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Autore: AngelOfSnow    19/10/2012    2 recensioni
Dopo la morte di Devil Satoshi, Sakura e Cristian mettono su famiglia.
Cristian continua la propria vita da Hunter, mentre Sakura - privata dei poteri dopo lo scontro con Devil - alleva e accudisce i propri tre bambini: Daichi, Sora e Haku.
Sono passati più di venticinque anni, da quella notte eppure...
Eppure una figura trama contro i nostri eroi, seguendo le orme di Devil.
Un capitolo conclusivo alla Saga di Sakura.
Dal capitolo:
La donna sorrise compiaciuta: Sakura aveva compiuto un ottimo lavoro con quei due.
Gli sarebbero stati davvero utili, quei bambini.
In fondo, lei non era invecchiata di una virgola dopo quella notte di pura paura.
La donna sorrise, scompigliandosi la corta chioma corvina, precedentemente bionda.
Il riflesso di uno specchio, dove le figure di Haku e Sora camminavano in modo spedito verso casa con le mani intrecciate, fece sorridere la donna sinistramente.

[...]
-"Ho mandato Daichi giù in campo, visto che era nei paraggi di due Level End."-
Cristian annuì e sorrise a Zero.
-"Sono i primi dopo quasi cinque mesi di inattività?"-
Chiese.
-"Già..."- rispose amareggiato l’albino. [...]
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Kaien Cross, Kaname Kuran, Zero Kiryu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Sakura's Saga. '
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Capitolo 2.

Di amorevoli complessi.
 


Decisamente Daichi era un tipo con la quale era impossibile perpetuare nel tempo in un’unica attività!

Nemmeno quella notte in compagnia di Karin, lo aveva smosso particolarmente.

Infatti, quella mattina, aveva semplicemente aperto gli occhi, baciato la ragazza e s’era andato a fare una doccia.

<< Posso farla con te? >>

Chiese Karin e lui non si tirò indietro, anzi, sembrava che gli piacessero le prese di posizione delle ragazze con cui stava.

<< Non è una cattiva idea! >>

Ammise, iniziando a mordicchiare il collo della giovane, che per tutta risposta gemette.

Per un’altra ora, si sentì perfettamente occupato.

<< Non dirmi che sei stato anche ieri sera in giro!? >>

Ringhiò un uomo dai corti capelli ramati, puntandogli contro un dito in segno di ammonimento.

<< No, Kaito. >>

Sospirò Daichi, camminando per i corridoi dell’Istituto Cross Academy, sentendosi spossato ma incredibilmente appagato.

<< Chiamami Kaito-sama ragazzo! >>

<< Ma nemmeno per sogno! >>

Rimbeccò il biondo, guadagnandosi le occhiatacce fredde e austere di Kaito Takamiya... sempre meglio di Toga Yagari.

<< Come osi, piccolo impertinente?! >>

E Daichi sorrise al proprio maestro con occhi colmi di devozione.

Si, pur essendo uno del così raro e prezioso clan Tsucase- così come lo chiamavano tutti, tranne il padre stesso. – e quello tenuto in vita dalla madre dei Moricase, aveva preferito avere un altro maestro, pur impraticandosi con il padre nel controllo degli elementi.

In fondo, era come giocare.

<< Mi stai ascoltando, pivello?! >>

Ringhiò Kaito e lui annuì, ricercando nella sua psiche il discorso che si era appena perso.

<< Il rapporto sto per andare a consegnarlo. >> affermò, bloccandosi per alcuni secondi. << E porterò anche i miei fratelli per
farlo, visto che ieri sono rientrati direttamente a casa. No? >>

Lo anticipò sul tempo, prima di salutare l’uomo con una mano ed entrare dentro una delle numerosissime aule della Day Class.

<< Buongiorno, Tsucase-sensei. >>

<< Buongiorno, ragazzi, spero che siate pronti per un test a sorpresa. >>

Brusii scandalizzati ed impauriti si levarono dalla stanza, insieme agli insulti mentali dei molti al proprio indirizzo.

Sorrise.

