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Autore: OkinoLinYu    18/10/2012    0 recensioni
La vendetta è un piatto che va servito freddo.
Questa fu forse l’unica cosa imparata su Midgard degna d’essere ricordata.

-«Cosa vuoi da me? Lo sai che non posso e soprattutto non voglio aiutarti!» la risposta fu secca e scocciata. Loki si morse l’interno di una guancia, conosceva bene l’egoismo della donna, ma sapeva anche come convincerla. -
Eccomi qui con una nuova FF, spero di avervi incuriosito almeno un pochetto ;)
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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 Il piano prende Forma 

 

Una vibrazione, breve e sommessa, lo fece risvegliare dal sonno. Quanto tempo era passato? Un’ora, un mese, un anno? In quel buio solitario era difficile dirlo.
Un’altra vibrazione, leggermente più forte. Il dio si mise in ginocchio, i polsi ammanettati appoggiari alle cosce. Cercò uno spiraglio, nulla.
Un rimbombo lontano, un tuono? No, era più forte e vicino. Loki si alzò barcollante.
Un fragore immenso lo spaventò, era successo a pochi metri dalla sua cella. Gli parve di sentire delle urla.
Sentì qualcuno avvicinarsi, delle parole, non riusciva a sentire bene, le pareti erano troppo spesse.
La porta esplose e l’onda d’urto lo centrò in pieno, sbalzandolo all’indietro. Cadde rovinosamente a terra. La forte luce che proveniva gli bruciò le pupille, abituate ormai alla totale oscurità.
«Come promesso.» una voce di donna, fiera e altezzosa.
Socchiudendo gli occhi e abituandoli pian piano alla nuova illuminazione, Loki riconobbe Freya, in abiti da guerra. La veste era sempre troppo corta per gli standard Asgardiani, ma almeno il florido seno era coperto da una pesante cotta di maglia che simulava le scaglie di un drago. Sul capo aveva un elmo dorato con delle ali in altorilievo, e ai piedi degli stivali alti al ginocchio con dei parastinchi in oro. In una mano aveva un gladio, nell’altra il suo bastone/scettro. Loki l’aveva sempre ammirato, era un ramo di Yggdrasil, difficilissimo da ottenere, nodoso e ruvido, con al centro una sfera di cristallo. All’apparenza nulla di così minaccioso, ma il dio conosceva bene tutto il potere nascosto della sua complice.
«Andiamo!» esclamò uscendo da quel campo di macerie.
Loki alzò lo sguardo e vide sopraggiungere due Valchirie, fedeli devote della dea Freya, per aiutarlo a sollevarsi. Zoppicando e sorretto dalle due guerriere, uscì anche lui da quella angusta cella, assaporando a pieni polmoni il gusto della libertà.
La dea camminava spedita tra le innumerevoli schiere di cadaveri che il suo passaggio aveva lasciato. Nessuna guardia era sopravvissuta, e parte della prigione fu completamente distrutta. Risalirono i vari livelli senza incorrere in alcun fastidio, raggiungendo il piazzale esterno. Loki aveva mani e piedi ammanettati da pesanti catene, ma con l’aiuto delle due donne riusciva a stare al passo.
L’immagine che gli si parò davanti, un volta raggiunto l’esterno della prigione, gli ridiede nuova forza d’animo e ravvivò la sua follia crudele.
Era in corso una dura battaglia tra le guerriere di Freya e le guardie di Odino, il dio scorse anche Sif e gli amici di Thor, tra le fila dei loro nemici.
