Revenge
of Sin.
Era
estate.
Il sole
splendeva alto nel cielo e un filo di vento sferzava docile sul viso di due
ragazzi, gemelli, impegnati a prendere del sole.
Appunto
perché gemelli, i loro lineamenti erano pressoché identici.
L’unica
differenza era il loro carattere: scontroso, bellico e calcolatore, per il
ragazzo; dolce, affettuoso e comprensivo della ragazza; entrambi, però, erano
intelligenti. Molto intelligenti.
La
ragazza fu la prima ad aprire gli occhi di un magnetico azzurro carezzandosi i
capelli cioccolato, lunghi fin metà schiena.
<<
Sora? >>
Chiamò,
gentile, posando sul torace del fratello la mano sinistra affusolata. La sua
voce, diceva chi l’ascoltava, pareva il canto di una sirena e il tintinnio di
campanellini messi insieme.
<<
Mh? >>
Mugugnò
il ragazzo, in modo scontroso.
<<
Si sta facendo tardi. >>
Disse la
ragazza, per niente intimorita dagli atteggiamenti dell’altro.
<<
Tsk. >>
Sbuffò il
ragazzo, aprendo gli occhi.
Rivelò,
con quella mossa, lo stesso azzurro magnetico della sorella che stava
alzandosi.
<<
Sei fastidiosa, Haku! >>
Haku rise
di gusto, portandosi la mano vicino alle labbra per camuffare la risata con un
colpo di tosse.
<<
Certo, certo. >>
E
incrociò le braccia esili dietro la schiena, piegandosi in avanti per avvicinare
il volto a quello di Sora.
Sorrise
compiaciuta.
<<
Vuoi che Daichi ci trovi, ancora?
>>
Automaticamente,
nella mente di entrambi, apparve la figura di un ragazzo con un’espressione
corrucciata da fare paura.
Nelle
fantasie della ragazza, la stessa figura prese a brillare ricoprendo il ruolo
di “Fratellone più figo del mondo”.
Nelle
fantasie del ragazzo, invece, la stessa figura cominciò ad assumere forme
mostruose e contorte di serpenti, vermi o scarafaggi... magari messi insieme!
Sora
ridacchiò in modo sinistro facendo rabbrividire la sorella.
<<
Non mi dire! >>
Sbuffò
cercando di non ascoltare le assurde macchinazioni del fratello.
Sorrise,
Sora, e subito dopo prese la sorella per mano, cominciando a camminare verso
casa.
٭٭٭٭٭٭
La donna
sorrise compiaciuta: Sakura aveva compiuto un ottimo lavoro con quei due.
Gli
sarebbero stati davvero utili, quei bambini.
In fondo,
lei non era invecchiata di una virgola dopo quella
notte di pura paura.
La donna
sorrise, scompigliandosi la corta chioma corvina, precedentemente bionda.
Il
riflesso di uno specchio, dove le figure di Haku e Sora camminavano in modo
spedito verso casa con le mani intrecciate, fece sorridere la donna
sinistramente.
<<
Non trovi che abbia fatto uno splendido lavoro, mh? >>
La
stessa, rivolse gli occhi cremisi su uno specchio alle proprie spalle, per
guardare la figura incatenata all’interno.
La figura
si mosse cercando di forzare le catene, ma l’unica cosa che produsse, fu un
indistinto rumore di catene e alcuni mugolii sommessi.
<<
Hai ragione... >> rifletté la donna ad alta voce. << Sarei dovuta
morire quella notte! >> e prese
a ridere fragorosamente, scoprendosi una spalla per mostrare un marchio
rialzato sulla pelle candida.
٭٭٭٭٭٭
Quella donna gli stava
letteralmente rubando i sensi, pensò Daichi guardando gli occhi scuri di una ragazza al
proprio fianco.
<<
Sei sensuale come un felino, Sachiko. >>
Sussurrò
al suo orecchio, causando alla ragazza una reazione eccessiva: prese a tremare
leggermente dal piacere e avvampò.
Il
ragazzo si leccò le labbra, compiaciuto: se avesse continuato così, quella sera
avrebbe condiviso il letto del proprio appartamento con una delle ragazze più
carine del distretto di Tokyo.
In fondo
lui era un’amante instancabile del gentil sesso.
O forse
amava solo il sesso e le sensazioni
che un corpo delicato come quello di una donna sapesse trasmettere...
Decisamente la soluzione ideale.