Eh si, Daichi Tsucase, aveva ereditatonon solo il controllo dell’Aria e della Terra, ma anche una porzione della Mente, equamente diviso con i fratelli, a quanto gli risultava.

Difatti, non ricevette nessun segnale dalla parte dei due gemelli che lo guardavano entrambi con astio.

Sorrise cordialmente loro, passando attraverso i banchi per consegnare il test di matematica e tornare a guardare il cielo cristallino.

<< Bastardo. >>

Sentì in un sussurro da parte di Sora e lo afferrò velocemente per l’orecchio sinistro, facendo sobbalzare gli altri studenti impegnati nello scrivere e arrovellarsi il cervello.

<< Tu, sei, proprio, nei, guai. >> sibillò, portandosi il fratello alla cattedra separandolo dalla sorella, la quale aveva già completato metà dei quesiti senza esitare.

<< Senza Haku, voglio proprio vedere cosa combini, pivello. >>

Vide con un sadismo plateale le gote di Sora divenire rosse e gli lasciò completare il compito.

Alla fine della campanella prese a ritirare i compiti con un sorriso cordiale e sincero, capendo chi avesse difficoltà e chi no all’interno dei vari quesiti lasciati in bianco.

Il suo sorriso si allargò oltremodo quando Haku si alzò dalla sedia, per andargli incontro e consegnare il foglio.

Dire che adorava la sorella sarebbe stato un insulto.

Lui semplicemente la venerava e la vezzeggiava in ogni modo possibile.

<< Sensei, credo di non aver fatto nemmeno un errore. >>

Commentò lei, sicura, riflettendosi negli occhi del fratello in un moto di fierezza.

L’espressione cordiale ma seria, cominciò a vacillare pericolosamente, rischiando di far vedere agli studenti il suo tallone d’Achille.

Fu Sora a distrarlo dal coccolare la sorellina.

<< Tsk. >> mormorò, consegnando il foglio completamente in bianco, rosso fin l’attaccatura dei capelli in volto.

<< Non sei riuscito a fare nulla? >> chiese la sorella assumendo un’espressione affranta. L’altro ringhiò di tutto punto.

<< Daichi! >> l’ammonì Haku, rivolgendosi al biondo. << Perché l’hai fatto?! >>

E si mise le mani ai fianchi, facendo brillare gli occhi di rabbia.

<< Sei proprio cattivo quando fai così! Pur sapendo le difficoltà di - >>

La mano del ragazzo gli tappò la bocca e la trascinò via alla vista del maggiore, che sorrise spensierato, prima di sedersi alla cattedra e chiamarli una seconda volta.

<< Aspettatemi all’uscita: andiamo all’Associazione, più tardi. >>

L’unica risposta che ricevette fu data da Sora.

<< TSK! >>

Con curiosità – appena i due gemelli uscirono dalla stanza – Daichi cominciò proprio da loro due a correggere.

Con sua grande emozione notò la perfezione assoluta in quello di Haku e poi sorrise in modo sadico, vedendo il foglio in bianco del fratello.

<< Moccioso. >>

Sussurrò a se stesso pronto a mettere il due meritato, qualcosa lo bloccò.

Aggrottò le sopracciglia, Daichi, per mettere il foglio in controluce.

Sgranò gli occhi nel notare delle serie di numeri ricalcati sul foglio.

<< Quel moccioso! >>

Ringhiò a denti stretti, prendendo una matita in mano e mettendola di lato: con la punta cominciò a colorare il foglio e dei numeri risultarono chiari vicino ai quesiti.

Li aveva fatti tutti. Incredibilmente erano tutti scritti.

Miracolosamente il compito era perfetto.

Inarcò un sopracciglio per addolcire lo sguardo poi...

<< Quel moccioso... >>

Gli uscì dalle labbra come una dolce carezza.
In fondo, Daichi Tsucase, amava i fratelli con tutto se stesso.

<< Quindi, com’ andata, fratellone? Ho fatto tutto giusto? >>

Chiese innocentemente Haku, non chiedendo il voto per correttezza dei compagni; l’unica cosa che desiderava era farsi delle inimicizie.

<< Si, come al solito, perfetto. >>

Disse lui, abbracciando la castana con dolcezza.

