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Autore: ManFuckThatShit    18/10/2012    7 recensioni
'Anche i grandi sono stati bambini una volta ma pochi se ne ricordano'
Giulia rimuginò a lungo su quella famosa frase di Antoine de Saint-Exupéry.
Amava il piccolo principe ma quel giorno era riuscita a leggerlo con occhi diversi.
Con occhi da bambina e grazie a lui era tornata ad esserlo.
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"Louis ti piacerebbe fare una cosa?"
"Che cosa?"
"Se potessi tornare indietro nel tempo quali momenti andresti a rivivere?"
Louis la guardò con un sopracciglio alzato poi si aprì in un grande sorriso.
"Sicuramente tornerei a quando ero un bambino"
Lo disse quasi con aria sognante ricordando, forse, i bei momenti passati.
Il sorriso di Andrea si aprì, mormorò un "Ne ero sicura" poi prese Louis per un polso guardandolo negli occhi.
"Sei pronto a ritornare bambino per un giorno?"
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vorrei chiedervi un favore, ve lo chiedo anche in ginocchio
    se volete ;D ma se vi prendete la briga di aprire questo 
          capitolo per favore leggete anche gli altri in fondo 
                chi è che non conosce il detto che un libro non si
                    giudica mai da una copertina?!
                        Dopo potete anche mandarci a quel 
                            paese non vi preoccupate :D Grazie. 

 
Un casino.
 