Con fare
gentile attirò ancora più a sé la ragazza cingendole le spalle con un braccio.
<<
D-daichi! >>
Gemette
quella, incrociando gli occhi verdi, con delle intagliature di marrone chiaro,
per sciogliersi come cera a contatto col
calore.
Sorrise
il diretto interessato a quella reazione più che calcolata e s’apprestò a
posare le labbra su quelle carnose e rosee della ragazza.
A pochi
centimetri dalla meta, il telefonino gli prese a vibrare nella tasca del
pantalone bianco con la quale le gambe erano fasciate.
<<
Scusami un secondo, dolcezza! >>
Sussurrò
con lo stesso tono ammaliatore il giovane.
Il
display segnava il numero di quel tizio.
<<
Direttore, mi dica. >>
Ed
assunse un’espressione contrita, ascoltando l’interlocutore, spiegare in
dettaglio che in quella zona, avevano localizzato le coordinate di due Level
End.
<<
Ma, direttore Cross, io...! >>
<< Lo so. È il tuo giorno libero, ma sei un
Vampire Hunter, giusto? >>
<<
Giusto. >> rispose il ragazzo, monocorde.
<< Quindi Daichi,fa del tuo meglio! Ricordati
che è un ordine di Zero-kun! >>
La
telefonata si interruppe .
Daichi
ringhiò di rabbia e osservò di sottecchi il bel bocconcino seduto ad aspettarlo
con le gambe incrociate.
Sospirò
tornando al tavolo del locale sotterraneo in cui si trovavano – uno di quelli
con i tavoli rotondi e il sedile unico, tondeggiante – e con una mano, richiamò
la cameriera che non l’aveva lasciato un momento con gli occhi dal proprio
ingresso.
<<
Per favore, potrei chiederti il conto? >>
La
ragazza dalle movenze feline e sensuali strabuzzò gli occhi, infastidita.
<<
Come, te ne vai? >>
Chiese,
cercando di dissimulare l’eccitazione che l’aveva presa pensando alla notte.
La cameriera annuì abbagliata e lui sorrise
gentilmente a Sachiko, promettendole una serata indimenticabile.
<<
Ecco a lei. >>
Mormorò
in modo sottomesso la cameriera, facendo trasparire dalle movenze anche altro.
Daichi
sorrise in modo sghembo chiedendo anche una penna.
La
ragazza, sorpresa da quella richiesta, estrasse quella che teneva per le
ordinazioni e guardò stupita quel ragazzo angelico.
<<
Grazie... >> mormorò Daichi a Sachiko prima di alzarsi dopo aver scritto
qualcosa sullo scontrino. << E arrivederci, signorina. >> concluse,
dando penna e scontrino in mano alla cameriera.
Poi uscì
dal locale, tranquillamente.
Quando la
ragazza guardò lo scontrino, sgranò gli occhi: al suo interno vi era annotato
un nome, un cognome, un indirizzo, perfino il numero di un telefono cellulare e
come ciliegina sulla torta, alla fine di tutto, svettava con prepotenza una
calligrafia ordinata ed elegante che diceva “Call
me.”
٭٭٭٭٭٭
La donna
sorrise ancora e guardò con occhi avidi di curiosità le mosse del giovane uomo.
Aveva
mandato due level End in zona e, con sua grande sorpresa, aveva anche avuto
fortuna.
Proprio
lei, che da quella notte aveva perso
tutto a causa di quella donna, aveva
avuto fortuna nel trovarsi la propria preda già in zona.
<<
Non trovi sia fantastico? >>
Sussurrò
nuovamente rivolta alla figura dentro lo specchio, che questa volta gemette
istintivamente nel riconoscere la figura dentro lo specchio davanti alla corvina,
sospeso in aria, che riproduceva le azioni del biondino.
<<
Ah, non preoccuparti, non è Cristian, ma non trovi che gli somigli in modo
pazzesco? >>
La figura
nello specchio sgranò gli occhi, prima di gemere in modo affermativo.
٭٭٭٭٭٭
<<
E’ strano! >> mormorò una Purosangue dagli occhi color cioccolata e
capelli lunghi e setosi del medesimo colore.
<<
Non ha tutti i torti, Nobile Yuuki. >> annuì un vampiro di livello D.
<<
Smettila di chiamarmi così! >> rimbeccò lei e interiormente ripensò alla
persona che gli aveva affibbiato una così pesante spina nel fianco.
