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Autore: Icy    18/10/2012    2 recensioni
Lui è un mago, carismatico, focoso, simpatico e allegro.
Lei è una strega, chiusa, timida e rifiuta la sua natura.
Il destino li ha fatti conoscere, e non solo, ma.. cosa succederà?
C'è sempre qualcuno pronto a mettere i bastoni tra le ruote, soprattutto se si parla di un amore proibito.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Capitolo 4 -
 



Glace era rimasta pietrificata, con il cellulare in mano e gli occhi fissi sul display. Sembrava sempre di più una bambola di porcellana, delicata ed indifesa, quasi spaventata dalla reazione che potrebbe avere la madre.
«Non posso rispondere» disse con una voce fievole e tremolante.
Per un momento fissò Blaze, che non le staccava gli occhi di dosso. La sia espressione era quasi supplichevole, cercava aiuto e non sapeva cosa fare. A Blaze venne un tuffo al cuore a vederla in quello stato.
«Non puoi dirle che ti hanno preso?»
«No, lo scoprirebbe...»
«Passami il cellulare»
«Cosa vuoi fare?» chiese Glace, quasi incuriosita.
«Ho un'idea»
«Che idea?»
«Glace fidati di me»
La ragazza era titubante, non conosceva le intenzioni del ragazzo. E se lui avesse raccontato tutto a sua madre? E se le voleva davvero dire che era stata presa a Torrenuvola? No, sarebbe stata in ogni caso una pessima idea, la madre conosceva bene la sua voce, ma non quella del ragazzo, chissà cos'avrebbe pensato!
Ma nonostante tutti questi quesiti passò il cellulare al ragazzo, non aveva molta scelta in fondo.
Il ragazzo prese il cellulare e rispose al cellulare.
«Pronto?»
Nessuno dall'altra parte rispose, silenzio assoluto. Si allontanò il cellulare dall'orecchio per vedere la scritta "16 chiamate perse". Blaze spalancò gli occhi per fissare Glace, la quale fece un timido sorriso, avendo capito cosa avesse letto il ragazzo da sconvolgerlo a tal punto.
«Era necessario» disse timidamente la ragazza.
«Non mi sorprende che tua madre possa arrabbiarsi, in pratica è tutto il giorno che ti chiama e tu non rispondi: starà morendo dalla paura che ti sia successo qualcosa!» disse il ragazzo, sconvolto.
La ragazza si rabbuiò e abbassò lo sguardo, il ragazzo capì di aver detto qualcosa di troppo e, soprattutto, di sbagliato.
«Mia madre non si preoccupa per me, non l'ha mai fatto» disse secca Glace, con una punta di amarezza. Blaze si sentì terribilmente in imbarazzo per aver detto per l'ennesima volta la cosa sbagliata.
«Glace io.. mi spiace..»
«Ci sono abituata»
«E tuo padre?»
«Cosa c'entra lui in tutto questo?» rispose la ragazza, alzando lo sguardo e posando gli occhi su Blaze.
«Anche lui è... distaccato?» domandò Blaze, sperando di non aver peggiorato la situazione.
«No, non come mia madre, ma poco manca. Ma nessuno dei due è mai riuscito a darmi l'affetto di cui hanno bisogno i bambini. Sono cresciuta in un ambiente... distaccato»
La ragazza aveva ripreso di proposito la parola usata da Blaze, che si avvicinò per posarle una mano sulla spalla, cercando di consolarla, ma Glace si gettò tra le braccia del ragazzo, nella disperata ricerca di un po' d'affetto.
Il ragazzo venne preso alla sprovvista e gli ci vollero un paio di secondi per capire la mossa della ragazza, ma alla fine ricambiò l'abbraccio. Adesso più che mai sapeva di dover aiutare quella ragazza, senza motivo, ma doveva.
Glace si stringeva forte al ragazzo, si sentiva protetta, anche se lo conosceva da neanche ventiquattr'ore.
