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Autore: Illunis    18/10/2012    2 recensioni
"Una volta che al tuo culo si è attaccata la sfiga non ti si stacca più diceva quella santa donna che era mia madre prima che quei vecchi babbioni dei nostri ex vicini gli mangiassero il cervello. Vorrei che la parte del ‘mangiare cervello’ fosse un dannato modo di dire o che ne so una metafora, ma non è così. Avete presente quelle stupide storie dove uno scienziato – un gran pirla – inventa una nuova medicina per debellare la malvagia malattia di turno o crea un nuovo alimento, ma inevitabilmente questa grande invenzione finisce per dare un certo appetito a chi lo assume? Oppure la classica storia dei cadaveri che escono dalle tombe…"
[Non né un classico horror né una commedia, ma semplicemente una via di mezzo, credo XD]
Genere: Commedia, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Beta: me medesima (magari più avanti la farò betare, perdonate gli orrori)
Genere: horror/commedia? IDK Che genere ha una storia con gli zombi al limite con la parodia? °A°
Rating: Pg-15
Challenge: #zombiepocalyse (ma non è un amore il banner?) di lisachanoando (Lj)
Nota: Credo di aver scambiato il “ispirare il protagonista a voi stessi” con “voi dovete essere il protagonista”LOL
Mi sono immedesimata talmente tanto in una me stessa di un mondo infestato da zombi che ho riempito la storia d’insulti e volgarità di vario genere. Quindi perdonate il linguaggio poco elegante.
È confortante sapere in anticipo come diventerei in caso di un invasione di non-morti u.u








Una volta che al tuo culo si è attaccata la sfiga non ti si stacca più diceva quella santa donna che era mia madre prima che quei vecchi babbioni dei nostri ex vicini le mangiassero il cervello. Vorrei che la parte del ‘mangiare cervello’ fosse un fottutissimo modo di dire o che ne so una metafora, ma cazzo, non è così. Avete presente quelle stupide storie dove uno scienziato – un gran pirla – inventa una nuova medicina per debellare la malvagia malattia di turno o crea un nuovo alimento, ma inevitabilmente questa grande invenzione finisce per dare un certo appetito a chi l'assume? Oppure la classica storia dei cadaveri che escono dalle tombe…
Sì, insomma zombi. Fottutissimi, bruttissimi e assolutamente maleodoranti zombi. Dio, quanto puzzano! Voi non potete immaginare il tanfo che si portano dietro e che, fortunatamente, li precedono. Potrei posizionarmi al mio solito posticino e tapparmi gli occhi e sono sicura che nel caso si avvicinassero li abbatterei tutti.
A volte mi sento la reincarnazione di Occhi di falco. O di Freccia Verde.

Da oggi sono passati sedici mesi dall'infezione. Non so se ridere o piangere al ricordo di come questo cazzo di virus si è diffuso; mi sembra di vivere in un interminabile e assurdo cliché.
Vi ricordate, prima che andasse tutto a puttane, quei film americani sugli alieni dove degli extraterrestri immancabilmente sbarcavano sulla terra sul suolo statunitense?
Ecco, così è andata.
Una maledettissima astronave, il 31 ottobre (vi prego cogliete l’ironia della cosa), si sfracellò su una fattoria della Pennsylvania. Nemmeno fossimo stati in Scary Movie 3.
Vorrei tanto sapere chi è lo sceneggiatore di questo schifo di storia. Probabilmente uno zombi.

Darei la mia mano (la sinistra, l’altra mi serve per scrivere e staccare teste) per del cioccolato.
Credo che se Ambra non berrà un po’ di birra impazzirà. Spero proprio che non accada, quella donna è terrificante, è una perfetta macchina anti-zombi. Ha un incredibile talento nell'uccidere quelle fogne; e contando che è un autodidatta, come la maggior parte di noi, ne ho un po’ paura. Cazzo, spero proprio che non si infetti. Tralasciando il fatto che diventerebbe uno zombi cazzuto, non è questa gran cosa dover incenerire una tua amica. Senza contare l’odore…

Sara e i suoi sensi da ragno sono tornati. Non ho dormito bene da quando è partita con altri dieci di noi per raggiungere l’altra zona sicura della valle dove si teneva la riunione per stabilire una strategia per debellare la regione. Da quel che ha detto fra un boccone e l’altro della cena pare che abbiano trovato una cura al virus (a parte bruciarli).
‘Sta storia di una cura è vecchia quanto la stupidità degli uomini. Se anche questa volta è una fregatura giuro che ammazzo i geniacci del OMS.
Se è vera me li scopo.

