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Autore: DeaPotteriana    17/10/2012    4 recensioni
Remus Lupin è speciale e nemmeno sa di esserlo. Una persona lo protegge, vegliando costantemente su di lui. Perché? Da quando? Chi è questa persona? Cosa c'entra con Remus? La mia storia risponderà a tutte queste domande.
Storia prima classificata al contest "Not my character, bitch!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
- Questa storia fa parte della serie 'All the stories are true.'
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Ecco qui una storia a cui tengo particolarmente. Ha partecipato al concorso "Not my character, bitch!" e... *rullo di tamburi* ha vintooooo!!!
Quindi, eccola qua, compresa di valutazione ^^

Vorrei comunque ringraziare le mie tre migliori amiche, Tessa, Giorgia e Michela, che mi hanno sostenuta (soprattutto Tess xD ) in questo progetto. Un ringraziamento è dovuto anche a Quadrifoglio27 :)
Smack! Un bacio a tutte <3

Nome autore EFP e sul forum: Soficoifiocchi
- Titolo storia: Protetto dalla Luna
- Personaggio salvato: Remus Lupin
- Altri personaggi: Artemide, Apollo, breve accenno ai Malandrini e a Ted
- Modalità di salvataggio scelta: Sono Bond, James Bond
- Rating: Verde
- Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Triste
- Avvertimenti: One shot, Crossover, Happy Ending
- Introduzione: Remus Lupin è speciale e nemmeno sa di esserlo. Una persona lo protegge, vegliando costantemente su di lui. Perché? Da quando? Chi è questa persona? Cosa c'entra con Remus? La mia storia risponderà a tutte queste domande.

- NdA: Non è stato per niente facile mischiare la mitologia greca con Harry Potter, eppure credo di poter affermare che ci sono riuscita. Vado molto fiera di questa one shot e non vedo l'ora che venga valutata, ma devo rubarti ancora qualche secondo, prima di lasciarti alla lettura. Ciò che devi sapere prima di leggere:

- Artemide e Apollo sono gemelli; secondo la leggenda lei nacque per prima e aiutò la madre a partorire il fratello.
- Artemide è la dea vergine, in quanto chiese al padre Zeus di poter rimanere vergine a vita. Nelle leggende si parla di un'avversione per tutti i gli uomini, a parte forse i bambini.
- Artemide è anche la dea della luna - ecco il collegamento con Remus - e tra gli animali a lei sacri ci sono il cervo, il lupo e il cane.
- Per esigenze di trama ho dovuto rendere Remus leggermente OOC, un po' più... malinconico e abbandonato al destino di quanto in realtà non sia. Gli ho tolto un po' della sua combattivita.
- Per "figli della Luna" intendo licantropi.




Protetto dalla Luna

La fanciulla non aveva mai corso così tanto in vita sua.
Nemmeno quando suo fratello aveva provato a rubare il vaso alla sua amata amica Pandora. Nemmeno quando suo fratello si era messo in testa che il Sole era troppo lontano dalla Terra; nemmeno quando suo fratello, a bordo del Carro, aveva quasi abbrustolito il pianeta per dimostrare che esso, effettivamente, non era caldo abbastanza.
Neanche all’equatore.
Ma, pensò la ragazza scuotendo la testa, persino la lava di un vulcano sarebbe stata fredda, per lui.

Se non l’aveste ancora capito, la fanciulla correva come mai prima di allora. I piedi toccavano a malapena il terreno, lasciando lievi impronte che solo un occhio esperto avrebbe potuto vedere. Le braccia erano piegate e strette ai fianchi, tenute in tensione così da evitare che dondolassero inermi. Il petto si alzava e si abbassava ad un ritmo lento e costante, cosa che non portava in alcun modo a pensare che il cuore della ragazza fosse sotto sforzo.
Forse perché, a differenza di tutti i mortali che abitavano la Terra, gli Dei non si stancano.

La fanciulla correva.
Correva senza fermarsi o voltarsi mai indietro.
Correva come se ne andasse della sua stessa vita.
Correva per lui.
Per arrivare in tempo, per riuscire a salvarlo.
Correva perché temeva di perderlo.
Correva per lui.
E neanche un dio avrebbe potuto capire la paura che la spingeva a sforzare i muscoli delle gambe ed accelerare.