Erano accanto ad una fontana al centro di una delle tante piazze di Magix. L'acqua della fontana sembrava quasi rosa, colorata dalle sfumature del tramonto.
A riportare i due ragazzi alla realtà fu un rumore strano proveniente dalla fontana.
Blaze venne bruscamente allontanato dalla ragazza e dalla fontana, senza capire il motivo e cadendo a terra. Blaze alzò gli occhi per vedere la ragazza mimare con la bocca le parole "Scusa, dopo ti spiego".
«Glace?» chiese una voce maschile, autoritaria. Poteva essere di un uomo di circa trenta, trentacinque anni. Era una comunicazione magica, tramite la quale si parlava attraverso uno specchio d'acqua, si poteva anche vedere la persona con cui si parlava.
L'uomo aveva lunghi capelli color lavanda, legati in due code dietro che terminavano a punta. Portava la frangia legata in un modo strano e complicato, che finiva dietro leorecchie e poi si rigirava per formare due ciuffi. Gli occhi erano blu e fini. Aveva un fisico perfetto, una vera bellezza statuaria.
La ragazza si girò di scatto, rivolta verso la fontana.
«Ciao papà, come stai?» disse Glace, sorridendo.
«Vuoi. Rispondere. A. Tua. Madre. Per favore?» disse l'uomo, scandendo ogni singola lettera.
«Eh? La mamma ha chiamato? E quando?» chiese Glace con aria ingenua ed innocente.
«Sì, ti ha chiamato una ventina di volte e tu non hai mai risposto» rispose secco l'uomo.
«Oddio, mi dispiace tanto! Aspetta che guardo..»
Glace si avvicinò impercettibilmente alla fontana e cominciò a tastarsi le tasche per cercare il cellulare, che però era ancora in mano a Blaze.
«Che stai facendo?» chiese l'uomo.
L'espressione di Glace, un momento fa ingenua e spensierata, era diventata una maschera cerea e preoccupata.
«Non trovo il cellulare.. Forse l'ho perso oppure me..»
«Come hai fatto a perderlo?!» urlò l'uomo, spezzando la frase di Glace.
«Non lo so! Forse mi è scivolato di tasca e qualcuno l'ha preso»
«Se tu non avessi la testa attaccata al collo dimenticheresti anche quella!» disse l'uomo, quasi scherzando e strappando un sorriso a Glace.
«Di' alla mamma che mi dispiace di non averle risposto e di averla fatta preoccupare.. E salutamela»
«Okay. Cerca il cellulare e stai più attenta la prossima volta»
Si sentì il rumore di alcune bolle e la figura dell'uomo sparì dall'acqua.
«Contaci» disse Glace sottovoce, dopo l'uomo se ne fu andato.
Blaze dovette dare ragione ai suoi genitori, come le altre streghe anche Glace sapeva essere falsa.
«Era tuo padre?»
«Sì, con lui è più facile parlare, sai?»
«L'avevo capito.. Ah, eccoti il cellulare» disse Blaze, dando il cellulare alla sua legittima proprietaria.
«Grazie.. Allora ci si vede?» chiese Glace, timidamente.
«No. Ti porto a Torrenuvola»
«Ma...» cominciò la ragazza, per venire interrotta da Blaze.
«Niente ma» disse, mentre si metteva il casco, si avvicinava ad una moto e porgeva un altro casco a Glace.
«Allora, vogliamo rimanere qua tutto il tempo?» domandò Blaze, sorridente.
Glace non sapeva cosa dire, ma era contentissima. Accettò il casco e salì sul posto del passeggero della moto.
«Andiamo!» disse, entusiasta.
La moto partì con un rombo. Blaze guidava sicuro, ma Glace si teneva comunque stretta al ragazzo. Non era mai salita su una moto.
Dopo un paio di minuti erano davanti all'immenso portone di Torrenuvola. Blaze non aveva mai visto una scuola più scura e tenebrosa, metteva quasi i brividi.
«Siamo arrivati» disse alla ragazza.
