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Autore: wordsaredeadlythings    19/10/2012    3 recensioni
Alcuni istanti dopo, proprio mentre l'ascensore stava raggiungendo il terzo piano, un cigolio alquanto sinistro trillò nelle orecchie dei due occupanti del cubicolo. L'ascensore si fermò con uno scossone decisamente violento. Gerard ondeggiò, e per alcuni istanti rischiò quasi di perdere l'equilibrio, ma riuscì a rimanere miracolosamente in piedi. Frank, d'altro canto, non riuscì a trovare altri appigli se non la giacca di Gerard, così si ritrovò a stringere con forza la giacca azzurra di quest'ultimo, quasi fino a romperla.
[...]
- Ehy! - trillò Frank, battendo un pugno contro la porta metallica dell'ascensore - Ehy! Mi sentite? Mi sentite? Rispondete, cazzo! -
"No, non può essere vero" Gerard rimase immobile, totalmente spiazzato dagli eventi "Non può essere assolutamente vero!"
Frank sbuffò, rabbioso, dando un calcio alla porta dell'ascensore, che vibrò violentemente prima di tornare al suo posto, immobile.
- Siamo bloccati - annunciò Frank, voltandosi verso Gerard.

Gerard e Frank.
Un incontro causale, un amicizia nata da una brutta giornata.
Due persone che hanno bisogno di essere salvate, da se stesse e dal mondo che li circonda.
Può tutto questo evolvere, diventare qualcosa di più?
[Frerard]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Nuovo personaggio | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I’m here to stay and make the difference that I can make
 


VIII.
Sunday Morning.

 
 
 
 
