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Autore: Kamusa    01/05/2007    5 recensioni
Kagura è al solito intrappolata nel castellaccio di Naraku sognando la sua libertà... Sesshomaru vaga per i boschi col suo seguito, apparentemente indifferente a ciò che accade nel mondo attorno a sè... ma le loro strade, destinate ad incrociarsi con quelle della ritornante Kikyo e di Kohaku, non sono mai state così vicine...
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kagura, Kikyo, Kohaku, Naraku, Rin, Sesshoumaru
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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corsa sehho LA CORSA DI SESSHOMARU

“Sesshomaru…” pensò il mezzodemone, cercando invano di mettere al sicuro una alquanto alterata Kikyo dallo svolgersi della battaglia
-Inuyasha, maledizione! Lo vuoi capire che la Sfera ora è molto più importante di…
-Niente è più importante della tua salvezza!- tuonò improvvisamente lui, zittendola nel giro di un istante
-Inuyasha…- mormorò lei, non sapendo cosa rispondere, evitando accuratamente di guardare, anche solo di sfuggita, le iridi dorate che, lo sapeva, stavano fisse su di lei, illuminate da quella luce particolare a cui mai e poi mai avrebbe voluto rinunciare… ma non poteva ricambiare il suo sguardo, ora! Non ora che la battaglia infuriava intorno a loro, non ora che la posta in palio era nientemeno che la Sfera che avrebbe dovuto proteggere a costo della vita
-Inuyasha, non c’è tempo!- sentenziò, divincolandosi dalla sua stretta, reprimendo a stento quella splendida sensazione che le parole dell’amato avevano suscitato nel suo cuore tormentato
-Kikyo…- mormorò lui, abbassando lo sguardo, rassegnato -E va bene, ma tu aspettami qui!-  replicò. Una frase che avrebbe voluto suonare come un ordine, ma che, detta in quello strano momento di sconforto, suonava più come un appassionato consiglio.

“Kikyo…” si ripetè, lanciato nel bel mezzo della battaglia alla ricerca del gioiello disperso “Ma perché ti comporti cos…” si interruppe, scorgendo con la coda dell’occhio la lunga chioma del fratello che si allontanava a grandi balzi da tutta quella confusione, portando qualcosa (o forse qualcuno, per quel che poteva vedere…) appoggiato alla schiena
-Ehi, Sesshomaru!- gridò, di riflesso “Ma guardalo, fugge con la coda fra le gambe!” pensò istintivamente, preso dal loro caldo e sincero amore fraterno “Che strano, però…” si bloccò, rivivendo per un momento gli istanti in cui erano stati affiancati, spalla contro spalla, nel bel mezzo di quella stessa battaglia “Cercava Kagura…” intuì “Proprio come io cercavo Kikyo!” si disse, quasi incredulo, realizzando in parte la complicata situazione in cui si era trovato coinvolto… e in cui la sua Kikyo si era trovata coinvolta, evidentemente, molto tempo prima.

-Fermati, maledetto!- sentì gridare, mentre una figura chiara e slanciata lo superava con un balzo, sorvolando le schiere di demoni
-Kirara?!?- biascicò il mezzodemone, scorgendola da lontano mentre si avviava dietro l’odiato fratello con Sango a bordo
-Restituiscimi Kohaku, immediatamente!!!- tuonò la sterminatrice
-Ma cosa…- si disse il mezzodemone, realizzando solo in quell’istante che la cosa sulla schiena del principe altri non era che il fratello perduto di Sango
-Inuyasha!- l’ennesima voce, in quella confusione che pareva senza fine
-Oh dannazione, e ora cosa c’è?!?- sbottò, voltandosi
-Inuaysha!- riuscì finalmente a raggiungerlo Kagome, facendosi strada a colpi di freccia
-Ah… Kagome…- biascicò, combattuto tra il senso di colpa per averla mollata per l’ennesima volta nel bel mezzo della battaglia per precipitarsi da Kikyo e la preoccupazione nel vederla in balia di un esercito di demoni
-Inuyahsa, dov’è la Sfera?- gridò la ragazza, cercando in tutti i modi di nascondere la stizza per il suddetto cavalleresco gesto del mezzodemone
-La Sfera!- ripetè prontamente questo, seguitando a tirar fendenti a destra e a manca.
E se vuoi far colpo su una donna, regalale una perla!” ripensò alle parole di Miroku, tentando invano di tenere d’occhio la giovane arciera, la sacerdotessa e i demoni, cercando allo stesso tempo la Sfera dei Quattro Spiriti “Ma come diavolo ci sono finito, in questa situazione assurda?!?”.