Con un cenno del capo alle Valchirie, Freya indicò la strada, si diressero a sinistra, passando vicini alle mura per raggiungere il castello. Ma dopo pochi passi si dovettero fermare. Il Distruttore bloccava loro la strada, si stava caricando per sferrare il suo colpo. Freya rise e si parò con il bastone, la cui sfera, brillando, creò un campo di forza che li protesse da quella scarica di energia. Svanito il fumo, la donna lanciò un grido e subito tre possenti ragazzone si lanciarono all’attacco del mostro, saltandogli in groppa e colpendolo in più punti.
Loki sorrise, la ragazza ci sapeva fare. Lei lo notò e rispose con un ghigno soddisfatto. Subito ripresero il cammino. Tutt’intorno si sentiva un fragore di spade, urla disumane e tonfi di corpi che cadevano al suolo, inermi.
Superarono il cortile, arrivando al viale d’ingresso al castello. Sopraggiunse Thor atterrando tra i fulmini.
«Ci mancava solo lui…» disse seccata Freya, alzando gli occhi al cielo. «Vattene, non abbiamo tempo per starti ad ascoltare.» Anticipò le azioni del dio, che non si stupì più di tanto, conosceva gli immensi poteri predittivi della donna.
Detto questo gli puntò contro il bastone, che già iniziava ad illuminarsi.
«Fratello…» disse il biondo, ignorando completamente la donna. «Questa battaglia è inutile, non potrai mai vincere.» Freya emise un ringhio sommesso, palesemente in disaccordo con l’uomo.
«Questa volta invece la mia vendetta sarà completa.» rispose Loki, con un luccichio folle negli occhi.
«Fatti da parte se non vuoi finire male!» lo minacciò la dea.
«Zitta tu! Ti sei lasciata coinvolgere in tutto questo! Sei solo un’ingrata!» urlò furioso il dio.
Freya sgranò gli occhi, rabbiosa strinse forte gli oggetti che aveva in mano. «Un’ ingrata? Voi siete gli stolti! Non aveva mai riconosciuto la mia superiorità! E adesso ne pagherete le conseguenze!» disse in una risata folle. E il colpo preparato si andò ad infrangere contro il petto di Thor, che volò parecchi metri indietro, cadendo sulla schiena e perdendo di mano il suo fidato martello.
Nell’istante stesso in cui riaprì gli occhi, lo richiamò subito verso di lui. L’oggetto cominciò a scivolare veloce, diretto verso la mano aperta del dio.
«No no no….bimbo cattivo!» esclamò Freya, puntando di nuovo lo scettro contro di lui. Ma si spostò subito verso il Mjolnir che correva. Il martello era a pochi centimetri dalla mano dell’uomo quando venne avvolto da una luce bluastra e si bloccò. La dea rideva soddisfatta. «Credevi che non l’avessi previsto? Ho creato quest’incantesimo appositamente per te!»
Il martello cominciò a fluttuare, allontanandosi da Thor e dirigendosi verso la donna. Quel fascio di luce proveniva dalla sommità del suo bastone.
«Tu! Figlia di…» imprecò rialzandosi.
Lei per tutta risposta rise di gusto. Anche Loki cominciò a sogghignare. «Io sapevo che era così, voi l’avete sempre sottovalutata!» disse al fratello.
Thor era pronto a combattere anche a mani nude. Concentrato sui quattro davanti a lui non si accorse delle due Valchirie che lo stavano attaccando alle spalle e che lo fecero cadere di faccia a terra.
Subito il dio si divincolò e cominciò a lottare, le due guerriere erano brave e gli tenevano degnamente testa.
I quattro cominciarono a camminare, diretti alla sala del trono. «Codardi! Siete solo sleali e codardi!» gli urlò il biondo.
Freya si girò furente, ma Loki le intimò di proseguire. Il martello continuava a fluttuare al loro fianco.
 
