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Autore: Shadow Dark    18/10/2012    2 recensioni
Tutto viene sviluppato in una nuova scuola privata di Lima, La William Music Academy School.
Una a scuola speciale per bambini con "abbastanza" talento.
Qui, Zachary, 14 anni, inizierà una nuova vita, grazie alle sue due mamme, Santana e Brittany.
Ma tutto cambierà..
Il Ragazzino incontra un professore, un vecchio amico di Santana e di Brittany, partito per l'europa proprio 14 anni fà.
Zachary non prenderà in simpatia il Professore, e subito entrambi si prendono di punta.
Tutto nasce con una seduta Scomposta, e il Professor. Puckerman non accetterà vari comportamenti.
ma cosa succede se si scoprisse che il figlio, fosse proprio suo?...
((Storia APPARENTEMENTE BRITTANA. NON è COSì! Inizierà così, consiglio di leggerla per gli appassionati di Faberry, Brittana e Pucktana. anche per chi "Adora" La Klaine, ma sarà messa in discussione da un ragazzino noto a tutti. Non ho altro da aggiungere.
Aspetto vostre opinioni, per il resto, un saluto a tutti. Shadow Dark))
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Nuovo personaggio, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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Qualcosa che non c'è..

 

Scritto da:

Shadow Dark

 

 

Il primo giorno di scuola.

 

1

 

 

La sveglia suonò diverse volte, ma il ragazzo si mosse a malapena sul letto, coprendosi fino alla testa con le coperte. Sbuffò un paio di volte prima di allungarsi con il piede e scaraventare a terra quell'arnese che rendeva le sue mattine irritanti; la luce del primo giorno entrava con prepotenza dalla sua stanza, anche se indebolita dalle tende che coprivano le enormi finestre, rendendo quella luce tanto pacata quanto fastidiosa. Odiava quelle mattine di settembre, e odiava doversi alzare presto, soprattutto. Ma avrebbe perso lo scuolabus, e non avrebbe certo rischiato di far innervosire la madre, visto il dolce e aspro carattere che possedeva.

 

-Zac! Alzati!-

 

Urlò la donna a gran voce dal piano inferiore. Lui sapeva di doverla ascoltare, sapeva che se si fosse risvegliato l'animo ispanico di lei, lui avrebbe passato una di quelle giornate apparentemente pesanti; Sbuffò e mugugnò qualcosa, prima di rigirarsi dal letto. Mille pezzi della sveglia erano sul suolo, ma un ronzio era ancora presente. Sospirò, cercando di soffocare quel suono ovattato della sveglia che ronzava in modo fastidioso.

 

-Zachary!!-.

 

Urlò nuovamente la voce femminile, più irritata di prima; il ragazzino, con poca voglia, buttò le coperte a terra e con il dorso della mano si strofinò un occhio. La porta poco dopo si aprii e il ragazzino si girò verso la figura esile, puntando gli occhi su quelli della Madre, che, come tutte le vecchie mattine, sbuffò e guardò a terra.

 

-Spendo più per comprare sveglie che per sfamarti-

 

-Nessuno ti dice di comprarmele! Mamà-

 

Ribattette il ragazzino, stiracchiandosi. La donna scosse il capo e con un sorriso guardò il corpo sottile del ragazzo. Ogni inizio anno, era sempre la stessa storia: l'estate passata ad oziare, svegliarsi alle ore che preferiva lui, giocare con i figli di Kurt e Blaine, assieme ai figli di Q e di Kitty, piantarsi avanti allo schermo della televisione, giocando a Pes o a altri giochi di guerra. Ma fortunatamente, lui era un timo ambizioso, e studioso. La sua testa calda, però, rovinava ogni sua cosa, ovviamente. Ma lei stessa si riconosceva in suo figlio. Lui, che aveva (Fortunatamente) Preso molto da Mamà, che da Mamma, cioè Brittany. Forse, una cosa.. pensò Santana.