La giovane donna - che poi tanto giovane nemmeno lo era - udì un rumore familiare e si fermò. Chiuse gli occhi per qualche istante, concentrandosi su quel suono ripetitivo che si avvicinava in velocità, poi si lasciò andare in un sorriso.
Thump. Thump. Thump.
La fanciulla aprì gli occhi di un verde brillante e intravide un drago sbattere le ali - thump, thump - per un’ultima volta ed infine atterrare. Il possente animale acconsentì ad essere cavalcato - non poteva certo rifiutare un favore a lei - e fece del suo meglio per volare il più velocemente possibile verso l’Inghilterra, in particolare verso Hogwarts.
Seduta tra due scaglie dell’animale, la dea sorrise soddisfatta, passandosi una mano tra i lunghi capelli castani e preparandosi ad aiutare il suo Protetto.

~

Flashback -
“Dategli un po’ di Pozione Rimpolpa Sangue, presto!”
“Per Merlino, lo stiamo perdendo!”
“Andiamo, campione! Sei troppo piccolo per morire adesso!”
“Portiamolo in sala operatoria, presto! E qualcuno spieghi ai genitori che sarà un miracolo, se la licantropia sarà l’unica cosa che rimarrà da questa notte.”
___________________________________________

Nella stanza numero 19 del “reparto di terapia intensiva”, un bambino aprì debolmente gli occhi, il respiro ridotto ad un rantolo e il volto sfigurato dalla furia cieca di Greyback. I genitori del piccolo, piangendo, gli si strinsero accanto, riempiendolo di affetto.
Un affetto che però, contro la morte, a ben poco sarebbe bastato.
Fu mentre la coppia singhiozzava e il bambino chiudeva gli occhi per l’ultima volta, che lei entrò.
La fanciulla si avvicinò al letto di ospedale e, incurante degli sguardi disperati dei genitori, toccò la fronte al giovanissimo mago che aveva appena abbandonato la vita. Scostandogli i capelli dal volto, la ragazza gli posò un delicato bacio sul capo. Un bacio che sapeva di bosco, di selvaggio, di
immortale.
Fu così che il bambino aprì gli occhi.
La dea sorrise tristemente, conscia che il piccolo e novello lupo mannaro non avrebbe mai capito di essere diverso, di essere stato salvato, di essere il bambino più fortunato del mondo e questo solo perché aveva la sua benedizione.
Aveva la sua benedizione e non c’era sorte più positiva che potesse immaginare.

~


Aveva schivato l’incantesimo per pura fortuna.
Remus non si era mai visto come una persona baciata dalla buona sorte, - anche solo per il piccolo problema peloso che ogni mese doveva sopportare - ma evidentemente quel giorno era diverso, perché era riuscito ad evitare ogni maledizione che gli era stata lanciata.
E considerato che la battaglia infuriava ormai da tempo, non era cosa da poco.
Il mannaro corse verso la Sala Grande, guardandosi intorno alla ricerca dell’amata moglie dai capelli rosa, che però non si vedeva da nessuna parte. Un Mangiamorte, il cui volto coperto dalla maschera ne impediva il riconoscimento, cercò di colpirlo; senza quasi rendersi conto di essere in movimento, il Malandrino schivò l’incantesimo.

La fanciulla doveva sbrigarsi. Sapeva che, se non l’avesse fatto, sarebbe arrivata troppo tardi.
E lui sarebbe morto.


Non poteva permettere che questo accadesse.

In quello stesso istante, quasi si fosse sentito chiamare in causa, Remus fu percorso da un brivido. Si protesse con un incantesimo dall’attacco di un Mangiamorte, poi lo schiantò e corse a ripararsi dietro un muro.
La battaglia non era cominciata da troppo tempo, sicuramente sarebbe durata ancora parecchio, eppure il mannaro già dubitava di poterne vedere la fine.
O di volerlo fare.
Non era più come una volta.
I suoi riflessi erano rallentati notevolmente e la guerra non lo eccitava più come quando la combatteva a fianco dei Malandrini.
Il vecchio Ordine, la sua generazione e il suo tempo erano ormai finiti.
E, pensò Remus con un sospiro rassegnato, forse è ora che finisca anche io.

Mancavano pochi minuti.
Solo pochi minuti.