<< Invece, >> proruppe divertito. << a qualcuno non è andata benissimo, mr.White. >>

Vide Sora a quell’affermazione, sorridere in modo sommesso.

<< Certo, idiota. >>

Disse poi, utilizzando i propri poteri per ridare vita e colore all’inchiostro.

Daichi avrebbe perso la stima dei docenti e lui si sarebbe vendicato.

Non si era fatto dare ripetizioni dalla sorella per niente. Questo non di certo.

<< Com’è andato il pattugliamento? >>

Chiese gentilmente rivolto ad entrambi, Daichi, guardando le loro espressioni dallo specchietto della macchina.

Gli fu chiaro l’esodo: nulla; nessun vampiro da incenerire.

Lui sospirò e poi sorrise.

<< Io ne ho fatti fuori due, ieri notte. >>

E gli occhi dei due ragazzini brillarono in sincrono, stupendo non poco il fratello.

<< Davvero?! >> chiese euforico Sora. << Dimmi dove ne posso trovare altri! >> continuò, ignorando lo sguardo stralunato del
biondo.

<< Emh... >> per tutta risposta la ragazza gli poggiò una mano sulla spalla.

<< Sora, non penso che... >> l’altro sbuffò, spostando la mano dalla propria spalla.

<< Già, come se fosse un gioco! >> prese a dire, ringhiando interiormente.

<< Fratellino, certo che l’assenza di azione ti rovina, eh? >>

Sorrise aSora, intuendo lo stato interiore del minore: per persone come loro, combattere veniva automatico e, soprattutto per il castano, stilare strategie pur essendo carichi di adrenalina, era una sensazione inimmaginabile.



٭٭٭٭٭٭
 


Hanabusa seguiva in silenzio la figura davanti a sé. Camminavano da giorni, eppure non avevano trovato nulla fra quelle discariche.

<< Hanabusa. >> chiamò questa, facendo rinsavire il giovane dai propri pensieri.

<< Si? >>

<< Avvicinati. >> l’altro fece come ordinato e si specchiò negli occhi castani – di un’insolita tendenza rossiccia – del proprio signore, che lo guardavano con preoccupazione.

<< Osserva. >>

Disse e il biondino annuì, aggrottando le sopracciglia, prima di spalancare gli occhi in un moto di disgusto.

<< Co-cosa significa? >>

Per un solo momento quello che un tempo era Idol-sempai, tremò di paura.

<< Non lo so, Hanabusa, và, chiama gli altri. >>

Ordinò il Purosangue, senza distogliere gli occhi dal paesaggio di rovina e miseria sotto i propri occhi.

<< E voi, Nobile Kaname? >>

Questi non rispose subito, chiudendo gli occhi, per lasciarsi investire dal venticello del tardo pomeriggio.

<< Ho una brutta sensazione, Hanabusa, chiama anche Sakura. >>

Bastò quel nome a far preoccupare il biondo come non mai;

Era raro che il Nobile Kaname chiamasse Sakura per nome, principalmente soleva chiamarla “Moricase” oppure non la chiamava proprio.

Accadeva spesso la seconda opzione.

Hanabusa strizzò gli occhi in un bisogno spichico e girò i tacchi, per correre alla velocità della luce all’Associazione Hunter, dove avrebbe incrociato anche il cugino e quel Kiryuu.

Kaname sospirò continuando a guardare quei vampiri dissanguarsi con foga mentre altri arrivavano da lontano.

Decisamente: quella situazione era dettata da qualcuno che aveva a che fare con quella notte.


*****
 


Sora stava scribacchiando qualcosa su un taccuino in modo perfetto ed ordinato: una strategia di guerra, pur essendo un periodo di pace e prosperità dove i Level End scarseggiavano, sentiva il bisogno di tenere ben allenata la mente.

Non appena sentì il fragore di una lama nell’aria,si spostò di lato, evitandola.

<< Chi c’è?! >> prese ad urlare irradiando il corpo di calore fino a toccare temperature umanamente impensabili.

<< Sempre così scontroso? >>

Sora inarcò un sopracciglio guardando il figlio di Takuma e sorrise, salutandolo con affetto.

