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Autore: Donixmadness    16/10/2012    4 recensioni
Ciao a tutti! Questa è la mia prima fic su Death Note, anime stupendo!! E dato che sono un'appassionata sostenitrice di L (Ryuzaki, appunto) ho voluto dedicare una storia riguardo al suo passato.
La storia di una ragazzina che intreccia i destini di L e Watari .... e che in un certo senso darà un'importante lezione di vita all'impassibile e freddo L. Anche se con ad un prezzo molto alto ...
Perciò recensite, e siate clementi per questa povera pazza!!!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Watari
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4 giugno 2006, prigione di San Quentin [ California – USA ]

Echi. Passi lenti che si sovrastano e confondono nel silenzio, in quel vuoto assordate e maniacale. Tutto sembra dare nausea, da quelle pareti affrescate di grigio tenue alla mano nerboruta di quel secondino, che ti stritola un braccio. Un po’ più delicati no, eh? Borbotti una lamentela, ma quel colosso ti fulmina con lo sguardo e poi ritorna a guardare diritto davanti a sé, senza proferire parola alcuna. Lui ti conosce bene, la regola è: meglio non dar peso a ciò che dice. Ma non sarebbe delicato neanche se fosse effeminato, quindi lasci perdere sospirando stancamente. Con lo sguardo puntato a sinistra segui il movimento della tua ombra, la quale ti accompagna come una bieca maledizione. Alla fine giungete davanti ad una porta metallica, di uno stramaledetto colore beige che revoca la sensazione di nausea. Tutto in quel posto sembra avere il colore del vomito!  L’energumeno abbassa la maniglia senza staccarsi un attimo: a volte hai seriamente pensato che avesse qualche disturbo a livello ormonale, ma sorvoli anche stavolta. Ti trascina dentro strattonandoti per il braccio, tu varchi la soglia ciondolando qualche passo incerto: << Questo tizio non conosce la parola delicatezza! >> ti ritrovi a pensare, alzando gli occhi al cielo. Ma poi ti concentri su ciò che hai di fronte: un cubo, quella stanza è un’enorme cubo. Ancora più nauseante e opprimente della tua cella, la quale a confronto sembra Bakingham Palace. Fai una smorfia disgustata osservando le pareti: verdognole, che schifo!! Tutto in quella dannata prigione fa venire il voltastomaco, e poi l’essere circondato da quelle tonalità non aiuta a affatto. In seguito i tuoi occhi si concentrano su una tavolo bianco a centro della stanza, simile ai soliti tavoli bianchi che si trovano nelle camere degli interrogatori nei film polizieschi; accanto una sedia in lamiera, bucherellata.                                                                                                                                                              
–Non avete proprio badato a spese, eh?- commenti sarcastico, abbozzando un ghigno di scherno. Dal canto suo il secondino grugnisce prima di intimare:                                                                 
-Siediti! -. Tu sbuffi seccato mettendo il broncio e controvoglia ti avvicini a quella sottospecie di sedia, la sposti con il piede e ti siedi sospirando ancora pesantemente. Lui ti guarda truce, diffidente poi sposta lo sguardo sulla ricetrasmittente che squilla. Infine il colosso apre la porta blindata dicendoti:
- Aspetta qui -. È davvero disarmante la stupidità di quell’uomo, tanto che non puoi fare a meno di controbattere:                                                                                                                                                       
-Sicuro, perché io potrei spiegare le braccia da un momento all’altro e iniziare a volare!! – dici agitando le braccia e dimenando i polsi contro gli anelli metallici delle manette, che ne impediscono i movimenti. Dopo l’ultima occhiata bieca da parte del secondino, la porta si richiude sbattendo e  viene tirato il chiavistello dall’esterno.                                                                                                                                         
<< Che imbecille, ci sono le telecamere! Non c’è bisogno di prendersi tutti questi fastidi! >>. Ti lamenti nel pensiero adocchiando i quattro obbiettivi saldamente puntati su di te, agli angoli di quelle quattro mura. Passano  sì e no due minuti, e la tua solitudine viene spezzata da una inaspettata compagnia: la porta si riapre e due figure fanno capolino in quella specie di buco che si azzardano a chiamare “stanza”. Sembrano dei tecnici, poiché uno di loro appoggia un portatile sul tavolo di fronte a te. L’altro, invece,  è intento ad estrarre da una piccola valigetta di latta una mini antenna per la connessione wireless, la quale viene attaccata tramite un cavo e appoggiata di fianco al portatile. Uno di loro apre lo schermo e subito si visualizza il desktop. A un certo punto afferri la situazione, un sorriso malsano distende le tue labbra e una sorta di felicità ti pervade l’animo corrotto.                                                                                  
