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Autore: Hika86    17/10/2012    1 recensioni
[50/50 capitoli COMPLETA][0/5 capitoli extra IN CORSO] Un filo ci lega alla persona cui siamo destinati: non importa il tempo che dovrà passare o le distanze che ci separano. Ma se questa persona fosse proprio davanti a noi e non riuscissimo a riconoscerla? Se la considerassimo antipatica tanto da non degnarla neanche di uno sguardo? E se l'avessimo trovata e noi stessimo vacillando nei dubbi? E ancora, cosa dice che non l'abbiamo già persa?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Voleva muoversi, voleva parlare, ma non le riusciva. I suoi occhi erano incollati sulla schiena di Sho: pelle liscia, muscoli allenati, spalle larghe. Se non si fosse controllata avrebbe cominciato a sbavare rimanendo imbambolata a fissarlo. Non riuscì a riprendersi nemmeno quando il ragazzo si accorse di lei. Una volta forse avrebbe abbassato lo sguardo, arrossendo, e avrebbe fatto finta di niente, ma ormai poteva permettersi di guardarlo in quel modo, soprattutto dopo quello che aveva fatto davanti alla porta di casa! Dopo qualche secondo, in cui si concesse di passare in rassegna ogni singolo muscolo addominale sul ventre nudo del ragazzo davanti a sè, riuscì a trovare la decenza di tornare a guardarlo negli occhi. «Ho portato gli asciugamani» riuscì a dire con un sorrisino
«Ho visto» fu la vaga risposta che ricevette. Erina cercò di risvegliarsi e camminò fino al tavolo, sfilando al fianco di Sho, dove appoggiò la biancheria.
«Dovresti asciugarti prima di prendere troppo freddo, altrimenti a che pro ti avrei fatto entrare?» domandò respirando profondamente
«Hai ragione, ma tu ci hai messo una vita. Sei lenta» la prese in giro lui tirandole una ciocca di capelli ricci
«Ahi! E' solo che non abbiamo tanti asciugamani in casa: se non li stiamo usando, sono a lavare» spiegò girando il viso verso di lui, alle sue spalle. «Che fai, ridi?»
«Scusa, è che non riesco più a districare il dito dai tuoi capelli» spiegò divertito
«Ahi! Come hai fatto? Non tirare, non tirare!» esclamò piegandosi all'indietro, mentre il ragazzo rideva di gusto
«Scherzavo!» le disse lasciandole andare la ciocca, poi allungò una mano per prendere un asciugamano e metterglielo sulle spalle. «Mi sembri tesa e ho pensato che farti i dispetti avrebbe aiutato» si giustificò stringendole nuovamente le mani sulle spalle, facendole aderire l'asciugamano al corpo.
In un attimo Erina ebbe la stessa sensazione avuta davanti all'entrata: Sho aveva le mani bollenti in confronto al freddo che lei provava e si eccitò nuovamente solo pensando a dove avrebbe voluto che la scaldassero.
«Sho?» lo chiamò per nome ora che erano soli. Parò con un filo di voce, guardandolo negli occhi.
«Mh?» domandò quello con un mezzo sorriso
«Scemo! Sei tu che devi coprirti non io» ribattè arricciando le labbra e voltandosi del tutto verso di lui per togliersi l'asciugamano di dosso e buttarglielo in faccia. «Furbastro che non sei altro! Non tentare di abbindolarmi con i tuoi occhioni color cioccolato e quelle labbra che dicono "baciami, lo so che vuoi baciarmi". Asciugati, scemo!» esclamò. Doveva essere arrossita perchè si sentiva il viso caldo e non voleva che lui la vedesse in quello stato.
«Ehi, ehi, ehi!» farfugliò il ragazzo cercando di tirare la testa fuori dall'ampio asciugamano. «Mi hai già chiamato "scemo" due volte, non va mica bene»
«Scemo, e tre» gli disse tenendogli il tessuto sulla testa per frizionargli i capelli con forza. «Asciugati, asciugati, asciugati» continuò a dire mentre interiormente cercava di calmarsi.
