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Autore: Mavor    15/10/2012    1 recensioni
Mordred, un aspirante cavaliere, viene infine nominato cavaliere della tavola rotonda, ma scopre di essere il figlio illegittimo di re Artù e quindi l'erede al trono di Camelot.
Lui che crede fermamente negli ideali della cavalleria ma il destino lo farà arrivere ad un punto di non ritorno:
decidere se rimanere fedele al suo giuramento e ai suoi principi o sfidare la storia e tentare la conquista del trono di Camelot e di tutta la Britannia.
Genere: Fantasy, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mordred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mordred

                                                                            

 

 

 

Era una giornata splendida, il sole splendeva alto nei cieli senza nubi, chi avrebbe mai pensato che in quel giorno, io avrei osato l'impensabile.

Il re aveva convocato una seduta straordinaria della Tavola Rotonda, ma non aveva riferito alcun particolare.

Io fui costretto ad abbandonare la mia missione ai confini del regno e ritornai in fretta e furia a Camelot, ricevendo una bella sorpresa.

Mentre stavo attraversando il cancello principale delle mura esterne incontrai una mia vecchia conoscenza:

«Guarda chi è ritornato dai ghiacci del Nord! Il signor cavaliere è stato così impegnato da non degnarsi di scrivere neanche una lettera!»

Mi voltai e vidi un uomo dai capelli castani che indossava un'armatura con un drappo blu, che contraddistingue la sua carica di cavaliere di Camelot.

«Chi...? Agravain! Da quanto tempo!»

Smontai da cavallo e lo abbracciai, erano circa 7 anni che non rivedevo mio fratello.

«Mordred, vedo che non sei cambiato affatto in questi anni»

«Potrei dire lo stesso di te. Allora com'è la situazione a Camelot?»

Vidi nei suoi occhi una certa reticenza.

«Cosa aspetti?»

«Senti Mordred, è...»

La discussione aveva attirato l'attenzione di un nutrito numero di popolani, che incuriositi, cominciarono ad accalcarsi intorno ai noi due.

«Andiamocene di qui, stiamo attirando troppo l'attenzione»

Rimontai il mio cavallo e lo seguii in un luogo appartato, una casupola abbandonata vicino alle mura interne.

Era un posto per noi molto importante: quando fummo mandati a Camelot, questa vecchia casa diroccata divenne il nostro rifugio segreto.

Vidi mio fratello molto agitato, si guardava intorno come se fosse osservato.

«Ascolta fratello, ti ricordi quando sospettavamo del tradimento della regina con Lancillotto?»

Rimasi sorpreso che mio fratello stesse rivangando quella brutta storia: un giorno scoprimmo che il più fedele dei cavalieri del re, Lancillotto del Lago, ebbe una relazione con la moglie di Artù, Ginevra.

Allora volemmo coglierli in flagrante, e fummo molto vicini al successo, ma altri eventi erano stati messi in moto.

La faida che allora coinvolse la mia famiglia e quella di re Pellinore, un altro importante cavaliere, aveva mietuto molte vittime: mia madre... i miei due fratelli Gaheris e Gareth uccisi... da quel lurido parassita di Lancillotto… che continua le sue perversioni con quella strega.

«Sì, come potrei dimenticarlo. Allora...»

«Bene, il re poco tempo fa li aveva scoperti, e si stava per rischiare la guerra civile»

«Quindi li ha puniti a dovere?»

L'espressione nel volto di mio fratello fu molto eloquente, più delle parole.

«Eh... Magari, i romani hanno iniziato l'invasione del regno. Perciò il re li ha "perdonati" per concentrarsi sulla difesa di Camelot»

«Quindi... è per questo che ha convocato la Tavola Rotonda»

Sorrisi, pensando a come si era evoluta la situazione, dopotutto avrei potuto sempre rifugiarmi a Northumbria, ormai mi ero ben radicato in quelle terre.