Frank adorava la domenica.
Di domenica le cose sembravano tutte più tranquille, leggere e delicate. Poteva svegliarsi tardi, prepararsi un the, guardare la TV fino all’ora di pranzo, oppure poteva uscire insieme a Megan, camminare insieme a lei per le vie della città, magari andare in uno dei numerosi negozi di dischi della città e comprarsene uno. Oppure poteva prendere la sua vecchia chitarra e strimpellare qualcosa, in onore dei bei vecchi tempi adolescenziali, durante i quali era stato il chitarrista di svariate band, a volte anche contemporaneamente. Dopo essere approdato a New York, però, si era ritrovato così assorbito nei ritmi di quella città che non era più riuscito a riprendere in mano le redini del suo sogno iniziale, ovvero creare una band e sfondare. Frank aveva ancora una voglia assurda di realizzare quell’enorme sogno, e stava aspettando l’occasione giusta.
Ma al momento, quello era l’ultimo dei suoi pensieri.
Il ragazzo si accucciò ancora di più contro il cuscino, per poi sorridere appena. Quel letto si avvicinava molto all’idea che Frank aveva di “paradiso”: morbido, caldo, accogliente e familiare. Voleva solamente passare il resto della sua vita avvolto da quel calore morbido e dolce, gli sarebbe bastato.
Proprio mentre stava per coprirsi il viso con le coperte, delle braccia scivolarono dolcemente intorno alla sua vita, e Gerard lo trascinò più vicino a sé, stringendolo con dolcezza, come i bambini fanno con i peluche. Frank tenne gli occhi ben chiusi, mentre il ragazzo appoggiava il mento sull’incavo tra il collo e la spalla del ragazzo.
« Uhm… non ho voglia di alzarmi » mugugnò Gerard, strofinando la guancia contro quella dell’altro.
« Qualcosa ti fa pensare che io abbia voglia di alzarmi? » borbottò l’altro, voltandosi per affondare il viso nel petto di Gerard. Sentì il più grande ridacchiare, mentre le gambe di Frank si intrecciavano con quelle dell’altro.
Rimasero così per alcuni istanti, beandosi semplicemente della reciproca presenza, in silenzio. Frank inspirò con forza il profumo dolce di Gee, una fragranza che non sapeva identificare con qualcosa di materiale, ma che avrebbe riconosciuto tra mille. Era un profumo così familiare, sapeva di casa.
Gerard cominciò a far scivolare le dita tra i corti capelli dell’altro con dolcezza, tenendo gli occhi ben chiusi. Aveva quasi paura che, aprendoli, avrebbe scoperto che tutto quello era un sogno: Frank, quel letto, quel profumo, quella casa e quei momenti di perfetta felicità. Strinse un po’ più forte Frank a sé, come se temesse di sentirlo scivolare via all’improvviso, e il più piccolo mugugnò qualche parola sconnessa.
« Hai detto qualcosa, Frankie? » mormorò l’altro, curioso.
« Niente. E’ solo che… »
« Cosa? »
« Non voglio perderti. Mai » sussurrò l’altro, stringendolo un po’ di più, e Gerard sentì un tuffo al cuore. Aprì gli occhi di scatto, e sentire Frank ancora tra le sue braccia lo fece sorridere come un cretino. O come una persona felice. Doveva ancora capirlo, ma non era importante, al momento: Frank era lì, lui era lì, e andava tutto bene perché non c’era bisogno di nient’altro.
« Neanche io voglio perderti » Gerard si divise da Frank solo per guardarlo negli occhi « Mai »
Frank sorrise, sollevandosi appena solo per raggiungere le labbra di Gerard, e il ragazzo rispose a quel bacio con dolcezza e trasporto. Le labbra di Frank erano morbide, calde e maledettamente dolci: Gee avrebbe voluto baciarlo tutta la vita, senza smettere mai, senza riprendere più fiato.
I due si separarono, e Frank sgranò gli occhi, come se avesse improvvisamente realizzato una cosa.
« Megan! » esclamò, scattando seduto.
« Megan? »
« Sì! L’avevo invitata a pranzo, e… Cazzo. » Frank si voltò verso Gerard, abbozzando un sorrisetto triste « Mi dispiace tanto »
« Non importa, dai! » esclamò l’altro, sorridendo « Se vuoi ti dò una mano… »
« Perfetto! » esclamò il ragazzo, scattando in piedi. Recuperò un paio di vecchi pantaloni di una tuta ed una maglietta azzurrina venti volte più grande di lui, per poi voltarsi verso il suo ragazzo con un sorriso « Allora muoviti! » e corse di là.
« Alla faccia di uno che non voleva alzarsi! » esclamò il più grande, facendo in modo che l’altro lo sentisse.
« Si cambia! » esclamò Frank, dalla cucina. Gerard sentì un violento rumore di tegami che venivano sbattuti gli uni contro gli altri, poi un fracasso assurdo, segno che i suddetti tegami erano rovinati a terra.
Gerard scosse la testa, alzandosi in piedi. Si rivestì e, dopo aver rubato le ciabatte più ridicole che riuscì a trovare, a forma di orso con un fiocchetto nero appeso al collo, raggiunse Frank in cucina.
« Allora » esclamò il più piccolo, non appena lo vide entrare « Prima cosa: non voglio mangiare di nuovo pizza d’asporto, quindi vediamo di cucinare qualcosa di commestibile prima che quella piccola peste della mia migliore amica arrivi! »
« Okay. Però ti avverto: io non so cucinare »
Frank si voltò verso il più grande, mostrando un perfetto sopracciglio alzato.
« E secondo te io so cucinare? Vivo di pizze d’asporto! »
Gerard si avvicinò al ragazzo, guardando la schiera di tegami che Frank aveva tirato fuori dai numerosi sportelli della sua piccola cucina.
« Una cosa la so fare… mia nonna mi ha insegnato a fare la frittata al formaggio »
« Il piatto più complicato del mondo »
« Ehy! » esclamò l’altro, dando uno scappellotto al più piccolo, che ridacchiò.
« Dai, frittata al formaggio sia! » esclamò Frank, per poi guardare tutti i tegami con aria lievemente persa.
Gerard ridacchiò, afferrando una padella antiaderente di medie dimensioni, per poi sventolarla davanti al viso dell’altro.
« Cercavi questa? »
Frank l’afferrò, per poi fare la linguaccia all’altro.
« Guarda che lo sapevo, eh! »
« Non lo metto in dubbio » affermò l’altro, anche se il sorrisetto divertito che si formò sulle sue labbra convinse Frank del contrario.
Frank appoggiò la padella sul fornello, per poi rimanere immobile ad osservarla, con la stessa aria un po’ persa di prima. Gerard si trattenne dallo scoppiare a ridere molto faticosamente.
« Okay… e adesso? »
« Qualcosa mi dice che per fare una frittata decente, ci vorrebbero delle uova »
« …Mi stai palesemente prendendo per il culo, Way »
« Lieto che tu te ne sia accorto, Iero »
I due si guardarono, per poi scoppiare a ridere quasi in contemporanea. Dopo essersi ripresi da quell’attacco di risate totalmente ingiustificato, decisero di tornare all’idea iniziale, ovvero quella di cucinare una cavolo di frittata.
« Allora » continuò Frank, schizzando verso il frigo per poi aprirlo « Uova… uova… eccole! »
L’espressione trionfante dipinta sul suo viso quando tornò con le uova in mano fece sorridere Gerard. Il più grande lo guardò mentre, seguendo le sue indicazioni, prendeva le uova e cominciava a romperle nella pentola.