 

-Buon giorno Zachary.. La colazione ti aspetta.-

 

disse con tono più dolce questa volta, avvicinandosi al ragazzino e dando un dolce bacio sui suoi capelli corvini. Scompigliò appena il taglio corto e sbarazzino di Zachary e con una dolce carezza al viso, si diresse verso le finestre, aprendo la prima tenta facendo entrare i raggi vividi del sole. Zachary portò il braccio agli occhi, e mugugnò qualcosa di indecifrabile per l'ispanica, ma che capii ugualmente il suo fastidio.

 

-La colazione è pronta. Claro?-

 

-Usted Mamá-.

 

Rispose con tono chiaro e frizzante, sollevando il pollice sorridendo, facendo così uscire i suoi occhi. Santana sorrise dolcemente, e si girò lenta verso il ragazzo; i suoi occhi erano neri, neri come la pece. Ma una cosa era strana il lui: piccole gocce di verde che brillavano come dei piccoli smeraldi incastrati su di un anello. Il suo viso minuto e sottile, non faceva pensare a nessuno che quel piccolo e gracile bambino, avesse già la bell'età di tredici anni. Le sue spalle piccole ma formate, facevano risaltare il busto perfetto e dolce, come solo un ragazzino di quell'età poteva avere. Snello e slanciato, i suoi capelli corvini e corti, sfiorati dalla forte luce del sole davano riflessi dolci, ramati. La pelle dolcemente ambrata, color caramello, rendeva evidente il nasino sottile, e la bocca dolcemente piena.

Santana lo guardò, come solo una mamma poteva fare, mentre lui sorrise, grattandosi il petto su quella piccola canottiera bianca e si alzò, aggiustandosi con le mani i pantaloncini neri e si avvicinò alla madre.

 

-Giorno..-.

 

Concluse tranquillo, sollevandosi sulle punte mentre Santana si chinò di poco, lasciando si che il ragazzino potesse baciarle la guancia. Santana notò quanto fosse già cresciuto. Il ragazzino arrivava poco più in su delle spalle, e la sua statura, anche se minuta, era ben formata.

 

-Forza Zac. È ora di scendere, io ti preparerò i vestiti.-

 

Disse con dolcezza, spingendo il ragazzino dolcemente per la porta. Il ragazzo si girò con il capo, cercando di obiettare qualcosa, che fortunatamente riuscì a dire prima di esser spedito fuori stanza.

 

-Mamà, niente camice o pantaloni monotoni!-

 

-Niente camice o pantaloni monotoni!-

 

Ripetette la donna in tono finto scocciato, sorridendo e guardandolo serena

 

-Mamà, oggi optiamo per Jeans e canottiera..-

 

-Jeans è.. Cosa? Scherzi?-

 

Chiese sconcertata la donna, guardando Zachary negli occhi. Il ragazzo sollevò il sopracciglio, lentamente, poi, curvò gli angoli delle labbra, in un sorriso provocante.

 

-Guai a te ragazzino! Cosa cercheresti di ottenere con una canottiera?-

 

-Troppe donne al mio cospetto! Hai ragione, facciamo Canottiera sotto, e un giubbotto di pelle, quello che mi ha regalato Mà quando era ritornata dalla tournèe..-

 

-Avvolte mi chiedo tu da chi abbia preso!-

 

Ribattette Santana, vedendo il giovane scendere dalle scale. Scosse il capo divertita e sollevò gli occhi al celo. Tutto era così semplice, ma anche complicato. Brittany erano ormai mesi che non si faceva sentire, troppo impegnata con la Tournée di Mike, Alex e Rachel per presentarsi a casa dal proprio figlio. Da natale, pensò l'ispanica, sospirando arresa. Da natale la ballerina non si faceva vedere. Qualche chiamata, ma non potevano sostituire quella presenza. Presenza che per Zachary era importante. Di vitale importanza. Aveva sempre amato Mamma Brittany, e Santana sapeva che sentiva la sua mancanza. Ma cominciava a chiedersi, se lei sentisse la stessa cosa.

Scosse il capo e aprii il cassettone dei vestiti, scegliendo con cura, poi, sollevò una maglietta, nera a strisce bianche, con un papillon disegnato sopra. La tese, guardandola meglio e sospirò, vedendo quanto quella maglietta fosse troppo... troppo Gay!

