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Autore: AngelOfSnow    13/10/2012    2 recensioni
Dopo la morte di Devil Satoshi, Sakura e Cristian mettono su famiglia.
Cristian continua la propria vita da Hunter, mentre Sakura - privata dei poteri dopo lo scontro con Devil - alleva e accudisce i propri tre bambini: Daichi, Sora e Haku.
Sono passati più di venticinque anni, da quella notte eppure...
Eppure una figura trama contro i nostri eroi, seguendo le orme di Devil.
Un capitolo conclusivo alla Saga di Sakura.
Dal capitolo:
La donna sorrise compiaciuta: Sakura aveva compiuto un ottimo lavoro con quei due.
Gli sarebbero stati davvero utili, quei bambini.
In fondo, lei non era invecchiata di una virgola dopo quella notte di pura paura.
La donna sorrise, scompigliandosi la corta chioma corvina, precedentemente bionda.
Il riflesso di uno specchio, dove le figure di Haku e Sora camminavano in modo spedito verso casa con le mani intrecciate, fece sorridere la donna sinistramente.

[...]
-"Ho mandato Daichi giù in campo, visto che era nei paraggi di due Level End."-
Cristian annuì e sorrise a Zero.
-"Sono i primi dopo quasi cinque mesi di inattività?"-
Chiese.
-"Già..."- rispose amareggiato l’albino. [...]
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Kaien Cross, Kaname Kuran, Zero Kiryu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Sakura's Saga. '
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Revenge of Sin.

Revenge of Sin.

 

Era estate.

Il sole splendeva alto nel cielo e un filo di vento sferzava docile sul viso di due ragazzi, gemelli, impegnati a prendere del sole.

Appunto perché gemelli, i loro lineamenti erano pressoché identici.

L’unica differenza era il loro carattere: scontroso, bellico e calcolatore, per il ragazzo; dolce, affettuoso e comprensivo della ragazza; entrambi, però, erano intelligenti. Molto intelligenti.

La ragazza fu la prima ad aprire gli occhi di un magnetico azzurro carezzandosi i capelli cioccolato, lunghi fin metà schiena.

<< Sora? >>

Chiamò, gentile, posando sul torace del fratello la mano sinistra affusolata. La sua voce, diceva chi l’ascoltava, pareva il canto di una sirena e il tintinnio di campanellini messi insieme.

<< Mh? >>

Mugugnò il ragazzo, in modo scontroso.

<< Si sta facendo tardi. >>

Disse la ragazza, per niente intimorita dagli atteggiamenti dell’altro.

<< Tsk. >>

Sbuffò il ragazzo, aprendo gli occhi.

Rivelò, con quella mossa, lo stesso azzurro magnetico della sorella che stava alzandosi.

<< Sei fastidiosa, Haku! >>

Haku rise di gusto, portandosi la mano vicino alle labbra per camuffare la risata con un colpo di tosse.

<< Certo, certo. >>

E incrociò le braccia esili dietro la schiena, piegandosi in avanti per avvicinare il volto a quello di Sora.

Sorrise compiaciuta.

<< Vuoi che Daichi ci trovi, ancora? >>

Automaticamente, nella mente di entrambi, apparve la figura di un ragazzo con un’espressione corrucciata da fare paura.

Nelle fantasie della ragazza, la stessa figura prese a brillare ricoprendo il ruolo di “Fratellone più figo del mondo”.

Nelle fantasie del ragazzo, invece, la stessa figura cominciò ad assumere forme mostruose e contorte di serpenti, vermi o scarafaggi... magari messi insieme!

Sora ridacchiò in modo sinistro facendo rabbrividire la sorella.

<< Non mi dire! >>

Sbuffò cercando di non ascoltare le assurde macchinazioni del fratello.

Sorrise, Sora, e subito dopo prese la sorella per mano, cominciando a camminare verso casa.

 

٭٭٭٭٭٭

 

La donna sorrise compiaciuta: Sakura aveva compiuto un ottimo lavoro con quei due.

Gli sarebbero stati davvero utili, quei bambini.

In fondo, lei non era invecchiata di una virgola dopo quella notte di pura paura.

La donna sorrise, scompigliandosi la corta chioma corvina, precedentemente bionda.

Il riflesso di uno specchio, dove le figure di Haku e Sora camminavano in modo spedito verso casa con le mani intrecciate, fece sorridere la donna sinistramente.

<< Non trovi che abbia fatto uno splendido lavoro, mh? >>

La stessa, rivolse gli occhi cremisi su uno specchio alle proprie spalle, per guardare la figura incatenata all’interno.

La figura si mosse cercando di forzare le catene, ma l’unica cosa che produsse, fu un indistinto rumore di catene e alcuni mugolii sommessi.

