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Autore: _fedss    18/10/2012    14 recensioni
Sono passati cinque anni da quel giorno.
Cinque anni dalla fine di quell'incubo e dall'inizio del grande dolore.
Cinque anni e Richard Castle ancora non riesce a darsi pace.
Continui incubi e tormenti popolano le sue notti.
Si sente seguito, spiato.
Ma non da poi tanta importanza ai suoi timori.
Ormai la donna che ama non c'è più.
E se non fosse così?
Se l'incubo non fosse ancora finito?
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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…but find you in the day.

 
 
 
Dio, Kate!
Pensavo avremmo avuto più tempo. Speravo avremmo avuto più tempo. E invece, no. Evidentemente, il destino ce l'ha con noi. Ci siamo trovati dopo quasi cinque anni. Siamo riusciti a passarne insieme solo uno e mezzo. Per altri cinque anni siamo stati lontani e, adesso... adesso sta per finire tutto.
 
Mi fa incredibilmente male il petto, come se migliaia di coltelli mi stiano infilzando tutti insieme. Fa male, Kate. Aiutami tu.
 
Vorrei lottare. Ho tanti motivi per lottare. Ho te, Roy e Alexis, mia madre e i nostri amici. Ce ne sono tantidi motivi per lottare ma... è così invitante quella luce bianca.
 
Mi chiama, sai?
 
La luce. Mi sta dicendo che se la seguissi, non soffrirei più. Non proverei più dolore... ma c'è un prezzo da pagare. E il prezzo è quello di lasciarvi, di non potervi più parlare, toccare, abbracciare! Di non poter più vivere con voi.
 
Sto morendo, amore. Ne sono consapevole. Ti sento che mi dici di stare tranquillo, di resistere. Sento le tue lacrime sul mio viso, le tue mani sul mio corpo. Mi scuoti, mi accarezzi.
 
Vorrei tornare da te, da voi, ma... è così difficile!
 
Sento anche il suono delle ambulanze che si avvicinano. In un attimo la porta di casa viene spalancata e tanti passi mi fanno rabbrividire. Non riesco ad aprire gli occhi ma posso sentire. Capisco quello che sta accadendo intorno a noi.
 
Sento che ti allontani.
 
Vengo sollevato e caricato su una barella. Mi prendi la mano e nessuno riesce a separarci nuovamente.
 
Sento Roy James che piange ma qualcuno lo porta via. Non ho più forze, Kate. Sto per mollare. Sto per...
 
Ti amo.
 
 
 
 
 
 
 
«Parametri di vita?»
 
«Bassi, troppo bassi, maledizione!»
 
«Cristo, non si riprende!» Impreca il dottore. «Forza, Castle! Avanti, fallo per lei!» Le mani gli tremano, riesce a malapena a ricucire il buco sul petto dello scrittore dal quale è stato estratto il proiettile.
 
«Josh, che diamine hai? Concentrati!»
 
«Voglio essere sostituito», sbotta.
 
In un attimo un altro chirurgo è lì e prende il suo posto. Josh Davidson esce dalla sala operatoria sbattendo le porte, attirando così l’attenzione dei presenti. Sente gli sguardi di una decina di persone su di se ma non se ne cura.
 
Si avvia verso l’uscita dell’ospedale, passando davanti alla piccola folla senza rivolgere parola a nessuno. Non risponde alle domande. Sguardo basso e cammina, verso l’aria aperta. Aria, gli serve dell’aria.
 
Sente solo dei passi dietro di lui e sa di chi sono. Li ha riconosciuti. Esce finalmente dall’edificio e si appoggia alla ringhiera. Serra la mascella per non lasciarsi andare in un grido liberatorio.
 
«Josh», una mano si posa sulla sua spalla e quel tocco lo fa improvvisamente tranquillizzare. «E’ morto?»
 
Si volta verso quei due occhioni che lo stanno guardando imploranti. Di nuovo stanchi, segnati. Di nuovo pieni di dolore. Quella donna avrebbe dovuto smettere di soffrire tempo prima.
 
Si gira del tutto e le accarezza il volto. La intrappola tra le sue braccia e la stringe a se. «No, Kate… stiamo… stiamo facendo il possibile», sussurra.
 
Lei si lascia cullare un po’ da quel calore e poi si scosta dall’uomo. «Perché sei qui fuori, Josh? Cosa è accaduto?»
 