Vorresti ridere, ma stranamente ti trattieni: << No! Se rido adesso poi non avrò più fiato per dopo!! >>, ti imponi mentre quel sorriso diviene sempre più stirato.                                                                                              
–C’è qualcuno che vuole parlarti.- tuona deciso il secondino, poggiato allo stipite della porta. Tu abbassi il capo nascondendo il tuo volto, occultando la tua espressione di puro sadismo misto a quella scintilla di follia che sta per attizzare un incendio.                                                                    
–Chi di grazia?- domandi tra lo scherno e il divertito, mentre incurvandoti ancora di più. Nonostante la folta chioma pece ti ricada davanti al viso, puoi scorgere la smorfia disgustata di quel l’uomo che assiste al tuo strano atteggiamento.                                                                                                    
–Tra poco arriverà la chiamata.- si limitò ad informare, senza aggiungere altro. Per lui quel lavoro era già abbastanza ingrato senza che si mettesse a socializzare con i detenuti.                                  
Infine gli addetti si dileguarono veloci assieme a quell’idiota di un guardiano, che non manca di lanciarti un’ultima occhiata bieca prima di sparire dietro quel portone. Echeggia forte il rumore della porta, la quale viene sbattuta con irruenza. Ancora con il capo chino risparmi gli ultimi pensieri sulla stupidità di quel secondino e ti concentri piuttosto sulla situazione corrente: non puoi davvero crederci! Dopo anni e anni che hai speso a scervellarti per farlo uscire allo scoperto, ecco che ora sbuca fuori dal nulla a fatti compiuti! Non puoi fare a meno di pensare che voglia qualcosa da te, indubbiamente … ma qualsiasi cosa sia non cederesti in alcun modo. Stringi i denti ripensando all’umiliazione subita e allo schifo che sei costretto a vivere. Eterna punizione per essere stato sconfitto. I perdenti strisciano sofferenti nel letame e nel lerciume dell’umiliazione, i vincenti si innalzano al cielo irradiati  dalla luce, risaltando la loro gloria. La cosa ti incuriosisce non poco: perché mai un vincente dovrebbe scendere nei bassi fondi di coloro che ha calpestato? Per umiliarli?
No, c’è qualcosa che non quadra. Che forse si sia accorto di un dettaglio che ancora gli manca?                  
Sì certo può essere. Dopo la chiusura del caso, a fatti compiuti avrà sicuramente svolto ricerche su di te …                                                                                                                                           
- Uahhhhaa … aahhh … mmhahah … - sfugge dalle tue labbra una risatina insana, trattenuta dai tremiti – No dai! Devo darmi un contegno!- ti imponi, in preda al nervoso. Le manette tremano spasmodicamente per via dei tuoi polsi frementi. Serri le labbra con decisione, in modo da soffocare le risa: il grande lui che viene da te! Non puoi che essere intimamente soddisfatto di essere a conoscenza, anche di un solo frammento, che può impedirgli di completare il mosaico. Non vedi l’ora di umiliarlo!! Ancora a capo chino ripensi agli eventi: non può che essere per quello, altrimenti non si sarebbe scomodato tanto a mettersi in contatto con te! A un certo punto il suono di un bip, ti ridesta completamente dai tuoi pensieri. Ti blocchi istantaneamente, i polsi smettono di tremare e i piedi cessano di battere sul pavimento. Un ghigno sardonico allarga esageratamente la tua bocca, ma rimani ancora con il capo rigorosamente chino a fissare la punta delle scarpe. La tua pupilla capta l’intermittenza di una spia arancione e immediatamente la chiamata si apre automaticamente. Il desktop viene occultato da uno sfondo bianco acceso, mentre una L gotica troneggia al centro di esso, imponente , sicuro, forte: la firma del numero uno.                                                                                                  