Il lupo mannaro chiuse gli occhi, abbandonandosi contro il muro che lo proteggeva dai nemici. Non aveva senso continuare così. Senza Sirius e James a sostenerlo, a dargli coraggio, lui non era niente.
E, se doveva essere sincero, cominciava ad essere stanco.
Remus si sentì pervadere dalla nausea al pensiero del gesto che stava per compiere; la sua mente corse alla moglie e al figlio, rintanati a casa, lontano dalla guerra. Come l’avrebbero presa?
Cosa avrebbero detto gli Auror alla dolce Ninfadora?
Poteva quasi sentirli.
“Suo marito ha combattuto con onore...”
E invece la verità sarebbe stata ben diversa.

La dea saltò giù dal drago, correndo verso il piano in cui stava il suo Protetto.
Mancavano pochi metri.
Solo pochi metri.


Remus si lasciò andare in un ultimo sospiro, poi si staccò dal muro e avanzò a testa alta in mezzo al corridoio.
Verso un Mangiamorte.
Buttò a terra la bacchetta e aprì le braccia, invitando il nemico a colpirlo.
Sirius, James, non preoccupatevi.
Sto arrivando.

E mentre si preparava a morire, una ragazza gli si mise davanti e gli fece scudo con il suo corpo.

~

“Credevo che tu non apprezzassi gli uomini, sorellina.” esclamò il dio sorridendo sornione. “Potrei sempre ricominciare, fratellino.” rispose velocemente la fanciulla, specificando subito dopo di essere stata lei, la prima a nascere. Le sue Cacciatrici, le ragazze che la accompagnavano in ogni luogo da ormai molti secoli, la guardavano attentamente.
“Lui è diverso. E’ piccolo e sta morendo.” sussurrò la dea, il volto trasfigurato da un’ansia non consona alla sua figura.
“Ammettilo, sorella. Tu vuoi cambiare le cose. Non sopporti che un “figlio della Luna” abbia quasi ucciso un bambino e quindi vuoi rimediare.”
La fanciulla immortale si irrigidì e, accanto a lei, uno dei suoi cani da caccia ringhiò.
“Ma ti avverto. Tra alcuni anni, quando si butterà a capofitto nella guerra, il tuo Protetto perirà... a meno che tu non intervenga di nuovo.”
Alle parole del fratello, la dea si irritò.
Odiava quando Apollo profetizzava il suo futuro.

Lui e il suo stupido oracolo.



Anni dopo i due discussero nuovamente sulla questione.
“Allora, sorellina, sei ancora convinta che i tuoi “
figli della Luna” siano stati una buona idea?”

“Credevo che i lupi stessero a cuore anche a te, mio caro Febo.” esclamò la dea con tono pungente, ricevendo una risata in risposta. “Ma certo, gemella. Non è stata mia, però, l’idea di mischiare umani e animali. Io non l’avrei fatto.”
“I licantropi sono molto meglio di quanto tu non creda.”
“Ne dubito, sorellina. Ne dubito.”



“Vuoi davvero interferire con il corso degli eventi? E’...
sbagliato.”
“Non mi interessa quello che pensi. Da quando quel figlio della Luna, Greyback, ha fatto ciò che ha fatto, mi sono presa cura di quel cucciolo umano, quel... Remus.”
La dea prese un respiro, sentendo lo sguardo del fratello su di sé.
“Gli ho dato la mia benedizione e ho anche aiutato i suoi amici a trasformarsi in animale. Non è un caso che uno fosse un cervo e uno un cane, sai?”
Apollo aprì la bocca per chiedere delucidazioni sul terzo Animagus, ma venne bloccato da un’occhiata della sorella.
“Non posso permettere che muoia.” disse lei. “Non è un semplice figlio della Luna, un licantropo. E’ il mio Protetto, va bene? E’ il mio Protetto e io lo aiuterò!”
“E allora, sorellina, faresti meglio a cominciare a correre.”

~


La dea alzò la mano, guardando con una serietà disarmante il Mangiamorte che le era di fronte. “Vattene.” sussurrò la fanciulla e l’uomo obbedì, sotto lo sconcerto di Remus, che non riusciva a capire cosa stesse succedendo. O chi quella donna fosse. Ella si voltò e lo squadrò per un secondo, prendendolo subito dopo per mano e attirandolo verso di sé.
Il Malandrino non riuscì a reagire; prima che potesse aprire bocca per parlare, una scossa lo attraversò e tutto si fece sfocato.
Svenne in un battito di ciglia.