È per il tuo bene un corno! Ringhiò mentalmente.
<<
Impossibile una diminuzione così drastica di Level End! Zero, cosa ne pensi?
>>
Il
diretto interpellato – un Purosangue dai lineamenti, seppur spigolosi eleganti,
dagli occhi malva e capelli argentei – alzò il capo verso un uomo.
<<
Cristian, non ne ho la più pallida idea. Per adesso teniamo la situazione sotto
controllo e non esitate a fare rapporto in caso dovessero esserci novità!
>>
Sentenziò
con fare serio, prima di massaggiare le tempie.
La porta
si spalancò di botto, rivelando la figura di un uomo con degli occhiali
ridicoli, con indosso una mantellina e i capelli raccolti in una coda da un
nastrino viola, che teneva in mano un set di tazzine riempite di un liquido
ambra.
<<
Zero-kuuuuuuuun! >>
Il
vampiro, sembrò irrigidirsi per poi sbuffare, irritato.
<<
Direttore, le sembra il modo di entrare? >>
<<
Ma, ma, ma, ma, ma! >>
Continuò
questo, mirando con una delle tazzine alle labbra dell’albino.
<<
Chiamami papà! Non sono più il
Direttore dell’Associazione! >>
La
reazione del ragazzo fu palese: arrossì lievemente a quella svista e deviò
agilmente la tazza afferrandola al volo prima che potesse toccare il
suolo.
<<
Ero nel bel mezzo di una riunione! >>
Ringhiò
poi, indicando all’uomo le figure all’in piedi.
<<
Yukiiiiiii! >>
E la
ragazza dai lunghi capelli lisci e morbidi, del colore del cioccolato, riuscì
ad intuire il motivo di quel Livello D affibbiatogli dal proprio Nii-san.
<<
Waaa! Proteggimi! >> ordinò evitando un abbraccio mortale.
L’uomo
dai capelli biondi come il grano, occhi di un verde intenso e dal sorriso angelico, prese a sedersi davanti
all’albino con fare divertito.
<<
Mi mancava quest’area così familiare. >>
Sorrise e
l’altro tirò i muscoli in modo piccato.
<<
Ah. Ah. Cristian avevo un’altra cosa da dirti, ma nella confu- VOLETE SMETTERLA
VOI DUE?! >>
Ringhiò
improvvisamente l’albino, rimettendo in riga sia il Level D, le urla della
vampira e dell’uomo.
Poi, con
un’espressione alquanto piccata, tornò a guardare Cristian, che nel frattempo
aveva preso a ridere di gusto.
<< Ho
mandato Daichi giù in campo, visto che era nei paraggi di due Level End.
>>
Cristian
annuì e sorrise a Zero.
<<
Sono i primi dopo quasi cinque mesi di inattività? >>
Chiese.
<<
Già... >> rispose amareggiato l’albino. << Abbiamo chiesto anche
man forte al Concilio, ma non hanno la più pallida idea di quello che sta
accadendo. >>
<<
Kaname onii-san non è ancora riuscito a venirne a capo. Zero, mi spiace.
Cercherò di rendermi utile anche io in qualche modo. Ci vediamo, gente!
>>
Sorrise,
prima di salutare e cominciare una corsa sfrenata per allontanarsi il più
possibile da quel posto.
<<
Yuuukiiiiiiii! Chiamami papà!
>>
Prese a
rincorrerla Kaien Cross, con il chiaro intento di coccolarla fino allo stremo.
Cristian
rise fragorosamente e Zero si portò una mano alla testa, irritato.
٭٭٭٭٭٭
Sakura
oramai aveva perso le speranze di veder spuntare a casa, per ora di cena il
proprio bambino.
Anche se
tanto bambino non lo era più, il cuore di una mamma non ha tempo.
<<
Mamma! Abbiamo fame! >>
Cantilenarono
in coro i due gemelli e lei sorrise gentilmente, divertita da quella scenetta
giocosa che inscenavano da ben dieci anni, per sollevarle il morale.
<<
Siete così affamati, mh? >>
<<
Io voglio una torta immeeensa! >> prese a giocare Haku, gesticolando con
le mani e aprendo le braccia sulla parola “grande”.
Sora stette in silenzio.
<<
E tu? >>
Chiese
cordialmente Sakura, lasciando che qualche ciocca di capelli scivolasse di lato
al collo.