«Ho capito! Smettila, faccio da solo!» sbuffò facendo dei passi indietro per sottrarsi alle mani della ragazza.
Erina sospirò e tornò a girarsi verso il tavolo. Fissò la biancheria ripiegata per qualche secondo, poi cominciò ad asciugarsi a sua volta, insistendo nel dare le spalle a Sho. Era convintissima fosse colpa sua: lui si era avvicinato mezzo nudo, bellissimo e con quell'aria da sono-la-tua-miglior-fantasia-sessuale, lui le stava offrendo tutte le tentazioni possibili di quel momento, mentre lei era solo una vittima! Le vere vittime però non sono mai felici, cosa che Erina invece era.
Si concesse due secondi per girarsi a guardarlo: Sho si era seduto sulla sedia e si stava asciugando le braccia, diligentemente. Aveva ancora addosso i jeans bagnati, ma anche vedere nuda solo la metà di quel ragazzo le dava l'impressione che avrebbe potuto rimetterci il cuore da un momento all'altro per le troppe palpitazioni.
Strinse tra le dita l'asciugamano che stava usando e fece un respiro profondo: le veniva da piangere e non era l'eccitazione. Quand'era che si era innamorata tanto di Sho? Quanto tempo era che un sentimento non le toccava il cuore fin quasi a farle male?
Con un sospiro decise di avviarsi in camera a cercare il cambio per entrambi, quindi si girò per andarsene. «Dove vai?» domandò il ragazzo, la sua voce le suonava profonda e calda e le faceva venir voglia di dire "da nessuna parte".
«A cercare qualcosa da mettere» rispose invece, ma si sentì trattenuta. Il vestito freddo le aderì al petto e quando si girò vide che Sho si era allungato in avanti per afferrarle il bordo del tessuto e non farla andare via.
«Stai qui» disse semplicemente, guardandola da sotto le ciocche bagnate della frangia.
Non trovò modo di ribattere, quindi fece due passi indietro, tornando verso di lui che le rimase attaccato al vestito, stringendo il bordo tra due dita, come un bambino che si aggrappi alla gonna della madre.
Per un po' rimase semplicemente ferma, a piedi nudi davanti al ragazzo sulla sedia, poi abbassò la mano a cercare la sua. La accarezzò timidamente e venne fermata solo quando lui gliela strinse. «Vieni qui» sussurrò facendola girare e le prese anche l'altra mano per attirarla gentilmente a sè. Erina aprì le gambe e si sedette sulle sue ginocchia. Il vestito le si alzò fino a metà coscia. «E' ghiacciato» disse piano il ragazzo, toccando la stoffa nell'accarezzarle il fianco
«Come i tuoi pantaloni» storse il naso la ragazza. «E io devo ancora asciugarmi per bene»
«Io ho fatto quello che mi hai detto, quindi adesso tu farai quello che dico io: se non togli questo non ti asciugherai» sembrò prenderla in giro, ma in quello stesso momento la afferrò per i fianchi, strappandole un sussulto. La tirò a sè facendola scivolare lungo le sue gambe ed allungò il collo cercando le sue labbra.
Rispetto a come si era comportato d'improvviso davanti alla porta di casa, in quegli atteggiamenti non c'era niente di irruento o sconsiderato: erano gesti decisi, ma pieni di dolcezza perchè fatti in piena consapevolezza.
Sho le accarezzò la lingua con la propria, bacio a cui lei rispose senza farsi pregare. Gli passò le braccia intorno al collo e gli accarezzò i capelli umidi. Profumava di fresco: era l'odore della pioggia che ancora cadeva fuori dalla finestra e del deodorante che aveva messo quella stessa mattina, lasciava ancora una lieve traccia intorno a lui. Con gli occhi chiusi Erina sentì le mani di Sho accarezzarle le cosce, i suoi polpastrelli le toccarono le gambe sollevando il vestito fino ai fianchi. Il ragazzo staccò la bocca dalla sua e le baciò delicatamente una guancia, mentre lei scioglieva il suo abbraccio per sollevare le braccia e farsi sfilare del tutto la veste.