Remus aprì gli occhi e tutto ciò che vide furono delle foglie.
Tante foglie.
E tanto verde.
L’uomo fece un respiro profondo, sentendosi le mani bagnate. Tastando con le dita, capì di trovarsi sull’erba.
Con degli alberi accanto.
Bene!, si disse. E’ un passo avanti, almeno sai di essere all’aperto.
Una volta Sirius gli aveva detto di sentire la sua voce, come coscienza. La voce del Prefetto Lunastorta. A Remus, invece, pareva di udire la McGrannitt.
Forza, signor Lupin, continuò la voce. Cos’altro vedi attorno a te?
E’ finita, pensò il mannaro. Sono pazzo!
Ma si costrinse comunque a guardarsi intorno, cercando di non voltare troppo la testa, che gli pulsava da morire. Capì ben presto di essere nella Foresta Proibita, non troppo lontano dal margine. Non era chiaro, però, come ci fosse arrivato.
Il Malandrino sospirò, si fece forza sulle braccia e si mise in piedi, esitante. Il mal di testa non accennava a smettere e sentiva tutti gli arti indolenziti. Inoltre la Foresta Proibita non era il luogo adatto in cui stare, in quel momento.
Fu quando si voltò per andarsene, che la vide.

Una donna gli dava le spalle. Indossava un abito argentato, il cui bustino stretto la vestiva particolarmente bene; la gonna che le ricadeva sui fianchi celava le curve giovani e quasi acerbe della fanciulla, rendendola priva di malizia. Una cintura marrone faceva risaltare ancor di più il colore argento degli abiti. I piedi e parte dei polpacci erano fasciati da stivali in pelle, - vera, a quanto sembrava - privi di tacchi. Non fosse stato per le calzature e per le ginocchiere, anch’esse in pelle, le gambe sarebbero state completamente nude.
Remus ne vedeva soltanto la schiena, coperta interamente da lunghi capelli castani, lisci fino alle spalle e poi mossi nella parte inferiore, che arrivavano fin sotto il fondoschiena. Alcune ciocche erano intrecciate abilmente con dei fiorellini bianchi ed il mannaro notò dei riflessi argentati nella chioma della fanciulla.
Sul fianco, stretta alla cintura, c’era una lunga spada, che però dava l’idea di non essere stata usata molto. Accanto alla ragazza, appoggiati a terra, il Malandrino vide un arco di ottima fattura e una faretra piena di frecce.
Come se avesse capito che lui aveva terminato di esaminarla, la “giovane” si voltò e lo inchiodò con uno sguardo magnetico.
Remus sentì le gambe tremare e provò l’impulso di inginocchiarsi di fronte a lei. Lo fece e la fanciulla scoppiò nella più bella delle risate, che ricordava uno scampanellio. Era il più bel suono che avesse mai udito e usciva dalla persona più... più perfetta che avesse mai visto. E il suo volto era il più puro che avesse mai visto e i suoi occhi erano i più splendenti che avesse mai visto e lei era la migliore donna che avesse mai visto e...
Con un gesto della mano, la dea liberò la mente del mannaro dall’incanto che lo faceva agire - e pensare - in quel modo.
Poi sorrise e Remus si sentì sciogliere.
Era la stessa sensazione che provava quando guardava la luna, senza però l’odio che aveva sempre sentito verso quel satellite che lo costringeva a trasformarsi ogni mese. Improvvisamente, essere un licantropo gli sembrò la cosa migliore che gli fosse mai capitata.
“Mi... mi chiamo Remus.” sussurrò avvicinando il volto a quello della fanciulla e sporgendo il mento. La dea sorrise e mosse il viso, deviando così il bacio del suo Protetto. Non aveva mai apprezzato molto gli uomini, in realtà, ma lui era diverso. Fu per questo che non lo trasformò in una bestia per il suo affronto.
Semplicemente posò le labbra - labbra che sapevano di bosco, di selvaggio, di immortale - sul mento del figlio della Luna, mordendolo gentilmente come avrebbe fatto un animale. Infine gli diede un bacio sulla fronte.
Sentendosi come se il suo cuore fosse sul punto di scoppiare e fuggirgli dal petto, Lupin ebbe il coraggio di domandarle quale fosse il suo nome.
La dea sorrise nuovamente, comportandosi nel modo dolce che aveva sempre riservato solo alle sue Cacciatrici.
“Mi chiamano in molti modi, ma quello che amo di più è Artemide.” sussurrò al suo orecchio, lasciando l’uomo scosso da lunghi brividi. Remus collegò tutto ciò che sapeva sugli dei greci con la fanciulla che gli stava di fronte, sentendosi mancare il fiato.
Capì subito di star rischiando, a starle così vicino, perché Artemide non accettava gli uomini e aveva deciso persino, da bambina, di restare vergine per l’eternità. Inoltre il Malandrino ricordava un paio di episodi, nella mitologia, in cui la dea aveva trasformato in animale delle persone che l’avevano infastidita.
Lunastorta si tirò indietro, cadendo seduto nell’erba e fissando con espressione dubbiosa la fanciulla. Fanciulla, poi, non era nemmeno il termine adatto.
Quanti anni aveva?
E soprattutto, per Merlino, esisteva davvero? O forse era una follia del suo cervello, che non aveva accettato di essere morto? Quello era forse una specie di Purgatorio?
Artemide gli si mise davanti, costringendolo a guardarla negli occhi.
“Sono vera, tu non sei pazzo e non sei nemmeno morto. Credimi, il regno di Ade è ben diverso da questa foresta.”
Ade?, pensò Remus. Ora ci si mettevano anche gli altri dei greci?
“Perché sei qui?” domandò con un filo di voce.
“Sono qui per te. Non accetto che i miei figli della Luna - voi umani li chiamate licantropi - attacchino i bambini, è una cosa che non approvo e mai approverò. Ogni volta che accade io prendo il giovane mannaro sotto la mia ala, diciamo così.”
Il Malandrino la fissò con sguardo vuoto.
“Ciò che ti ha fatto quel figlio, Greyback, è stato imperdonabile. E’ da quando sei stato attaccato che veglio su di te. Sei il mio Protetto.”
E in un lampo Remus ricordò.
Ricordò quella notte, il dolore, il sangue e le lacrime dei suoi genitori. Ricordò di aver desiderato di morire e poi, come un flash, ricordò un odore intenso di bosco e di aver riaperto gli occhi.
E ricordò le parole di sua madre.
“Che sia lodata, che lei sia lodata!”
Sì, Artemide lo aveva aiutato, gli aveva dato la sua benedizione.
E anche quel giorno, nel mezzo della battaglia, lei lo aveva protetto.
Remus sorrise, ricambiato dalla dea.

