti, mi rattrista.
Ma non è tempo per pensare a questo.
Lo vedo entrare in classe, il nuovo ragazzo. Sembra un angelo, ma da ció che ho sentito è un diavolo. Meglio girare alla larga.
Ma a quanto pare, sarà il mio nuovo compagno di banco.
Suona la campana, entra la prof di storia, la conosco da 5 anni, è una donna molto riservata, ma gentile.
Non spiccico una parola, verso al riccioluto, mi vergogno. Continuo a guardarlo con la coda dell'occhio.
-bhè, insomma, io sono Harry- dice girandosi verso di me di scatto.
-io sono Gisèle- rispondo balbettando.
Non so come si ci comporta in queste situazioni. Insomma, non parlavo con un essere umano di genere maschile, al di fuori di mio padre e dei dottori, da tre mesi.
-in che scuola andavi prima?- mi lancio a fare una domanda, una domanda stupida, ma pur sempre un argomento.
-abitavo in una città qui vicino, poi mi sono trasferito-
Ok, io ho finito gli argomenti, se vuoi parlare parli tu. Mi dico in mente.
-Cos'hai fatto al braccio?- mi chiede indicando una parte violacea.
E' il livido dell'ago della flebo. Ma non voglio dirglielo.
-Mi sono fatta male cadendo e mi è uscito fuori un bel livido- mentre dico queste parole cerco di far senbrare la frase più scherzosa e simpatica possibile. Come se stessi prendendo in giro la circonstanza in cui mi sono fatta male.
In realtà è solo il primo dei tanti segni che il mostro mi lascerà, prima di portarmi via.
  
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