YUMA’S POV
Cazzo. Ed ora che faccio? Sono disperato.
Ho due situazioni complicatissime da affrontare, il che rappresenta un paio di belle gatte da pelare.
Chissà come sta Astral…
Chi l’ha presa? Come è successo?
Non so cosa fare, sono perso…
In più, con la storia di Tori e di nostro figlio…
Perché è nostro, e devo anche abituarmi all’idea di diventare padre…
«A Che pensi, Yuma?» mi chiede Caswell, un po’ preoccupato.
«Oh, niente. Sono solo preoccupato. Per Astral, per Tori…».
«Ti devi tirare su di morale, Yuma!» mi incita Bronck, lasciandomi le 5 dita sulla spalla dopo una delle sue solite ‘delicatissime’ pacche.
Io quasi soffoco.
Mi riprendo e gli rivolgo un mezzo sorriso.
Cat-chan, al braccio di Caswell, cammina lentamente, assorta in chissà quali gatteschi pensieri.
È diventata una gran bella gnocca.
Come Tori.
«Ragazzi, per caso qualcuno i voi sa che fine ha fatto Flip?» si scuote lei ad un certo punto.
«Sai che non lo so? Mi pare di ricordare che fosse entrato nella polizia investigativa ma… per il resto vuoto totale».
«Forse alla fine della fiera ci ha sparaflashato» suggerisce Caswell «Come in ‘Men in Black’! Adoro quel film, è pieno di tecnologie!» conclude con gli occhi luccicanti.
Cathy lo fissa con sguardo a metà fra il dubbioso ed il divertito, poi gli stampa un bacio sulle labbra, tirandolo improvvisamente fuori da quel suo mondo fatto di 0 e di 1.
Poi tutti continuiamo a camminare con lo sguardo a terra.
La conversazione è giunta ad un punto morto.
Sembra che il mio umore, più basso della suola delle mie scarpe, abbia contagiato tutti.
Il mio umore è talmente a terra da inciampare nei sassolini.
Ehi, non credevo si saper fare delle metafore così… così, ecco!
Forse Astral mi ha regalato un po’ della sua intelligenza brillante…
Mi manca da morire.
Che palle.
Senza dire una parola mi stacco dal gruppo e faccio rotta verso casa.
Nessuno si accorge che me ne vado.
ASTRAL! DOVE SEI!
END YUMA’S POV
ASTRAL’S POVYUMA! DOVE SEI! Sono in una situazione molto molto spinosa.
Anzi, direi tragica.
Questo tizio è uno sporcaccione.
A volte mi bacia, credendo che a me faccia piacere. Si sbaglia.
E gli esperimenti continuano.
Divento sempre più solida, la mia pelle protende sempre al rosa, i capelli si allungano.
Sto diventando umana? Non so. Ma non mi piace.
Ed è dolorosissimo: sono ormai sfiancata.
AIUTAMI! Ti amo, e amerò solo te! Salvami, Yuma. Ti prego.
END ASTRAL’S POV
Astral aveva sempre più paura.Le bende la legavano talmente stretta che quasi non respirava, ma lei era disposta a tollerarlo, finché esse le fermavano le perdite di sangue.
Il suo sangue, un tempo azzurro e trasparente come l’acqua, diventava a mano a mano rosso e caldo.
Cosa le stava accadendo?
Stevie continuava ad entrare e ad uscire dalla sua mente attraverso quei dannatissimi cavi bianchi e rossi e spesso la ragazza astrale sveniva o si trovava in preda alle convulsioni.
Ma resisteva.
Teneva ben chiusa la zona del suo cervello che celava la sua memoria e teneva ben chiuse anche le gambe (ma non serviva a molto).
Stava dormendo profondamente (sotto l’effetto di narcotici) quando un rumore la fece svegliare di soprassalto: era Dart.
Aveva la solita aria strafottente che adottava solo con lei e sembrava un maniaco sessuale.
Molto probabilmente lo era.
Lui la squadrò dalla testa ai piedi, soffermandosi un po’ troppo sulle parti intime.
Astral era troppo stanca per muovere un braccio e coprirsi.
In quel momento sapeva cosa provavano gli esseri umani ad essere nudi in pubblico.
Ma lei i vestiti non li aveva mai portati.
Gli sguardi di Yuma, di Kite e di Hart erano gli unici fino a quel momento ad averla osservata per bene e la cosa non le aveva mai dato alcun fastidio.
Dart la baciò ancora, violentemente, ed Astral non poté fare a meno di ricambiare.
Era l’unico modo che aveva per sopravvivere, là dentro.
A costo di diventare una puttanella che paga la vita con il sesso.
Ormai il suo piano era andato in fumo: compiacendo il ragazzo aveva solo ottenuto l’effetto di farlo osare ancora di più.
Stevie entrò, timoroso come sempre, nel laboratorio in cui lo spirito era stato trasferito durante il sonno farmacologico.
Aveva le pareti bianche e lisce, lucenti e a specchio sotto la luce dei neon, che le davano un’aria da studio di vivisezione.
In effetti c’erano vari strumenti da chirurgo (e secondo lei anche di tortura, cose molto peggiori di quelle che avevano usato per i precedenti esperimenti) messi in bell’ordine, perfettamente lucidati, su un banco accanto al grosso tavolo operatorio che troneggiava al centro della stanza.
Tutto ciò era spaventosamente orribile e cinico.
«Ehm… capo» disse Stevie «L’abbiamo trovata… la sua debolezza… la sua fragilità».
ANGOLETTO DI ALICE
Ohayo a tutti! Non aggiungo altro. Fatemi sapere per i disegni! La canzone di questo capitolo è… ‘Where you gonna sleep tonight’ di Amy Mc Donald. Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Ohayo, Symmetrical Kisses,
Alice