Ma qualcosa non andava, non era quello che mio fratello voleva dirmi, e non mi sbagliai.

Agravain mi chiese, quasi sussurando, una domanda inaspettata.

«Mordred è vero che tu... insomma... che tu... sei il figlio del re Artù?»

Sembrò come se il mio cuore si fosse fermato di colpo, ciò che avevo cercato di dimenticare e nascondere da molto tempo è riapparso fulmineo e implacabile come uno spettro maledetto.

«Co-come lo hai saputo?»

Balbettai nel panico più totale.

«Nostra madre me lo ha confidato prima di morire, e mi ha chiesto di radunare tutti gli oppositori e i nemici del re affinché combattano sotto la tua guida. Ormai siamo pronti!»

Reagii come ebbi fatto con mia madre, ma le conseguenze, questa volta, non saranno le stesse.

«Come puoi anche solo pensare una cosa del genere?! Questo è tradimento! Va contro i nostri principi!»

«Il traditore è Artù, è incapace di governare. Preferisce graziare un colpevole piuttosto che salvare gli innocenti! Il giuramento...»

Suonarono i corni del castello,  per annunciare l'inizio della riunione.

«La scelta è tua, fratello. Ricordati che mi troverai pronto quando me lo richiederai. Ci vediamo dopo»

Allora mi diressi verso la corte oppresso dai dubbi.

Una parte di me voleva rimanere fedele al re, un altra, più oscura e ambiziosa, mi spingeva a macchinare i peggiori intrighi.

Incontrai vari cavalieri durante il percorso per la sala della Tavola Rotonda, ma non calcolai la loro benché minima presenza e, come in trance, mi sedetti al mio posto nella Tavola Rotonda.

Non so se erano i tanti anni passati all'esterno di questa sala, o se non avevo fatto abbastanza attenzione, ma quella sala mi sembrò sempre più oscura di quando misi piede la prima volta, sapeva di ideali decaduti, di gloria passata.

Il re, una volta aspettati tutti i cavalieri, ci illustrò la situazione:

«Fedeli Cavalieri, vi ringrazio della vostra presenza. Vi ho convocati qui per una questione della massima importanza. I romani sotto la guida dell'Imperatore Lucius in persona si apprestano a invadere le nostre terre in Britannia, in Gallia e non solo...»

A quelle parole si alzò un brusio di voci, che interruppero il suo discorso.

«Ehm! Come stavo dicendo, non siamo attaccati solo dai romani, ma anche dei signori sassoni ribelli hanno organizzato un esercito, seppur inferiore a quello romano, e vogliono schiacciarci su due fronti»

Non seguii con particolare attenzione le sue parole, io ero distratto da altro in quel momento, fino a quando....

«In questa situazione di grande pericolo tutti noi siamo dovuti a fare grandi sacrifici per il bene comune, io partirò personalmente con la maggior parte di voi contro l'esercito di Lucius, l'altro esercito sarà guidato da Sir Galvano e si dirigerà contro i sassoni, ognuno di voi ha già ricevuto i propri ordini tramite una lettera. Al tramonto entrambi gli eserciti dovranno essere pronti per partire. Sì, Sir Lancillotto del Lago»

A quel punto Lancillotto prese la parola.

«Sire, ringrazio la vostra profonda saggezza e generosità per avermi concesso una seconda possibilità,e vi giuro che combatterò al vostro fianco fino alla fine»

Quel verme, quel parassita, quel lurido ruffiano, stava per farmi impazzire di rabbia, quelle lusinghe, argh... ma mantenni la calma.

«Sir Lancillotto, voglio che siano i fatti e non le parole a dimostrare la vostra lealtà. La seduta è conclusa, che tutti i cavalieri vadano a prepararsi»

Uno dopo l'altro tutti i cavalieri uscirono dalla sala, io cercai di avvicinarmi al re per avere le conferme su i miei dubbi.

«Sire io...»

Improvvisamente la mia gola si seccò e dalla mia bocca non uscirono più parole.