Lui prende un profondo respiro. «Ho sentito al telegiornale cosa è successo. Ero in Africa quando tu sei “morta”, mi è arrivata la notizia e... ero disperato. Non puoi capire che gioia, Kate, quando ho poi sentito che eri viva! Ho pensato che finalmente avresti potuto essere felice con il tuo scrittore ma… ma poi, hanno detto in televisione di vostro figlio. Quando Castle è arrivato al pronto soccorso mi sono sentito morire… non volevo che tu soffrissi ancora e temevo il peggio… quindi… quindi non riuscivo a rimanere concentrato e…»
 
Balbetta il dottore mentre parla. Kate lo guarda teneramente. Gli fa poggiare la testa sulla sua spalla quando lo vede scoppiare in lacrime. Gli carezza i capelli fino a quando qualcuno dietro loro si schiarisce la gola. La detective si gira. E’ Esposito.
 
«C’è il dottore», sussurra l’ispanico.
 
La donna corre dentro, senza preoccuparsi del medico e lasciandolo lì con le lacrime agli occhi.
 
«Vuole essere felice con lui. Non metterti in mezzo, Josh. Lasciali in pace».
 
Può solo annuire prima di allontanarsi.
 
 
 
«I parenti del signor Castle?»
 
“Eccoci!” rispondono tutti insieme, facendo sorridere il dottore. Un sorriso stanco, preoccupato. «Il signor Castle è uscito dalla sala operatoria».
 
«Ce la farà?», chiede tra i singhiozzi una ragazza dai capelli rossi che tiene in braccio un bambino che dorme.
 
«Durante l’operazione ha avuto un arresto cardiaco. Abbiamo estratto il proiettile e siamo riusciti a far ripartire il cuore ma… le prossime ore saranno quelle decisive». Guarda le persone davanti a lui che lo osservano tristi.
 
«Essendo in terapia intensiva, può entrare una persona alla volta».
 
Tutti si voltano verso la donna che se ne sta più in disparte, dietro alla folla. Si sta asciugando il naso con un fazzolettino quando sente gli occhi degli amici su di se. «Va bene», annuisce.
 
Segue il dottore fino ad una stanza dalla porta blu. «Adesso sta dormendo, nemmeno una cannonata potrebbe svegliarlo. Mi raccomando, però, gli parli. Quando il sangue non arriva al cervello anche per poco tempo, è sempre rischioso. Speriamo non abbia subito danni celebrali».
 
Kate annuisce di nuovo. Guarda il dottore andarsene e poi prende un profondo respiro. Abbassa la maniglia ed entra nella stanza.
 
Lui è lì. Il classico lenzuolo bianco da ospedale, lo copre fino alla vita. Dorme profondamente, gli occhi chiusi sono incorniciati da evidenti occhiaie violacee. Ha dei punti sulla fronte, si è procurato quel taglio cadendo dopo lo sparo.
 
Si avvicina lentamente e si siede accanto a lui, su quella sedia troppo fredda che la fa sentire a disagio. Gli prende la mano delicatamente, stringendola un po’, come a fargli sentire che lei c’è. È lì. Con lui.
 
Gli accarezza il petto nudo, coperto solo dalle bende. Passa il dito sulla fasciatura, sulle clavicole e poi riscende verso l’ombelico. Facendo molta attenzione, in seguito, gli lascia un bacio all’altezza del cuore, le mani sempre intrecciate.
 
È proprio in quel momento che sente una leggera stretta alle dita. Guarda l’uomo, stupita. Non si è svegliato, no. Si è solo accorto della sua presenza. Non ha avuto bisogno di aprire gli occhi per rendersi conto che la donna che lo sta accarezzando è la donna che ama.
 
Ha riconosciuto il suo tocco delicato, il suo profumo, il rumore del suo respiro.
 

L’ha riconosciuta. Perché conosce a memoria ogni suo dettaglio.

 
 
 
 
 
Angolino della Fe! :)
Solo due paroline..
Non mi sono scordata di darvi delle spiegazioni, tranquille! Nel prossimo capitolo verrà spiegato chi ha sparato i tre colpi, che fine ha fatto Melanie e… boh, vedrete u.u
 
Un’altra cosa: l’ultimo pezzo, quello che Rick riconosce Kate senza svegliarsi… beh, non è frutto della mia fantasia. Ci tenevo a dirlo, è per esperienza personale.
 
Vi lascio, vado da Martaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa <3
Baci,
Fede.
   
 
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