<< Finalmente  ti sei deciso ad uscire allo scoperto! >> pensi sollevando con studiata lentezza e ferma pacatezza il capo. Non puoi che fissarla con odio quella maledetta lettera che ha segnato la tua esistenza. Cerchi di calmare la rabbia crescente stringendo i pugni, ma era contemplabile che il tuo sangue avrebbe ribollito nell’istante in cui avresti percepito la sua presenza. Non puoi fare a meno di ammettere, tuo malgrado, che la sua presenza è opprimente anche quando si trova fisicamente lontano, perché lui è sempre lontano. Serri le labbra, aguzzando lo sguardo: seguendo il profilo di quel logo ti accorgi di come quella lettera su sfondo bianco faccia dannatamente male agli occhi, o forse è solo un effetto ottico dei neon di quella stanza a renderla così.                                                                                                                            
–Buongiorno B. – saluta la voce sintetizzata e metallica, proveniente dagli altoparlanti.                                 
–Ma bene! Il più grande detective del mondo che si scomoda a tal punto da mettersi in contatto con me!! Quale onore!! – commenti acido e spudorato, sollevando il capo di scatto e chinandolo leggermente all’indietro. Le iridi rosse spalancate, puntate su quella lettera che, denotativamente parlando, vuol dire tutto e niente. Non ti contieni, né ti fai scrupoli a mostrare tutta la tua insanità: oramai cosa servirebbe inscenare una recita, indossando quella maschera di intelligenza e idiozia che hai usato con Misora? A niente, con lui questi trucchetti non attaccano, lo sai benissimo.                                                                                                                                                                
–Dalla tua risposta devo dedurre che se ti facessi delle domande, non saresti disposto a collaborare, non ho ragione?- continua la voce contraffatta del computer, mentre il tuo sorriso allargato poco a poco scompare: ritorni alla tua postura incurvata di poco prima. Stai metabolizzando e studiando ciò che ha appena detto, ovvero che ha delle domande da farti. Ma le domande sorgono da dubbi, e lui i dubbi li risolve studiando e analizzando in tutte le angolazioni possibili e immaginabili le varie situazioni. Dunque ciò ti porta a pensare  che se si è addirittura messo in contatto con te  in una sorta di comunicazione privata, analizzare i fatti per lui non è sufficiente: per cui sta cercando di risalire alla materia prima. Vuole confermare se quello che suppone sia vero oppure no. Neanche stavolta non puoi fare a meno di trattenere un sorriso sprezzante, carico di tutta l’arroganza che hai in corpo:                                     
-Hai dei dubbi? –domandi fingendo ingenuità, prendendoti gioco di lui.                                                                 
L non esita, come ti aspettavi, e ti risponde con un secco: - Sì -.                                                                      
 I capelli ti ricadono sugli occhi, mascherando quella luce vermiglia che riluce nelle tue iridi:                                     
<< Tu sei troppo meticoloso per lasciare le cose a metà … vuoi sapere sempre tutto! >>.                                           
–Ciò che mi preme realmente è sapere se sei coinvolto in qualche modo nella questione, seppur in maniera marginale. Voglio dunque trovare conferma delle mie deduzioni.- continua il detective imperterrito e per nulla scosso dall’atteggiamento di quel detenuto che può nascondere un pezzo mancante
della verità.                                                                                                                            
–Tu lo sai L, che io non avrei alcun movente per assecondarti, vero?- domandi cercando di tirarla per le lunghe, ma da una parte fremi dal spiattellargli tutto. Le tue labbra tremanti si serrano ancora di più: << Devo resistere! Non posso scoppiare adesso!! >>.                                                                               
–Ne sono consapevole … - continua l’altro pacato – Tuttavia questo è l’unico modo che mi resta per sapere la verità. Non c’è altra soluzione - .  
Non ti saresti mai aspettato che si mettesse a nudo in questo modo, anche se effettivamente non ha alcun torto: è davvero l’unica maniera che gli resta per aggiungere quel dettaglio mancante, per archiviare quel caso. Quello che l’ha reso famoso e gli ha spianato la strada verso il successo.
Ha imprigionato te per aver ucciso tre persone, ma lui stesso non si rende conto che di essere salito sul podio a discapito di altri. Forse non si è minimamente accorto di aver camminato su una pozza di sangue, prima di giungere dov’è adesso. O forse lo sa, e ora sente la necessità di concretizzare questa sua condizione, per quanto scomoda possa risultare.                                                                                                                                                                                                                          