Il re mi guardò piegando leggermente la testa.

«Sì, Sir Mordred, che cosa volete chiedermi?»

«I-Io voglio che rispondiate ad una domanda prima che partiate»

«Chiedete pure»

Cercai di convogliare tutte le mie energie su quelle parole, sentivo che l'emozione era troppo forte

«Sire, voi sapete che io sono il figlio di Morguase sua sorella...»

Non sembrava molto sorpreso

«Allora...»

«Lei mi ha detto... mi ha detto che voi...»

«Che io cosa?»

Non ricordo bene se quelle parole le urlai o le pronunciai.

«Che tu sei mio padre! Ed io sono il legittimo erede al trono di Camelot!»

Il re a quel punto rimase pietrificato non muoveva nemmeno un muscolo, io invece sudavo freddo e iniziai a fremere dall'emozione.

Mosse le labbra pronunciando qualcosa ma io lo interruppi:

«Sire, io voglio sapere se questa è la verità, è così!?»

«Sì, è così. Ma non vi facciate venire strane idee per la testa, Sir Mordred, la vostra posizione rimarrà la stessa così come i miei ordini: dovrete rimanere qui»

L'indifferenza con cui mi rispose, mi fece ribollire il sangue.

«Dimmi perché mi hai inviato nell'estremo nord del regno?»

«Il tuo compito era di aiutare quella gente a difendersi»

«Aiutare a difendersi?! Mi avete costretto a far patire a quei disperati enormi fatiche: la costruzione di strade, fortificazioni, senza avere alcuno aiuto da Camelot e con il gelo e il raccolto scarso, dopo essere continuamente assaliti da parte dei signori sassoni a cui abbiamo strappato quel pugno di terre gelate. Come puoi definire ciò di aiuto, siamo diventati noi gli oppressori non i... »

Artù era evidentemente seccato della mia presenza e dalle mie parole.

«Nei periodi difficili è naturale che si debbano fare dei sacrifici, non ci trovo niente di strano»

«Ci esorti a fare dei sacrifici mentre tu permetti a quella traditrice di Ginevra di passarla... »

«Basta! Se non la smetterai di infastidirmi con queste supposizioni e se mi mancherai di rispetto un'altra volta, te ne farò pentire amaramente. Voi rimarrete qui, questi sono i miei ordini»

Lo disse con lo stesso tono indifferente di prima ma questa volta ero riuscito a colpirlo nel profondo.

Mi lasciò così, come un idiota, per dirigersi sull'uscio dove notai lo stregone Merlino e Sir Galvano, pronunciai solo poche parole al re.

«Buona fortuna... Mio re»

Fu allora che compresi appieno le parole di mia madre, e cosa avrei dovuto fare a quel punto.

Cercai immediatamente mio fratello, ma mi anticipò e lo incontrai all'uscita della corte.

« Mordred io... è successo non è così? »

Mi avvicinai al suo orecchio e gli sussurai con tutta la mia rabbia che mascherai con freddezza

«Chiama quanti più cavalieri possibili, manda dei messaggeri ai sassoni e ai romani e una volta raccolti voglio che fissi il nostro incontro nelle antiche rovine vicine al fiume quando stanotte ci sarà la luna piena. Hai capito bene? »

«Tutto chiaro Mordred, sarà fatto»

Lessi la felicità negli azzurri occhi di mio fratello, una felicità che non vidi da tempo.

Ci separammo: lui si diresse verso la città, io mi allontanai verso le campagne, avevo un'ultima questione da risolvere prima di dare inizio a questa empietà.

Presi il mio cavallo nelle scuderie e mi diressi verso un villaggio non molto lontano da Camelot e vicino al luogo della riunione.

Per la prima volta mi capitò di non pensare. Eh sì, proprio quando la mia mente dovrebbe essere in iperattività non riuscivo a concentrarmi. Non ero abituato a così tante emozioni nello stesso tempo.

