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Autore: violetsugarplum    15/10/2012    5 recensioni
[Future!Fic] Blaine ha sessantotto anni quando decide di non voler più essere un peso per la famiglia e vede in Villa Liberty il luogo adatto in cui trascorrere gli ultimi momenti della sua esistenza. Non sa ancora che questa sua scelta cambierà la vita di molte persone, soprattutto quella di una sua vecchia conoscenza.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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2
. Mi ricordo di te



"Chi sei? Come fai a sapere come mi chiamo?"

La voce di Sebastian non era più arrogante e decisa come pochi secondi prima, anzi, sembrava piuttosto tesa.

"Sono Blaine... Blaine Anderson, ti ricordi di me? Frequentavo il-"

"Blaine..." Sebastian pronunciò il suo nome come se avesse quasi paura di sciuparlo. "Sì, mi ricordo di te. Ne è passato del tempo..."

"Già..."

Tra i due calò un silenzio imbarazzato, quasi consci di avere tutti gli sguardi puntati addosso. Blaine continuò a fissare Sebastian e notò che c'era qualcosa di diverso in quegli occhi che ancora rammentava a distanza di anni e che più volte inconsapevolmente si era ritrovato a sognare, senza però più riuscire a dare un volto al loro proprietario. Il verde mischiato a quell'azzurro così intenso si era spento, come se fosse velato di una sorta di tristezza.

Senza rendersene conto, si sedette alla sua sinistra sprofondando nel divano. Sebastian si voltò di scatto nella sua direzione, gli fece un sorriso vacuo che Blaine non riuscì a fare a meno di ricambiare.

"Anch'io mi ricordo di te."

Sebastian ridacchiò. "Effettivamente sono sempre stato un tipo difficile da dimenticare."

Blaine scosse la testa sforzandosi di non roteare gli occhi. A quanto pare l'atteggiamento del Sebastian adolescente non era cambiato di una virgola, solo il suo aspetto fisico si era modificato col trascorrere del tempo. Il viso era diventato magro e le guance scavate; i capelli biondo scuro avevano lasciato il posto a una chioma bianca che gli nascondeva la fronte ormai solcata da profonde rughe.

"Come mai sei qui?"

"Ho iniziato a perdermi. Voglio andare da qualche parte e puntualmente mi perdo, non so più dove sono e figurarsi se riesco a tornare a casa. Mi sono stancato di essere un pericolo per me stesso e, soprattutto, per gli altri. Sai, l'Alzheimer..."

Sebastian non lo lasciò finire e gli afferrò saldamente il polso, come se volesse confortarlo e non volesse sentire una parola in più.

"Ho capito."

"E tu? Perché sei qui?"

Sebastian rispose solamente con una scrollata decisa di spalle, allontanò la propria mano dal braccio di Blaine sfiorando innavertitamente la sua e percepì il metallo freddo della fede sotto i suoi polpastrelli.

"Sei sposato?"

"Vedovo. Da nove anni il mese scorso."

"Mi dispiace. Non mi era simpatico ed era piuttosto fastidioso, però... Povero... Kurt, vero?"

"Kurt non era mio marito. Ed è ancora vivo."

"Ah."

Per la seconda volta lo strano silenzio riempì la stanza. Annie, ancora seduta accanto a Sebastian, alzò gli occhi dal libro che teneva aperto sulle ginocchia e li osservò incuriosita fino a quando Blaine, un po’ impacciato, riprese il discorso.

"Allora, uhm, cosa hai fatto di bello in tutti questi anni?"

L'ultima volta che Blaine e Sebastian si erano visti era stata in un’afosa giornata estiva dopo la fine della scuola. Sebastian era seduto ad un tavolo del Lima Bean a sorseggiare un caffé freddo quando alla porta comparve Blaine, accompagnato come sempre da Kurt. Sebastian incrociò subito il suo sguardo e fece un rapido cenno di saluto con la testa a cui Blaine rispose sventolando la mano, quasi andando a sbattere contro una ragazzina che faceva la fila. Non successe altro perché Sebastian se ne andò pochi minuti dopo lasciando sul tavolo la sua tazza di caffé ancora a metà e non si erano più visti o sentiti.

Fino a quel momento.

"Dopo il liceo, sono tornato in Francia e mi sono laureato in giurisprudenza, proprio come mio padre aveva sempre voluto. Una volta preso il fatidico tocco, ho iniziato a fare di testa mia e, mandando all'aria il praticantato, ho viaggiato per circa due annetti. Sono stato a Roma, a Berlino, in Olanda e perfino in Giappone. Poi una volta che i miei mi hanno tagliato i fondi, sono tornato qui, nella ridente Westerville, con la coda tra le gambe e sono diventato avvocato, per loro somma gioia."

Blaine annuì cosciente del fatto che Sebastian aveva parlato esclusivamente di sé e dei suoi genitori, non nominando compagno o bambini.

"Niente marito?"

"Niente marito," ripetè Sebastian. "E niente figli. Ho convissuto per qualche anno con una persona, ma... Non siamo riusciti a conciliare tutte le cose. Eravamo troppo presi dalle nostre carriere e così ci siamo lasciati. Però non abbiamo perso i contatti e, quando si ricorda, ogni tanto mi viene a trovare."

Sebastian lasciò uscire un flebile sospiro dalle labbra, poi continuò.

"Tu hai dei figli?"

Blaine sorrise orgoglioso. "Ho una bambina... Beh, ormai non è più una bambina, ma per me lo sarà sempre. Ha già ventisette anni ed è sposata. Si chiama Virginie."