–Verità? – fai eco tu, con uno strano acuto strozzato. Sei giunto al culmine e non ti resta che far crollare la diga del tuo autocontrollo:                                                                                                               
- Mmmahhh … mmmhahahahahahh!!!!Aahahahahah!!!! – cominci a ridere sguaiatamente con la testa reclinata all’indietro e gli occhi sbarrati a fissare il soffitto.                                                  
– Ahahah!! La verità!!!! – ti pieghi in avanti con uno scatto, avvicinandoti quanto più possibile a quello schermo bianco, per deridere l’ingenuità di quella lettera nera.                                                                                         
–Lo sai?!! Sembra proprio di sentire S!!! Ahahahahahah!!!! – e con l’ultima affermazione solo il rimbombo delle sue risate riecheggia nella stanza.
La voce metallica fa un lunga pausa per lasciar continuare il detenuto n° 485,  Beyond Birthday.                                                                                
–Sì, grande genio!! Proprio così!! Non so se ebbe tempo di dirtelo, ma fui suo complice quella notte!! Come avrai sicuramente pensato, sarebbe stato impossibile per lei gestire tutto da sola, e in me lei aveva trovato un ottimo alleato! La verità su di lei la conosco anch’io e a quanto pare se n’è andata senza nemmeno rendersene conto!!Allora?! Adesso hai trovato le risposte che cercavi??! – concludi con sprezzo e la linea di un ghigno sardonico.
Ti rimetti composto con aria soddisfatta,attendendo una risposta dal tuo interlocutore.                                            
–Quindi non mi ero affatto sbagliato. – aggiunge L, dopo una pausa estenuante.                                           
–No! Non ti eri sbagliato!! L’attentato a quel clan mafioso è stata opera sua, però per effettuare il piano ha avuto bisogno di qualcuno che le coprisse le spalle e che le facilitasse l’approvvigionamento di esplosivi … Ahahah! Chi poteva immaginare che dalla Wammy’s House uscissero i terroristi!! Aahaah!!!                                                                                                                                                                                                             
-Sai tutto dunque.- si limita a confermare la voce elettronica di quel pc immacolato.                                                      
–Già! Dall’inizio alla fine … e devo dire che è stata spettacolare!! Far crollare due grandi organizzazioni sotto i colpi delle bombe!! Che bastarda!!
Quando ha scoperto che Backup si nascondeva in quel clan londinese, ha saputo cogliere l’occasione al volo! Ora che me la fai ricordare … - alzi il capo in segno di riflessione – Dal suo aspetto fragile e indifeso non pareva proprio un’assassina, che se ne andava in giro con una pistola nei pantaloni  e un coltello a serramanico in tasca!! Bah! Comunque mi scovò e a differenza di voi, lei era l’unica a sapere che ero ancora vivo …                                                                                                                                              
-Tutto questo è avvenuto dopo l’esplosione alla STERGON, suppongo.- continua il detective.                                   
–Esattamente … Quella sera Shiro è passata sopra i suoi sentimenti personali … - abbozzi un sorriso – E ha spazzato via tutti!! Ahhhaah …                                                                                           
Non un sibilo metallico giunge da quel computer e tu ti godi la lunga pausa, puntando le tue pozze sangue rilucenti sull’obiettivo della webcam. Il sorriso sadico e malsano non ti abbandona il volto. Il pensiero di quella ragazza che si è praticamente immolata ti fa pensare che quello della Wammy’s House sia un destino che si tramanda. E tu sei più che sicuro che un giorno toccherà anche a lui.                                                                                                                               
–Dalle informazioni che ho raccolto si parla di un intermediario che faceva parte di un’organizzazione terroristica, la quale voleva allacciare affari sia con la STERGON sia con la mafia – riprende L, per confermare le sue fonti.                                                                                                     
–Cavolo!!- esclami improvvisamente a voce alta – S ha eliminato così tante informazione che ti ha costretto addirittura a contattarmi!! Dimmi … - prosegui senza dargli il tempo di replicare. Allarghi un sorriso malsano a trentadue denti e la luce scarlatta dei tuoi occhi si fa sempre più accesa:
- Lo sai chi era quella persona??!
 


