La ballerina
ammiccava, le labbra tinteggiate di vermiglio
piegate all’insù in un ghigno seducente, i lunghi
capelli biondi che le
ricadevano sulle spalle e sventolavano qua e là come una
bandiera ogni volta
che faceva ondeggiare i fianchi in modo sinuoso.
Piegò la testa all’indietro, la bocca aperta a
formare una
‘O’ e poi si aggrappò nuovamente al
palo, dandosi slancio con le gambe lunghe
fasciate da calze a rete nere e cominciando a girarvi intorno in
maniera provocante,
il tutto senza mai spostare lo sguardo da lui.
Nonostante la luce soffusa, il leggero fumo che si
diffondeva nell’aria e la musica che scandiva con un ritmo
serrato i movimenti
della giovane ballerina, Dean Winchester era
certo di non trovarsi in uno strip club.
Non ne visitava uno da un po’ di tempo, troppo impegnato a
vagare su e giù per gli Stati Uniti con suo fratello Sam in
un periodo che,
sfortunatamente per loro, sembrava essere caratterizzato da
un’intensa attività
soprannaturale. Tuttavia, nelle ultime settimane i casi si erano
radicalmente
ridotti, fatta eccezione per le sporadiche segnalazioni di fantasmi, e
i due
fratelli Winchester non poterono far altro che pensare che
quell’improvvisa
scomparsa dei demoni non potesse che essere il preludio per qualcosa di
ben
peggiore.
Dean sapeva di non essere in un vero strip club, perché a
Sioux Falls, dove si trovava la casa di Bobby Singer e dove loro si
erano
recati per compiere delle ricerche riguardo a quanto stava succedendo
nel mondo
demoniaco, non c’erano strip club.
Quindi, l’unica conclusione possibile era che si stava
godendo finalmente, dopo settimane di insonnia e incubi terribili, un
sogno che
lo avrebbe lasciato, al mattino, riposato e sereno.
O, perlomeno, questo era quello che pensava, finché una voce
dal forte accento inglese non lo raggiunse.
“Carino qui. Anche se sono abituato ad ambienti con
più
classe.”
Dean si ritrovò ad alzarsi dalla poltroncina di velluto
rosso su cui era seduto e, con uno scatto agile, si voltò
verso la sua destra,
dove aveva sentito provenire quelle parole.
Proprio di fianco a lui c’era un uomo, così alto e
magro da
sembrare uno spaventapasseri, i capelli di un biondo sporco e corti
erano
leggermente spettinati, e i suoi occhi azzurro ghiaccio pungenti e
penetranti.
“Tu chi diavolo sei?” domandò,
più confuso che spaventato
per quell’improvviso cambio di programma nel suo sogno.
“Non ha importanza- disse l’altro, e con uno
schiocco di
dita fece sparire il locale notturno, facendo ritrovare entrambi in un
capannone
abbandonato- Non abbiamo troppo tempo per parlare.”
Dean si osservò intorno guardingo. Non aveva mai ricevuto
visite nei propri sogni, ma era piuttosto certo che non fosse una cosa
positiva. Forse, pensò, poteva trattarsi di un qualche tipo
di demone.
“Non sono un demone.- dichiarò l’altro,
come se gli avesse
letto nel pensiero- Mi chiamo Balthazar.”
Quella nuova informazione non lo calmò per niente
“E che
diavolo vuoi da me?”
Balthazar lo fissò con occhi seri e al cacciatore parve
anche di notare una certa disperazione su quel volto spigoloso
“Devi
promettermi che tu e tuo fratello vi prenderete cura di lui.”
“Cosa?- domandò Dean, aggrottando la fronte- Di
che cosa
stai parlando?”
“Devi prometterlo!- ribadì l’altro con
forza-
Sfortunatamente voi due siete l’unica speranza che lui ha per
sopravvivere e…”
Il maggiore dei fratelli Winchester sembrò ancora
più
confuso “Lui chi?”
Balthazar non rispose, alzando gli occhi e guardandosi poi
intorno come se si aspettasse che qualcuno arrivasse a prenderlo da un
momento
all’altro “Non abbiamo molto tempo. Prometti!
Prometti che gli insegnerai
quello che sai, che lo aiuterai a…”
“A fare cosa?” ringhiò Dean,
l’irritazione che si faceva
sentire sempre più.
“Non posso restare oltre.- sbottò quindi
l’altro, mettendogli
le mani sulle spalle e scuotendolo come se in questo modo potesse
fargli capire
l’importanza di ciò di cui stava parlando- Devi
prometterlo. Sei l’unica
speranza, non capisci? Per noi, per l’umanità.
Devi tenerlo al sicuro e
insegnarli a difendersi. Devi prometterlo!”
Dean conosceva la disperazione. Quella vera, profonda, che
ti strappa in due l’anima e non ti permette di respirare. Ed
era quel tipo di
disperazione quella che si ritrovava di fronte in quel momento. Quindi,
quando
si ritrovò più tardi a pensare a quello strano
sogno, che probabilmente non era
solo materia onirica, si disse che era per via di quella disperazione
che
quelle parole uscirono dalle sue labbra.