“Che situazione assurda!” pensò il principe, superando con un balzo una schiera di demoni e allontanandosi nel folto del bosco col bambino sulle spalle “E così quel bastardo disponeva del suo cuore… ora capisco molte cose…” si disse, non potendo fare a meno di ripensare al primo incontro con Kagura, quando era entrato in possesso di Tokijin “Certo aveva bisogno di un alleato potente…” considerò, ricordando le sue suppliche quando poi era tornata, con i frammenti della Sfera tra le mani, a chiedere il suo aiuto “…sarebbe stato davvero troppo rischioso usare quei frammenti da sola…” ammise, mordendosi il labbro, cominciando a pentirsi seriamente di non averla aiutata allora
-Signor Sesshomaru, nel castello…- mormorò il bambino, tenendosi stretto alle sue vesti
-Sì, ho capito…- disse lui, spiccando un balzo altissimo e atterrando sulla cima di un albero “Ecco il palazzo” pensò, individuando l’ammasso di ruderi circondato da miasmi velenosi.

“Dannazione!” pensò Sango, perdendo di vista per l’ennesima volta l’immagine del demone, bianchissimo proprio come il paesaggio “Questa dannata tempesta non è certo d’aiuto… mi piacerebbe tanto sapere com’è che nella radura c’era bel tempo!” si disse, presa dalla rabbia
-Kohaku!- gridò -Dove sei?-.
Niente. Spinse avanti Kirara, lottando con se stessa per non cadere nella disperazione “Ma che diavolo può volere Sesshomaru da lui?” continuava a chiedersi. Il principe dei demoni non era certo un lampante esempio di carità e bontà d’animo… ma possibile che volesse veramente ucciderlo? “Calmati, Sango, non ha nessun interesse a farlo…” cercò di farsi coraggio, procedendo nella neve. Cosa poi avrebbe fatto dopo averli trovati, era sicuramente l’ultimo, sebbene il più sensato, dei suoi pensieri.

La tempesta di neve continuava ad infuriare, facendo sobbalzare le cime degli alberi a cui il principe tentava di aggrapparsi. Il vento, fuori dal controllo della sua signora, non accennava a volersi calmare, proprio come quel giorno…

-Signor Sesshomaru, come mai partiamo così presto?- gli chiese Rin, sbadigliando sonoramente sul dorso di Ahun, per poi ricordarsi improvvisamente di qualcosa. Abbassò il volto assonnato, zittendosi all’istante.
“Rin…” pensò il principe dei demoni, realizzando il motivo di quel silenzio. Fece per aprire bocca, come a volerla rassicurare, ma si bloccò a sua volta, chiedendosi cosa mai avrebbe potuto dirle, visto che la sua domanda era in attesa di una risposta da molto tempo prima che gliela ponesse.
Perché non torniamo laggiù a salvarli?” poteva ancora vedere i suoi profondi occhi neri pieni di speranza, quando, la sera prima, aveva avuto tanto coraggio da chiederglielo. Ed ora la osservava, la testolina abbassata e i suoi folti capelli corvini a nasconderle il visetto innocente
-Rin…- sussurrò, alzandole dolcemente il viso con le dita artigliate -Non…

-Sesshomaru!- una voce forte, squillante, ma dolce allo stesso tempo li raggiunse dal bel mezzo della tormenta
-E’ lei- sorrise Rin, scacciando improvvisamente tutta la malinconia di poco prima. Il principe dei demoni gettò uno sguardo nella direzione da cui, secondo i suoi calcoli, doveva provenire quella voce, per poi accorgersi, con sommo stupore, di aver inconsciamente accennato un sorriso
-Padron Sesshomaru…- la vocetta irritante di Jaken corse in aiuto del suo leggendario orgoglio, riportandolo alla realtà.
Nel giro di un secondo, il suo volto tornò quello di sempre, scolpito nel ghiaccio, come si conveniva al principe dei demoni!
Se tu hai costruito il tuo potere sull’odio, è perché in esso hai visto una forma di “forza”” ancora quelle parole! Le parole del padre che non riusciva a ricordare
-Sesshomaru!- si sentì chiamare nuovamente.