 

-Zac!! Quante volte ti ho detto di non prendere magliette da Blaine!!-

 

2

 

Conosceva quella stanza a memoria. E per quanto non ci fosse ritornato per anni, sapeva che l'aula professori era sempre quella. Sorrise e ne respirò l'odore del caffè appena fatto da un altro professore, e con disinvoltura, si andò a sedere, aprendo la cartellina di carta blu e sfogliando i nomi dei propri alunni. Posò l'indice sul foglio di carta, scorrendolo piano, facendo si che alle sue orecchio arrivasse il leggero strofinarsi della carta sul suo indice. Si leccò le labbra, passandosi una mano sulla testa rasata, e sorrise compiaciuto vedendo un ragazzino dal cognome conosciuto. Mai si sarebbe aspettato che proprio lei avesse dato al mondo un bambino, ma lui era li per il proprio lavoro. Nulla di più semplice. Pensò agli anni della scuola, quanto lui poteva essere stronzo ed irritante, e a quanto non fosse cambiato di una virgola.

La storia don quella di Los Angeles non era andata a finire bene, compreso la sua piccola impresa. Ma questo non gli importava. Era ritornato a lima, e aveva seguito altri corsi, grazie al sostegno del fratello. Ora tutto era nella pace, e tutti credevano, illudendosi, che proprio lui, Noah Puckerman, si fosse dato una regolata. Sorrise spontaneo, leggendo il secondo cognome del ragazzino e schioccò le labbra. In cinque anni di carriera, nessuno aveva mai osato mettergli i piedi in testa, tanto meno ragazzini di tredici anni che puzzavano ancora di latte da qui a un miglio. Sorrise compiaciuto, scorrendo ancora.. vari ragazzini avevano lo stesso cognome di persone che conosceva, ma non sarebbe stato un problema, sapeva mettere a bada gli Hummel, Anderson e i Fabray Evans. Quindi, non si sarebbe fatto molti problemi. Su una ventina di alunni, tre o quattro ne conosceva la “Provenienza”.. ma mai aveva avuto l'onore di vederli prima. Li avrebbe riconosciuti, lui non si sbagliava mai, e mai aveva tappato il suo istinto. Dopo due anni nelle scuole dell'Europa, pensò, L'Ohio sarà una dolce e lenta passeggiata.

 

-Noah Puckerman!-

 

Richiamò una voce dietro il ragazzo, che sorrise e scosse la testa. Si girò lento, guardando l'uomo dietro a lui. Non credeva che fossero passato così tanti anni, Quindici, per la precisione. Quindici lunghi anni e lui ancora li, ad insegnare arte della musica a tanti Glee club.

 

-Professor Shuster!-

 

Disse con tono caldo, alzandosi e aprendo le braccia, regalando un dolce ed affettuoso abbraccio a William, ormai preso dalla vecchiaia. Battette due volte la mano sulla schiena dell'ex professore che si staccò e sorrise.

 

-Chi avrebbe mai detto che tu saresti diventato insegnate di discipline Motorie e Italiano!-

 

-Il viaggio in Italia ha portato i suoi buoni frutti, Figghins ha letto la mia lettera, curriculum e, eccomi qui, di nuovo fra queste mura!-

 

Disse con tono frizzante Noah, aggiustandosi la maglietta nera aderente e portandosi le mani nella tasca.

 

-Sapevo che saresti andato lontano, ma mai ti avrei immaginato qui, come collega!-

 

-Sinceramente, Professore, nemmeno io me lo aspettavo!-

 

-Siamo colleghi, Noah, non devi chiamarmi professore. Will va più che bene!-

 

Disse William, posando la mano sulla spalla di lui e stringendola appena. Si avvicinò al tavolo dove era seduto poco prima il ragazzo che con un sorriso, lo raggiunse.

