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Autore: Ai_Sellie    20/10/2012    2 recensioni
« Sai, dovresti dimostrare un po’ più di rispetto per i morti ».
« Tsk, » sbuffa Andrew dal ramo su cui si è appollaiato per fumare in pace il sigaro, facendo così voltare il ragazzino nella sua direzione.
« Non porta rispetto nemmeno ai vivi, perché dovrebbe farlo con i morti? »
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta sul prompt "Insegnamelo", dai prompt orfanelli, per la seconda sfida della Staffetta in Piscina indetta da piscinadiprompt. <3
Il titolo è un verso da "Come clean" di Hilary Duff. :3
Non betata. é_è

Forse – ma solo forse, eh! – ho ripetuto un po' troppe volte la parola moccioso. :D
C'è una briciola di slash, ma è proprio una briciola appena appena accennata.



« Sai, dovresti dimostrare un po’ più di rispetto per i morti ».
Inarchi visibilmente un sopracciglio.
Soffi uno sbuffo di fumo verso il cielo e dai un leggero colpo alla sigaretta con l’indice, facendo così cadere un’altra manciata di cenere dentro la bocca spalancata dell’uomo morto che giace ai tuoi piedi.
Il volto del ragazzino che ti ha appena ammonito con così tanto vigore si distorce in un’espressione di puro disgusto e tu sorridi, sinceramente divertita dal comportamento di quello strambo esemplare di essere umano che, al contrario di molti, non è scappato a gambe levate la prima volta che vi siete incontrati; anzi è stato lui stesso a setacciare in lungo e in largo la foresta alla ricerca della tua bottega.
« Tsk, » sbuffa Andrew dal ramo su cui si è appollaiato per fumare in pace il sigaro, facendo così voltare il ragazzino nella sua direzione.
Tu gli lanci giusto un fugace sguardo con la coda dell’occhio, per poi riprendere tranquilla ad aspirare fumo dalla tua sigaretta.
L’ultimo barlume tremolante di una qualche candela si spegne, giù a valle, ed il villaggio che Andrew è stato costretto tutto il giorno a tenere d’occhio per tuo conto piomba nella più totale oscurità.
« Non porta rispetto nemmeno ai vivi, perché dovrebbe farlo con i morti? »
Accenni una risata sommessa ed il ragazzino corruga la fronte, tornando a guardarti negli occhi.
Ha inconsciamente gonfiato appena le guance, come usa fare sempre quando qualcosa non gli va a genio, ed anche se il suo sguardo è fermo e deciso, a te ricorda così tanto un moccioso capriccioso che non riesci a trattenerti dal trovarlo terribilmente adorabile.
Gli sorridi ed altra cenere si deposita sulla lingua del cadavere.
« Dico sul serio, » ripete il moccioso con durezza, strappandoti l’ennesimo moto di tenerezza. Sembra una graziosa libellula intrappolata nella rete di un ragno: sa di avere i minuti – se non addirittura i secondi – contati, ma lotta e si dimena per riconquistare la libertà con così tanto impegno e voglia di vivere che proprio non ci riesci, a non trovarla deliziosa.
« Potresti almeno sforzarti ».
Scrolli le spalle, provandoci sul serio a non metterti a ridere.
« È solo carne in putrefazione, ormai, e pure di pessima qualità ».
Il moccioso ti guarda come se non desiderasse altro che tranciarti di netto la testa con un’ascia e lasciarla rotolare giù per la collina, fino a valle – anzi, con tutte le probabilità si sta addirittura immaginando la scena nei dettagli – e serra i pugni nelle tasche dei pantaloni.
« E con questo? Qualunque cosa merita almeno una briciola di rispetto, » sibila a denti stretti. « Non sei superiore a noi, a me, solo perché sei immortale ».
Scoppi a ridere di gusto.
Spegni la sigaretta ormai arrivata alla fine schiacciandola contro un masso e lasci cadere il mozzicone nella bocca del cadavere; poi incroci le braccia al petto.
« La vita eterna non esiste, moccioso, » sbuffi, leccandoti le labbra.
« È solo che voi esseri umani avete un’aspettativa di vita talmente breve che in confronto io devo sembrarvi immortale. Ma te l’ho detto, se vuoi posso sempre venderti qualche decennio, dietro un adeguato compenso ».
« Non mi interessa, » ribatte subito, facendo un gesto brusco con il braccio come se volesse scacciare le tue parole.
Sposta lo sguardo sulle sagome scure delle abitazioni del villaggio e tu intuisci chiaramente dal leggero tremito della mano che tiene ancora nascosta in tasca che è furioso, si sta solo trattenendo.