Quando Gerard sentì Frank imprecare con veemenza contro la fragilità delle uova, dopo che la terza si era irrimediabilmente disintegrata nelle sue mani, decise di prendere in mano la situazione: spedì Frank a guardare la TV sul divano, per poi mettersi all’opera. Era una frittata al formaggio, dopotutto. Niente di troppo complicato.
Mentre Frank faceva zapping, spaparanzato sul divano da bravo americano del New Jersey, Gerard riuscì finalmente a sbattere per bene le uova, ottenendo una poltiglia semiliquida dall’aria viscida e schifosa, che presto si sarebbe trasformata in frittata. Aggiunse un cucchiaino di parmigiano alla poltiglia ma, pensando che fosse troppo poco, decise di rovesciare l’intero contenuto della ciotola nella pentola – e la ciotola era quasi totalmente piena.
Dopodiché accese il fuoco sotto la pentola, e osservò soddisfatto quella poltiglia gialla cominciare a cuocersi per bene. Sapendo già in anticipo che ci volesse un po’ per far cuocere quella cosa, si avviò verso il divano arancione di Frank, per poi lasciarsi cadere accanto al più piccolo.
Frank si accucciò immediatamente contro il petto dell’altro, per poi sospirare.
« Se non c’eri tu avremmo mangiato di nuovo pizza d’asporto »
« Ed è un male? »
« Sì, perché quella pizza fa schifo »
Gerard scoppiò a ridere, ma dovette interrompersi praticamente subito: le labbra di Frank avevano bloccato totalmente le risate, e persino le sue facoltà celebrali, a pensarci bene. Dopotutto, a che serviva pensare quando poteva baciare Frank? La sua mente e tutti i suoi problemi scivolavano inevitabilmente in secondo piano quando le sue labbra si incontravano con quelle di Frank. Del suo ragazzo. Amava da morire quella definizione, per Frank: era suo, suo e basta, e nessuno glielo avrebbe portato via, perché lui non lo avrebbe permesso.
Frank mordicchiò con dolcezza il labbro inferiore del più grande, stringendo i capelli neri di quest’ultimo tra le dita. Li tirò lievemente, sempre con dolcezza, mentre Gerard allacciava le sue mani sulla nuca del ragazzo, tenendolo ben stretto a sé.
Continuarono a baciarsi per un po’, almeno fino a quanto Frank non avvertì un lieve profumino di bruciato. Gerard però non sembrava avere la minima intenzione di separarsi da lui, così il più piccolo si ritrovò a chiamarlo tra un bacio e l’altro.
« Gee… »
« Uhm? »
« C’è… puzza di bruciato »
Gerard appoggiò la fronte su quella del ragazzo, per poi annusare l’aria. Effettivamente c’era puzza di bruciato, ma non capiva da dove potesse…
« Cazzo! » esclamò il più grande, saltando in piedi « Oh no, no, no, no… »
Corsero entrambi verso il fornello e, dopo aver spento il fuoco sotto quest’ultimo, osservarono il disastro. Quella che, a livello puramente teorico, doveva essere una frittata al formaggio, si era trasformata in una poltiglia nera ed evidentemente non commestibile.
Frank afferrò una forchetta, per poi cominciare a punzecchiare con aria rapita quel cadavere di frittata che si trovava nella padella, come un bambino può punzecchiare un animale morto sul ciglio della strada con un bastoncino.
« Frank, mi dispiace… » mormorò Gerard, osservando la poltiglia con aria triste « Mi dispiace così tanto… »
« E adesso? » mormorò Frank, continuando a punzecchiare la “frittata”.
« …Non lo so »
« Tempo di cucinare qualcos’altro non ce l’abbiamo. E poi ho finito le uova » Frank si voltò verso Gerard, osservandolo come se possedesse tutti i segreti della vita e dell’universo. « Megan mi sfotterà a vita »
« Su, coraggio… Megan ti sfotterebbe anche se avessimo fatto una frittata decente » Gerard scompigliò i capelli del più piccolo, e lui sorrise.
Fu in quel momento che sentirono la porta spalancarsi.
« Vi prego » esclamò Megan, entrando ad occhi chiusi « Ditemi che non state scopando come ricci sul divano »
« No, certo che no! » esclamò Frank, mentre le guance di Gerard si tingevano di un adorabile color papavero « Per quello c’è il letto, è molto più comodo »
« Frank! » esclamò Gerard, tirando uno scappellotto all’altro, mentre Megan apriva prima un occhio e poi l’altro.
« Lieta di non avervi beccati in atteggiamenti poco casti! » esclamò la ragazza, sorridendo. Dopo alcuni istanti, però, notò che c’era qualcosa di strano nell’aria, e storse il naso. « Perché c’è puzza di bruciato? »
« Abbiamo cercato di cucinare una cosa, ma non ci siamo riusciti »
Megan sbuffò. « Certo che no, tu sei un disastro ambulante, quando ci sei tu non si può mai combinare niente »
« Be’, veramente una cosa l’abbiamo combinata… »
« Frank! » esclamò di nuovo Gerard, avvampando in pochissimi secondi.
« Che c’è? » replicò l’altro, fingendo uno sguardo innocente che poco si addiceva alle sue allusioni precedenti.
Gerard scosse la testa, sbuffando.
« Ci rinuncio! »
« Bravo, io ci ho rinunciato quando avevamo quindici anni! » esclamò Megan « Comunque! Siccome sapevo che in due non avreste combinato niente, e che la colpa di tutto sarebbe stata di Frank… »
« Chi ti dice che è stata colpa mia?! »
« Frank. Ti conosco meglio di chiunque altro. So che è colpa tua »
Gerard ridacchiò, mentre Frank metteva il broncio.
« Allora, sapevo che non avreste preparato niente di niente, quindi… » fu solo allora che entrambi si accorsero che la ragazza teneva in mano una bustina bianca.
Frank conosceva molto bene il logo disegnato sulla busta. I suoi occhi si illuminarono, ed esibì uno dei sorrisi più grandi che Gerard ebbe mai visto sul suo viso.
« Ciambelle! » esclamò il ragazzo, saltellando verso l’amica per poi stritolarla in un abbraccio serrato « Ciambelle! Ciambelle! Oddio, oddio, grazie, grazie, sei unica! »
« N…Non… N-Non r-res…spi…ro » biascicò la ragazza, e Frank la lasciò, permettendole di respirare. La ragazza scosse la testa, lanciando un’occhiata sbalordita a Frank che, nel frattempo, si era appropriato del sacchetto di ciambelle per poi afferrarne una.
« Ancora mi chiedo perché sono tua amica »
« ‘eché ‘i ‘ori » biascicò il ragazzo, con la bocca impastata e piena di ciambella.
Megan scosse la testa, mentre Gerard si lasciava cadere sul divano. I tre si ritrovarono spaparanzati sul divano arancione di Frank, Gerard a sinistra, il proprietario del divano al centro e Megan a destra, tutti con una ciambella in mano, a guardare i noiosi film stupidi della domenica pomeriggio.
Gerard prese un’altra ciambella dal sacchetto, sorridendo. Era una domenica, si trovava nel soggiorno del suo ragazzo, accanto a quella persona stupenda che in così poco tempo era riuscito a rendere la sua vita migliore, in un certo senso, e tutto sembrava finalmente andare per il verso giusto. Sapeva che, presto, le cose sarebbero precipitate, perché era sempre così, ma sul momento non gliene importava poi così tanto: per la prima volta nella sua vita, stava bene.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo bestia rara Autrice
 