Io e Sara siamo gemelle siamesi mancate. È inquietate come riusciamo a comunicare senza una singola parola. Mh… a dire il vero è più impressionante il suo sesto senso o senso da ragno (Dio, quanto mi mancano i fumetti!). Se questo sesto senso o come lo volete chiamare avesse una forma lo bacerei. Ieri mi ha salvato la pelle.
C'era giunta notizia che giù verso il lungo Leno ci fosse un piccolo gruppo di persone ancora non zombizzate (bello il termine, eh? L'ho coniato io), arrivate da poco dalle campagne attorno a Isera e Sasso, insomma dall'altra parte dell’Adige, alla ricerca della zona sicura di Rovereto. Michele – un tonno d’uomo dal cuore d’oro – appena l’ha saputo è partito con un arringa sul perché dovessimo buttare alle ortiche i nostri culi per andare ad appurare la veracità della notizia. Per quanto possa sembrare una stupida idea io era d’accordo, come altri, però lo spasso di sentirlo litigare con Ambra e i suoi non velati insulti è stata una tentazione troppo forte. Mi sono dovuta girare, assieme a mia sorella, per non ridergli in faccia.
Uscimmo in sei, in una veloce processione a zig-zag fra i focolai che il team di pulizia faceva con i resti degli infettati, in testa a guidarci come un Cristoforo Colombo in un viaggio suicida verso una meta sconosciuta c’erano Michele e la sua lunga coda castana seguito da mia sorella – Cristina – e i nostri commenti su quando sarebbe stato carino con una treccia; alle miei spalle Sara annuiva mentre Ambra borbottava che eravamo un branco di deficienti, ma dato che ci stava seguendo lo era pure lei, almeno aveva la buona creanza d’ammetterlo e se fosse crepata per una minchiata del genere sarebbe ritornata indietro dall'oltretomba per spaccarci la testa. A suo dire ci aveva seguito perché senza di lei noi non saremmo sopravvissuti e, cazzo, aver seguito The Walking Dead sarà servito pur a qualcosa, no?
Per conto mio sarebbe crepata dalla preoccupazione rimanendo alla base.
Come mio fratello. Ma qualcuno doveva pur rimanere, e lui oltre tutto è uno dei pochi che sono in grado di creare un arma da qualsiasi cosa. Qualsiasi.
Ho un cazzo di genio come fratello.
A chiudere la spedizione suicida c’era quel gigante del ragazzo di mia sorella – Luca – a cui, per conto mio, sarebbe bastato fare ‘buu’ a uno di quei cadaveri puzzolenti e quello si sarebbe sciolto dalla fifa, ma che dire? lui insiste che sia meglio sfracellarli con una mazza.
Contento lui.
Seguire un pettegolezzo in un mondo popolato da zombi non è semplice. Sapete, quei cosi sono di tutto, alla mano, una buona forchetta, socievoli, ma non sono dei grandi chiacchieroni. Se provate a chiedergli qualcosa, come delle indicazioni stradali, l’unica cosa che vi diranno sarebbero dei indistinti raf-gru-gree-zzuu. Manco l’arabo suona così strano.
Quindi potete capirmi quando vi dico che è stata un impresa trovare la fottutissima casa dove si diceva che ci fosse qualcuno con un minimo di cervello funzionante. Praticamente abbiamo costeggiato tutto il Leno (beh, dal ponte dopo la diga in giù).
Fortunatamente, per le mie orecchie sature dei cori di borbotti di Ambra e Luca, la voce di corridoio si è rivelata vera. A quei poveri ragazzi dovremmo essere parsi come degli angeli scesi in terra… ci sono praticamente saltati addosso dalla felicità, beh, dopo averci sparato addosso scambiandoci per dei morti viventi… dico, vi sembro che puzzo come la merda del mio gatto?!
Vabbè…
Ehm, perché ho iniziato a raccontarvi della spedizione suicida?
Ah, sì, dicevo del sesto senso di Sara. 
Fin a quel momento era andato tutto per il verso giusto; il che era magnifico, certo, ma si sa la fortuna gira ed è pure ceca (e zoppa, sorda e sadica) e se vogliamo aggiungere qualcos'altro ci stava di mezzo pure il karma che quanto ti dà prima o poi ti toglie, quindi in un momento o l’altro qualcosa doveva pur andare storto.