<< Hai ragione... >> rifletté la donna ad alta voce. << Sarei dovuta morire quella notte! >> e prese a ridere fragorosamente, scoprendosi una spalla per mostrare un marchio rialzato sulla pelle candida.

 

 

٭٭٭٭٭٭

 

Quella donna gli stava letteralmente rubando i sensi, pensò Daichi guardando gli occhi scuri di una ragazza al proprio fianco.

<< Sei sensuale come un felino, Sachiko. >>

Sussurrò al suo orecchio, causando alla ragazza una reazione eccessiva: prese a tremare leggermente dal piacere e avvampò.

Il ragazzo si leccò le labbra, compiaciuto: se avesse continuato così, quella sera avrebbe condiviso il letto del proprio appartamento con una delle ragazze più carine del distretto di Tokyo.

In fondo lui era un’amante instancabile del gentil sesso.

O forse amava solo il sesso e le sensazioni che un corpo delicato come quello di una donna sapesse trasmettere...

 Decisamente la soluzione ideale.

Con fare gentile attirò ancora più a sé la ragazza cingendole le spalle con un braccio.

<< D-daichi! >>

Gemette quella, incrociando gli occhi verdi, con delle intagliature di marrone chiaro, per sciogliersi come  cera a contatto col calore.

Sorrise il diretto interessato a quella reazione più che calcolata e s’apprestò a posare le labbra su quelle carnose e rosee della ragazza.

A pochi centimetri dalla meta, il telefonino gli prese a vibrare nella tasca del pantalone bianco con la quale le gambe erano fasciate.

<< Scusami un secondo, dolcezza! >>

Sussurrò con lo stesso tono ammaliatore il giovane.

Il display segnava il numero di quel tizio.

<< Direttore, mi dica. >>

Ed assunse un’espressione contrita, ascoltando l’interlocutore, spiegare in dettaglio che in quella zona, avevano localizzato le coordinate di due Level End.

<< Ma, direttore Cross, io...! >>

<< Lo so. È il tuo giorno libero, ma sei un Vampire Hunter, giusto? >>

<< Giusto. >> rispose il ragazzo, monocorde.

<< Quindi Daichi,fa del tuo meglio! Ricordati che è un ordine di Zero-kun!  >>

La telefonata si interruppe .

Daichi ringhiò di rabbia e osservò di sottecchi il bel bocconcino seduto ad aspettarlo con le gambe incrociate.

Sospirò tornando al tavolo del locale sotterraneo in cui si trovavano – uno di quelli con i tavoli rotondi e il sedile unico, tondeggiante – e con una mano, richiamò la cameriera che non l’aveva lasciato un momento con gli occhi dal proprio ingresso.

<< Per favore, potrei chiederti il conto? >>

La ragazza dalle movenze feline e sensuali strabuzzò gli occhi, infastidita.

<< Come, te ne vai? >>

Chiese, cercando di dissimulare l’eccitazione che l’aveva presa pensando alla notte.

 La cameriera annuì abbagliata e lui sorrise gentilmente a Sachiko, promettendole una serata indimenticabile.

<< Ecco a lei. >>

Mormorò in modo sottomesso la cameriera, facendo trasparire dalle movenze anche altro.

Daichi sorrise in modo sghembo chiedendo anche una penna.

La ragazza, sorpresa da quella richiesta, estrasse quella che teneva per le ordinazioni e guardò stupita quel ragazzo angelico.

<< Grazie... >> mormorò Daichi a Sachiko prima di alzarsi dopo aver scritto qualcosa sullo scontrino. << E arrivederci, signorina. >> concluse, dando penna e scontrino in mano alla cameriera.

Poi uscì dal locale, tranquillamente.

Quando la ragazza guardò lo scontrino, sgranò gli occhi: al suo interno vi era annotato un nome, un cognome, un indirizzo, perfino il numero di un telefono cellulare e come ciliegina sulla torta, alla fine di tutto, svettava con prepotenza una calligrafia ordinata ed elegante che diceva “Call me.

 

 

٭٭٭٭٭٭

 

La donna sorrise ancora e guardò con occhi avidi di curiosità le mosse del giovane uomo.

Aveva mandato due level End in zona e, con sua grande sorpresa, aveva anche avuto fortuna.

Proprio lei, che da quella notte aveva perso tutto a causa di quella donna, aveva avuto fortuna nel trovarsi la propria preda già in zona.

<< Non trovi sia fantastico? >>

Sussurrò nuovamente rivolta alla figura dentro lo specchio, che questa volta gemette istintivamente nel riconoscere la figura dentro lo specchio davanti alla corvina, sospeso in aria, che riproduceva le azioni del biondino.