12 gennaio, 1997 [ Da  qualche parte nella periferia di Londra ]

Sono S.                                                                                                                                                                                               
–S! Cosa significa questo?!!- tuonò irato il boss, sbattendo il giornale sul tavolo di legno. Tutti i membri del clan erano radunati in quel salone intriso di fumo e di tabacco. Uomini arcigni che vivevano alle stregue di quel mafioso tanto temuto e potente. Chi stava in piedi, chi seduto su uno dei divani in pelle a far scattare avanti e in dietro la lama di un coltellino a serramanico. Anch’io ero lì, non che l’odore intenso di tabacco bruciato mi attirasse particolarmente, ma quello fu l’unico rifugio che riuscii a trovare dopo essere fuggito dall’orfanotrofio. Avevo 17 anni allora, ed ero il più giovane del clan con tutti quei tizi oltre la trentina. Il boss quel giorno ci convocò lì , attendeva una chiamata da parte di S. Una misteriosa figura che comunicava solo attraverso un computer. Si diceva che fosse l’esponente di una grande organizzazione terroristica segreta, nessuno conosceva né il suo volto né il suo nome. L’unica cosa di cui eravamo a conoscenza era uno sfondo bianco sullo schermo di un primordiale pc portatile: quei tizi potevano permettersi tecnologie all’avanguardia già dieci anni prima rispetto al mercato. E una grande S gotica la quale troneggiava imponente su di esso. Nient’altro.
Era un po’ di tempo che il boss era in affari segreti  con una società londinese chiamata STERGON.  Aveva la facciata di un centro di ricerca tecnologica, ma in realtà si trattava di un’organizzazione criminale che sfruttava il genio dei suoi ricercatori per costruire le armi più potenti che fossero mai esistite. Inoltre c’era anche un’altra persona con cui era in affari ed aveva contatti con la STERGON stessa, ma non ci rivelò mai niente circa la sua identità.                                                                                                                                                             
– Si riferisce all’esplosione della STERGON? – domandò la voce contraffatta, ostentando pacatezza da ciò che si poteva scorgere dal tono.                                                                                                                              
–E’ ovvio!!- grugnì a denti stretti il boss, pareva infastidito da tanta fermezza. Era così furioso, che quasi non cadde sul pavimento il suo pregiato sigaro cubano, quando lo sbatté stizzosamente sul posacenere d’onice.                                                                                                                                                                                                                                                                              
–Sappia che la nostra organizzazione non centra assolutamente nulla con la vicenda.- rispose fermo- Anzi, ho avuto conferma di una spiacevole notizia.                                                                                                                                                         
Il boss aguzzò lo sguardo :- Che vuoi dire? Spiegati meglio.- si espresse con la sua voce roca e disgustosa di sempre, ma in fondo sapevo che l’apprensione cresceva in lui. Faceva il duro ma in realtà era un debole e per niente intelligente come diceva di essere!                                                    
- Fox è riuscito a scappare dal centro di ricerca.                                                                                          
Fox?  Volpe? Avevo già sentito quel nome, ma da quello che capii sembrava essere di vitale importanza per i loro affari. Invece, a tutti quegl’altri zoticoni  parve che S avesse detto una sciocchezza. Sfuggì qualche risolino divertito, ma fu subito smorzato dallo sconcerto inaspettato del capo.                                                                                                                                          
–COSA??!? – urlò improvvisamente alzandosi di scatto e sbattendo i palmi sul tavolo. L’impatto con la superficie legnosa fu tale da rovesciare il bicchiere di scoch sul mogano pregiato.                                                                                                                                                                                                         
–MI STAI PRENDENDO IN GIRO, NON E’ VERO??!!                                                                                                           
-Invece è la verità. È stato Fox far esplodere il laboratorio.- rispose senza scomporsi.                              
Il suo atteggiamento così pacato, sicuro, controllato e privo di alcuna nota di espressione, rievocava in me un’ombra oscura che continuava a perseguitarmi, senza darmi pace.                               
Il boss strinse i denti adirato: -Più che scappato, direi che l’avete catturato voi piuttosto!- commentò scettico.                                                                                                                                                                                             
–No, le assicuro che è scappato davvero. Non creda che Fox sia così stupido, sa meglio di me che costituisce la chiave del Big Hole .Senza il suo intervento non è possibile né costruire quest’arma, né tantomeno azionarla. Solo lui può farlo.- continuò la voce metallica.                                                                           
–Non mi sembri degno di fiducia.- sputò acido il boss mafioso. Anche lui metteva in moto il cervello ogni tanto. Io sapevo benissimo che non poteva assolutamente fidarsi di quell’individuo: la durata vitale che leggevo sul suo capo era notevolmente ridotta. In quel momento diedi uno sguardo anche a quella dei membri dei clan. Sarebbero morti a breve, tra un paio di giorni. La situazione diventava sempre più critica per me: eravamo agli sgoccioli e presto avrei dovuto attuare il mio piano per fuggire da lì. Non mi andava proprio di essere crivellato o carbonizzato assieme a quelli scarti della società. Sarei dovuto fuggire quella stessa sera.                                                                                                                                             
