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Autore: BogartBacall    19/10/2012    1 recensioni
Era passato ormai più di un anno dalla fine della guerra e il mondo magico aveva ricominciato lentamente a vivere. I negozi avevano pian piano riavviato la loro attività, i superstiti avevano ricostruito le loro case e ripreso il loro lavoro e i colpevoli erano stati puniti. Buoni da una parte, cattivi dall'altra: era una cosa naturale, quasi fisiologica. Questo per chi aveva trovato una sua collocazione, fra i buoni o i cattivi. Questo per tutti, tranne che per Draco Malfoy.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Era passato ormai più di un anno dalla fine della guerra e il mondo magico aveva ricominciato lentamente a vivere. I negozi avevano pian piano riavviato la loro attività, i superstiti avevano ricostruito le loro case e ripreso il loro lavoro e i colpevoli erano stati puniti. Buoni da una parte, cattivi dall'altra: era una cosa naturale, quasi fisiologica. Questo per chi aveva trovato una sua collocazione, fra i buoni o i cattivi. Questo per tutti, tranne che per Draco Malfoy.

Draco Malfoy non l'aveva mai capito da che parte volesse stare. Da bambino, ovvero finché il Signore Oscuro, come era stato educato a chiamarlo, non aveva fatto il suo ritorno, l'adorazione per suo padre era troppa per poter anche solo pensare di non ammirare l'altro lato della magia. Quando, però, Voldemort da semplice fantasma dei bei tempi andati era divenuto una spaventosa realtà, Draco aveva scoperto di aver ereditato dall'adorato papà il lato peggiore del suo carattere: la codardia. Draco aveva paura. Paura di quell'essere che il genitore temeva ma idolatrava, paura che gli altri potessero accorgersi di quello che provava, che potessero leggergli nella mente e non rispettarlo più come prima, solo per il fatto che temeva colui che tutti i suoi amici veneravano, paura di deludere i suoi genitori, perché non riusciva a controllare quella sensazione.

Dopo che suo padre era stato rinchiuso ad Azkaban il senso di responsabilità nei confronti di sua madre e del buon nome della famiglia Malfoy gli aveva impedito di esternare i suoi timori ed era così finito con un marchio nero di troppo sul braccio e una missione impossibile da compiere. Il suo fallimento, preventivato da Lord Voldemort, era stato solo l'ultima pagina nella gloriosa storia della famiglia Malfoy: tutti, anche coloro che erano sempre stati amici, ammiratori, fedeli servitori, li avevano derisi, denigrati, umiliati. Draco era passato dall'essere il sovrano indiscusso di Serpeverde, ammirato e rispettato, all'invisibilità: nessuno più lo considerava, eccezion fatta per i soliti Tiger e Goyle, talmente idioti da non rendersi nemmeno conto che la loro guida ora valeva meno di zero, e per Zabini, che si era sempre mantenuto al di sopra di tutto quello. Aveva pensato di ribellarsi, di lasciare tutto e fuggire, sì, fuggire, perché era impensabile passare dall'altra parte, i suoi non gliel'avrebbero mai permesso, così come gli altri non l'avrebbero mai accettato, per come si era sempre comportato. Come al solito, gli era mancato il coraggio ed era rimasto dov'era, tentando di rimediare ai suoi errori salvando Potter dalla cattura, in un goffo tentativo di redenzione.

Finita la guerra era venuto il momento del processo: ore, giorni, mesi trascorsi davanti al Wizengamot per sentirsi proclamare innocente, reo soltanto, a loro dire, di essere nato nella famiglia sbagliata, alle cui regole aveva dovuto sottostare. Cruciali si erano rivelate le deposizioni di Potter e dei suoi amichetti, che, ancora una volta, nel loro delirio di “bontà e redenzione per tutti”, lo avevano voluto salvare. Come se lui volesse essere salvato.

Per alcuni mesi, dopo la fine del delirio, si era ritrovato a pensare che, forse, un bel periodo di riabilitazione ad Azkaban come la zia Bella anni prima non gli avrebbe fatto poi così male. Almeno avrebbe scontato una pena. Almeno si sarebbe tolto quel senso di peso dallo stomaco. Era stato marchiato, era stato ad un passo dall'uccidere Silente (anche se nessuno aveva mai lontanamente pensato che il codardo Malfoy l'avrebbe fatto, quel passo), aveva visto uno dei suoi migliori amici morire in nome di una causa che, come lui, aveva sposato per partito preso, ma nonostante questo non c'erano altri capi d'imputazione a suo nome, se non quello di essere stato un Mangiamorte. I buoni, da un lato, lo compativano, ma ancora lo guardavano con sospetto. I cattivi, dall'altro, lo consideravano un traditore, preoccupato più della propria pelle che della Grande Causa Persa di Lord Voldemort.

Non si stupiva, dunque, se attorno a lui, ora, c'era il vuoto. Niente amici, niente nemici: da entrambe le parti tutti sembravano essersi dimenticati di lui, con sua enorme gioia. L'unico con cui avesse continuato ad intrattenere alcun tipo di rapporto era Blaise, proprio per quell'atteggiamento super partes che aveva deciso di mantenere durante la guerra. Non sapeva come la pensasse a proposito di supremazia del sangue puro e tutte quelle altre stronzate. Certo, a scuola in un paio di occasioni aveva etichettato come traditori del loro sangue alcuni compagni, ma a sedici anni, circondato da un nugolo di fanatici, probabilmente chiunque l'avrebbe fatto. Ad ogni modo fra loro c'era questo tacito accordo per cui non si parlava mai della propria posizione sulla guerra e a Draco andava bene così. Dio solo sapeva quanto avesse bisogno di un amico. E solo il solito Dio sapeva quanto aveva bisogno di trovare un equilibrio, il suo equilibrio.


   
 
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