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Autore: FairySweet    20/10/2012    2 recensioni
Un figlio che non vuoi, la consapevolezza di dover scegliere e solo quella dannata paura a mangiarsi viva la razionalità ...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cristina Yang
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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Dentro di te                          Papà ti Ama




Dove sei mammina? Ho paura, è tutto freddo e tu non sei qui ...
il suono costante del macchinario a rompere il silenzio mentre i minuti passavano terribilmente lenti ... Farò il bravo mamma, te lo prometto, continuerò a respirare però ti prego, prendimi in braccio perché non sento più la mia ninna nanna, non sento più il tuo cuore che batte ... “Lo so che hai paura piccolo mio” sospirò posando le mani sul vetro gelido “E so anche che ti abbiamo tirato fuori prima di quanto tu volessi ma ...” tremava, tremava e non faceva niente per nasconderlo.

Aveva costretto Cristina a riposare, l’aveva costretta a restare chiusa in quella maledetta camera separandola da suo figlio.
Chiuse gli occhi qualche secondo cercando di riordinare i pensieri, Julian doveva ristabilirsi perché il parto aveva accentuato i problemi che già aveva.
Un’emorragia celebrale che lentamente, troppo lentamente si riassorbiva, i valori sballati e la difficoltà di respiro, sapeva che la maggior parte di quelle complicazioni erano normali, i bambini nati prematuri presentavano una soglia molto bassa di resistenza allo stress e emorragie di quel tipo erano comuni ma non voleva che Cristina lo vedesse così perché era certo, che se le avesse permesso una cosa del genere lei non si sarebbe più staccata dalla terapia intensiva.
Si sarebbe scordata perfino di mangiare e di dormire e non poteva permetterle una cosa del genere “Papà ha fatto una cosa davvero brutta tesoro” staccò dolcemente una mano bloccandosi a metà tra l’aria fresca e l’incubatrice poi qualcosa scattò dentro di lui, la consapevolezza che un piccolo umano l’avrebbe chiamato papà e si sarebbe stretto a lui, uomo grande e grosso, quando le ombre della notte spaventavano i sogni.
Un contatto delicato, la manina di Julian si strinse attorno al suo dito “Sei così piccolo amore mio”  ... Sei tu papà? ...  inspirò a fondo ricacciando indietro le lacrime, la paura, ogni dannata emozione cercando di lasciare solo quei nuovi sorrisi a scaldargli l’anima ... Puoi portarmi dalla mamma? ... “Devi essere forte Julian, devi lottare e diventare grande perché ci sono un sacco di cose belle che ti aspettano” tirò lo sgabello fino a lì senza staccare un secondo la mano dal bambino “Una cameretta tutta tua, con un bel lettino caldo e tanti giochi colorati e poi la mamma ...” un debole sorriso a colorargli il volto “ ... lei è la cosa più bella del mondo grande e freddo in cui ti abbiamo scaraventato”  ... So che è bella, è la mia mamma, sarà sempre bella ...  “Non è colpa sua, lei sarebbe corsa qui due minuti dopo aver partorito ma ha bisogno di riposare, proprio come te” percorse con un dito il braccio del bambino, un corpicino così piccolo da terrorizzarlo, pesava appena quattrocento grammi, era sottopeso e indebolito dallo stress ma avrebbe lottato, l’avrebbe fatto perché la voglia di vivere scorreva violentemente nelle sue  manine, nella presa forte e decisa che incatenava il suo dito “Ti prometto che la vedrai presto Julian però tu devi avere la forza di respirare, di lottare perché altrimenti io e la mamma piangeremo tanto”  ... Perché papà? Non si piange quando un bimbo chiude gli occhi ma quando vive senza mai poterli aprire. La mamma dice sempre così. Ha paura, tanta paura ma ne ho anche io e ora voglio solo sentire il suo cuoricino ... sentiva le lacrime spingere violentemente contro le palpebre, il respiro rotto dall’emozione e quel maledetto pensiero a vorticargli nella mente : Hai separato una madre dal proprio figlio, hai costretto tua moglie a rinunciare a metà del suo cuore quando, l’unica cosa che continua a chiedere è solo vederlo. Come le spiegherai il perché di questa tortura? Già, come le avrebbe spiegato il perché quando a malapena riusciva a capirlo lui? Il silenzio soffocante riempiva le orecchie, i pensieri, la mano sempre posata accanto al suo bambino e la consapevolezza di aver sbagliato per l’ennesima volta, l’unica consolazione era forse il sedativo che al momento al costringeva a riposare “Il papà ti ama davvero tanto Julian”  ... Anche la mamma? ... sorrise ripensando a poche ore prima, quando, fuori dal reparto un padre con un piccolo angelo tra le braccia camminava avanti e indietro per i corridoi.
Aveva invidiato da morire quel padre perché poteva stringere suo figlio, poteva baciarlo, ascoltarne il respiro mentre lui doveva solo aspettare eppure ora, seduto davanti a Julian sentiva quella stessa invidia scomparire nel nulla, inghiottita dagli occhietti chiusi del suo bambino, dalla sua pelle chiara e da quelle manine che si aggrappavano con forza ad ogni cosa, un altro sorriso a colorare quelle lacrime insolenti  “Il tuo papà ti ama”
  
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