– Tze!- un ghigno metallico provenne dagli altoparlanti. Improvvisamente tutta quella pacatezza e freddezza svanì, per lasciar posto a un atteggiamento sadico e  di scherno.                                    
–Se davvero avessimo rapito Fox, a quest’ora voi non sareste vivi!! Questo è poco ma sicuro! Perché lasciarvi in vita, dato che ci sareste soltanto di intralcio? Se proprio avessimo dovuto farlo, avremmo fatto esplodere il vostro clan e la STERGON simultaneamente. Con tutte le organizzazioni criminali che ci sono a farvi concorrenza, chi sospetterebbe della nostra?                                   
Un ragionamento impeccabile, non faceva una piega. Quel tizio non era da sottovalutare, ma se tra due giorni sarebbero morti tutti come poteva affermare che non avrebbero destato sospetti? Che fosse così potente quell’organizzazione? Tuttavia non era la prima volta che il boss si metteva in contatto con quel tizio. Tutto iniziò circa nove mesi fa, quando quell’uomo cominciò a fare delle video conferenze top secret. Per la verità, solo io ero a conoscenza dei suoi piani: avevo trovato un comodo e sicuro nascondiglio dove origliare le sue conversazioni. Era vitale per me tenermi aggiornato, nel caso in cui avessero deciso di farmi fuori o di usarmi in qualche sporco lavoro, sapendolo in anticipo avrei potuto escogitare con studiata lentezza un modo per uscire da situazioni spinose. Era inconcepibile per me ragionare sottopressione e ridurmi a muovere il cervello ad un passo dal baratro. No, molto meglio tenere la situazione sotto controllo, così sarei potuto fuggire in tempo. Quella sottospecie di buco malavitoso non faceva per me, era assolutamente irritante dover convivere con la falsa gentilezza dei mafiosi! Io facevo un servizio a loro e loro mi davano un posto dove stare. Nessuno di loro era a conoscenza del mio segreto, e per me era un vantaggio non dover prestare i miei occhi per i loro sporchi affari. Inoltre, avrei rischiato che si spargesse la voce dei miei veri poteri e le cose si sarebbero notevolmente complicate per me.                                                                                                                                                                                                        
–Ora abbiamo un altro grosso problema da affrontare. Avrà sicuramente sentito parlare dell’emergente entità che nel giro di due mesi è riuscita a risolvere due casi, già archiviati dalla polizia come irrisolti, fornendo oltretutto delle prove schiacciati.- S continuò imperterrito, suscitando il mio scalpore.
Il primo caso di omicidio pubblicato dai giornali e la notizia di un misterioso detective aveva fatto germogliare qualche sospetto in me, ma già alla seconda pubblicazione non ebbi più alcun dubbio. Doveva essere per forza lui. Quando lessi il quotidiano, il quale riportava l’accaduto le mie labbra si incresparono in un sorriso di intima gioia. Finalmente si era deciso a uscire allo scoperto!! Io stesso mi stavo chiedendo quanto avrei dovuto attendere prima che quel giorno arrivasse.
Gli anni non erano riusciti a lenire le mie ferite: ero risentito sia nei confronti di L, sia in quelli della Wammy’s House. Odio profondo scaturiva in me, ripensando alla loro perfetta concezione dell’intelligenza umana, impersonata da quel ragazzino addirittura tre anni più piccolo di me.
L era l’originale e B solo la copia. L era il padrone e B il suo segugio. Quella condizione mi dava la nausea, per non parlare della forte pressione dei test. Era una prigione non un orfanotrofio! E tutto solo per inseguire l’ideale di perfezione del grande L, poco più di bambino asociale di otto anni.
Una vera umiliazione essere scavalcati ripetutamente da quel moccioso tanto indifferente e pacato. Nessuno si era reso conto che per inseguire L, A si suicidò tagliandosi le vene  e Backup scappò via? Quello fu l’unico modo, il quale mi consentì di uscire da quella prigione soffocante.                                                                                                                                                                                                        
–Questo tizio è pericoloso e potrebbe minacciare l’esito delle nostre operazioni.- continuò S.                                       
–E’ per lui che mi avete fatto procurare gli esplosivi ? – domandò quell’uomo arcigno rimettendosi a sedere, riprendendo il sigaro tra le labbra.                                                                                                           
–Sì esatto. Dalle informazioni fornitemi da T. W. , l’altra persona in affari con noi, risulta che si trovi a Winchester.                                                                                                                                                         
Winchester?  La Wammy’s House?? Erano già arrivati così lontano??                                                                                                                                                                                                                                                               
–Non sapete altro?!- continuò il cinquantenne, stizzito da scarse informazioni. Persino uno stupido come lui si accorge quando lo stanno fregando!                                                                                                         
-Al momento è tutto ciò che sappiamo, tuttavia T.W  mi ha assicurato che a breve scoprirà la sua ubicazione. Nel frattempo siamo riusciti a salvare i progetti del Big Hole, T.W. mi ha inviato una copia. Non appena mi farà sapere il luogo in cui si nasconde il detective ti invierò il file. Sarebbe opportuno che non te lo inviassi adesso, per non creare eventuali sospetti, è già pericoloso che io mi sia messo in contatto diretto con Londra al di fuori del server della STERGON, potremmo destare sospetti. Ci risentiamo tra due giorni.                                                           
–D’accordo. – spiazzato da tali ragionamenti, il grande capo non poté che acconsentire.                                           
 