E questa volta la vide, nel bel mezzo della tormenta, mentre, confusa, si lasciava ricadere sulle ginocchia, le mani intrecciate e la testa china, sospirando.
“Kagura…” pensò, spostando istintivamente lo sguardo verso Rin, che non la smetteva di guardarsi intorno “Non credevo che ti avrei rivista così presto…” si disse, osservando la sua figura triste ed elegante allo stesso tempo scendere di quota, i cristalli bianchi della neve infuocati dal sole dell’alba a farle da cornice “E’ davvero molto bella” si ritrovò a pensare, facendo eco alle parole che Rin gli rivolgeva sempre quando parlava della signora.

-Kagura!- la chiamò, osservandola dall’alto mentre alzava il volto, sorpresa, cercando di individuarlo
-Kagura!- la chiamò di nuovo, riuscendo a intravedere il suo viso agitato tra i cristalli rifulgenti della neve
-Sesshomaru!- gridò lei, facendo tacere all’istante la tormenta che tentava di separarli. I bianchi fiocchi leggeri ripresero a cadere, in modo decisamente più ordinato di prima, verso il suolo immacolato
“Un potere decisamente comodo…” sorrise il principe, rendendosi tuttavia conto che la demone non era ancora riuscita ad individuarlo
-Kagura!- la chiamò, per l’ultima volta, vedendola girarsi di scatto verso di lui.
La morbida frangia corvina, inumidita dai cristalli semisciolti, ondeggiò per un istante, infiammandosi delle calde tinte del sole, e una piccola goccia d’acqua gelida le corse sul viso, indugiando sul nasino elegante per poi cadere vicino alla sua bocca dipinta di scuro.
-Sesshomaru…- biascicò, muovendo impercettibilmente le labbra sottili, e il principe potè vedere i suoi occhi di fuoco scintillare per un istante, vibranti per l’imbarazzo “Sì, era proprio lei a chiamarmi, poco fa…” sorrise tra sé e sé il demone.
E fu proprio in quel momento, che si decise ad aiutarla.

Saltò sull’ennesimo albero, sempre più vicino al castellaccio maledetto, mentre sentiva Kohaku fremere sulla propria schiena “Certo, non è proprio come Kagura…” pensò, rivivendo per un istante la sua corsa nella neve con la signora, quello stesso giorno, le sue mani affusolate stringersi sulle proprie spalle. Era leggerissima, come il vento…
-Signor Sesshomaru, ci siamo quasi!- mormorò il bambino, con voce incerta. Di certo, cominciava a risentire degli influssi della barriera, riconobbe il demone
Perché non torniamo laggiù a salvarli?” di nuovo quella domanda, e la figura del bambino che parlava con Rin dalla finestra, quella notte, la prima dopo il novilunio…
Sesshomaru, smettila di parlar male di tuo fratello!” le parole del padre, mentre teneva fra le braccia il piccolo Inuyasha, gli ritornarono alla mente all’improvviso, mentre, trafelato dalla lunga corsa, giungeva nei pressi del castello…

-Ma è un mezzodemone, padre! Ancora non capisco come abbiate potuto innamorarvi di…
-Ora basta!- lo aveva sgridato il potente demone cane, e il giovane Sesshomaru si era immediatamente zittito, senza però smettere di guardare torvo il nuovo arrivato, quella piccola palla di pelle e di pelo dai luccicanti occhi ambrati
-Se solo tu capissi il significato…- aveva cominciato il padre, lo sguardo affranto nel constatare che il figlio non lo stava ad ascoltare
-Dell’amore? Debolezza, padre! L’amore significa solamente debolezza!- sbottò il giovane principe, gli occhi che si facevano due sottili fessure rivolti verso il fratellino.
Il piccolo mezzodemone, per niente impaurito da quell’espressione di puro odio, voltò verso di lui i suoi occhioni dorati, sorridendo e agitando le manine verso il maggiore
-Che cavolo hai da ridere, tu?- ringhiò, e subito il cucciolo ritrasse le manine, volgendo gli occhioni lucidi e tremanti verso il padre
-Sesshomaru…- sospirò questo -Allora proprio non vuoi capire… Forti sentimenti come l’odio e l’amore sono uguali in questo: sono forme della stessa “debolezza”, come tu la chiami. Ma se tu hai costruito il tuo potere sull’odio, è perché in esso hai visto una forma di “forza”…

