Crossover
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Autore: XYZ     29/04/2007    2 recensioni
*CITY HUNTER – FULL METAL PANIC* Ciao a tutti!!!! Questa è la prima fanfiction che scriviamo ed è per questo motivo che abbiamo pensato di incentrarla su due delle serie che hanno saputo maggiormente appassionarci. Non abbiamo grandi pretese…L’unica cosa che desideriamo è quella di poter allietare e divertire coloro che decideranno di seguire questa nostra storia…speriamo di riuscirci! Buona Lettura! Karategirl e Rinrei aka XYZ
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2



“Ryo!! Sono a casa!...potresti venire ad aiutarmi, per favore?” disse Kaori mentre a fatica chiudeva la porta d’ingresso con il piede destro, avendo entrambe le braccia occupate da tre pesanti sportine di plastica.
Prima di rientrare a casa, aveva pensato bene di passare al supermercato per fare la spesa, in quanto il frigorifero era totalmente vuoto, e se non volevano vivere d’aria, era ciò che bisognava fare.
Era rincasata davvero distrutta e la giornata si era rivelata assai stancante, nonostante non avesse fatto nulla di particolare, ma si sa, giornate così capitano ed avere quelle pesanti borsine in mano, non l’aiutava di certo a sentirsi meglio.
Aspettò ancora un attimo nell’ingresso, in attesa di qualche movimento da parte del suo socio, ma nulla.
Il silenzio regnava sovrano e non sembrava proprio che qualcuno stesse accorrendo in suo aiuto.
Possibile che Ryo non fosse in casa? Eppure le sembrava di percepire la sua presenza; è vero che non era una sweeper abilissima e che i suoi sensi non erano ancora particolarmente sviluppati, ma una cosa sulla quale certamente non poteva sbagliarsi, era avvertire se Ryo fosse o non fosse nei paraggi.
Improvvisamente si rese conto di un leggero, quasi impercettibile, ronzio proveniente dal divano; incuriosita posò lentamente le borse e senza far rumore, si affacciò sul sofà, andando oltre ai cuscini, e lì vide spuntare un famigliare ciuffo di capelli neri.
Ryo stava dormendo, serenamente spaparanzato sul divano, con la sua solita espressione da idiota e questo per via di una delle sue consuete “care e preziose” riviste che si trovava aperta sul suo addome, e che si alzava e si abbassava a causa del respiro.
Kaori era davvero stupita…come riuscisse ad addormentarsi, pur leggendo uno di quei giornalini osceni, era un vero mistero anche se, forse per lui, leggere una rivista così era come leggere un fumetto per bambini!
Sospirando, si chinò su di lui e lo coprì con un plaid, che si trovava su un bracciolo del divano, e poi pensò bene che era il caso di riporre quel oscenità in un altro posto, o meglio ancora, di riporla “gentilmente” nel cestino della spazzatura! Prendendo in mano, quel vergognoso giornaletto, fu però costretta a darci un’occhiata e ne rimase totalmente paralizzata.
“Che schifo! Ma come sono conciate? E che razza di posizioni sono??!”
Era questo che, una Kaori scandalizzata e basita, stava pensando tra sé e sé ed era così assorta nelle sue riflessioni, che non si accorse del fatto che Ryo era sveglio.
“Ammettilo…piacciono anche a te…non è vero?” disse Ryo avvicinandosi a lei in tono malizioso.
Al sentire quelle poche parole bisbigliate al suo orecchio, Kaori si riprese, si ricordò cosa teneva in mano e velocissimamente gettò quella rivista in faccia a Ryo con tutta la forza che aveva in corpo.
“SEI UN VERO CRETINO!!! Ma come osi??!!! Brutto pervertito maniaco che, al posto di lavorare, legge queste sconcezze! Alla prima occasione...giuro che te le faccio volare!! Non ne troverai più neanche una in casa!”
E dicendo questo lo sguardo di Kaori passò da incavolato nero a diabolico…aveva già in mente un’idea per come fare.
“NO!!! Ti prego!!!! Questo no!!! Tutto ma non questo!!!! Non puoi togliermi il piacere della lettura” urlò Ryo piangendo e supplicando inginocchiato davanti a lei.
“Io ne ho bisogno…come posso riuscire altrimenti a distrarmi avendo sempre un mezzo uomo come te che gira per casa?”
Questa ultima frase gli uscì dalla bocca senza che se ne accorgesse, era uscita in maniera spontanea, ormai era davvero spacciato…la sua fine era vicina.