"Un nome francese."

"Sì," Blaine ridacchiò. "L'ho scelto io."

Sebastian gli rivolse un largo sorriso che strideva con i suoi occhi spenti. "L'avevo immaginato."

"Ma non mi hai ancora detto cosa ci fai qui..."

"Ragazzi, è ora di cena! Su, prepariamoci!"

La voce squillante di Rose pose termine alla loro conversazione e Blaine si lasciò scappare un leggero sbuffo di fastidio. Aveva ancora un sacco di cose da dire a Sebastian ed era sicuro che anche lui avesse storie interessanti da raccontargli e, forse, con un'altra oretta sarebbe riuscito a tirargliele fuori. E poi c'era ancora questa risposta, questa curiosità che ancora non era stata soddisfatta.

Blaine si alzò faticosamente in piedi seguendo l'esempio degli altri che si stavano avviando verso la porta della stanza.

"Dov'è la sala da pranzo?", chiese a Sebastian.

"Non te l'ha spiegato la McDillon? I pasti vengono consumati in camera."

"Probabilmente me l'ha detto, non ho una buona memoria. Vieni?"

"Sì, ma non riesco a trovare il bastone. Scommetto che me l'ha preso quello scemo di Ralph. Gli ho solo fatto una gentile osservazione perché quando si mette in testa di suonare quel maledetto pianoforte non c'è verso di fermarlo, ma non c'era davvero bisogno di fregarmi il mio bastone. Domani gliela faccio pagare... Oh, eccolo, l'avevo dietro la schiena."

Sebastian aveva afferrato una corta asta bianca e con un gesto veloce l'aveva allungata e appoggiata al pavimento aiutandosi a mettersi in piedi.

"Ecco. Se mi dici qual è la tua stanza, ti ci porto volentieri."

Blaine lo guardò a bocca aperta, ferito. Aveva capito perché quegli occhi non erano quelli che ricordava, così brillanti e vivaci, sempre pronti ad assottigliarsi accompagnando un sorrisetto tanto sarcastico quanto malizioso e accattivante. Lo fissò ancora per un momento mordendosi l'interno della guancia, indeciso su cosa dire, ma poi non riuscì a frenare la lingua.

"Sei cieco."

"Sì. Era una domanda?"

"Sì... N-no, era una constatazione. Perché non me l'hai detto subito?"

"E cosa dovevo dirti? 'Ehi ciao, Blaine, sono passati cinquant'anni! Come stai? Tutto bene? Sì, io tutto ok, anche se sono diventato un po’ cieco.' Non mi pareva una cosa carina."

Blaine annuì con un breve cenno della testa, poi si ricordò che Sebastian non poteva vederlo e mormorò un debole sì.

Uscirono dalla sala comune e si avviarono in silenzio in corridoio verso le loro camere. Blaine lo osservava con la coda dell'occhio notando come Sebastian camminasse con passo deciso, completamente a suo agio nel corridoio e quasi gli andò addosso quando si fermò di colpo.

"Dovrebbe essere la tua camera, vero? Ho contato i passi, dovrei averci azzeccato", disse continuando a battere la punta del bastone contro la porta.

"Sì, è la mia... Dopo cena cosa si fa? Si torna di là?"

"No, si va allo strip club," disse serio Sebastian prima di iniziare a ridacchiare. "Dopo cena si va a dormire, Blaine. Possibile che tu non abbia ascoltato una parola?"

"Ti ho detto che ho ascoltato, solo che non ricordo."

Sebastian annuì senza smettere di sogghignare.

"Si va a dormire perché non ci sono più attività da fare e la medicina che ti danno dopo il pasto, meglio conosciuta come sonnifero, inizia a fare il suo effetto. Non dirmi che volevi passare la serata a giocare a carte con Frank e Lucille o, peggio, cercare di scollare Ralph da quel dannato pianoforte."

"No, è che...", balbettò insicuro Blaine aprendo la porta della camera. "Lascia stare. Allora, ci vediamo domani?", chiese pentendosi subito dell'infelice scelta di parole.

Sebastian scrollò violentemente le spalle, probabilmente sforzandosi di ignorare ciò che aveva appena udito.

"Abbiamo scelta, in fondo?"

"Credo di no, dato che siamo qui tutti e due..."

"Ah, dunque abbiamo un appuntamento, Blaine?", scherzò dandogli subito le spalle e marciando a passo spedito verso l'ultima porta del corridoio.

"Abbiamo scelta, in fondo?", sussurrò Blaine e entrò nella propria stanza dove ancora lo aspettava la sua valigia da disfare.







Non odiatemi troppo.

Lo so che ho fatto una cosa orribile, ma prometto che poi le cose andranno per il verso giusto!

E questa è solo una mera scusa perché siete stati così carini a leggere il primo capitolo -e pure metterlo nei preferiti! Siete proprio delle piccole creature innocenti- e a darmi così tanta fiducia da voler continuare... Sono combattuta tra l'ansia di deludervi e la voglia di spupazzarvi. Vi ringrazio con tutto il mio cuore :)

Ah, dimenticavo una questione importante che tengo molto a precisare: la storia non prende assolutamente in considerazione la quarta stagione del telefilm. Mi baso sui fatti accaduti fino alla 3x14, più un incontro inventato in questo capitolo.

L'appuntamento è previsto per la prossima settimana, giusto il tempo di farvi digerire questo capitolo. Sentitevi liberi di insultarmi, so che me lo merito :3

Un abbraccione e grazie ancora ♥

-violetsugarplum
  
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