Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |      
Autore: Saffie    16/10/2012    0 recensioni
Potrei scoppiare da un momento all'altro, facendo una strage. O sarebbe più giusto tenermi tutto dentro, facendo finta di nulla, negandomi la libertà? -Dalilah.
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Luce spenta, tv accesa solo per sentirsi meno sola. Cuffie nelle orecchie, che danno rap a palla, mentre sta stesa sul letto e giocherella col suo piercing alla lingua. È così che passava la maggior parte delle sue serate, Dalilah. Si alza dal letto e va allo specchio. Sposta una ciocca dei suoi lunghi capelli rossicci dietro l'orecchio destro, e si guarda la spirale che portava ormai da mesi. La rigira un po', e poi fissa il suo volto riflesso. La prima cosa che nota sono i suoi occhi da cerbiatta. Aveva l'iride di un banale marrone, ma con il contorno di un blu scuro, o almeno, così le aveva detto la sua (ex) amica. Le labbra erano sottili, ma quello inferiore un po' sporgeva, come in un broncio perenne. E il naso era la parte che odiava più di se stessa, assieme alle gambe. Ora è in slip e reggiseno, in piedi. Si guarda con sguardo sprezzante, poi chiude forte la porta dell'armadio, dove vi era attaccato lo specchio e fa una smorfia, andandosi a buttare sul letto. L'ultima cosa che sentì, fu il sapore delle sue lacrime.
 
«Delailah, si pronuncia Delailah.» stava ripetendo Dalilah alla sua prof di filosofia che continuava a leggere il suo nome così com'era scritto. La scuola era ormai iniziata da un bel po' e la professoressa Zinca non riusciva proprio a ricordare l'esatta pronuncia del suo nome. 
«Sì, va bene, "Delailah". Ora, puoi spiegarmi cos'avevi da ridere, con la tua amichetta?» le dice la Zinca mentre si poggia alla cattedra, aggiustandosi gli occhiali. 
«Nulla, professoressa. Ci scusi.» dice ridacchiando.
Poi però si ricompone e la prof lascia scorrere, riprendendo la sua spiegazione. Daly (così la chiamavano tutti), poggia la testa sul banco e fissa un punto del muro bianco di fronte a lei. Si concentra sul suo cuore, iniziando a contarne i batitti. Uno. Due. Tre. Quattro. Driiing. Si sente toccare la spalla da una mano calda, così alza la testa e si gira.
«Daly!Come stai?» le chiede Danny, sorridendo. 
«Hey. Bene, bene.» Daly si alza e si mette a sedere sul banco, con Danny all'in piedi, proprio di fronte a lei. Lui le si avvicina e l'abbraccia. Lei ricambia l'abbraccio un po' goffa.
«Spiegami come fai a non saper abbracciare.» le chiede lui, mentre ride. La ragazza risponde con una semplice alzata di spalle.
«Allora...mh, come va con lui?» le chiede Danny, mentre si siede di fianco a lei. Daly tira fuori il cellulare che vibrava, e sorridendo annuncia 
«D'oh, è un suo messaggio. Comunque, come al solito.» Apre il messaggio dove vi era scritto un semplice "Amò" e gli risponde con un "Che fai, amore?". 
Daly ed Alex stanno assieme da quasi sei mesi. La loro, però, è una relazione a distanza. Non si sono mai incontrati, per via dei 473 chilometri che li separano. Si sono conosciuti su facebook tramite un amica in comune, Meredith, che ora non è più amica a nessuno dei due. Amore e amicizia non vanno sempre d'accordo, si sa.  Daly amava quel ragazzo più di qualsiasi altra cosa al mondo, più di quanto amasse se stessa. Ma non tutto è come sembra. O meglio, come si presenta. 
 
Sono le due e mezza e questo significa che per oggi, la scuola è finita. Daly cammina veloce verso l'uscita con Danny di fianco. 
«Senti, Daly. Ti va di aiutarmi in inglese? Non so nulla, e tra un po' c'è già il primo compito.» Danny si gratta la testa. 
«Mmh, sì, certo. Perché no?» risponde lei, accennando un sorriso. 
«Iniziamo domani?» dice il ragazzo, fermo di fronte a Daly.
«Domani alle cinque, al muretto sul fiume. Sii puntuale.» gli sorride e poi lo lascia lì, nell'ingresso della scuola. Sale in moto, diretta verso casa. 
 
«Amò, ma cazzarola, è un mio amico! Ci conosciamo dalle elementari, non c'è nulla tra noi. Perché ti incazzi? E allora cosa dovrei dì io? Che te ne vai in discoteca e che c'hai 'na marea di puttanelle che ti vogliono. E poi te le porti pure dietro la moto!.» Daly sbatte la porta della sua stanza, e cammina frenetica, andando avanti e indietro.
«Non c'entra. È diverso, a me non fotte un cazzo di loro.» 
«E a me non fotte di lui, né di nessun altro. Io amo te, soltanto te.» Sono le 4 del pomeriggio. Alex e Daly stanno litigando come al solito.
«Sì, certo. Io vado, c'ho il corso di chitarra. Ciao.» 
«Amò! Cazzo, amò! Aspetta.» Troppo tardi. Alex ha già riattaccato. Daly sente il sangue salirle al cervello. La solita sensazione odiosa allo stomaco. Corre in bagno, chiude la porta e si mette due dita in gola, mentre prova a vomitare. 
«Dalilah! Dalilah, che succede?» chiede la mamma, con voce preoccupata. Daly non risponde, e la madre torna sul divano. 
 
Daly si rigira nel letto, poi apre gli occhi. Guarda l'orologio, che segna le sei precise del trentuno ottobre. 
«È prestissimo, cazzarola.» esclama la ragazza, mentre prende il cellulare ed inizia a scrivere 
"Buongiorno amore mio :3 buon sesto mesiversario." 
Passano cinque minuti, e visto che non riesce ad addormentarsi ed Alex non le aveva ancora risposto, lo chiama al cellulare. Lui stacca e le invia "Vita, 'giorno. Auguri anche a te, ti amo tantissimo". 
"Amore, voglio vederti, cazzarola. Non capisco perché i tuoi non vogliano lasciarti venire. Hai 18 anni, che gliene frega? A volte ho voglia di lasciare tutto e scappare, per venire lì da te."
"Non lo so, amò. Anche io verrei lì da te, pure subito, ma non voglio causare un'altra delusione a mio padre."
"Va be', dai amò, non pensiamoci. Che fai?" 
E così passò il resto della giornata: tra un messaggio e l'altro. 
 
 
«Allora, dobbiamo mica iniziare dal...» comincia a dire Daly, ma poi sta zitta, perché Danny la fissa sorridendo come un ebete. 
«Cazzo ti sorridi?» chiede lei.
«Nulla, è che sei...» incomincia il ragazzo.
«Che sono?» lo incita.
«Sei davvero bella, sì. Quando ridi, poi. Sei stupenda.» continua lui, rosso dall'imbarazzo. 
«Ah. Grazie.» Daly abbassa lo sguardo, raccoglie i propri libri e si alza dicendo «Senti, si è fatto tardi, devo andare, davvero. A domani, ciao.» 
E lo lascia così, seduto sul muretto a gambe incrociate, rosso come un peperone. 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Saffie