Parole uscivano dalle bocche dei due uomini, e tra una risata e l'altra, la campanella suonò. Noah a risentire quel suono così familiare, si sentii il cuore battere dolcemente più forte, solo quella stupida scuola poteva fargli un effetto simile; Sapeva che quella che aveva lui era semplicemente adrenalina, e che presto, tutta quella sensazione sarebbe svanita, nel nulla. Will salutò con un altra pacca Noah, che si alzò e prese la sua cartellina, prima di dirigersi verso l'aula 11-9. era già affollata, e piena di primini che sedevano hai banchi in modo educato. Tutte finzioni, se volevi rispetto, dovevi guadagnartelo. Aprii la porta dell'aula, e con un sorriso furbo, entrò a passo deciso. Riuscii già ad individuare i ragazzi che conosceva, e con un occhiolino, li salutò. Affianco a loro, un ragazzino minuto, ma con un viso scontroso e pieno di se era seduto in prima fila. Affianco a Dana e Barbra HummelAnderson. Due ragazzini minuti ed entrambi dai grani occhi azzurri. Dana, il ragazzino, era snello e dai movimenti delicati, come un piccolo Kurt Hummel tascabile. Mentre Barbra era una ragazza determinata, dai sorrisi spontanei e dalla voglia di parlare fino all'infinito. I suoi occhi azzurri risplendevano, entusiasti di iniziare una nuova vita in una nuova scuola; qualcuno attirò l'attenzione di Noah. Un ragazzino dagli occhi prepotenti e scuri, l'unico seduto in modo scomposto. Sollevò il sopracciglio, guardandolo con insistenza prima di posare la cartellina sulla cattedra.

 

-Buon giorno ragazzi.-

 

Disse con tono pacato Noah, distogliendo lo sguardo dal ragazzo e osservando la classe. Notò anche Kyle Fabray. Figlio di Kitty Fabray. Kyle era un ragazzo scontroso, per i suoi tredici anni, era un colosso rispetto agli altri. Occhi giallo grano e capelli biondi corti, sguardo fulminante, è molto scontroso. Ma sapeva il carattere di Kyle, Sembrava duro, ma in fondo, era un ragazzo buono e socievole. Certo, la stronzaggine Fabray, quella restava.

 

-Eccoci alla scuola dei 5 anni. Si, 5 anni che vi accompagneranno fino al diploma, e dovrete perfettamente sapere la mia materia, e avere buoni voti in motoria, ovviamente. Darò crediti a chi fa attività extra, e a chi si siede in modo corretto in classe.-

 

Disse Noah, guardando Zac come se gli avesse appena lanciato una sfida. Il ragazzino, sorrise e scrollò le spalle, rimanendo in quella posizione scomposta. Le gambe erano aperte e le braccia conserte al petto, stravaccato sulla sedia e con sguardo insufficiente verso il professore. Noah sbuffò con il naso e si sedette, facendo finta di nulla. Iniziò l'appello, nominando ogni ragazzo e ragazza, finché non pronunciò il nome del ragazzino impertinente.

 

-Zachary, Del Carmen?-

 

-Presente, Professore.-

 

Pronunciò con tono lento e scontroso. Puck sollevò lo sguardo e lo guardò in silenzio, prima di leccarsi le labbra e continuare l'appello. Ricordava quell'atteggiamento, scontroso ed arrogante. Non aveva mai apprezzato atteggiamenti simili, semplicemente perché lui, è così. Sospirò lento, in modo intoccabile, mentre nella sua testa pensava a come fargliela pagare per un affronto simile.

 

 

3

 

L'ora del professore terminò, due ore insopportabili di quel tipo arrogante. Ormai aveva capito benissimamente lo scopo del professor Puckerman: Rovinargli l'anno scolastico! Ma lui, come poteva dare soddisfazione simile ad un uomo che non aveva mai visto in vita sua?

 

-Zachary!!-

 

Una voce squillante lo fece distrarre dal compito di aprire il suo impenetrabile armadietto, e strinse le labbra. Dana era un tipo abbastanza strano, ma tutto si poteva dire di lui, tranne che fosse Gay, risultati le varie riviste che poneva accuratamente ogni notte sotto il materasso di camera sua.

 

-Dimmi, Dana..-

 

Rispose seccato il ragazzino. Zachary sapeva bene che quando Dana voleva parlargli, non era sicuramente una situazione gradevole da affrontare...

  
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