Giunsero alla sala del trono, stranamente non vi trovarono alcuna guardia o guerriero a proteggerla.
«Ti senti così forte da affrontarci da solo, eh vecchio?» urlò Freya, sbeffeggiando il padre degli dei.
«Non ho bisogno di combatterti, figlia.» rispose l’uomo avanzando oltre il trono, al suo fianco c’era Frigga.
«Io non sono tua figlia!»  disse sputando al suolo, in segno di profondo disprezzo.
Loki le era accanto, fissando negli occhi Odino. Le Valchirie, spade alla mano, erano pronte a combattere.
«Lo sapevo che c’eri tu dietro tutto questo…» disse amaramente, fissando il figlio perduto.
Loki non rispose, si limitò a ghignare. Il vecchio fece alcuni passi in direzione della donna.
«Perché lo fai?» chiese con gentilezza. «Non ti è bastato tutto l’amore che ti ho dato? Perché devi rivoltarti contro il tuo stesso padre?» sembrava una supplica.
«Padre? Amore?» sbuffò. «Voi mi avete dato solo vane promesse e un castello incantato dove scontare la mia prigionia!» disse irata.
«Non ti ho mai impedito di fare ciò che volevi…»
In un balzo la donna atterrò il re, mettendo visi sopra, i loro visi ad un palmo. «Mi avete rapita, mi avevate promesso di farmi diventare regina e invece quello che ho ottenuto è il nulla!»
L’uomo se la levò di dosso in un attimo, rialzandosi. Lei tornò al fianco di Loki.
«Restituiscimi i miei poteri.» esclamò serio Loki.
Odino sogghignò. Poi d’un tratto sentì un grido. Si voltò e vide Frigga tenuta in ostaggio dalle due Valchirie.
I volti dei due dei erano ghignanti e malvagi, i loro occhi colmi di pura follia.
Odino cercò di mantenere il sangue freddo. Socchiuse gli occhi, sospirando. «Freya, io non ti ho rapita, sono stati i tuoi familiari a portarti da me, io non so quali promesse e false idee ti avevano messo in testa ma io ti accolsi come una figlia. Ricordati del tempo che fu.»
Freya non voleva crederci. Restò in silenzio.
«Liberami…» disse piano Loki. Il padre lo ignorò, continuando a fissare la donna. «LIBERAMI!» urlò.
Fece un cenno alle Valchirie e queste strinsero più forte la madre che urlò di nuovo. Odino ebbe un singulto. Vedendo poi la spada che minacciava la gola dell’adorata moglie, si decise ad aprire le pesanti manette che trattenevano il figlio e i suoi poteri.
«Freya, tu non sei costretta. Non devi andare oltre, hai il mio perdono.»
La dea era immersa nei suoi ricordi, scorrevano nella sua mente come un fiume in piena, riempiendole il cuore di sensazioni contrastanti. Si ricordò degli anni passati con la sua gente, i Vani, della guerra, delle minacce, dei suoi genitori, delle liti, poi l’arrivo ad Asgard, l’accordo con gli Asi, il suo debutto tra loro, l’accoglienza festosa, i nuovi amici, una famiglia amorevole, le nuove responsabilità, l’aiuto ad Odino. Poi però ricordò anche le promesse non mantenute, gli errori pagati con il sangue, le sue capacità non apprezzate, la voglia di dimostrare qualcosa che veniva ottenebrato dai successi di qualcun’altro. Il rancore cresceva dentro di lei.
«Perdonami se ti ho fatta soffrire, figlia mia.» il tono era dolce, come di un padre che cerca di rassicurare il figlioletto dopo una brutta esperienza.
Lei rimase a bocca aperta, per un attimo ebbe un ripensamento. «Loki…io…»
Ma il dio era già stato liberato e stava pian piano riacquisendo la piena potenza dei suoi poteri. Una luce verdastra lo avvolse, gli curò le ferite e lo vestì di abiti sfarzosi. Era tornato il vecchio Loki.
Si voltò sprezzante verso la dea, poi le si avvicinò all’orecchio, sussurrandole qualcosa in modo suadente. Il voltò divenne dolce e si fissarono negli occhi, lei rispose, sempre in un sussurro. Il dio le accarezzò una guancia e si avvicinò per baciarla, lei chiuse gli occhi e si lasciò trasportare da quelle sensazioni.
Odino li fissava stupefatto.
Quando Loki si staccò, l’espressione dolce aveva lasciato il posto ad una soddisfatta, lanciò un ghigno al padre. Il vecchio tornò con gli occhi su Freya, che appariva diversa; i suoi occhi erano di un azzurro più brillante.
«Ora è mia!» disse Loki. Proruppe in una malvagia risata.
Odino abbassò lo sguardo, costernato e sofferente. «Freya….» sussurrò scuotendo la testa.
«Ora consegnami il tuo scettro.» ordinò al padre.
Lui rispose con uno sguardo carico d’odio. Loki sogghignò, fece un cenno alle Valchirie che portarono la povera Frigga verso di loro, fermandosi ad alcuni metri di distanza.
«Te lo dirò solo un’altra volta….dammi il tuo scettro.»
Odino non si mosse.



Ho dovuto dividere il capitolo in due  perchè sarebbe uscito troppo lungo....a breve la continua :) Recensite se vi è piaciuto ^^

   
 
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