Giunto nel villaggio mi diressi verso l'unico edificio in pietra costruito su un'altura. Conoscevo fin troppo bene quel luogo.

Una donna dai lunghi biondi mi attendeva, indossava una veste candida e dai riflessi scarlatti, era affacciata alla finestra e non appena mi vide rientrò nella sua abitazione.

Quando arrivai sotto l'abitazione, affidai il mio cavallo ad alcuni popolani ed entrai nella casa.

Era rimasta esattamente come l'avevo lasciata, compresa la mia consorte:

le sue guance rosee erano rimaste le stesse, e il suo volto giovane conservava ancora tutto ciò che mi fece innamorare di lei, quando la salvai da quei sassoni che sterminarono gran parte della sua famiglia.

Presi le sue mani delicate e la baciai appassionatamente.

«Mi sei mancata Igraine»

Gli sussurrai dolcemente accarezandogli la guancia.

«Mordred, quasi non speravo più in un tuo ritorno»

Prese una pausa e indicò le scale.

«Vuoi... »

Compresi la sua incertezza

«Naturalmente Igraine, andiamo»

Mi condusse stringendomi la mano nella sua camera da letto

Ci spogliammo tra le carezze: le sue forme erano aggraziate e curvilinee, la mia fedele Igraine, con lei io... mi sentivo felice.

Quella fu l'ultima volta che assaporai la passione... con così grande intensità, il piacere... mi faceva rabbrividire, eppure mi sentivo in pace.

Mi addolorava il solo pensiero di dirgli cosa ero in procinto di fare.

«Amore mio... »

Mi sussurra lei

«Sì ... »

«Hai ricevuto le mie ultime lettere... »

«Intendi da quando sono partito la scorsa volta? No, mi sembra che il messaggero fu assalito dai briganti. Perché? »

Igraine si rivestì e mi condusse in un'altra stanza e portando al grembo un neonato.

Credo che quella fu una di quelle poche volte che scoppiai in lacrime, per la gioia.

Lo presi tra le mie braccia.

«Come lo hai chiamato? »

«Melehan»

«Che bel nome! Ti si addice, figlio mio»

Lo baciai e lo diedi a Igraine che lo mise dentro la culla.

«Igraine, io sto per... »

Mi feci coraggio fissando i suoi splendidi occhi di smeraldo.

«Sto per tradire il re»

«Come? »

«Stanotte mi incontrerò con i congiurati e domani... »

La mia amata scoppiò in lacrime.

«Ti prego Mordred non lo fare, perchè dovresti farlo?! Rimani con me e con tuo figlio!»

«Non c’è una via di uscita, è doloroso lo so, ma devo farlo. Come potrei proteggerti in un mondo in preda al caos? »

«Pensa a tuo figlio, pensa a me, dovrei vivere nel terrore... »

Gli asciugai le lacrime e la fissai più intensamente.

«Non se riuscirò a porre fine a queste guerre e alla corruzione portata da Artù. Tu sai bene cosa mi lega a quell'uomo»

«Ma... »

«Ascolta, se la situazione diventerà pericolosa ti potrai rifugiare nelle terre del Nord, lì ho alcuni amici ti proteggeranno dai malintenzionati»

Gli presi ancora una volta le mani.

«Andrà tutto bene, amore mio. Ti prometto che questo non sarà un addio definitivo»

La baciai con tutte le forze possibili e lasciai un sacchetto di monete d'oro, che portavo per le emergenze.

Era calata la notte e dovevo sbrigarmi se non volevo arrivare in ritardo.

Attraversata una foresta arrivai alle rovine di un antico fortino romano: gran parte delle sue mura erano crollate ma una torre sul muro orientale era ancora agibile e lì riconobbi mio fratello.

Scesi da cavallo e mio fratello mi condusse dentro la torre.