“D’accordo.- si era ritrovato ad annuire, confuso-
D’accordo, lo prometto! Ma potresti almeno spiegarmi di
cosa…”
Ma Balthazar scomparve in quel momento, improvvisamente come
era arrivato. E lui, pochi istanti dopo, si ritrovò sdraiato
nella stanza degli
ospiti di Bobby, un leggero sudore a imperlargli la fronte e la
tremenda
sensazione che qualcosa di spiacevole stesse per accadere.
Come spesso
capitava, i brutti presentimenti di Dean
Winchester si ritrovarono fondati.
Il ragazzo aveva riappoggiato la testa sul cuscino da pochi
minuti quando una luce accecante si fece strada nella casa
addormentata,
trovando accesso tramite le fessure lasciate aperte dalle persiane
ormai
irrimediabilmente vecchie e, pochi attimi dopo, un enorme boato
scalfì la
tranquillità muta della notte.
“Che diavolo era quello?” domandò Bobby,
fra le mani il suo
fucile ben carico, mentre i due fratelli Winchester lo raggiungevano
alla
porta, pronti ad andare a verificare di persona di che cosa si potesse
trattare.
“Non ne ho idea.- rispose Sam, la fronte corrucciata- Avete
visto quella luce?”
Dean storse la bocca in una smorfia “Un po’
difficile non
notarla.”
“Veniva dal retro dell’autorimessa.”
borbottò di nuovo Bobby
ed era strano vederlo così perché, nella fretta
di passare dal relax di un
riposo meritato indotto anche da una cospicua quantità di
alcool, all’essere
completamente sveglio e guardingo, in perfetta modalità
‘cacciatore di creature
maligne’, si era dimenticato di indossare il suo inseparabile
berretto da
baseball.
I tre cacciatori si addentrarono piano in quello che
sembrava a tutti gli effetti un cimitero di auto e furgoni. Nella
notte, con la
leggera nebbia provocata dall’umidità e la
consapevolezza che qualcosa di
soprannaturale era appena accaduto, quelle lapidi di metallo avevano
l’aria
decisamente meno amichevole rispetto a quando si trovavano sotto la
luce del
sole.
Dean avanzava lentamente, i piedi leggeri nel tentativo di
rendere i suoi passi il meno rumorosi possibile, seguito da Sam e da
Bobby, che
copriva loro le spalle con risolutezza.
“Che diavolo…” iniziò a
parlare il minore dei fratelli
Winchester, quando iniziò a vedere qualcosa che, poca luce o
no, non avrebbe
dovuto trovarsi lì.
Si fermarono di botto tutti e tre, fissando con occhi
spalancati e stupiti l’immenso cratere che aveva risucchiato
gran parte del
terreno di Bobby.
“Questo è…Un cratere. Un maledetto
cratere come se un
maledetto meteorite fosse appena precipitato sulla mia
proprietà!” sbottò il
cacciatore più anziano, puntando il fucile verso
l’enorme buco che si trovavano
di fronte.
“Già. Solo che quello
non è un meteorite.” Sottolineò Dean,
indicando una figura accartocciata all’interno
di quella conca.
E, infatti, non era un meteorite.
Sembrava un essere umano.
Ma, ciò che tutti e tre gli uomini sapevano per certo, era
che dei semplici ed innocenti esseri umani non piovevano semplicemente
dal cielo,
non di certo sopravvivendo all’impatto e polverizzando ogni
cosa su cui si
ritrovassero ad atterrare.
Quello era un essere soprannaturale e, quando gli diceva
l’esperienza,
era che niente di ciò che è soprannaturale porta
a qualcosa di buono.
Era del tutto logico, quindi, che Dean alzasse la mano con
cui impugnava l’arma per sparare su quella creatura di
origine indefinita.
Solo che, quando stava per premere il grilletto, qualcosa, o
qualcuno, lo fermò.
Ricorda, Dean
Winchester intimò una voce dallo spiccato accento
inglese nella sua testa l’hai
promesso.
Hej!So che il capitolo
è un po' cortino ma sono a corto di tempo, fatico perfino a
trovare la forza di cucinarmi qualcosa e spesso, nonostante abbia
milioni di idee che mi vorticano in testa, non riesco materialmente a
mettermi davanti al pc e scrivere qualcosa. Quindi ho pensato: un
capitolo corto è comunque meglio di niente, no? Oh,
perlomeno, è quello che continuo a
ripetermi!Eheheh.
Grazie mille a chi ha recensito (vi risponderò al
più presto, lo giuro, ma sappiate che mi ha fatto molto
piacere leggere i vostri commenti) e anche a chi ha messo la storia fra
preferite/seguite/ricordate. O anche a chi si è fermato per
una breve lettura. Spero che mi farete sapere cosa ne pensate e
prometto che aggiornerò non appena mi sarà
possibile. Croce sul cuore.
Kisses, JoJo