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Autore: Ruta    17/10/2012    2 recensioni
È una notte serena quella in cui si ritrovano a parlare da soli, per la prima volta e dopo tanto tempo. Sono stati lontani due anni e a Nami sembra di dover ricominciare tutto daccapo. È come se si conoscessero da una vita e allo stesso tempo dovessero imparare a farlo un'altra volta, stranieri in un nuovo mare da scoprire.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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il peso

 

 

Il peso delle scelte

 

 

 
 

 

 

 
 

 

È una notte serena quella in cui si ritrovano a parlare da soli, per la prima volta e dopo tanto tempo. Sono stati lontani due anni e a Nami sembra di dover ricominciare tutto daccapo. È come se si conoscessero da una vita e allo stesso tempo dovessero imparare a farlo un'altra volta, stranieri in un nuovo mare da scoprire.
In piedi accanto a lei, Rufy le sembra più alto a confronto di com’era prima, il suo sorriso se possibile è ancora più pronunciato e marcato di quanto non fosse. La risata, ha compreso da subito, è rimasta la stessa invece. È di quelle ghignanti che le fanno ancora prudere le mani per la voglia che ha di prenderlo a pugni quando scoppia a sproposito; quasi da iena sulla faccia da schiaffi, che è tale e quale a come la ricordava.
Potrebbe dire che abbia i capelli più neri, che sia più muscoloso, ma sempre magro come un chiodo, che le sue mani, appoggiate ad un soffio dalle sue sul parapetto della Sunny, le appaiano di colpo più grandi. Che sia diverso in modo sottile e doloroso dal ragazzo che ha lasciato, simile, praticamente uguale e allo stesso modo differente.
È cambiato in quei due anni, cresciuto, deve riconoscere, ma chi a conti fatti non lo è tra loro? Il cambiamento è comunque minimo, si rassicura; è il solito Rufy: sciocco, impulsivo e coraggioso, che mette gli amici al primo posto, che una ne pensa e cento ne fa e che prima agisce e poi si ferma a riflettere sulle conseguenze delle sue azioni.
Ci sono mille particolari, mille segreti da svelare dentro quegli occhi di pece, vecchi e nuovi da arraffare come tesori, ma c’erano già prima e ci saranno sempre, che siano due, cinque o dieci gli anni che divideranno assieme. Il cappello, garanzia e pegno, è lo stesso e così la testa quadra che lo porta, idee strampalate incluse. E al di sotto, Rufy ha davvero il sorriso più grande che le sia mai capitato di vedere, con al suo interno le infinite promesse fatte da mantenere, troppe per elencarle.
- Perché li hai fatti crescere tanto? – Rufy pretende attenzione, come un bambino. Anche in questo non è cambiato per niente. Mentre era distratta le ha preso l’estremità di una ciocca e ora se la fa scorrere tra il pollice e l’indice con un’aria di perplessità mista a curiosità. È strano vedergli compiere un gesto del genere. Strano forse perché non l’ha mai fatto in precedenza, non è mai stato così espansivo dal punto di vista fisico, se non in sporadiche e particolarissime occasioni. Strette di mano, allora, o al massimo il cappello di paglia calato con forza sulla testa per l’appunto, come una sorta di carezza mancata, dimostrazioni d’affetto che lei si limitava ad accogliere con calore e gratitudine. È qualcosa di nuovo quindi e ciò nonostante non le risulta fastidioso. D’un tratto si sente spinta a fare lo stesso. Vorrebbe sentire, più che vedere, quanto effettivamente sia cambiato nella realtà. Scoprire le differenze con le sue mani. La pazienza non è mai stata il suo forte.
- Non è stato volontario, non del tutto almeno, - gli spiega con un’inflessione di difesa che non sa spiegarsi, quasi sentendosi costretta a giustificare quel piccolo cambio d’immagine. - È che ho avuto tante di quelle cose per la testa che quella di occuparmene alla fine non è risultata tra le priorità, capisci? –
- Prendersi cura di sé è importante. - Rufy la guarda scandalizzato. - Anch’io me li tagliavo, sai? Ogni volta che non riuscivo a vederci più bene perché mi coprivano gli occhi, li prendevo, zac! e li accorciavo. –
- Credevo che avessi trascorso questi due anni su un’isola deserta. – Il tono è ironico quanto basta, si dice Nami approvandolo. Sarà tutto come prima, lo è già, deve esserlo. Allora cos’è quella sensazione sottopelle? È un’impressione, indistinta e fugace, ma permane. Malgrado le apparenze c’è qualcosa rispetto a prima che non quadra, non torna. Cos’è dannazione? Cosa?
Rufy fa cenno di sì, il cappello ben calcato fin sulla fronte. - È così infatti. –
- E allora come… -
- Fantasia, Nami. La parola chiave è fantasia. Usavo quel che trovavo. Zanne di una tigre a sciabola, sassi appuntiti. Una volta ho perfino trovato una freccia nel folto della foresta! –
- Razza di idiota! – lo riprende sbuffando. Gli tira un pugno, tanto per fare qualcosa. - E ti sembrano cose da utilizzare queste? –
- Ma Namiiii… -
Nel silenzio che segue, Nami nota che il cielo sopra di loro è troppo scuro, che non c’è alcuna differenza tra quello e il mare, il confine nella notte quasi non esiste, è impalpabile. La Sunny sembra galleggiare nel vuoto, come in un sogno. 