 
Aehm. Salve?
No, okay, il fatto è questo: questo capitolo è stato un parto, un vero e proprio parto. Sia a livello di concepimento di idea, sia per struttura e tutto il resto. Volevo scrivere una cosa divertente, ma alla fine è uscita una cosa fluffosa al massimo, gnegnegne (?)
Poi Megan… boh, dovevo trovare un motivo per farli alzare dal letto (anche se molte di voi mi vorranno crocifiggere proprio perché sono usciti dal letto), quindi ho optato per lei, la mia scusa preferita *spupazza Megan* E se qualcuno di voi si sta chiedendo cosa dice Frank a Megan, è "Perché mi adori"
Mi duole ammetterlo, ma i momenti felici, ahimé, sono conclusi. Questo è l’ultimo capitolo totalmente felice, e non ce ne saranno per un po’. Non so quanto, ma saranno un po’.
Nei prossimi capitoli cercherò di dividermi tra Frerard e Mikey e Megan (devo trovare un nome per questo mio nuovo pairing… ci sto lavorando su!), quindi spero di fare capitoli più lunghi, ma come al solito non vi prometto assolutamente niente, perché vado molto ad ispirazione.
Boh, dedico tutto il capitolo alla mia piccola influenzata Mari! Riprenditi ciccia! :*
Come al solito ringrazio i miei cinque angioletti (voi sapete di chi sto parlando e sono una persona ripetitiva, sìsì) perché vi voglio beeeene.
Sì, sono tanto coccolosa ultimamente, quindi regalo un panda a tutte voi! *lancia panda everywhere*
Oh, e sono appena arrivata ad essere tra gli autori preferiti di 41 persone. Cavolo. Quarantuno. Q U A R A N T U N O.
Vi amo tutti e quarantuno!
Bene, ora vi lascio!
Un bacione a tutti quanti,
_Cris
   
 
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