<< Ti stanno cercando all’associazione, Sora. >>

Il castano annuì sentendo una strana scarica nell’aria.

Non si sentiva tranquillo, per nulla

Come se qualcuno stava leggendogli l’anima sussurrandogli parole a lui sconosciute, ma nitide per il proprio cuore.

Appena vide Haku, si sentì sollevato eppure vide negli occhi della sorella la stessa preoccupazione.

<< Mamma! Papà! >> sbottarono insieme, mentre Kaito affiancava Toga Yagari e Zero Kiryuu con fare professionale.

<< Allora? >> s’intromise nella discussione Daichi, ravvivandosi la chioma bionda.

Sakura sudò fredda sentendosi improvvisamente male.

Non disse nulla, ma la cosa non sfuggì assolutamente alla propria famiglia che – per rispettare il volere della donna – trattennero stoicamente le domande.

Il direttore Cross assunse un tono grave. –“Kaname-kun e Aidou-kun hanno scoperto il motivo di tutta questa calma.”-

Il vampiro senza zanne consegnò la parola al biondo dagli occhi azzurri che guardò con fare preoccupato i presenti.

<< Non sappiamo da cosa siano spinti, però... >> sembrò soppesare le parole e poi riprese a parlare. << I Level End si stanno
uccidendo a vicenda. >>

A quel punto Sora cadde carponi contemporaneamente ad Haku e Daichi.

I ragazzi si tennero i capi senza emettere fiato mentre all’interno delle loro menti si proiettavano immagini di morte e sangue e di
due occhi azzurri che incontravano ripetutamente quelli di loro madre, dall’espressione affranta.

Solo Haku chiamò un nome, piangendo lacrime amare. << Yue! >>

Sakura spalancò gli occhi cercando di dare aiuto ai propri figli.

<< Cristian! Cos’hanno?! Cosa stanno vedendo?! >> sbraitò, abbracciando la ragazzina.

Cristian vide lo scontro contro Yue essere programmato nelle menti dei loro bambini.

Gli mancò il respiro per alcuni secondi rivivendo in terza persona eventi che avevano represso nei loro cuori più di quindici anni addietro.

<< Cosa... cazzo... Arrrgh! >> ringhiò Daichi, poggiandosi contro il muro per rimettersi in piedi: fu sorretto da Kaito, il quale sembrava preoccupato.

I due gemelli svennero fra le braccia dei genitori;

Daichi riuscì a rimanere vigile, con il fiato corto.

<< Chi era... mamma? >>

Gli Hunter e alcuni vampiri rimasero con il fiato sospeso.

Sakura si strinse nelle spalle e prese in braccio Sora.

Cristian fece lo stesso con Haku.

<< Ne parleremo a casa, vogliate scusarci. >>


*****
 


Sakura si sentiva in trappola, vittima di una maledizione senza scampo, che ogni tot di anni si sarebbe ripresentata perseguitando lei e la propria famiglia.

Era bastato il nome di Yue – pronunciato dalle labbra della propria bambina – per entrare nel panico: era impossibile che qualcuno dopo quella notte fosse rimasto in vita.

Il flash della soluzione gli arrivò assieme al volto raffigurato in una fotografia di lei e Cristian durante la non-vita di Sakura.

Cristian sospirò, cingendo i fianchi della moglie, attirandola a sé.

<< Ehi... >> sussurrò, cercando di non badare all’aura così abbattuta della stessa. << Non darti pena, mh? >>

Sakura cinse il collo del marito, allungando le braccia indietro, creando una di quelle posizioni dolci e intime di una coppia relativamente soddisfatta dalla vita.


<< Pensi che Yue..? >> lasciò cadere la frase, facendo intuire il resto al marito, mentre il biondo scoteva il capo.

<< Non lo penso affatto... >> sussurrò all’orecchio della mora. << Penso che sia qualcun altro; ti ricordo che sei stata tu a dirmi di aver accompagnato Yue, i miei genitori e i tuoi dall’altra parte. >>

Parlò in modo risoluto l’uomo, non accorgendosi di due orecchie indiscrete ad ascoltare la discussione.

