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Autore: AlexJ    18/10/2012    1 recensioni
Ed eccomi di nuovo qui a scrivere una storia che parla di un telefilm che amo tantissimo CSI:NY, eh già mi piacciono anche i gialli ^^ bè questa storia parla di due ragazzi che in qualche modo entrano nel mondo della scientifica New York per un po’ hihihi, spero che vi piaccia….
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La prima cosa che feci il giorno dopo fu andare da Sid, ero curiosa di scoprire cosa trovava tramite l’autopsia “ah no no signorina, fuori di qui”disse lui “dai ti prego Sid farò la brava, lo prometto” dissi giungendo le mani in segno di preghiera “non posso, potresti spaventarti” “non ho paura di nulla io” dissi subito “sei proprio come tuo zio” disse lui, sorrisi “buon sangue non mente”dissi, e lui si mise a ridere “dai vieni qui, vedi cosa ho trovato”, mi avvicinai pian piano, avevo paura ma dovevo dimostrare sangue freddo, perchè se volevo fare quel lavoro da grande dovevo stringere i denti e non spaventarmi di nulla, “vedi questo è il foro di entrata di un proiettile” mi destai dai miei pensieri e vidi il punto che Sid mi indicò, era un punto del petto segnato da un foro, io lo guardai incuriosita e cercai di immedesimarmi nella mente di un pazzo criminale, avrei ucciso una persona per gelosia, vendetta, debiti non pagati,oppure accidentalmente mentre lo rapinavo, un paio di cosette così, “Sid ci sono segni di lotta?” “eh? Cosa? Segni di lotta? No, non ci sono…” esclusa quindi la rapina, ormai per me era un omicidio premeditato “conosceva il suo assassino…” dissi involontariamente ad alta voce “santo cielo bambina sei uguale a tuo zio” mi misi a ridere, a quel punto arrivò Ryan “Hey sid come te la passi?” lo fulminai con lo sguardo “almeno abbi un po’ di rispetto per lui!” lo sgridai, lui mi guardò strano “ah ci sei anche tu…” “si! Ci sono problemi?” dissi guardandolo per poi voltarmi verso Sid “scusa…” “non ti preoccupare, e anche tu Ryan, lo sai che non me la prendo, ormai ho un intero vocabolario del linguaggio giovanile vero?” gli fece l’occhiolino, sul volto di Ryan si stampò un sorriso soddisfatto, mi girai verso il cadavere “scusa Sid, ma il proiettile è ancora lì dentro?” “ no l’ho estratto, è di una pistola a medio calibro, nulla che non si può trovare in giro, ora bisogna trovare l’arma” “bene, informo Don?” disse Ryan “no, chiama Mac” “vado anche io con lui” “va bene, non litigate però ragazzi” “tranquillo, saremo come agnellini” mi guardò come per dire mi fido, arrivammo dallo zio correndo “zio! Devi andare da Sid! Ha trovato un foro di entrata di un proiettile” “ok vado subito, voi per favore andate con Danny e Flack, credo che vi divertirete ad incontrare gli indagati, io vi raggiungo tra poco”disse lui sempre costantemente calmo, guardai Ryan con aria interrogativa “vieni con me” mi disse lui, scendemmo al primo piano e raggiungemmo Danny.
Io andai in macchina con Ryan e Don, solo quando scesero dalla macchina mi accorsi della loro incredibile somiglianza “Dany che hai? Sei troppo silenziosa” mi chiese Flack, “nulla pensavo a quanto tu somigliassi a Ryan siete due gocce d’acqua” “oh bè grazie, aspiro a diventare come lui da grande” disse Ryan “di sicuro lo diventerai” dissi sorridente, il fratello gli scompigliò i capelli.
Entrammo in un bar dovevamo incontrare un uomo che si chiamava Marshall Welling, Don iniziò a interrogarlo “signor Welling, conosce per caso il signor Mark Benjamin?” “si, è un mio collega, un ottimo amico, ci facciamo qualche birra assieme il sabato sera con gli altri colleghi, perché?” “è stato ucciso ieri sera verso le 21.57, cosa faceva lei ieri sera verso quell’orario?” “ero a casa” “c’è qualcuno che può confermarlo signor Welling?” “certo i miei bambini e mia moglie” “va bene, per ora abbiamo finito, ma rimanga disponibile per altre informazioni” “una domanda, sono indagato per l’omicidio di Mark?” “per il momento no, ma non si sa mai... venite con me ragazzi” ci disse, e noi lo seguimmo;
Salimmo in macchina e Don mise in moto, arrivammo sul luogo di lavoro della vittima, ma il portiere del palazzo ci fermò “voi fermi lì” disse scrutandoci con fare sospetto “polizia di New York ci faccia entrare per favore”disse Flack mostrando il distintivo, l’uomo ci fece passare e noi riuscimmo ad incontrare altri due indagati,Malcom Stewart era alto, non molto robusto, direi magro, come lo può essere uno scheletro, con i capelli rossi e gli occhi marroni con sfumature verdi verso l'interno, e l’altro, Romney Costance era un uomo leggermente basso con i lineamenti orientali, capelli neri e occhi scuri, quasi neri, Don gli fece un paio di domande, le stesse che aveva fatto al signor Welling, e io e Ryan stavamo ad ascoltare attenti “cosa facevate ieri sera verso le 21.57?” “io ero crollato sul divano appena tornato da lavoro cioè verso le 8 - 8.30” disse Malcom Stewart con la sua voce roca e bassa, “io invece stavo tornando a casa dopo aver passato la serata con un paio di amici al bar qui all’angolo” “signori sicuri che queste informazioni sono vere?” “ io vivo da solo quindi non c’è nessuno che può dimostrarlo” disse il primo, “i miei amici possono dirvi che sono stato con loro al bar e che alle 21.45 sono uscito per tornare a casa” disse l’altro.