Cercò di scappare, ma si rivelò un vano tentativo. Kaori l’aveva già brancato per il collo e prendendo bene la mira, gli spiattellò sul cranio il più pesante kompeito facente parte del suo arsenale.
“MEZZO UOMO A CHI??!!!! BRUTTO STRONZO!!!! E muoviti con quelle borse!!!” e veramente furente si diresse verso la cucina.


Nel frattempo nell’adiacente palazzina, un profumino davvero invitante si stava diffondendo per l’appartamento, a testimonianza del fatto che l’ora di cena era ormai prossima.
“Ragazzi! E’ pronto in tavola! Presto…Ho cucinato la mia famosa paella!”
A parlare era stato Kurz che, con ancora il grembiule addosso, stava portando in tavola il piatto da lui preparato.
Si trattava di un grande piatto da portata ricco di riso, verdure e pesce.
Aveva preferito cucinare una paella di solo pesce in quanto, a lui dava molta più soddisfazione fatta così; non andava matto per il pollo e giustamente il cuoco deve pur cucinare anche in base ai suoi gusti, no? Dopo la fatica, almeno un po’ di piacere! E se questo non fosse bastato, aveva anche aggiunto un ingrediente segreto…
In quel istante fecero il loro ingresso nel salotto Kaname e Sousuke.
Lei aveva appena finito di sistemare i suoi bagagli nella piccola stanza assegnatale, quando sentì che era pronta la cena; tra l’altro si era rivelata una vera impresa farci stare tutte le sue cose, perché ne aveva talmente tante che potevano bastare per un anno! Bisogna però capire che una ragazza deve essere sempre pronta ad ogni evenienza, specialmente se questa, ha il piacere di conoscere un certo elemento chiamato Sousuke Sagara!
Quest’ultimo invece, dopo essersi ripreso dal rientro che l’aveva lasciato un po’ perplesso, aveva pensato di controllare tutte le sue armi di attacco, di difesa, bombe, mine e quant’altro per essere certo di non trovarsi impreparato in caso di fuoco nemico.
“Che buon profumino Kurz…davvero invitante” disse Chidori estasiata mentre prendeva posto a tavola.
“Oh, Piccola Kaname…sappi che ho cucinato questo piatto con tutto il mio amore!”
Dopo che anche Sousuke si sedette, Kurz si tolse il suo bellissimo grembiulino con gli orsetti, in attesa che Mao, l’unica ancora assente, venisse a mangiare.
“Allora Sorellina…ti muovi?! Noi tutti abbiamo fame! Inoltre non sei curiosa di assaggiare la super prelibata paella alla Weber che è capace di inebriare ogni papilla gustativa?”
Melissa si trovava posizionata davanti ad una delle finestre dell’appartamento, dalla cui veneziana abbassata, si intravedeva la lente di un telescopio.
Purtroppo, per ora, potevano osservare la loro protetta soltanto in quel modo, in quanto, “stranamente” non erano ancora riusciti a piazzare nemmeno una cimice.
“Però forzuta la ragazza…sicuri che abbia bisogno di protezione?” sussurrò Mao ancora sbalordita per la scena appena vista.
C’era una cosa, tuttavia, che non le tornava ed era come cavolo avesse fatto quella ragazza a tirar fuori quel arnese così pesante dal nulla! Incredibile! Sembrava come comparso magicamente! Doveva assolutamente scoprire come aveva fatto.
Avrebbe potuto essere molto utile, soprattutto per tenere a bada un sergente di sua conoscenza.
Sentendo le urla di Kurz che la stava chiamando, Melissa si ridestò.
“Arrivo, arrivo!... Non vedo l’ora!” aggiunse in tono sarcastico. In effetti, in casa della Makimura, sembrava essere tornato tutto tranquillo quindi, per questo motivo, poteva anche concedersi una piccola pausa, considerando che il suo stomaco cominciava a reclamare cibo.
Entrò nella sala da pranzo e vide già tutti i suoi compagni seduti a tavola, tranne Kurz, che in piedi con le braccia incrociate, la stava visibilmente aspettando, per poter poi illustrare il suo piatto ed iniziare finalmente la cena.
“Finalmente! Ora siamo tutti pronti per gustare la mia strepitosa paella alla Weber!” disse tutto contento ed orgoglioso il sergente dai capelli biondi siccome era certo che avrebbe ricevuto grandi complimenti.