*****
 


La figura nello specchio sospirò in modo dolce osservando l’angolo d’amore di due eroi.

La donna sghignazzò divertita e con una strana luce negli occhi.

<< Certo, siete contenti, no? >>

Sputò fra i denti la donna, passandosi le dita nei capelli lisci e corti, di un’impenetrabile corvino.

<< Bhè... io no. >>


*****
 


Daichi non conosceva nulla del passato dei loro genitori.

Non che gli importasse chissà cosa – visto che li avrebbe amati comunque – solo che aveva il vago sospetto di non conoscere davvero nulla, su quello accaduto ventisei anni addietro e nemmeno della maestosità del clan Moricase o Tsucase.

Sapeva che in antichità avevano la fama di essere dannatamente potenti – più dei Kiryuu – ma che poi si sarebbero sfaldati, ricomposti e sfaldati nuovamente.

In molti gli avevano confinato quella curiosità in un angolo infantile della propria mente e, proprio per questa ragione, Daichi stava scivolando in modo felino dentro gli archivi dell’Associazione.

Si diede dello sbadato nel cercare negli archivi normali.

Aveva bisogno di prove e documentazioni vecchie di trent’anni, se non di più.

Sgusciò agilmente dentro l’archivio riguardante gli Hunter e prese a guardare con famelico interesse dentro gli schedari in ordine alfabetico.

<< Trovato... >> esultò sottovoce, osservando la linguetta della cartella sulla quale svettava il nome Sakura Moricase.

Prese la cartellina e si sedette sul pavimento piastrellato, corrucciando le sopracciglia nel notare le firme di Kaien Cross, di

Toga yagari e Zero Kiryuu a siglare la cartella. Strano.

Cominciò a leggere la scheda della madre e notò una fotografia sotto alcuni fogli che pareva volere attenzioni.

<< ..Mh? >> gli uscì spontaneo chiedersi chi fosse quel ragazzo dai capelli corvini e gli occhi glaciali, che abbracciava sorridente

Sakura con il padre.

Immediatamente nella propria mente si sovrappose al viso sorridente della fotografia, quello sofferente e morente che aveva in petto la lama della Soul Rose della madre.

<< Yue... >> sussurrò più a se stesso che ad altri e riaprì l’archivio, cercando i documenti riguardante un certo Yue Satoshi.

Ciò che trovò fu la cartella su cui svettava Devil Satoshi.

La trovò nel reparto nero dell’archivio, bollato pericoloso come Rido Kuran.

La storia dei Kuran la conosceva oramai da tempo.

Tutti la conoscevano, ma non aveva mai sentito nominare quel Devil.

Non appena mise occhio al fascicolo, però, qualcuno entrò nell’archivio adiacente a quello in cui si trovava, costringendolo a mettere in ordine con un l’ausilio dell’Aria – che sistemò tutti i fascicoli al loro posto – e della terra – che lo fecero mimetizzare con l’ambiente circostante.

<< Siamo sicuri che Devil sia morto, quella notte? >>

Soffiò glacialmente la voce di Rika.

Daichi sudò freddo considerando che fosse una Sanguepuro.

Qualcuno grugnì alle spalle della corvina e Daichi riconobbe Shiki Senri.

<< Stecchito. >> precisò Kain Akastuki, incrociando le braccia al petto. << Però... >> continuò il ramato, percependo qualcosa di sospetto nella stanza. << Qualcuno che non abbiamo considerato c’è. >>

<< Chi? >> questa era senz’altro Ruka.

Daichi non riuscì a sentire il nome, visto che si erano richiusi la porta alle spalle ma bastò che lasciasse libero il potere della

Mente, per avere risposte: Arimy Sestuna.

Corrucciò le sopracciglia, trasformandosi in Aria per uscire dalla stanza chiusa a chiave.

Adesso, avrebbe indagato da solo.


*****
 



Haku stava allegramente parlottando al telefono con una propria compagna di classe.

<< Tuo fratello ha già corretto i compiti? >>

<< No, non so nemmeno che fine abbia fatto! >> sorrise Haku facendo brillare gli occhi.