Erina deglutì guardandolo negli occhi e il cuore cominciò a batterle più forte: improvvisamente non si divertiva più, anche se avrebbe dovuto cominciare proprio in quel momento. Però era consapevole di non essere magra, carina e perfetta come tutte le giapponesi. Forse poteva essere orgogliosa dell'avere un seno migliore del resto della popolazione, ma i suoi problemi cominciavano sempre quando si ricordava di avere più carne anche in altri punti.
Presa dal panico, deglutì a fatica, ma non fece in tempo a decidere cosa fare -coprirsi? Scappare?- che Sho le aveva messo un asciugamano sulle spalle, sovrapponendone gli angoli all'altezza del suo sterno: era coperta e lui non avrebbe visto niente. «Siamo pari. Io ho fatto una cosa che volevi tu e tu ne hai fatta una che volevo io» disse a bassa voce con un sorriso divertito. «Ora, se ti alzi, mi tolgo i jeans. Cominciano ad essere veramente fastidiosi e ghiacciati» propose con una smorfia.
Erina annuì stringendo le labbra, quindi si alzò in piedi e camminò goffamente all'indietro finchè Sho non fu libero di alzarsi in piedi. Mentre il ragazzo si toglieva l'indumento si vergognava a fissarlo, per quanto avrebbe voluto farlo, quindi la ragazza si girò a recuperare il proprio vestito da terra e lo appese ad un'altra sedia.
Quando tornò a guardarlo aveva legato un asciugamano alla vita. «Sai cosa penso?» domandò lui
«Sentiamo»
«Che il tuo phon servirà a poco. Sono troppo bagnati, ci conviene aspettare un po'» spiegò distendendo i pantaloni su una terza sedia
«Sono d'accordo» annuì la ragazza facendo il giro del tavolo. Si vergognava ancora: lei era coperta solo dalle spalle allo stomaco e sperava che riparandosi dall'altra parte del mobile Sho non la vedesse dal ventre in giù. Il fatto che lui non avesse dato nemmeno una sbirciatina poco prima le aveva fatto venire altre paranoie.
«Idee su come ammazzare il tempo?» chiese il giovane. Erina si allungò a prendere un secondo asciugamano, dall'altra parte del tavolo: avrebbe dovuto legarsene uno in vita anche lei, non voleva rimanere in mutande.
«No, veramente non saprei» rispose facendo spallucce. La mano del giovane idol si appoggiò sulla sua e risalì ad accarezzarle il polso e l'avambraccio.
«No?» domandò.
Lei deglutì. «Oh beh» farfugliò con voce strozzata. Tossicchiò per schiarirsela. «Un paio, forse» provò a rispondere.
Sentita quella frase, Sho si piegò in due dal ridere e scomparve dietro il tavolo, accovacciandosi a terra per tenersi pancia dal troppo divertimento. «Ti pare il caso?» arricciò il naso Erina tornandogli vicina. «La smetti? Non sei carino proprio per niente» lo rimproverò piantandosi davanti a lui con le braccia incrociate e colpendogli il ginocchio con il piede per fargli perdere l'equilibrio.
«Nemmeno tu lo sei: sembri una teppista così. Non darmi i calci» ribattè ancora ridendo. Dopo qualche tentativo riuscì ad afferrarla per la caviglia e lei rimase in equilibrio su un piede solo.
«La smetto» si arrese subito a ragazza ridendo a sua volta. «Su, mollami. Già sono precaria su due appoggi, figurati se me ne lasci solo uno».