Tutto il dolore era sparito.
Essere un lupo mannaro, dover affrontare la guerra e persino aver perso i suoi amici, non gli sembrava più così male.
Artemide - la Luna - avrebbe sempre vegliato su di lui.



Lupin sorrise tristemente contro il vetro della finestra.
Erano passati anni, ormai, dalla morte di Voldemort e lui era tornato alla sua vecchia vita, sebbene avesse dovuto seppellire la moglie, morta in battaglia.
Ora, con il figlio in braccio che cresceva ogni giorno di più, Remus guardava malinconicamente la luna, conscio di non poter rivelare il motivo di tutta quella tristezza. Era stata una richiesta della dea in persona e lui aveva giurato di mantenere il segreto. Tutto, pur di renderla felice.
Ted sorrise, risultando adorabile a causa della mancanza degli incisivi, e il Malandrino lo strinse a sé, alzando nuovamente lo sguardo alla luna, come faceva ormai ogni sera prima di abbandonarsi tra le braccia di Morfeo - rise a quel pensiero, sapendo che ormai gli dei non erano così irreali, per lui.
Il mannaro alzò un’ultima volta il viso verso il cielo, sapendo che lassù, da qualche parte vicino alla sua adorata Luna, Artemide lo stava guardando e... ne era sicuro, gli sorrideva.



“Allora, sorellina, sei felice adesso?”
“Sì, fratello, sì. Ora sono felice.”
Un sorriso luminoso come quello, addosso alla gemella, Apollo non l’aveva mai visto.










1° classificata: "Protetto dalla Luna" di Soficoifiocchi con 48/50



Grammatica e stile 9/10

Grammaticalmente è corretta, non ho trovato errori di sorta.