-Ahahh … - il tuo ghigno malefico si accentua ancora di più – Shiro conosceva perfettamente il mio stato d’animo: la mia avversione nei confronti della Wamm’s House e anche  nei tuo confronti. Così quella sera venne da me per farmi una proposta … dettando delle condizioni.
 


Le cose si mettevano male per me. Se davvero sarebbero morti tutti insieme, come constatai, allora sarei dovuto fuggire alla svelta. Quella sera avevo in mente di squagliarmela il prima possibile: i membri del clan erano degli imbecilli, non prendevano alcuna iniziativa senza gli ordini del boss, e dopo la magra cena di quella sera spettava al sottoscritto sostituire uno di loro per fare la guardia. Mi toccò il retro della baracca: all’esterno rassomigliava ad una catapecchia, mal’interno era eccessivamente arredato, il boss aveva un gusto orribile e le sue finanze venivano sperperate come le briciole del pane.
Non appena quell’ubriacone di Jonny rientrò dentro dalla porticina del retro, io mi mobilitai. Corsi lungo il vicolo stretto e buio, c’era il muro da una parte e il magazzino con gli esplosivi dall’altra. Arriva in fondo a quel corridoio stretto: era un vicolo ceco, un muro di mattoni si innalzava davanti a me  tuttavia non era invalicabile. Infatti, vi erano dei cassonetti lì vicino, assieme al un cumulo maleodorante di sacchi della spazzatura. Spostai l’enorme cassonetto facendolo rasentare al muro e cominciai ad arrampicarmi. Stavo per scavalcare quel muro, quando una voce mi fece sussultare:                                                                                                                                                                       
- Ma come?! Te ne vai proprio sul più bello!?- un brivido agghiacciante mi percorse la schiena, immobilizzandomi per parecchi secondi. Subito mi voltai di scatto per vedere con i miei occhi chi mai avesse parlato. Quando scorsi la sua figura rimasi tra il sorpreso e lo spaventato. Sembrerà assurdo, ma la sua figura in penombra mi fece trasalire. Una figura alquanto minuta era a cavalcioni sul muretto poco dietro di me, precisamente sulla parte sinistra che dava sul magazzino. Scorgevo l’ombra di un sorrisetto sadico e il rilucere di due iridi verdi, le quali mi abbagliarono nell’oscurità.                                                                                             
–Piacere di conoscerti Backup! – al suono del mio secondo nome sbarrai gli occhi incredulo: chi era? Come poteva conoscere il mio pseudonimo??
Che fosse della House?!                     
Intanto quella figura misteriosa, balzò come un gatto giù da quel muro atterrando come un’atleta professionista. Si rialzò dalla sua posizione accovacciatae mosse qualche passo, per rivelarsi alla fioca luce di un lampione. Alzò le intense iridi verdi su di me, ed ecco che la vidi: era poco più di una ragazzina, poteva avere pressappoco quindici anni. Indossava una giacca nera smanicata e una maglia a mezze maniche sotto, dei jeans consunti e strappati e degli enormi anfibi neri.                                                                                                                                                                                                
–Anzi … forse sarebbe più coretto dire Beyond Birthday. – com’era possibile che conoscesse persino il mio nome??                                                                                                                            
-Chi sei??! – urlai con impeto, scendendo dal muro sulla lamiera del cassonetto.                                        
Lei abbozzò un sorriso: -Io sono S.                                                                                                                                                                    
Lapidaria. Ero tentato dal riderle in faccia, ma d’altra parte era a conoscenza della mia vera identità: non potevo ignorare questo fatto.                                                                                                                                     
–Cosa? Tu sei S ?!- domandai sospettoso, riducendo gli occhi a due fessure.                                                                   
–Esatto. Ma puoi chiamarmi Shiro … A giudicare da quello che ho visto, credo proprio che il soggiorno non sia più di tuo gradimento! – commentò sarcastica, irritandomi.                                                                                                                                 
–Se sei a conoscenza della  mia identità, suppongo che tu venga dalla Wammy’s House, oppure che abbia contatti con essa.- risposi saccente.                                                                                 
–Sì , questo non posso negartelo: ho dei legami con la Wammy’s House.- rispose con fermezza. La squadrai attentamente in volto per poter leggere il suo nome: si chiamava Sarah Meynell e le restava pochissimo da vivere. Se doveva morire perché fidarsi? Non volevo essere immischiato in alcun modo con la faccenda: se avessero scoperto dove mi trovavo sarebbe stata la fine. Da un lato ero quasi tentato dal sopprimerla con la forza fisica, del resto era solo una ragazzina. Dall’altro la mia mente fredda e razionale mi consigliava di mantenere la calma: ma come potevo? Era a conoscenza del mio segreto!!
Era un momento di massima tensione per me e io non mi fidavo assolutamente di lei: mi ci vollero anni per imporre maggiore sangue freddo alle miei azioni.                                                                                            
–Che cosa vuoi?- domandai apparentemente calmo e distaccato, mentre estrassi furtivamente un coltellino dalla tasca.                                                                                                                                          
–Soltanto la tua collaborazione.- rispose, io mossi immediatamente qualche passo in avanti ma il mio corpo si bloccò all’istante alla vista di una canna di postola, puntata in direzione della fronte. Strinsi i denti iracondo: mi aveva fregato! Non avevo preso in considerazione che potesse essere armata.
Mi sorpresi della velocità con cui estrasse la pistola.                                                                     
–Pessima idea. - accennò atona – Ma non sono queste le mie intenzioni. Non ho fatto tutta questa strada solo per farti fuori, sia chiaro.                                                                                                                 
Simultaneamente ritraemmo entrambi le armi.                                                                                                                       
–Allora perché sei qui?                                                                                                                                                                           
-Come ti ho già detto ho bisogno della tua collaborazione … per far saltare in aria questo posto.- disse guadando la baracca in lontananza. 
                                                                                            