Lui la lasciò trattenendo l'ennesima risata divertita e allungò le mani ad accarezzarle i polpacci. Le diede una lieve spinta per farla avvicinare di un passo e si rimise in piedi, accarezzandole le gambe e le natiche, fino a tenerla nuovamente per i fianchi. Erina gli sospirò di piacere contro le labbra.
«Allora?» domandò il ragazzo con un filo di voce
«Cosa?» fece lei distratta ad osservargli la bocca
«Quale idea di era venuta in mente prima?» chiese prima di chinarsi a baciarla sul collo
«Non... non vorrai che lo dica ad alta voce?» tentò di completare una frase di senso compiuto
«Perchè no?» domandò ancora Sho, sorridendo contro la sua pelle.
Aveva imparato quanto potesse essere esplicito quel ragazzo, quando lo voleva, e quanto fosse intenso il suo modo di vivere i sentimenti, ma quel dialogo per lei cominciava ad essere troppo imbarazzante. «E' divertente prenderti in giro e vederti sbadata anche in frangenti come questi» aggiunse vedendola titubante
«Ehi! Cafone!» esclamò Erina colpendolo sulla testa e facendo un passo indietro. «Vuoi sentirtelo dire?» scacciò i ricci dietro le spalle con fare snob. «Guadagnatelo!» esclamò prima di girarsi a correre verso il corridoio, mettendosi a ridere.
Sentì i passi del ragazzo inseguirla e l'adrenalina della fuga mescolarsi con quella dell'eccitazione che già le circolava in corpo. Girò in camera e passò in sala dalla porta comunicante, saltando una pila , ma nemmeno se ne rese conto perchè si ritrovò nuovamente in cucina e ancora lui non l'aveva raggiunta: possibile che fosse così lento? Eppure sentiva i suoi passi quindi avrebbe potuto acchiapparla da un momento all'altro.
Erina tornò in corridoio continuando a ridere, ma la sua corsa finì quando rientrò in camera. Sho era lì ad attenderla poco dopo la porta e la intrappolò tra le sue braccia prima che potesse fuggire ancora. «Nooo, hai barato!» sospirò cercando di calmare le risate
«E tu non farlo mai più» ribattè serio
«Perchè? Era divertente e poi ci hai guadagnato qualcosa, anche se sei stato scorretto» spiegò alzando gli occhi a guardarlo, mentre le sue braccia la stringevano ancora forte per non lasciarla scappare.
Non ebbe nemmeno il tempo di finire di ridere che lui la stava baciando di nuovo. Forse il sentimento cominciava a cedere terreno alla semplice passione perchè il suo corpo fu percorso da una potente ondata di calore e lei si strinse alle spalle di Sho, completamente sopraffatta.
«Non farlo mai più» lo sentì ripetere quando smisero di baciarsi, a corto di fiato, appoggiando la fronte contro la sua
«Sho?» domandò riaprendo gli occhi. La voce che aveva sentito non era più scherzosa e non era nemmeno severa, aveva una nota di tristezza dolorosa. «Non mi piace quando mi chiami "sakurai"» le disse con quello stesso tono. «Se siamo davanti agli altri è la cosa migliore, ma vorrei evitassi di dirlo più che puoi. Voglio che mi chiami solo "sho" e che non scappi più»
«Che cosa è successo?» chiese improvvisamente preoccupata
«Niente, niente» sospirò lui diminuendo la stretta e chiudendo gli occhi, come esausto. «E' solo che mi viene l'ansia tutte le volte che ti giri»
«Come?» farfugliò confusa
«Tu non mi hai mai guardato. All'università, per tre anni, non ho mai avuto alcuna speranza che i tuoi occhi facessero caso a me, se non per sbaglio. Ho passato anni a vederti da lontano, di spalle» spiegò tornando a guardarla. «Ogni volta che ti giri, inconsciamente io provo dolore. Adesso vedere che mi mostri la schiena mi rende ansioso. Ho paura che tutto sia ancora come allora, che questi momenti con te siano solo uno dei miei tanti sogni: domani mi sveglierò e niente di tutto questo sarà mai successo»
«Ehi, ehi, ehi» lo interruppe lei mettendogli una mano sulle labbra, per zittirlo. «Non lo farò più» sorrise facendo un passo indietro, staccandosi da lui.