<<
Spaghetti di soia. >>
Disse
solo, imbronciandosi appena per guardare un’altra direzione.
Sakura
sorrise ai propri bambini e li attirò a sé, abbracciandoli con trasporto.
<<
Siete sempre così affettuosi. >>
Sora fu
il primo ad interrompere quell’abbraccio, fulminando la sorella che rideva
sotto i baffi.
<<
Mi avevi detto che non ci avrebbe abbracciati! >>
Così
facendo, cominciarono a rincorrersi per tutta casa, mentre Sakura faceva leva
sulla propria autorità per fermare quel gioco pericoloso.
Veloce,
agile e forte, acchiappò entrambi i quindicenni per i capelli, trascinandoli
poi dalle maglie giù per le scale e portarli sul divano.
<<
Fate i buoni! >> sorrise loro. << Com’è andato il pattugliamento?
>>
Entrambi
sorrisero e cominciarono a parlare in sincrono.
Erano
eccitati e i suoi occhi cioccolato, riuscivano a scorgere anche in profondità
nei loro animi, conoscendoli meglio di se stessa.
<<
Avete fatto rapporto a Zio Zero? >>
Mormorò
infine, quando gli animi si placarono.
<<
Emh... >> mormorò Haku. << No. >> rispose Sora, specchiandosi
negli occhi azzurri della sorella.
Sakura
annuì e intimò loro di andare in cucina: la cena sarebbe stata a momenti pronta
e Cristian sarebbe rincasato a momenti e Daichi... bhè, quel ragazzo a venti
anni, con un lavoro ben retribuito, fascino da vendere e furbizia della madre,
sarebbe stato bene; fin quando l’avrebbe beccato e rimproverato severamente, ovvio.
Sakura
sorrise fra sé e sé, prima di sentire il rumore di porta aperta e dei passi
all’ingresso, poi un << Amore, sono a casa! >>, i versi sdegnati
dei propri figli, occupati ad apparecchiare la tavola, e i commenti sarcastici
del proprio amore contro i versi precedenti, prima di sentirsi circondare da un
abbraccio intriso d’amore.
<<
Sono a casa. >>
Sussurrò
la voce di Cristian vicino all’orecchio di Sakura e questa sorrise.
<<
Bentornato. >>
٭٭٭٭٭٭
Daichi
aveva in mano
<<
Tutto qui? >>
Mormorò,
insoddisfatto dalla brevità di quel compito.
Si ripulì
le mani con un fazzoletto e ripose l’arma sotto la giacca, dove prima giaceva
indisturbata, per guardarsi un po’ intorno.
Forse potrei tornare al locale, pensò, ma prima che potesse
gettare anche un minimo passo verso la sua meta, il telefono prese a vibrare
nella propria tasca: il numero non l’aveva memorizzato.
<<
Pronto? >>
Chiese,
cordiale.
<< Emh, p-pronto? Daichi Tsucase? Sono Karin,
la cameriera del locale... >>
Sorrise
alla propria fortuna e s’affrettò a rispondere.
<<
Ciao, Karin, posso darti del tu, vero? >>
Dall’altro
lato sentì un verso d’assenso e sorrise ancora una volta.
<<
Dove vuoi che ti venga a prendere, bellezza? >>
Disse
seducente, facendo squittire la ragazza al telefono.
<< Io ho appena finito il mio turno... a casa
tua? >>
Daichi si
leccò le labbra, soddisfatto.
Non aveva
sprecato del tutto il proprio tempo, quella sera.
٭٭٭٭٭٭
La figura
allo specchiò guardò ammaliata le movenze feline di Daichi.
Purtroppo
gli ricordavano maledettamente quella
persona e le condizioni in cui aveva visto Sakura e Cristian non gli
avevano fatto sperare che fossero potenti come un tempo.
Avrebbe
dovuto fare qualcosa per uscire da quella posizione di stallo, o sarebbe
ricominciato tutto da zero e, no, non avrebbe potuto permetterlo.
<<
Non puoi fare nulla. >>
La donna
attraversò con solo metà busto il vetro dello specchio, carezzandogli la guancia.
<<
Esatto, avresti dovuto uccidermi quella volta! >>
<<
Cos’hai intenzione di fare?! >>
Berciò e
l’altra scosse le spalle, lasciando che il soprabito che indossava, le calasse
giù per tutta la schiena, mostrando un segno maledetto.
<<
Sono un X-Project, ricordi? Voglio
solo tornare umana! >>