Tornammo alla macchina e dopo un po’ ci ritrovammo con mio zio, Stella e Danny a casa della vittima per cercare altre prove, ma a quanto pare non eravamo soli, un uomo sulla trentina uscì dalla porta della casa e mi sorprese di dietro, pensò bene di prendere me perché ero  indifesa e girata di spalle, mi puntò la sua pistola alla tempia, mio zio fermo e deciso puntò a sua volta la sua contro il braccio dell’uomo, e gli altri fecero lo stesso “lasciala stare! Non vedi che è una ragazzina?” disse Ryan, io scoppiai a piangere in preda al panico, “Ryan zitto!” lo rimproverò il fratello, “no non mi stò zitto, che se la prendesse con uno della sua taglia” “quello non sei tu ragazzino”disse l’uomo con una voce roca e pacata “e chi te lo dice” rispose il ragazzo strafottente, l’uomo allora puntò la pistola su Ryan “Ryan!”urlai, intanto mio zio cercava di contrattare “lascia la pistola e alza le mani”, ora l’uomo aveva la voce più agitata, “ora mi arresterete perché ieri non ho chiamato subito il 911 vero? Io l’ho visto in faccia quel bastardo, e mi ha minacciato che se dicevo qualcosa a qualcuno ero fritto, e che mi avrebbe mandato all’altro mondo” “nessuno manderà all’altro mondo nessuno, ora abbassi la pistola, e la dia a me” l’uomo intimorito gliela diede, ma io persi conoscenza subito dopo, forse per la troppa tensione e preoccupazione.
Ricordo che mi risvegliai al dipartimento di polizia, nell’ufficio di mio zio con Ryan e Stella di fianco “hey come stai?” chiese Stella “bene credo, che ci faccio qui?” “bè hai perso conoscenza e ti abbiamo portato qui” “e quell’uomo?” “è tutto apposto lo stanno interrogando, ora vado ad avvisare tuo zio che ti sei svegliata, Ryan resta qui con lei ok?” “va bene” rispose lui, nonostante fosse un rompiscatole ero felice di vederlo vivo e vegeto “ti sei presa un bello spavento vero?” sorrisi “tu che dici?” “dico che sei stata coraggiosa, ma non ti dovevi preoccupare per me” “non mi sono preoccupata per te, quell’uomo ti puntava una pistola contro, avevo paura che avrebbe premuto il grilletto tutto qui” “bene, allora ci tieni a me” “ci conosciamo solo da un giorno” “e cosa c’entra” sorrise beffardo “c’entra che ti sei un po’ montato la testa per il fatto che mi sono preoccupata” rise scuotendo la testa “no e si, dipende da come la vedi…” “comunque sono felice di vederti vivo e vegeto” “lo sapevo” posò il suo sguardo sulla mia mano, e io involontariamente feci lo stesso, la tenevo stretta alla sua, la lasciai subito “da quanto ti tengo la mano?” rise “da quando sono stato di fianco a te, da subito” “impossibile” “lo hai visto anche tu…” “avevo perso i sensi, non credo che avrei potuto stringerti la mano” “infatti sono stato io a stringere la tua” arrossii, poi spuntò lo zio dalla porta “oddio piccola stai bene?” “si grazie” lo abbracciai, lui mi accarezzò i capelli “menomale, mi hai fatto prendere uno spavento..” “anche io mi sono spaventata” “lo so, lo so” poi si rivolse verso Ryan “grazie per aver badato a lei” Ryan sorrise, io mi misi seduta “piano, piano, stai bene?” “tranquillo, sto bene, potrei anche alzarmi in piedi” lo rassicurai, mio zio rise “Ryan vieni con me” disse e mi lasciarono sola lì dentro, loro uscirono fuori a parlare, io non sentii nulla, ma dalla faccia dello zio erano cose serie, mi stesi di nuovo e mi misi a guardare il soffitto riflettendo su tutto ciò che mi stava accadendo, e non proferii parola quando Ryan tutto serio tornò nell’ufficio “hey” disse, mi girai sorridente “ti ha rimproverato?” “che? No no, tranquilla, tu non stavi bene che ti sei stesa di nuovo?” “no stavo benissimo a dire la verità, volevo solo stendermi un po’, bè adesso quasi quasi mi alzo” mi alzai in piedi e gli sorrisi poi aprii la porta dell’ufficio e uscii. 
  
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