La ragazza indossava solo la biancheria, ma aveva completamente dimenticato la vergogna di qualche minuto prima. «Scusami. Non ho mai pensato a come ti sei sentito in quegli anni, non ho mai ragionato su cosa ti fosse rimasto di allora nel cuore, a parte i sentimenti per me intendo. Sono stata insensibile. E dire che sono mesi che non faccio altro che guardarti e non ho notato niente di tutto questo» sembrò accusarsi
«Mi guardavi?»
«Ti guardavo, sì. Sai, è difficile non farlo» ammise Erina, leggermente divertita. «Perdonami, prometto che non scapperò più. Almeno finchè non sentirai che potrò tornare a farlo per giocare» riuscì a farlo ridacchiare. «Ti guarderò» affermò baciandolo sulle labbra, per la prima volta di sua iniziativa. «Ti guarderò. E guarderò solo te, tutte le volte che non dovrò fare altrimenti» e lo baciò ancora.
Passarono così qualche minuto in silenzio, accarezzandosi e baciandosi, mentre il loro respiro si faceva lentamente più affannato.
«Io non avevo vinto qualcosa?» chiese di punto in bianco Sho. Erina stava ancora sospirando di piacere quando si riprese e spostò gli occhi sul futon della stanza, quello che non aveva avuto tempo di riporre quella stessa mattina.
«Dunque, pensavo che...» fece per cominciare a dire, poi si bloccò e si morse le labbra
«Si?»
«L'idea era che...» si fermò di nuovo e respirò a fondo. «No dai, non farmelo dire, mi vergogno» piagnucolò
«Per questo è divertente» le spiegò passandole la lingua sulle labbra, tentandola nel ricominciare a baciarsi. «Ho vinto. Su, forza» la incitò invece cominciando a farla arretrare lentamente per avvicinarla al letto
«Dato che dobbiamo "ammazzare il tempo", pensavo...» pronunciò prendendo un respiro profondo mentre il ragazzo le baciava le guance e la afferrava saldamente per i fianchi. Ad Erina si mozzò il fiato e si morse le labbra per trattenere un gemito. Si aggrappò ai suoi bicipiti e si alzò in punta di piedi per arrivare con le labbra al suo orecchio. «Facciamo l'amore?» chiese mentre continuava ad arretrare.
Con l'ultimo passo indietro colpì il bordo del futon. «Fammici pensare» rispose lui e approfittò di quel momento per sbilanciarla all'indietro. Erina trattenne a malapena un'esclamazione di sorpresa mentre cadeva. Una parte di sè era ancora abbastanza razionale da pensare con fastidio alla biancheria umida di pioggia che avrebbe bagnato il letto, ma l'altra parte era certa che non c'era niente di cui preoccuparsi: probabilmente a breve non avrebbe indossato più nemmeno quella. Il corpo del ragazzo la schiacciò sul materasso, il suo viso era già sprofondato nei suoi ricci, sparpagliati sul cuscino, per baciarle il collo.
Erina sospirò più forte quando lui le spostò il reggiseno per toccarla e sentì le sue mani calde accarezzarle la pelle fredda. «Sho?» bisbigliò aprendo le gambe e intrecciando le caviglie dietro la sua schiena. Lui non le disse niente abbassando il viso sul suo corpo. «E' un "sì"?» riuscì infine a chiedere con voce strozzata quando sentì le sue labbra baciarle il petto, ma il ragazzo non rispose mai.

Questo a meno che gemiti e sospiri non fossero classificabili come risposta, ma lei stessa si dimenticò di doverne ricevere una. Stesi sul futon, esplorando il corpo dell'altro con i baci e le mani, si concessero ciò che avevano entrambi solamente fantasticato per lungo tempo.