 Che cosa? Un tema di almeno quattro colonne intitolato ‘Questa sono io’ ? MAI. NEVER. NO. NEIN.
Andrea guardava la lavagna con un’aria alquanto sconvolta.
Insomma, faceva o no l’università di medicina? E allora cosa cavolo c’entrava fare un tema su sé stessi?
Roba da matti.
A volte arrivava a chiedersi se avesse sbagliato edificio, magari quella non era medicina, era un indirizzo diverso. Che ne so lettere, filosofia.
Questa professoressa l’hanno trovata nell’uovo di Pasquapensò scocciata.  
Ma poi cosa doveva scrivere, insomma? Che razza di consegna era ‘Questo sono io’ ? Non stavano mica alle elementari! E poi in questo momento non aveva idee. Se provava solo per un secondo a concentrarsi le venivano in mente delle assurde pecorelle che saltellavano contente.
Sto fuori di testa.
E pensare che la giornata era incominciata bene!
Si era svegliata di buon umore col sorriso che non accennava a scomparire dal suo volto ed ora? Uno stupido tema insensato rovinava tutto.
Cosa vuoi che ti dica? Non lo so neanche io chi sono razza di tema deficiente!
Cosa doveva scriverci?
Che era una pazza isterica, ma che era tranquilla.
Che era lunatica, ma decisa e consapevole delle sue scelte.
Che era timida, ma estroversa e amichevole.
La verità era che Andrea era niente. Andrea era niente ma era tutto.
Assurdo è?
E invece no, lei si sentiva proprio così. Come un di quelle carte che inclinate da un lato mostravano una figura, inclinate dall’altro ne mostravano un’altra.
E la verità è che non si era mai sopportata per questo suo comportamento e aveva passato troppi anni della sua vita a cercare un equilibrio che, però, non era mai riuscita a trovare dentro di sé. Finchè non aveva gettato la spugna ed aveva continuato ad essere sé stessa.
Oddio, “se stessa”.
Perché non sapeva chi era veramente. E si era sentita felice come non mai quando aveva scoperto di non essere l’unica psicopatica ad avere questi squilibri, quando aveva scoperto che qualcuno aveva scavato nel fondo delle propria mente e si era sentito confuso come lei. Poi, però, lui c’aveva scritto un romanzo e lei non aveva esitato a leggerlo. E quel romanzo era la sua ancora di salvezza, la sua Bibbia. Quel romanzo le aveva spiegato che non era malata di mente lei era solamente: uno, nessuno, centomila.
Lei e Luigi Pirandello.
Non poteva trattenersi nel farsi una risatina quando pensava a che coppia stramba sarebbero stati se si fossero incontrati.
Pirandello l’avrebbe capita.
Già, perché nessuno sembrava accorgersi di quante Andrea c’erano dentro il suo corpo. Ed ogni volta che provava a parlarne con qualcuno aveva sempre paura che questo le ridesse in faccia dandole della matta.
Allora niente, rinunciava e continuava a chiudersi in sé.
Finchè un giorno non aveva conosciuto Giulia, Camilla e Lucia. Da lì il cielo si era un po’ rasserenato anche per lei.
Aveva preso un po’ del comportamento di queste ragazza e lo aveva inglobato.
Ed ora era un mixer.
Un mixer di emozioni e modi di fare contrastanti, un miscuglio di stati d’animo e di sensazioni opposte.
Un casino.
Ma poi vogliamo parlare del suo nome? Andrea.
Cioè, cacchio. Non bastava che era già strana di suo anche il nome trasgressivo dovevano metterle, giusto per farla sentire ancora più particolare di quanto già fosse.
Cacchio, sono nata donna, perché chiamarmi con un nome da uomo?
Se volevate un maschietto potevate impegnarvi di più, cari babbo e mamma.
Insomma, col passare degli anni si era convinta di avere una doppia personalità o di essere stata un uomo nella vita precedente ed ora, reincarnata donna, le erano rimasti alcuni modi di fare maschili come, dopo aver passato un’intera serata con le amiche vestita tutto di punto, con i lunghi capelli biondi piastrati, tre quintali di mascara che le mettevano in risalto gli occhioni dorati, pagare il conto, alzarsi dalla sedia del ristorante e dire: “Aò, jimo?
Facile immaginarsi la faccia di tutte le persone che dopo aver passato un’intera serata passata a mangiare a fianco di quella ragazza così esile e delicata la sentivano parlare come uno scaricatore di porto.
Sarebbe potuta stare ora a scrivere su quanto fosse maledettamente divisa a metà e a raccontare le numerose figuracce che aveva fatto a causa di questo.
Infatti le era capitato più volte di trovarsi di fronte alla fatidica domanda “Che musica ascolti?” e lei dopo aver fatto la conta su quale delle due Andrea far prevalere rispondeva: “Beh, sono un’amante delle musica classica, non a caso suono il pianoforte.
E allora? Vi chiederete voi.
E allora fino a qui tutto bene. Il problema si presentava quando un qualsiasi giorno in un qualsiasi momento la stessa persona che le aveva chiesto quale tipo di musica ascoltasse le chiedeva: “Ehi, mi fai sentire un po’ della tua musica?” Ovviamente Andrea non si faceva pregare due volte e offriva la cuffietta all’amica che, intanto, si era preparata psicologicamente a sentirle violini e violoncelli stuzzicarle il timpano... Già, violini e violoncelli.
E da quando Lil Wayne o Eminem facevano musica classica?
Andrea aveva assistito più volte alla scena in cui la conoscente alzava un sopracciglio e le diceva: “Ma tu non eri quella che ascoltava musica classica?
Porca merda, l’ho fatto di nuovo.
Era il pensiero che le nasceva in testa in quelle circostanze. E quindi si trovava ad avere nel suo amato mp3 ‘Nick’ una playlist alternata da canzoni rap e la colonna sonora de ‘Il lago dei cigni’ o de ‘La traviata’.
Signorina Petdown, insomma, la lezione è finita ed io avrei un’altra classe. Se ne vuole andare?
La voce assordante della prof distolse Andrea dai suoi pensieri.
Si guardò intorno spaesata rendendosi conto di essere la sola rimasta in aula.
Silenziosamente raccolse i suoi libri e li rimise dentro la borsa che richiuse con estrema cura.
Arrivò alla soglia della porta fermandosi e girandosi verso la professoressa; la guardò un’ultima volta prima di salutarla con un “Arrivederci” svogliato e scocciato.








It’s always a good time!
Lol. Ok, seria. Questa è la nostra prima storiella storiellina storielletta. – Fell like Ned Flanders -
Si, c’è scritto “nostra” non siete strabiche tranquille...
siamo in due su questo stesso contatto;
Simple.. (but effective!)
Tutto questo deriva dalla nostra sanità mentale pari a 0, quindi, speriamo vi piaccia J
Un saluto.
Ciao, Bye bye, Au revoir, Hallo, Hola, 你好, Sveiki ! :D    
                          



  
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