La fine della botta di culo arrivò a metà strada a una mezz'ora dal tramonto (che dicevo sulla sfiga?), e portò via uno dei ragazzi che avevamo soccorso schizzando fuori da un portone, strappandogli via la carne di una spalla; gli mangiò dalla faccia l’urlo che gli era nato prima che i nostri riflessi potessero trivellarlo di piombo. Ancor prima che il tetro e freddo eco degli ultimi gridi di quel povero ragazzo ci raggiungesse altri cadaveri viventi si riversarono sulla strada, goffi e orrendi, si trascinavano verso la loro cena, noi.
Impiccatevi, stronzi, noi no faremo da dessert a nessuno!
Ci posizionammo con alle spalle il fiume, imbracciai il fucile a canne mozze e sfracellai la testa a primi due che beccai, per poi passare l’arma a Michele il più veloce fra di noi a caricare nonché il nostro arsenale vivente. Sguainai la mia lama, corte e agile, fiancheggiandomi a Sara e Ambra sotto il fuoco di copertura degli altri, cercando di cogliere in un fugace sguardo una possibile via di fuga da quel buco che sarebbe diventata la nostra tomba da lì al crepuscolo. Ne maciullai un paio, sottrassi il mio braccio ai denti di uno e lo ringraziai spaccandogli la mandibola, si lamentò – quel ingrato – per poco dato che fu arrostito dal lanciafiamme di Cristina, e nell'evitare la fiammata andai contro la schiena di Sara. Mi gettò un occhiata come a dirmi ti pare il momento di fare pogo? e staccò il braccio allo zombie che la voleva palpare – il porco – urlandomi che era il caso di pensare a un piano diverso dal sterminarli tutti e, no, Ambra non è il caso di rimanere qui a lungo lo so che bisogna ucciderli, ma preferirei portare la pellaccia a casa che fare l’eroe.
Mi girai, stupida che sono, per ribattere al commento dell’eroina e un brivido m’attraversò, un orrenda sensazione, come quando istintivamente ti accorgi di aver fatto una minchiata, ma a livello intellettivo non lo sai ancora.
La mia testa si riempì dell’urlo di mia sorelle e dell’acuta e graffiante voce di una pistola.
Da un soffio della mia testa Sara aveva sparato allo zombie che stava per sbranarmi il collo.
Sapete quelle minchiate del ‘passarmi davanti agli occhi la mia vita’, beh, non sono proprio delle idiozie. Non ho avuto assurdi e interminabili flash-back da anime, ma, cazzo, metaforicamente parlando ho realmente visto passarmi davanti agli occhi la mia vita.
Una sensazione che fa schifo, ve lo garantisco.
Un respiro e mi scaraventai da dosso il mio quasi assassino, non avevo certo il tempo di elaborare il trauma di una mancata morte, e urlai che era quasi il caso di dare fondo al lanciafiamme, che comunque di carne da bruciare ce n'era parecchia e con tutto il gas da decomposizione che quei cosi emettevano sarebbero bruciati per molto.
Ambra caldeggiò la mia idea con un ma perché cazzo non ti è venuto in mente prima?
E a te allora? Eh?
In un ghigno Cristina diede fondo a tutto il carburante della sua amata mentre ci scaraventammo nel fiume, basso in quel periodo e di natura cheta, lo guadammo con il brillare delle fiamme a tingerci le schiene e lo spettacolo del tramonto a illuminarci gli occhi.
Ci stabilimmo in una delle case sicure che il nostro gruppo aveva preservato come rifugio d’emergenza, attaccammo la luce e ci contammo fra una battuta e l’altra, felici come non mai d’essere sopravvissuti ad un'altra giornata. Chiesi a Sara come diamine aveva fatto a salvarmi il culo, in fondo lei era girata dall'altra parte, e nel sentirmi dire che si era sentita che ero in pericolo gli dissi di rimando che era una maledetta strega del cavolo e che era davvero inquietante. Ridemmo come degli idioti, cazzo lo siamo!, e, davvero non so se riusciremo a rimettere in sesto questo mondo ma sono fottutamene felice di avere fra le scatole questi pazzi dei miei compari.

   
 
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