Smisero di far caso al rumore della pioggia o al freddo che veniva portato dal vento. Per Sho era più importante il piacere dipinto sul viso della ragazza, i suoi gemiti che riempivano la stanza, il calore della sua pelle.
L'uno nel corpo dell'altra, qualsiasi pensiero razionale scomparve dalle loro menti. C'erano solo movimenti, baci e piacere. Solo loro due.

Quando Sho si svegliò fu per colpa di un raggio di sole. Alzò la mano a ripararsi il viso, con un sospiro stanco, e quando si fu abituato aprì gli occhi.
Non pensò di star ancora sognando, non era così stordito, ma era strano per lui dormire durante il giorno quindi in un primo momento fu più stranito dal fatto che si stesse svegliando con il sole già alto in cielo, piuttosto che dal fatto che Erina stava dormendo davanti a lui. Aveva il viso per metà affondato nel cuscino e l'altra metà era semi coperta dai ricci spettinati.
Dato che lei dava le spalle alla finestra, il sole le illuminava la schiena e i capelli sparpagliati sul lenzuolo bianco, senza disturbare il suo sonno. Doveva persino scaldarla perchè dormendo aveva scacciato via le coperte. Prima di addormentarsi, inoltre, aveva indossato un paio di slip asciutti e una canottiera, mentre lui non aveva proprio niente da mettersi e per coprirsi aveva approfittato del fatto che il lenzuolo fosse tutto per sè.
Ancora mezzo insonnolito e con poca voglia di fare alcunché rimase sotto la coperta, spostando la testa dalla parte in ombra del cuscino. Si incantò a fissarla indugiando ancora su pensieri vaghi, al confine tra il dormiveglia e la sveglia completa.
Se ne avesse avuto le forze si sarebbe fatto i complimenti da solo: era andato a letto con la ragazza che bramava da anni. E quella era una delle volte in cui la realtà era stata senza dubbio migliore della fantasia.
Si sentiva troppo assonnato e quasi insoddisfatto. "Voglio rifarlo" fu il primo pensiero articolato che gli riuscì di fare dopo cinque minuti imbambolato, mezzo sveglio e mezzo no.
Con una mano spostò i ricci dal viso e dal collo della ragazza, di modo da poter dare un'unica tranquilla occhiata a quel corpo addormentato. Il collo profumato, le braccia sottili, i seni rotondi, le cosce bianche: concentrandosi ricordava ancora il profumo e la morbidezza della sua pelle, il calore di quel corpo in cui era entrato con dolcezza e passione; al ricordo sentì un brivido lungo il corpo.
Stropicciò le lenzuola con le dita tornando a guardala in viso per distrarsi: era troppo bella e troppo luminosa sotto i deboli raggi del sole per lasciarla dormire indisturbata, non sarebbe rimasto solo con la sua voglia. Guardarla era bello, ma non abbastanza soddisfacente, quindi egoisticamente passò una mano sotto il suo fianco e mise l'altra dietro la sua schiena per poi trascinarla di peso verso di sè, svegliandola.
«Mh? Mmmh...» mugugnò Erina, dimostrando più o meno lo stesso livello di attività celebrale di Sho quando si era appena svegliato. «Che c'è?» farfugliò quando il ragazzo la mise sotto il lenzuolo con sè
«Niente» rispose quello baciandole la fronte
«E perchè mi svegli allora?» sospirò lei, scocciata, rannicchiandosi contro il suo corpo e nascondendo il viso nel suo collo
«Sei una di quelle che la mattina è meglio lasciarle in pace?» chiese Sho, un po' più sveglio. Le accarezzò il fianco fino al bordo della maglietta per poter infilare la mano sotto il tessuto.