 

-Si dichiarò disposta a facilitarmi la fuga, anzi così facendo mi avrebbe aiutato a portare a compimento la mia vendetta … - il tuo sguardo carico di odio,
si imprime inesorabile su quella lettera – In cambio io l’avrei aiutata nell’attentato, piazzando le bombe nella baracca. Ma se avessi osato tradirla, lei mi assicurò che avrebbe rivelato dove mi trovavo e per me la fuga sarebbe stata impraticabile. Per la verità i suoi piani non mi riguardavano affatto,tuttavia accettai di buon grado la sua proposta. – accenni a un sorrisetto divertito ripensando a come erano andate le cose.                                                                                                                                        
 
14 gennaio 1997

Le fiamme divamparono inesorabili. L’aria si impreg nò di vapori solfurei e il cielo assunse striature rossastre , di un scarlatto intenso come il sangue … come i miei occhi.                                          
Che dire! Arrivò il momento dei saluti. Io ed Shiro eravamo di spalle:                                                                     
-Sei davvero sicuro di volerti vendicare? – mi domandò.                                                                                              
–Tu non puoi capire … - sputai acido.                                                                                                                                    
–Lo sai … a volte quella che chiamiamo realtà può costituire una mera illusione.
-Tsk! Addio Fox!!                                                                  
E così corse via, incontro alla morte …

 
-Ahahaahah … Immagino che dopo sia venuta a morire da te!! Di una cosa posso essere soddisfatto, della tua inadeguatezza nei suoi confronti!!
Ha versato lacrime di sangue per mettere a tacere le sue emozioni e per che cosa? Per te!! Davvero una bella consolazione!!
Aahahaahahah …  Sei un'illusa Shiro!!                                                                                              
Gridi a pieni polmoni, continuando a ridere sguaiatamente: hai perso un’altra volta. Contro Shiro, perché sai perfettamente che sei tu l’illuso …
 
 
 
 
 
 
 
Mamma mia!!! Che fatica!!! Beh? Che ne dite?? Non ve l’aspettavate vero??? Io credo proprio di no! Non è un caso che abbia evitato costantemente
lo spoiler!! Quindi ora tocca a voi: che ne pensate?? 
  
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