Notte
di stelle e sorprese
(Capitolo
1)
Era
una bella notte,
quella notte. O meglio, lo sarebbe stata se non ci fossero stati tutti
quei
problemi a coprire come un velo la tenera luce delle stelle. In un
altro
momento mi sarei fermata così volentieri ad ammirarle, come
tante volte avevo
fatto da ragazzina. Ma io, Hadiya[1}, grande
sacerdotessa e serva
fedele della mia regina, la grande Cleopatra VII d’Egitto,
quella notte avevo
altro a cui pensare, e non erano le stelle.
Erano trascorsi solo pochi giorni dalla celebrazione del matrimonio tra
la mia
regina e suo fratello, Tolomeo XIII, unione voluta dal grande
condottiero
Giulio Cesare, che credeva così di ristabilire
l’ordine nella nostra terra.
Tutto sembrava perfetto, un giorno nato per rimanere scritto nella
storia, un
momento che sembrava infinito e meraviglioso per me, con il mio paese
finalmente in pace. Eppure, dopo quel singolo attimo, quei pochi giorni
che me
ne separavano sembravano essere scivolati via tra le mie dita come la
sabbia
del deserto.
Se avessi solo saputo cosa sarebbe accaduto...Più ci
ripensavo e più la scena
si ripresentava chiara nella mia mente: il mio fedele amico Apollodoro[2]
che si gettava ai piedi della regina, supplicandola di essere clemente
con i
contadini di cui si era fatto portavoce, i quali a causa del magro
raccolto non
riuscivano a pagare le tasse. Poi lei, fiera e bellissima come sempre,
che
facendolo alzare da terra lo rassicurava e ordinava che quelle tasse
fossero
imposte invece agli alti dignitari che potevano versarle, scatenando la
stizza
di questi ultimi. Ed improvvisamente, la luce maligna che brillava
negli occhi
di Potino, uno dei consiglieri più avidi di potere, mentre
velocissimo
trascinava a sé Tolomeo, prendendolo alla sprovvista.
Rabbrividii rivedendolo mentre estraeva fulmineo un pugnale dalla ricca
tunica
e, approfittando di un attimo di esitazione di Cleopatra, sconvolta
quanto me,
colpiva alla schiena il giovane faraone, lasciandolo infine scivolare
in terra,
appena un secondo prima di essere condotto via dalle guardie nello
stesso
momento in cui noi sacerdoti correvamo ad occuparci del ragazzo.
Se solo lo avessi fermato in tempo…Ma come? Come avrei
potuto immaginare che
quel consigliere fosse avido di potere al punto tale da tentare di fare
del
male al nostro nuovo sovrano? Insomma, in fondo non era più
di un ragazzino che
per giunta si era sempre lasciato plasmare, anche se mi dispiace dirlo,
dalle
astute mani di quel traditore!
Come se non bastasse, oltre al giovane faraone ferito che sarebbe stata
già una
sufficiente preoccupazione, ora anche la mia piccola protetta, Najla[3]
,
era scomparsa e non si trovava da nessuna parte.
Najla viveva con me ormai da sedici anni, cioè da quando,
poco più che neonata,
i suoi genitori l’avevamo portata da me e mi avevano pregata
di accoglierla per
istruirla e crescerla come loro, due poveri contadini, non avrebbero
mai potuto
permettersi di fare. Guardando nei loro occhi avevo capito quanto
sincero fosse
il desiderio di poter dare un futuro migliore alla loro bambina e non
esitai ad
accettare adottando la piccola, alla quale avevo finito per
affezionarmi come
fosse stata la mia stessa figlia.
Per questo mi trovavo a vagare cercandola per il palazzo vuoto, fatta
eccezione
per qualche guardia, in quella notte, accompagnata solo dai miei
pensieri.
Passai accanto alla stanza di Tolomeo e tesi l’orecchio.
Silenzio. Anche
troppo, a dire il vero. Quantomeno avrei dovuto sentire il suo respiro
agitato,
come avevo fatto nelle ultime notti passate accanto a lui cercando di
aiutarlo
senza grande esito. Spaventata mi precipitai dentro e la scena che vidi
fu
veramente incredibile.
La luce pallida della luna filtrava da una piccola finestrella
illuminando
debolmente la stanza. Seduta accanto al letto una ragazza con la pelle
ambrata
e i capelli scuri raccolti in una lunga treccia vegliava sul sonno
tranquillo
del giovane sovrano d’Egitto, accarezzandogli di tanto in
tanto la testa.
Riconobbi immediatamente quella figura, senza nemmeno bisogno di
vederla in
viso, poichè la conoscevo da quando, sedici anni prima, i
suoi genitori me
l’avevano affidata e soprattutto perchè si
trattava della stessa figura che
andavo cercando ovunque ormai da ore
- Najla, che cosa ci fai tu qui?-
Angolo
dell’autrice
Bene, innanzitutto vi ringrazio per aver letto questo primo capitolo
della mia
storia…
È la prima volta che mi cimento in una storia orginale di
tipo storico quindi
non so come possa essere andata ma vabbè.
In origine era una fanfic ispirata al musical francese
“Cleopatre la derniere
reine d’Egypte” ma poi, visto che la mia fantasia
alla fine lavora su una via
tutta sua e la storia originale non è quasi nemmeno citata
ho eliminato anche
quella parte e ho scelto di spostarla qui.
Chiedo perdono agli amanti della storia egizia, ma mi sono presa delle
belle
libertà riguardo ai personaggi (i caratteri li ho inventati
del tutto, anche se
l’aspetto di Tolomeo XIII corrisponde a quello
dell’artista che lo interpreta,
alias Mehdi Kerkouche) quindi magari non li troverete come li avete
immaginati.
Ad ogni modo ho cercato di mantenermi fedele alla storia per quanto
riguarda
usi, costumi, ambienti e descrizioni varie, per rendere la scena
credibile,
salvo rare eccezioni.
Che dire, spero mi lascerete una recensione, qualsiasi tipo di commento
mi fa
più che piacere quindi…Scrivetemi!
Ciao a tutti e al prossimo capitolo!!
Giulia/Juliet96
Note
[1]
Hadiya è un nome
egiziano reale e significa “dono” o
“guida verso il giusto”. I nomi non sono
scelti a caso ma si rifanno, nella maggior parte dei casi, ad un
caratteristica
del personaggio che porta quel nome o al suo ruolo (metto i significati
in modo
che possiate capire il perché).
[2] Si tratta di Apollodoro Siciliano, che rivedremo anche
più avanti. È lo
stesso amico che nella storia vera consegnò a Cesare il
tappeto nel quale
Cleopatra si era fatta avvolgere per arrivare sana e salva da lui.
[3] Anche Najla è un nome egiziano/arabo e vuol dire
“Dialogo segreto”. Adesso
può sembrare che non c’entri, ma più
avanti capirete perché l’ho scelto…
[4] Il titolo della storia viene dalla canzone del musical che ho
citato nel
mio commento, ovvero quella che accompagna la scena del matrimonio tra
i due
fratelli descritta all’inizio.