«Scherzavo» fu la risposta più sensata che riuscì ad emettere lei. La sentì parlare con le labbra contro la sua pelle e questo servì a svegliarlo di più. Le toccò il seno per farla sospirare sul suo collo.
«Non sei ancora soddisfatto?» domandò Erina che cominciava a riprendersi dal pisolino. Sho rispose stringendo le dita sul corpo della ragazza. «Che ore sono?» chiese ancora lei, con voce roca
«Sarà ora di pranzo o primo pomeriggio. Abbiamo dormicchiato appena un'ora» ragionò il ragazzo alzando la testa e appoggiandola al cuscino per guardarla negli occhi: erano completamente aperti, segno che le sue attenzioni dovevano averla svegliata.
«Oh cavoli!» esclamò Sho d'improvviso. «A che ora torna Hang san? Se ci trova mi spella vivo!» fece per alzarsi, mettendosi a sedere, ma la ragazza gli mise le braccia intorno al collo, ridendo, e lo riattirò sotto il lenzuolo.
«E' in ufficio quindi tornerà per cena e tu non hai nessun lavoro da fare oggi: puoi rilassarti ancora un po'» gli spiegò mentre tornavano ad abbracciarsi a vicenda
«Cosa ti ridi? Mi è venuto un colpo» sospirò lui stringendola. «Se dovesse beccarmi in questa situazione sarebbe la mia fine» piagnucolò
«Rido perchè sembri veramente terrorizzato da lei! E dire che è una ragazza così tranquilla»
«Tranquilla? Tsk» borbottò, ma non aggiunse altro, anche perchè Erina gli baciò il collo. «Ma non volevi continuare a dirmire poco fa?» toccò a lui ridacchiare
«Sei tu che mi hai svegliato» gli fece notare prendendogli il lobo dell'orecchio tra le labbra
«Ah si?» domandò a caso, più preso dall'eccitazione che dal discorso. «Stavi facendo un bel sogno?»
«Non so» rispose lei fermandosi e tornando a guardarlo, pensierosa. «Ho sognato di essere una Hime e il mio i-child era un gigantesco bambino paffuto e grasso. Il suo attacco speciale era sputare caramelle, poi il mio capoufficio mi ha detto che se le pratiche erano piene di bava non sarebbe riuscita a firmarle e che dovevo risolvere tutto entro le tre*».
Sho la guardò con gli occhi sgranati prima di mettersi a ridere come un pazzo, tentando di soffocarsi nascondendo la faccia nel cuscino. «Dico sul serio!» esclamò Erina
«Lo so che dici sul serio, è per questo che rido!» rispose divertito. «Mi dici come fai?»
«A fare che? Non fai mai sogni strani tu?»
«Ma no. Volevo dire come fai a essere così. E' difficile trovare persone con cui si possa ridere e scherzare anche in un momento come questo. E senza che la libido diminuisca» spiegò accarezzandole il capelli
«A me lo chiedi? Tra i pochi fidanzati che ho avuto nessuno era particolarmente incline al riso in momenti simili» sorrise Erina socchiudendo gli occhi, come i gatti quando li si accarezza sulla testa
«Allora mi sa che è colpa mia» sospirò Sho
«Effettivamente sei tu che stai ridendo di più tra noi» fece aggrottando le sopracciglia
«Dico sul serio. Forse sono io che mi sto lasciando andare al riso apposta»
«Perchè mai dovresti farlo?»
«Posso avere la presunzione di dire che ti conosco abbastanza da sapere che hai dei complessi sul tuo corpo?» domandò lui e subito la ragazza cambiò colore, tanto che le arrossì persino il collo. Fece quasi per sciogliere l'abbraccio. «Ferma e ascolta: è per questo che sto scherzando. Cioè, in parte è perchè è impossibile stare serio per troppo tempo se sto con te e in parte è perchè io stesso ero un po' teso» ammise pensieroso. «Ma voglio farti ridere principalmente perchè voglio che tu ti senta a tuo agio. Ti fai troppi problemi su te stessa, quando invece mi vai bene come sei» le spiegò
«Ti preoccupi per me?» annuì piano per poi rimanere in silenzio più a lungo del dovuto .«Dunque, annuncio ufficialmente che sto facendo un grosso sforzo per non strillare vocali a caso dalla felicità, quindi per distrarmi mi spieghi come mai eri teso?»