«Fratello sei arrivato finalmente! Entra , ho radunato dei preziosi alleati. Ora te li presento»

«Bene Agravain, presentami i nostri alleati»

Appena entrato mio fratello mi illustrò i presenti:

«Sire Mordred, questi è Caius Metellus Niger, ambasciatore dell'imperatore Lucius»

Caius mi fece un leggero inchino a cui io ricambiai.

«Sire, io sono qui a nome del mio imperatore per informarla del suo pieno supporto nella sua impresa»

«Ne sono felice, amico romano, riferisca all'imperatore che sarò più che soddisfatto di potermi considerare un alleato fedele, come dite voi... un socius>

Un cavaliere non molto alto si inginocchiò non appena mio fratello nominò il suo nome.

«Abbiamo qui un rappresentante della fazione della tavola rotonda che si è schierata contro Artù: Sir Malagant, il giovane»

«Mordred, io ti assicuro il supporto di tutti coloro che Artù ha oppresso, se ripagherai i torti subiti»

«Sir Malagant, tuo padre è perito nel tentativo di opporsi a tutto questo e sarà vendicato come tutti coloro che sono caduti a causa loro»

Mio fratello poi mi presentò un nutrito gruppo di nobili, signori della guerra sassoni e britanni che erano al seguito di Malagant. Quando ebbe finito li condusse fuori, in cima alla torre.

Devo ammettere che mio fratello aveva un gusto azzeccato per lo stile:

aveva disposto in cima alla torre delle torce disposte in modo triangolare, e un drappo rosso e nero con al centro un dragone nero rampante era legato ad un’asta ed era disposto a terra vicino ad un piedistallo in pietra.

Feci un respiro profondo e mi misi in cima a quel piccolo piedistallo naturale.

Il cuore mi batteva all'impazzava, vedevo tutti questi orgogliosi cavalieri che non si erano piegati neanche con la guerra, inginocchiarsi dinnanzi a me.

«Dio ci è testimone amici! Oggi giuriamo davanti a lui di ripulire questa terra dalla presenza di un oppressore, di un re un tempo giusto ora corrotto dal potere. Voi vi siete uniti a me senza condizioni e di ciò vi sono eternamente grato. Il compito che ci apprestiamo ad eseguire infrange ogni giuramento, ogni principio cavalleresco, ma se noi non berremmo da questo amaro calice lasceremmo le nostre terre nel caos»

Estrassi la spada e la levai al cielo, il riflesso della luna illuminò il nostro nuovo simbolo.

«Ora, liberatori di Camelot, cosa giurate davanti all’Onnipotente? »

In coro mi risposero estraendo le loro spade e portandole in direzione del drappo

«Giuriamo sulle nostre vite di servirti fino all'ultimo respiro, re Mordred»

Mio fratello allora iniziò a gridare.

«Lunga vita al re»

E gli altri lo seguirono.

«Lunga vita a Mordred. Lunga vita al giustiziere. Urrà Urrà Urrà »

Che scena grottesca, quegli urli erano l'unico suono a interrompere il silenzio di quelle rovine.

Scesi da quel piedistallo e raccolsi il drappo e lo portai in alto.

«Domani, quando il sole sarà alto inizieremo il nostro piano, e non si potrà dire concluso fino a quando questo stendardo non si staglierà sopra Camelot! Niente ci potrà fermare! Al tramonto festeggeremo la nostra vittoria e brinderemo alla nostra gloria! Che la fortuna ci assista»

Mentre tutti scesero dalla torre, io mi sedetti su di un merletto e fissai la luna piena.

Madre... cosa devo fare... devo... devo continuare... e andare fino in fondo.... tu avresti voluto questo! 

Io diventerò il re e porrò fine alla corruzione portata da Lancillotto Artù e Ginevra... 

Metterò la parola fine a Camelot e sulle sue ceneri creerò qualcosa di inimmaginabile!

Quel momento fu tra i più difficili della mia vita... ero convinto...  

il giorno dopo... Ah... il giorno dopo scatenai l'inizio.... l'inizio della fine... 

  
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