La ragazza aprì gli occhi, scese dalla moto e si tolse il casco.
«Speriamo bene» disse e, mentre Blaze parcheggiava la moto e si levava il casco a sua volta per raggiungerla, Glace si avvicinò timidamente al portone, che si aprì con un cigolio sinistro. Dietro la porta vide due figure, alte, magre e tetre. Avevano tutte e due la pelle molto chiara. Una di loro due aveva trucco, capelli e vestiti color petrolio. I capelli erano tagliati in un caschetto corto, appena sotto le orecchie, portava una maglia lunga con delle lunghe maniche e una cinturina viola, i pantaloni a zampa d'elefante e gli stivaletti a punta con il tacco a spillo, mentre l'altra aveva capelli, trucco e vestiti color prugna. I capelli erano liscissimi e le arrivavano appena sotto la spalla. Portava una giacchetta con le spalline rigide e un profondo scollo a v, anche lei aveva i pantaloni a zampa d'elefante, ma terminavano con un ampio spacco. Anche lei aveva gli stivaletti a punta con il tacco a spillo.
Glace le riconobbe subito come le professoresse di quella scuola, Blaze invece ne rimase colpito e spaventato.
«Vi stavamo aspettando» disse ad un certo punto la signora vestita di viola.
Blaze sbiancò, colpito da quell'affermazione.. Come avevano fatto?
I due ragazzi entrarono, cercando di non far caso a quelle due figure tetre, per dirigersi verso la presidenza. Sapevano che gli erano dietro, ma cercarono di non farci caso.
Arrivati davanti alla porta della presidenza Glace iniziò a bussare la porta, finché da dentro non si sentì qualcuno gridare "Avanti". I ragazzi entrarono, seguiti dalle professoresse.
«Salve» disse Glace, interrompendo l'imbarazzante momento di silenzio che si era creato.
«Siamo ostinate. Come mai sei di nuovo qui?» chiese la preside. Era una donna un po' anziana, anche se non lo dimostrava. Portava un abito lungo abito porpora, guanti lunghi e lilla e stivaletti, anchelei a punta. Anche la sua acconciatura terminava con una punta, ed erano viola. Il viso era quasi interamente coperto dal trucco. Nonostante l'aspetto bizzarro era evidente che fosse molto autoritaria.
«Voglio iscrivermi a Torrenuvola e non uscirò da qui finché non mi prenderete» disse Glace.
«Per quale motivo? Te l'hanno ordinato i tuoi? Sappi che dopo quell'esperienza non posso accettarti!» disse la preside, alzando progressivamente la voce e alzandosi a sua volta in piedi, fissando Glace.
«Ma io non sono come loro!» tuonò Glace.
«E questo chi me l'assicura? Tu? o ancora meglio, tua madre?» disse la preside, quasi con astio. Poi si girò e vide Blaze, che fino a quel momento era rimasto in disparte.
«E tu chi sei?» chiese la preside.
«Blaze» disse il ragazzo, cercando di non sembrare troppo intimidito da quella donna.
«E tu perché sei qui?»
«Accompagnavo Gl..»cercò di dire Blaze.
«Assomigli a due ragazzi che una volta frequentavano le scuole di Alfea e Fonterossa» lo interruppe la preside.
Blaze impallidì.. come sapeva dei suoi genitori?
«Erano "famosi" quando erano ragazzi, sai? Proprio come la tua madre, Glace»
I due ragazzi si guardarono, senza capire il senso di quella frase.
«Chi sono i tuoi genitori, Blaze?»
«Si chiamano Bloom e Sky..» disse timido Blaze, continuando a non capire. Lanciò uno sguardo a Glace, che era rimasta come pietrificata e che si stava lentamente allontanando, finché non trovò la parete ad ostacolarla.
«Glace? Glace che succede??» disse il ragazzo preoccupato.
«Io... Io sono figlia di Tritannus e Icy...»
A Blaze cadde di mano il casco.
 

  
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