Dal punto di vista stilistico mi è piaciuto, tranne per alcune piccole cose che vado a riportarti qua sotto.
All’inizio della storia ho trovato un po’ troppo ripetitivo il “nemmeno quando suo fratello”. So che probabilmente è una scelta di stile, ma forse appesantisce un po’ la narrazione.
Inoltre, altre ripetizioni che un po’ mi hanno stonato, anche se è sempre una scelta di stile credo, sono quelle nel momento in cui Remus si trova di fronte Artemide e dice che “era il più bel suono che avesse mai udito (…)”. Capisco che vuoi enfatizzare l’idea, ma così finisci per rendere stucchevole il momento.

Ho trovato particolare la scelta di cambiare stile più di una volta. Se da un lato evidenzia maggiormente alcune parti, alla lunga rischia di diventare un po’ stancante.

Coerenza narrativa 15/15


Su questo punto nulla da dire, la coerenza narrativa c’è. Non è che Artemide si è svegliata una mattina e ha detto: “Chi posso salvare oggi? Ma sì scegliamo questo povero Licantropo qui!”-. Hai spiegato perché la dea ha scelto Remus come suo Protetto, come ha vegliato su di lui per tutto il tempo e quindi perché interviene nel bel mezzo di una Battaglia tra maghi pur di salvarlo. Sono stata molto triste per la morte di Tonks, ma era logico che Artemide salvasse solo Remus. Non posso che darti punteggio pieno perché ogni particolare si è incastrato al suo posto.

IC personaggi 9/10
Mi è molto piaciuto Remus, preso dai suoi dubbi, però, secondo me, i suoi pensieri sul fatto di aver già fatto il suo tempo, sono più coerenti con il Remus prima della nascita di Teddy. Secondo me la mascita di un figlio cambia molte cose nella psicologia di un uomo e certi pensieri, che lui stesso definisce egoistici, non comparirebbero nella mente di un neo-padre. Sono i pensieri di Lupin quando scopre che Tonks è incinta, però la Rowling descrive bene come la nascita di Teddy lo faccia cambiare. Ti ho tolto un punto per questo perché è un passaggio molto importante nella maturazione di Lupin e perché è uno dei due protagonisti.
È stupendo, invece, il momento in cui parla con se stesso e sente la voce della McGranitt, mentre ricorda che Sirius sentiva la sua come voce della conoscenza. Quel pezzo l’ho trovato davvero azzeccatissimo.
Per quanto riguarda gli dei mi è piaciuto molto il rapporto tra i due fratelli. Okay, confesso di aver sempre avuto un debole per Artemide. In ogni caso, visto che il giudizio sull’IC si base sulle mie conoscenze di mitologia, ho deciso di tenere anche presente la caratterizzazione e la credibilità dei personaggi.
Un altro momento che ho apprezzato è l’incontro tra Remus e Artemide, quando Lupin prova a baciarla. Secondo me lì hai reso perfettamente l’incanto sotto cui si trova il povero Licantropo e hai evidenziato come le conoscenze di Remus gli permettano di comprendere subito le conseguenze del suo gesto. D’altro canto mi è piaciuto anche il comportamento della dea, il fatto che non lo trasformi è un’eccezione e hai fatto bene a sottolinearlo.

Originalità 10/10
Che dire? Originale è molto originale! Non avrei mai pensato all’intervento di dei greci! Soprattutto hai ben spiegato e motivato perché proprio Artemide intervenga. Non avevo mai pensato ai Lupi Mannari come figli della Luna, tanto meno al collegamento con gli Animagus scelti dai Malandrini (ratto a parte). Un vero proprio atto da deus ex machina. Complimenti, davvero originale, non ho mai letto nulla di simile!

Gradimento personale 5/5
La prima cosa che ho pensato appena finito di leggere la tua storia è stato “perché Tonks no? Perché lei non si è potuta salvare?”. Eppure questa è una delle cose che, anche se mi hanno resa tristissima, mi hanno fatto apprezzare la storia. Perché è realistica, come quello narrato dalla Rowling, perché il bene non vince sempre, anche se ha dalla sua parte un deus ex machina. Quindi sì mi è piaciuta la tua storia, mi è piaciuta davvero tanto! È originale, ben scritta e ben costruita, davvero brava!

Totale 48/50

  
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