<< Ah, non preoccuparti, non è Cristian, ma non trovi che gli somigli in modo pazzesco? >>

La figura nello specchio sgranò gli occhi, prima di gemere in modo  affermativo.

 

 

٭٭٭٭٭٭

 

 

<< E’ strano! >> mormorò una Purosangue dagli occhi color cioccolata e capelli lunghi e setosi del medesimo colore.

<< Non ha tutti i torti, Nobile Yuuki. >> annuì un vampiro di livello D.

<< Smettila di chiamarmi così! >> rimbeccò lei e interiormente ripensò alla persona che gli aveva affibbiato una così pesante spina nel fianco.

È per il tuo bene un corno! Ringhiò mentalmente.

<< Impossibile una diminuzione così drastica di Level End! Zero, cosa ne pensi? >>

Il diretto interpellato – un Purosangue dai lineamenti, seppur spigolosi eleganti, dagli occhi malva e capelli argentei – alzò il capo verso un uomo.

<< Cristian, non ne ho la più pallida idea. Per adesso teniamo la situazione sotto controllo e non esitate a fare rapporto in caso dovessero esserci novità! >>

Sentenziò con fare serio, prima di massaggiare le tempie.

La porta si spalancò di botto, rivelando la figura di un uomo con degli occhiali ridicoli, con indosso una mantellina e i capelli raccolti in una coda da un nastrino viola, che teneva in mano un set di tazzine riempite di un liquido ambra. 

<< Zero-kuuuuuuuun! >>

Il vampiro, sembrò irrigidirsi per poi sbuffare, irritato.

<< Direttore, le sembra il modo di entrare? >>

<< Ma, ma, ma, ma, ma! >>

Continuò questo, mirando con una delle tazzine alle labbra dell’albino.

<< Chiamami papà! Non sono più il Direttore dell’Associazione! >>

La reazione del ragazzo fu palese: arrossì lievemente a quella svista e deviò agilmente la tazza afferrandola al volo prima che potesse toccare il suolo. 

<< Ero nel bel mezzo di una riunione! >>

Ringhiò poi, indicando all’uomo le figure all’in piedi.

<< Yukiiiiiii! >>

E la ragazza dai lunghi capelli lisci e morbidi, del colore del cioccolato, riuscì ad intuire il motivo di quel Livello D affibbiatogli dal proprio Nii-san.

<< Waaa! Proteggimi! >> ordinò evitando un abbraccio mortale.

L’uomo dai capelli biondi come il grano, occhi di un verde intenso e  dal sorriso angelico, prese a sedersi davanti all’albino con fare divertito.

<< Mi mancava quest’area così familiare. >>

Sorrise e l’altro tirò i muscoli in modo piccato.

<< Ah. Ah. Cristian avevo un’altra cosa da dirti, ma nella confu- VOLETE SMETTERLA VOI DUE?! >>

Ringhiò improvvisamente l’albino, rimettendo in riga sia il Level D, le urla della vampira e dell’uomo.

Poi, con un’espressione alquanto piccata, tornò a guardare Cristian, che nel frattempo aveva preso a ridere di gusto.

<< Ho mandato Daichi giù in campo, visto che era nei paraggi di due Level End. >>

Cristian annuì e sorrise a Zero.

<< Sono i primi dopo quasi cinque mesi di inattività? >>

Chiese.

<< Già... >> rispose amareggiato l’albino. << Abbiamo chiesto anche man forte al Concilio, ma non hanno la più pallida idea di quello che sta accadendo. >>

<< Kaname onii-san non è ancora riuscito a venirne a capo. Zero, mi spiace. Cercherò di rendermi utile anche io in qualche modo. Ci vediamo, gente! >>

Sorrise, prima di salutare e cominciare una corsa sfrenata per allontanarsi il più possibile da quel posto.

<< Yuuukiiiiiiii! Chiamami papà! >>

Prese a rincorrerla Kaien Cross, con il chiaro intento di coccolarla fino allo stremo.

Cristian rise fragorosamente e Zero si portò una mano alla testa, irritato.

 

 

٭٭٭٭٭٭

 

Sakura oramai aveva perso le speranze di veder spuntare a casa, per ora di cena il proprio bambino.

Anche se tanto bambino non lo era più, il cuore di una mamma non ha tempo.

<< Mamma! Abbiamo fame! >>

Cantilenarono in coro i due gemelli e lei sorrise gentilmente, divertita da quella scenetta giocosa che inscenavano da ben dieci anni, per sollevarle il morale.

<< Siete così affamati, mh? >>

<< Io voglio una torta immeeensa! >> prese a giocare Haku, gesticolando con le mani e aprendo le braccia sulla parola “grande”.