-Perché allora non costruisci la tua forza sull’amore?- sussurrò, completando la frase
-Come?- mormorò Kohaku, notando l’espressione assente del principe
-Dannazione, sono mesi che cerco di ricordarmi questa dannata frase, e ora…- sbottò
“Ma che accidenti gli prende?” persò il bambino, cominciando a preoccuparsi seriamente
“Perché mi viene in mente proprio ora?” realizzò il principe, rivedendo la propria immagine contrariata riflessa negli occhi forti e profondi del padre, dolci e severi allo stesso tempo
-Padre…- sospirò, mentre il suo orgoglio cominciava poco a poco a cedere, schiacciato dalla forte tensione di quel momento, dalla sorpresa di quel ricordo lontano, dal ricordo dolce e triste di Kagura, dalla fretta di arrivare al castello, dall’odio per Naraku, dal disappunto nel rivedere Inuyasha, da quel mare di ricordi che sembravano essersi messi d’accordo per assalirlo tutti insieme proprio in quel momento…
Lo sguardo apprensivo del padre, gli occhi supplicanti di Rin, il viso sorpreso di Kagura, l’aria di sfida sul volto del fratello, il perfido ghigno di Naraku, l’espressione coraggiosa di Kohaku davanti a Tenseiga, il pallido sorriso di Kikyo e l’infuriare della battaglia “Ora capisco…” pensò, per poi tornare improvvisamente in sé alla vista delle alte mura del palazzo.

-Signora, signora, si svegli!- continuava a ripetere la piccola, al sicuro nella grotta
-Smettila, Rin, ma non lo vedi che non c’è più nulla da fare?- la interruppe scocciato Jaken, sbirciando fuori dal portone scardinato
-E invece sì!- replicò lei, lo sguardo deciso fisso sul volto cianotico della demone -Il signor Sesshomaru e Kohaku torneranno a salvarla!- disse, lasciando intuire una sicurezza tale che al rospetto vennero i brividi
“La prego, signor Sesshomaru, torni presto…” pensò, non osando immaginare la reazione della bambina nel caso in cui avessero fallito. Quella bambina sapeva farlo davvero disperare, poco ma sicuro… eppure mai e poi mai, dopo tanto tempo passato insieme, sarebbe riuscito a sopportare di vederla piangere.
“Tornerà, ne sono sicura!” pensò la bambina, fermamente convinta che tutto si sarebbe risolto per il meglio, come era sempre stato, del resto, da quando Sesshomaru era con lei. Non un singolo dubbio osava farsi avanti nella sua giovane mente, e nonostante i ricordi tutt’altro che rosei del proprio passato, la piccola Rin sapeva. Era sicura che, questa volta, tutto sarebbe finito bene.
-Si faccia coraggio, signora! Vedrà che il signor Sesshomaru non tarderà…-.

“Verso il palazzo di Naraku…” pensò la sacerdotessa, scagliando l’ennesima freccia verso il perfido nemico, per vederla infrangersi inesorabilmente contro un’accozzaglia di insulsi demoni striscianti “Allora è proprio vero…” si disse, schivando con facilità gli attacchi di quel fastidioso esercito, tentando di individuare la Sfera tra gli ammassi di cadaveri stesi a terra “Naraku disponeva del suo cuore…” realizzò, lanciando un’occhiata alla piccola grotta dove il principe aveva portato la signora e Rin poco tempo prima.
Balzò in avanti, procedendo nella coltre demoniaca, per niente intenzionata a prestare ascolto ai conigli di Inuyahsa.
Niente è più importante della tua salvezza!” parole toccanti, le sue, tanto da essere riuscite a smuovere il suo animo tormentato
“Mi dispiace, Inuyasha…” pensò, gli occhi lucidi rivolti verso il nemico “Ma Naraku si sta avvicinando pericolosamente… e ora, senza Sesshomaru, Kagura e Sango a combattere, siamo rimasti solo noi!” si guardò intorno: i combattenti si potevano contare sulle dita della mano: a parte lei stessa e il mezzodemone, soltanto Koga, Kagome, Shippou e Miroku osavano opporsi allo strapotere di Naraku “Siamo rimasti solo noi sei a proteggere la Sfera!”.