“Ah si? Addirittura alla Weber?” disse Melissa scettica, girando lievemente la testa e rimpicciolendo gli occhi.
“Si, addirittura! Anche perché non è la solita paella…è speciale per via di un particolare ingrediente che ho deciso di aggiungere!”
Al sentire quelle parole Mao si preoccupò. Aveva uno strano presentimento.
Si sedette ed osservò con grandissima attenzione e paura il piatto che si trovava di fronte. C’erano dentro carote, sedano, piselli, gamberi, peperoni, prezzemolo, calamari, cozze e…e…
“GRANCHI!!!!!! I MIEI GRANCHI!!!!!! Ma allora è un vizio!!!!!! Ce l’hai con me!!!! Sono andata apposta a comprarli, prima di arrivare qui, e mi sono costati un occhio!! Quelli valgono più dell’oro!!! Ed erano i miei!!! Brutto troglodita!!!”
Melissa era talmente furente da essere già sul “piede di guerra”.
Si era alzata di colpo, scaraventando la sedia a terra, e con una gamba sul tavolo, stava puntando una forchetta sulla carotide di Kurz.
“Aspetta Sorellina…avanti ragioniamo…non c’è bisogno di essere così aggressive…è solo che ho visto quei granchi nel frigorifero ed erano perfetti… per la… mia…”
Kurz non riuscì nemmeno a finire la frase.
“Aiuto!! Quel suo sguardo omicida mi fa venire la tremarella!” pensò il ragazzo terrorizzato mentre continuava a deglutire freneticamente, iniziando a sudare freddo. Doveva cercare di calmarla.
“Farò tutto quello che vuoi! Ti prego…giuro che non toccherò mai più i tuoi granchi…ma per piacere lasciami andare!!! Ho anche fame!”
“E va bene!! Per questa altra volta passi…ma devi assolutamente ricomprarmeli!! E non voglio una sola scatola…ne voglio almeno cinque! E le dovrai pagare tutte di tasca tua, sono stata chiara??!”
“Si, signora! Giuro di essere pentito!” rispose Kurz mettendosi sull’attenti.
“Bene…anche perché il mio era un ordine Sergente.” Disse Mao con tono autoritario.
Chidori e Sousuke nel frattempo avevano preferito non interferire ed osservare tranquilli la scena, in quanto sapevano bene che, mettersi tra Mao, le birre ed i granchi era come firmare la propria condanna a morte.


La cena si era svolta nel più totale silenzio, con Kaori che non aveva quasi toccato cibo, essendo particolarmente adirata col suo socio che come suo solito se ne era uscito con una battuta infelice, e con Ryo che si abbuffava anche per lei, in modo tale da essere impegnato e non dover parlare; in realtà non aveva proprio l’intenzione di parlare, essendoci un' altissima probabilità che emettendo qualsiasi suono, avrebbe potuto soltanto peggiorare la situazione.
Ora Ryo si stava preparando per uscire, in quanto come ogni sera, non poteva certo perdere il suo consueto giro dei più rinomati locali di Shinjuku; aveva bisogno di un po’ di sano divertimento dopo essere stato tutto il giorno chiuso in casa a “leggere”.
Kaori, invece, stava lavando i piatti, sempre in silenzio, fin quando non si rese conto che il suo socio stava per uscire di casa per una delle sue solite notti brave.
In quel istante si ricordò della strana sensazione che l’aveva accompagnata per tutta la giornata e della sua intenzione di riferire tutto al socio nel momento in cui fosse rientrata in casa; purtroppo poi si era verificato quel episodio della rivista e le era passato di mente.
Allora lasciò perdere i piatti e con ancora addosso i guanti di plastica bagnati e ricoperti di sapone, si precipitò nell’ingresso sperando di trovarci ancora Ryo.
Ryo aveva ormai già la mano sulla maniglia della porta quando si sentì chiamare da Kaori.
“Che c’è?” rispose un po’ scocciato. “Sto uscendo!”
Kaori decise di soprassedere riguardo al suo tono e continuò un po’ titubante:
“Senti…oggi ho avuto una strana sensazione…”
“Di che tipo?” rispose lui voltandosi verso di lei.
“Beh…ho avuto l’impressione di essere seguita…”
“Sei sicura? Non è che per caso era semplicemente qualcuno che stava facendo la tua stessa strada?”
“No, ti dico! E’ vero…non sarò la migliore del mondo…ma oggi qualcuno mi ha seguita! Ne sono sicura. Ho percepito questa sensazione più volte durante l’arco della giornata!” disse Kaori con tono fermo guardando Ryo dritto negli occhi.