«Beh, dunque» farfugliò Sho, era il suo turno a sentirsi imbarazzato. «So che molti immaginano che un bel idol famoso non dovrebbe aver problemi e avrebbe tutti i motivi per sentirsi pienamente sicuro di sè con una donna, ma per quanto mi riguarda non è affatto così. Ero terribilmente insicuro: prima di tutto temevo potessi pensare che io me ne volessi approfittare del fatto che difficilmente mi avresti rifutato, poi ho pensato che avresti potuto aspettarti chissà quali performance straordinarie e infine. eri tu a rendermi teso. Ho sognato questa cosa per anni» confessò tutto d'un fiato. «Per gli altri sarò un idol famoso, io invece mi sento solo un uomo come tanti: posso sbagliare, posso non essere perfetto, posso essere deludente»
«Sì, hai ragione. Mi aspettavo di più dal famoso Sakurai Sho» annuì Erina fingendosi delusa. «Ci sono proprio rimasta male, chiamerò il servizio consumatori della JE»
«Ehi!» esclamò lui stringendola contro di sè. Risero entrambi.
Rendendosi conto di quanto fosse stata importante per entrambi quella mattina, Sho si sentì in colpa di essersi svegliato solo con un desiderio fisico. Quando però Erina sollevò una gamba per intrecciarla con la sua, prima di avvicinarsi a baciarlo, dovette ammettere di essersi sentito quasi in colpa.
Fece scivolare una mano sul suo ventre e la abbassò fin quando non arrivò all'elastico degli slip. «Cosa dovremmo fare?» sussurrò contro le sue labbra
«Fare una doccia non sarebbe male» suggerì lei respirando profondamente. «E anche asciugare quei vestiti»
«Giusto. Quanto tempo abbiamo?» domandò toccandola oltre l'elastico
«Abbastanza» la sentì sussurrare prima che le sue dita potessero nuovamente darle tanto piacere da perdere la capacità di articolare parole sensate.


Questo è il capitolo rende gialla una ff che per il resto potrebbe anche essere verde secondo me. E dato che la ff è gialla da un sacco, è chiaro che questo capitolo era già in previsione. La verità è che l'ho scritto ben più di un anno fa, questo perchè il tipo di scena che trovate descritta non mi è congeniale, quindi ho approfittato di un momento in cui mi son sentita stranamente ispirata e coraggiosa e l'ho scritto.
Ed ecco perchè aspettava da tanto il momento di essere reso pubblico. Ora che è arrivato, lo dico con sincerità, non riesco a decidermi. Questo tipo di capitoli non sono da me, mi vergogno a leggere queste cose, quindi a scriverle mi vergogno il triplo. Non so spiegare questa mia strana pudicizia, ma.... non ci riesco e basta e ora che devo pubblicare sono qui che guardo lo schermo e mi dico "no, vabbè, lasciamo stare". Solo che non riesco a farlo perchè in realtà sono particolarmente soddisfatta di come sia venuto fuori il capitolo (nonostante io non legga storie di questo genere e non avessi quindi modelli, nonostante fosse la prima volta che scrivevo una simile scena e me ne stia vergognando ancora adesso).
E sto pure qui a continuare a scrivere per cincischiare e rimandare il momento di pubblicare! ... che vergogna.
Vi chiedo solo un favore: dato che è stata dura fare questa cosa, se proprio non vi piace, siate sensibili nel dirmi ceh farei meglio a lasciar perdere questo genere di cose e darmi all'ippica.
Ok, basta perdere tempo... pubblico.

  
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