-Ci siamo, signor Sesshomaru!- gridò Kohaku, infrangendo una delle finestre con la sua arma -La stanza dovrebbe essere da queste parti!- continuò, intrufolandosi nel corridoio seguito dal principe dei demoni
“Dannazione, queste stanze sono tutte così maledettamente uguali!” pensò, correndo in direzione di quella che sapeva essere la camera di Naraku “Se solo ricordassi con precisione dove teneva i cuori…” si disse, guardandosi intorno disorientato. Sentì il demone dietro di sé sfondare alcune delle porte, facendo irruzione nelle varie stanze
“Dannazione!” si disse, prendendosi la testa fra le mani, sentendo un subdolo, tremendo ricordo strisciare inesorabilmente verso la sua coscienza “Concentrati, Kohaku, concentrati!” si autoimpose “Non hai molto tempo…” cercò di rammentare a se stesso, rivedendo l’immagine di Kagura riversa al suolo, pallidissima, i lineamenti marcati d’azzurro “Coraggio… devi salvarla!” continuava a ripetersi, ripensando al caldo abbraccio della demone che aveva protetto lui e Rin da Naraku, che lo aveva aiutato a fuggire dalla gelida morsa di quel mostro, che aveva rubato con lui il pezzo della Sfera, che l’aveva portato di fronte a quel demone potentissimo che aveva saputo ridargli la vita
-Kagura…- mormorò, e d’un tratto, come per miracolo, i suoi occhi si illuminarono -Signor Sesshomaru!- gridò -E’ quella!- disse, indicando una delle stanze in fondo al corridoio
-Molto bene!- replicò il principe, afferrandolo al volo e correndo nella direzione indicata.

-E’ questa?- chiese, riponendolo delicatamente a terra
-Dovrebbero essere lassù…- mormorò il bambino, indicando la cime di un alto mobile di legno che troneggiava nella stanza oscura, a mala pena illuminato dalla luce bianca tremolante che filtrava dalle persiane.
Detto fatto, il principe allungò la mano verso l’alto, afferrando un vasetto tondeggiante dalle tinte vivaci. Lo porse al giovane Kohaku, osservandolo attentamente nella luce striata delle persiane
-E’ questo?- domandò, rigirandoselo fra gli artigli
-Sì- rispose prontamente il bambino -E ce n’è un altro lassù… ma non ho idea di quale sia quello di Kagura e quale quello di Kanna- mormorò
-Poco importa!- replicò il principe, porgendogli il vasetto ed apprestandosi a recuperare l’altro -Dev’essere il più grande…- si disse, confrontando i due vasetti -Comunque sia, prendili tutti e due e andiamo!- tagliò corto, consegnandogli il secondo contenitore e aiutandolo a salire sul proprio dorso
-Reggiti forte, ora!- gli ordinò, sguainando Tokijin e distruggendo con un solo fendente l’intera ala del castello.

Pezzi di muro e cocci vari si riversarono nella tormenta, andando a disperdersi nel bosco sottostante, mentre la barriera del mezzodemone tremava, scossa dalla violenta esplosione
-Andiamo!- affermò deciso, spiccando un balzo verso il folto del bosco.
Il bambino si strinse forte alle sue vesti, facendo ben attenzione a non perdere i vasetti. Alzò timidamente lo sguardo al dì la della morbida coltre dei suoi capelli argentei, riuscendo a scorgere il lago in lontananza
“Non preoccuparti, Rin!” pensò con un sorriso “Tra poco saremo di ritorn…” si bloccò, intravedendo qualcosa che sbucava dal folto del bosco: una ragazza dai lunghi capelli corvini a cavallo di un grosso demone gatto stava avanzando verso di loro.



RISPOSTE:

katia_h: In effetti sarebbe un bel finale per una ff drammatica... eheheh, scherzo! Questa non è una ff drammatica ^^"

-Ivi-92: La cosa si fa molto più difficile del previsto... cmq i nostri eroi si daranno da fare!

giodan: Eheheh, poveri "quattro spiriti", a quanto pare li hanno scoperti proprio tutti!

Serry_Black: Sì, è vero, la narrazione è un po' accelerata rispetto al solito, diciamo che in parte era voluto, nel senso che le lunghe descrizioni/introspezioni preferisco tenerle alla larga dalle scene di battaglia, che ho cercato di rendere più veloci... Cmq ora dovrebbe tornare come sempre!
Il nostro ghiacciolo in questo capitolo s'è preso una bella insolazione... così impara a fare il ghiacciolo, ecco! XD
L'e-mail non mi è arrivata, non so cosa non abbia funzionato, prova a rimandarla oppure mandala su kamusa@hotmail.it, così facciamo prima ^^"
Ups! Il P.S.... sì sì, spicca il volo pigliandoli per la collottola... parlare nel bel mezzo della battaglia è piuttosto seccante ^^"



  
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