Lo sguardo di lui si fece serio; che fosse uno dei tanti che voleva fargli la pelle? Prendersela con Kaori era certamente la via più semplice.
“Va bene…allora facciamo così…domani verrò insieme a te ok? Così controlleremo se c’è realmente qualcuno che ti sta pedinando” disse Ryo cercando di tranquillizzare la sua partner.
“Davvero?” rispose la donna speranzosa.
“Si…e poi non dire che non faccio mai nulla per te!” Disse con tono scherzoso abbozzando un lieve sorriso.
“Ora stai tranquilla e vai a letto.”
Kaori facendo un cenno affermativo con il capo e sentendosi più serena, ritornò in cucina per finire di lavare i piatti e Ryo se ne uscì.
Appena fuori dalla porta assunse però un’espressione pensierosa…più che andare per locali, quella sera, era il caso di chiedere un po’ in giro e mettendo le mani in tasca, si apprestò a scendere le scale.


OOAOOH!!!
Il sergente maggiore, dai corti capelli neri e dagli occhi viola, aveva appena sbadigliato stiracchiandosi ed inarcando indietro la schiena sulla piccola sedia, posizionata di fronte al telescopio.
“Bene…Kaori è andata a letto e il suo coinquilino è uscito di casa. Chissà per andare dove…Ah, questi giapponesi!” disse mentre si alzava e si dirigeva verso gli altri che erano accomodati sul divano.
Chidori stava tranquillamente leggendo un classico della letteratura giapponese Genji Monogatari, Kurz stava predisponendo le ricetrasmittenti da inserire in casa della Makimura il giorno seguente e Sousuke stava controllando gli inneschi delle sue bombe, come la se la cosa fosse la più normale del mondo.
Infatti Kaname non era per niente tranquilla e con un occhio vigile controllava ogni suo movimento. Sapeva benissimo che era un perfetto soldato ma, nonostante si fidasse ciecamente di lui, il vederlo armeggiare con quei congegni non le consentiva di leggere con attenzione il suo libro.
Dopo la quinta volta che rileggeva la stessa riga, la ragazza non si trattenne più “Senti Sousuke...ti manca ancora molto?”
“In che senso?” rispose il ragazzo continuando la sua attività.
“Intendevo dire...fra quanto finirai di controllare quelle cose?” specificò meglio Kaname indicando le bombe poste in ordine sul tavolo.
“Intendi le mie bombe? Dovrei impiegarci ancora trenta minuti circa...”
Kaname, cercò di rimettersi a leggere ma proprio non ci riusciva “Senti Sousuke...” ricominciò “Devi proprio armeggiare con quelle bombe vicino a me? Non puoi andare da un'altra parte?”
“Beh...non è strettamente necessario che io stia qui, le bombe si possono controllare in qualsiasi posto sai...” iniziò a spiegare il ragazzo, contento di ricevere attenzioni da Kaname “Se vuoi posso insegnarti come...”.
“Ma cosa hai capito?! Io voglio solo che ti sposti!!!” rispose Kaname irritata alzandosi.
Sousuke rimase scioccato da quella risposta, non riusciva proprio a capire che cosa aveva sbagliato questa volta.
“Allora signori…ripassiamo i compiti per domani”.
Melissa in piedi davanti a loro e con le mani sui fianchi continuò:
“Sousuke, tu pedinerai e sorveglierai da vicino il nostro obiettivo. Kurz, tu sarai sull’AS come unità di supporto e Kaname, tesoro, tu starai qui buona in attesa del nostro ritorno…tutto chiaro?”
“Si, signora!” risposero in coro i presenti.
“Soltanto una cosa, Sorellina…tu che farai?” chiese Kurz curioso.
“Ma è ovvio! Io andrò a prendere il vice-comandante e lo informerò riguardo la nostra missione. Ed ora…Sousuke! Al lavoro! Sostituiscimi! Io ho già lavorato abbastanza per oggi. E’ giusto che io mi conceda una bella birra fresca e poi…a letto!” Enunciò Mao dirigendosi verso il frigorifero.
“Ci penso io, non preoccuparti, sarà un gioco da ragazzi” rispose Sousuke mettendosi nella sua postazione.
Ne avrebbe approfittato per rileggere e per studiare meglio ogni informazione riguardo questo loro nuovo lavoro.



 

  
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