 Sora stette in silenzio.

<< E tu? >>

Chiese cordialmente Sakura, lasciando che qualche ciocca di capelli scivolasse di lato al collo.

<< Spaghetti di soia. >>

Disse solo, imbronciandosi appena per guardare un’altra direzione.

Sakura sorrise ai propri bambini e li attirò a sé, abbracciandoli con trasporto.

<< Siete sempre così affettuosi. >>

Sora fu il primo ad interrompere quell’abbraccio, fulminando la sorella che rideva sotto i baffi.

<< Mi avevi detto che non ci avrebbe abbracciati! >>

Così facendo, cominciarono a rincorrersi per tutta casa, mentre Sakura faceva leva sulla propria autorità per fermare quel gioco pericoloso.

Veloce, agile e forte, acchiappò entrambi i quindicenni per i capelli, trascinandoli poi dalle maglie giù per le scale e portarli sul divano.

<< Fate i buoni! >> sorrise loro. << Com’è andato il pattugliamento? >>

Entrambi sorrisero e cominciarono a parlare in sincrono.

Erano eccitati e i suoi occhi cioccolato, riuscivano a scorgere anche in profondità nei loro animi, conoscendoli meglio di se stessa.

<< Avete fatto rapporto a Zio Zero? >>

Mormorò infine, quando gli animi si placarono.

<< Emh... >> mormorò Haku. << No. >> rispose Sora, specchiandosi negli occhi azzurri della sorella.

Sakura annuì e intimò loro di andare in cucina: la cena sarebbe stata a momenti pronta e Cristian sarebbe rincasato a momenti e Daichi... bhè, quel ragazzo a venti anni, con un lavoro ben retribuito, fascino da vendere e furbizia della madre, sarebbe stato bene; fin quando l’avrebbe beccato e rimproverato severamente, ovvio.

Sakura sorrise fra sé e sé, prima di sentire il rumore di porta aperta e dei passi all’ingresso, poi un << Amore, sono a casa! >>, i versi sdegnati dei propri figli, occupati ad apparecchiare la tavola, e i commenti sarcastici del proprio amore contro i versi precedenti, prima di sentirsi circondare da un abbraccio intriso d’amore.

<< Sono a casa. >>

Sussurrò la voce di Cristian vicino all’orecchio di Sakura e questa sorrise.

<< Bentornato. >>

 

 

٭٭٭٭٭٭

 

 

Daichi aveva in mano la Black Rose, unica arma che, fino a quel momento, aveva una colorazione nera fra tutte quelle anti-vampiro.

<< Tutto qui? >>

Mormorò, insoddisfatto dalla brevità di quel compito.

Si ripulì le mani con un fazzoletto e ripose l’arma sotto la giacca, dove prima giaceva indisturbata, per guardarsi un po’ intorno.

Forse potrei tornare al locale, pensò, ma prima che potesse gettare anche un minimo passo verso la sua meta, il telefono prese a vibrare nella propria tasca: il numero non l’aveva memorizzato.

<< Pronto? >>

Chiese, cordiale.

<< Emh, p-pronto? Daichi Tsucase? Sono Karin, la cameriera del locale... >>

Sorrise alla propria fortuna e s’affrettò a rispondere.

<< Ciao, Karin, posso darti del tu, vero? >>

Dall’altro lato sentì un verso d’assenso e sorrise ancora una volta.

<< Dove vuoi che ti venga a prendere, bellezza? >>

Disse seducente, facendo squittire la ragazza al telefono.

<< Io ho appena finito il mio turno... a casa tua? >>

Daichi si leccò le labbra, soddisfatto.

Non aveva sprecato del tutto il proprio tempo, quella sera.

 

٭٭٭٭٭٭

 

La figura allo specchiò guardò ammaliata le movenze feline di Daichi.

Purtroppo gli ricordavano maledettamente quella persona e le condizioni in cui aveva visto Sakura e Cristian non gli avevano fatto sperare che fossero potenti come un tempo.

Avrebbe dovuto fare qualcosa per uscire da quella posizione di stallo, o sarebbe ricominciato tutto da zero e, no, non avrebbe potuto permetterlo.

<< Non puoi fare nulla. >>

La donna attraversò con solo metà busto il vetro dello specchio, carezzandogli la guancia.

<< Esatto, avresti dovuto uccidermi quella volta! >>

<< Cos’hai intenzione di fare?! >>

Berciò e l’altra scosse le spalle, lasciando che il soprabito che indossava, le calasse giù per tutta la schiena, mostrando un segno maledetto.

<< Sono un X-Project, ricordi? Voglio solo tornare umana! >>

 

   
 
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