- E a cosa pensavi allora? – La voce di Rufy è troppo vicina, le soffia sul viso in una carezza che ha un sapore familiare e sconosciuto. Anche l’odore dell’agrumeto quando ha raccolto i mandarini quella mattina l’ha scossa fin nel profondo.
- Uhm? –
- Poco fa hai detto che avevi la testa piena di cianfrusaglie. –
- Non è quello che ho detto! – scatta irritata, ma si ricompone subito, poggia il mento sul palmo e si volta a fissarlo di rimando, ad occhi socchiusi.
Trae un breve sospiro, gettandosi i capelli dietro la spalla. - Studiavo e già quello bastava a rendermi esausta a fine giornata e poi naturalmente pensavo a voi imbecilli. Mi chiedevo cosa faceste, dove foste, se steste bene. A volte avrei voluto scrivervi delle lettere, così, solo per avere l’impressione di parlarvi. È stato strano accorgermi di quanto mi mancaste, strano e bello. –
Rufy inizia a sghignazzare senza ritegno. Si è installato sulla ringhiera della balaustra intanto. È seduto su una gamba mentre l’altra dondola nel nulla. - Mi sarebbe piaciuto riceverle. Le lettere di Nami… sarebbero state sicuramente piene di rimproveri. –
- Più che altro raccomandazioni, - si acciglia lei. - Vi dimentichereste perfino le cose più elementari se non ci fossi io a ricordarvele. –
- Allora siamo davvero fortunati ad averti qui con noi. –
Rufy è serio e così lei pure mentre risponde, fissandolo dritto negli occhi: - Già, lo siete. –
Un’altra pausa di silenzio a cui subito segue uno di quegli scatti improvvisi d’ilarità. Nami si chiede se durante il tempo in cui sono stati separati Rufy abbia riso così e se sì con chi abbia condiviso quei momenti. Le piacerebbe saperlo. Un giorno o l’altro glielo chiederà, si farà raccontare ogni cosa che si è persa, compreso come si è procurato quell’enorme cicatrice in petto – è sul cuore e le dita le pizzicano dal desiderio che ha di sfiorarla, per scoprire se è ruvida e spessa al tatto come pensa -; solo dopo farà lo stesso.
- E così ti mancavamo, eh? – ghigna Rufy e Nami reprime a stento l’impulso di dargli un ceffone per quanto suona soddisfatto.
- Assurdo, eh? – ribatte e si stringe nelle spalle con naturalezza. - Ma mi mancava anche la salsa ai mandarini di Nojiko quindi… -
- Non ti sei mai sentita sola? Insomma, siamo stati separati un mucchio di tempo. –
- Certo che mi sono sentita sola, - Nami rotea gli occhi, annoiata dal fatto di essere costretta a sottolineare l’ovvio, ma davvero, con lui non si è mai sicuri. Rassicurazioni e reazioni violente vanno a braccetto. - Zuccone. È tutta colpa tua, come al solito. Prima di incontrare te e Zoro ero abituata a stare per conto mio, a non avere obblighi o ancore. Potevo andare dove volevo per racimolare soldi, ero libera in un certo senso, libera quanto può esserlo una schiava è chiaro, ma in qualche modo io mi sentivo svincolata. E grande e matura. Non avevo catene se non quelle della coscienza, un po’ come un’eroina. Avevo Coco Village da salvare, lo sai, ma a furia di stare con voi idioti ho imparato a tornare ad essere la bambina che avrei voluto rimanere, quella coi grandi sogni a riempierle gli occhi e le molliche di pane a sfamarla, tutto fumo e niente di fatto. –
- Siamo mai stati un peso per te? – La domanda la coglie talmente di sorpresa che Nami associa a quello il tuffo al cuore. Si ritrova a sorridere, senza un motivo preciso. - Il legame che ho con te e gli altri… come posso spiegarlo? Alcune volte mi dà una strana sensazione. Quello che ci unisce è qualcosa di così profondo che non riesco neppure a definirlo. Fa parte di me, ormai, a tal punto che a volte mi chiedo cosa sarei diventata se non vi avessi mai conosciuti, se non incontrandovi la mia vita avrebbe preso un’altra piega, spingendosi in direzioni opposte rispetto a quelle che adesso segue. Per quanto riguarda te invece? Ti siamo mai stati di peso? –
Rufy le dedica un sorriso smagliante dei suoi. - L’amore non è mai un peso. –
- I sentimenti in generale non lo sono mai, giusto? – Nami annuisce, senza osare guardarlo in faccia. - Non te l’ho detto neanche una volta, Rufy, ma ti sono veramente grata. Sono felice di essere qui, di far parte della ciurma. –
- Sei la mia navigatrice. – Gli aveva affidato il suo cuore.
- E tu il mio capitano. – Le aveva concesso la sua fiducia.
È agrodolce l’emozione che sente agitarsi dentro di lei. Una novità che la sconcerta, ma senza spaventarla. Suona logica una volta compresa, quasi prevedibile. – Sai che ci sarò sempre, sì? –
Il capello che all’improvviso le pesa sul capo a mo’ di risposta – il suo valore, ciò che rappresenta per tutti loro - è un carico che sarà disposta a sostenere sempre, per sempre, ad accettare con gioia. È il peso delle sue scelte, dei sogni che inseguono, dei sentimenti che ne stanno a suggello. E sì, dice a stessa, premendoselo contro il viso e aspirandone il profumo impresso a fuoco, è qualcosa anche quello che le è mancato incommensurabilmente.

 


N/A:
Una sciocchezzuola, niente di più niente di meno,  ma avevo immaginato questa scena da tanto e quando finalmente ho avuto il coraggio di metterla su carta, beh… mi ci sono affezionata mio malgrado c:
Scritta per la Staffetta in piscina con il prompt Rufy/Nami, Cappello.

  
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