Haku ascoltò e ridacchiò ancora con l’amica per dieci minuti, e poi staccò, vedendo il gemello salire con l’affanno e le iridi ridotte a due miseri puntini zaffiri, tanto aveva gli occhi sgranati.

<< Sora? Ehi, tutto bene? >>

Di tutta risposta il ragazzo afferrò Haku per il polso e la prese in braccio, saltando agilmente sull’albero che stava di fronte alle camere dei ragazzi.

<< Dobbiamo andare dai vampiri! >>

Berciò a bassa voce, non appena toccarono il suolo.

<< Cosa? E perché? >>

La ragazza inarcò un sopracciglio, scettica, ma poi asserì col capo.

Haku si fidava ciecamente del fratello e non avrebbe mai permesso ad un qualche dubbio di intaccare il rapporto col gemello.

<< Andiamo! >>

E grazie al potere della Luce, Haku fu in grado di rendere invisibili i loro corpi e seguire il loro genitore.


*****
 



Kaname stava cercando tranquillamente le linee di potere che andavano a controllare quei Level End, che si squartavano e uccidevano da soli.

<< Seireen >> chiamò e subito la vampira dai capelli violacei si materializzò alle spalle del vampiro.

<< Portamene uno qui. >> ordinò e lei eseguì subito, portandogli un vampiro giovane e ancora non consapevole del proprio essere.

<< Come ti chiami? >> chiese il Purosangue e l’altro si contorse nella stretta delle corde della vampira.

-“Sangue!”- urlava e Kaname cercò di penetrare quello strato di intensa resistenza per prendere la supremazia sulla mente del Level End.

Ci provò per una quindicina di volte e non avvenne nulla.

Nulla per la quale esultare o mandare qualcuno a fare rapporto.

Il Purosangue sospirò. << Seireen. >> e la sottoposta sfondò il ventre del poveraccio, facendolo divenire polvere in pochi secondi.

La prima presenza “amica” che Kaname percepì fu quella di Cristian Tsucase.

<< Era ora. >> commentò asciutto non muovendosi dalla propria posa distaccata e superire.

<< Sai, ho una famiglia a cui dare manforte e poi... >> Kaname inarcò un sopracciglio curioso e guardò per la prima volta

Cristian da quando era arrivato.

Il vampiro si sorprese nel vedere il ragazzo di un tempo, maturato fino ad avere uno sguardo maturo e un portamento decisamente adulto e da padre di famiglia.

Sotto certi versi rivide il fantasma di Haruka per i comportamenti e il corpo di Kyosuke Tsucase, asciutto ed atletico di chi ha vissuto da Hunter.

<< Cosa? >> chiese il biondo, che aveva ricambiato l’occhiata del vampiro con curiosità.

Il vampiro arricciò appena gli angoli delle labbra.

<< Notavo quanto tu fossi invecchiato, dall’ultima volta che ti ho visto, Cristian. >>

L’uomo sorrise e s’avvicinò a quel massacro percependo nell’aria una cappa pesante.

<< Gli umani sono fatti così. >> si limitò a dire, cercando di penetrare quella cortina di nebbia che avvolgeva i propri sensi con la Mente.<< Questo posto è controllato da qualcuno. >>

Ammise, dando ragione ai ragionamenti che aveva carpito dal Purosangue.

Cristian evitò di impressionarsi e guardò attentamente i fiotti di sangue e Level End che si dilettavano nel mordersi, staccarsi arti, masticando carni e lottando senza tregue;

<< Ma chi? >> domandò retoricamente il castano, ringhiando contro una figura senza volto.

<< Ho una strana sensazione, Kaname. >>

Nello stesso luogo i due ragazzi stavano ancora cercando di capire cosa e come mai vi fossero tutti quei Level End, riuniti in una discarica puzzolente, a dilaniarsi come animali che non riconoscono nemmeno il branco.

Haku tremò abbracciando il corpo del fratello senza la forza di guardare e Sora la strinse, incapace di distogliere gli occhi da quello scenario.

<< Ma che diavolo... >>

<< E voi che ci fate qui?! >>  

   
 
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