Vorrebbe picchiarti, ma non lo fa perché sa di non avere alcuna possibilità contro di te. È cosciente di essere solo una minuscola formica che tu consideri anche piuttosto inutile, ma è una minuscola formica con cui ti piace particolarmente giocare.
« Insegnamelo, allora ».
Il moccioso si volta e ti guarda senza capire.
« Insegnami questo rispetto di cui parli tanto ».
« Perché dovrei? » ringhia con negli occhi una punta di curiosità che a malapena riesce a nascondere dietro alla rabbia e al disgusto nei tuoi confronti.
Il sorriso si trasforma in un ghigno e lentamente ti stacchi dal tronco e cominci a camminare nella sua direzione, oltrepassando il cadavere senza degnarlo della minima attenzione.
« Perché se ci riesci sarai di nuovo libero. Considererò estinto il tuo debito e potrai tornare dall’adorato fidanzato per il quale mi stai vendendo mensilmente parte del tuo prezioso sangue. Gli abbono anche un anno di vita, così se sarai abbastanza veloce nei tuoi insegnamenti potrai passare almeno gli ultimi giorni al suo capezzale, invece che guardarlo morire di vecchiaia da lontano ».
Il moccioso ora ti fissa sconvolto, immobile come una di quelle orribili statue che torreggiano all’entrata del villaggio giù a valle.
Ti fermi ad un soffio dal suo viso e poi semplicemente aspetti, in silenzio, sorridendo.
Passato il primo momento di smarrimento, il suo sguardo si è fatto sospettoso ed anche se è chiaro ad entrambi che vorrebbe prenderti a pugni in faccia fino a rompersi le dita, sai che accetterà.
Perché è un moccioso, innanzitutto, e poi il debito che ha contratto nei tuoi confronti per salvare il fidanzato malato è piuttosto alto.
Non uno dei più alti, nei hai stipulati di peggiori, ma per quanto il suo sangue valga molto – un’ampolla di dimensioni normali piena fino all’orlo di sangue di licantropo può valere fino all’equivalente in denaro di un intero anno di vita umana, se utilizzato per produrre le giuste pozioni – gli occorrono ancora almeno altri cinque secoli per riuscire ad estinguerlo del tutto e nessuna creatura esistente al momento è in grado di vivere tanto a lungo senza che il dolore la corroda da dentro; questo lo sai per esperienza.
Quando il moccioso chiude gli occhi, sai di averci visto giusto per l’ennesima volta.
Solleva le palpebre e torna a guardarti con disprezzo malcelato, allungando il braccio.
« Vedi di mantenere la parola data ».
Sbuffi, alzando gli occhi al cielo.
« Quando te lo ficcherai in quella testa da moccioso che questo è il mio lavoro? Se imbrogliassi i clienti i miei affari ne risentirebbero ».
Gli afferri il braccio con la mancina, estraendo intanto con uno scatto gli artigli dell’altra mano. Con un colpo secco gli strappi la manica della camicia all’altezza dell’avambraccio, poi con l’indice gli incidi il polso.
Il ragazzino sibila di dolore e si irrigidisce.
« Ecco perché continuo a ripetere che voi esseri umani siete tra le creature più stupide e strane con cui mi è mai capitato di fare affari, » sbuffi.
Ti incidi a tua volta un polso e con la punta del dito sporca dell’insolito liquido denso che ti scorre nelle vene – ha lo stesso aspetto del petrolio, ti disse una volta uno strano vecchio con il mantello che sosteneva di venire dal futuro – scrivi nella tua lingua i nuovi termini del contratto sul taglio che gli hai inferto.
« Vi credete e vi comportate come se foste i più forti della Terra, eppure avete dei corpi così fragili ».
Una volta terminato lasci che il sangue del moccioso funga da tramite e registri i cambiamenti nell’accordo, riassorbendosi, mentre tu scavalchi nuovamente il cadavere e torni ad appoggiare la schiena al tronco dell’albero.
Il ragazzino geme di dolore ad occhi chiusi e denti stretti e tu, in attesa che il processo si concluda del tutto, ti accendi un’altra sigaretta – l’unica cosa veramente decente che quell’insolito vecchietto ti abbia lasciato come pagamento.
Quando il moccioso riapre gli occhi sai che qualcosa è cambiato ma hai la conferma che l’accordo si sia concluso a buon fine solo quando ti vede lasciar cadere della cenere nella bocca dell’uomo ed il suo sguardo s’indurisce come se lo avessi appena offeso pesantemente.
« Sai, dovresti dimostrare un po’ più di rispetto per i morti, » ti rimprovera, adesso cosciente del cambiamento del suo metodo di pagamento ma completamente dimentico del motivo per cui è successo e di tutta la discussione appena avvenuta.
Sorridi e soffi una manciata di fumo nella sua direzione.
« Ti adoro, lo sai? »
Andrew alza gli occhi al cielo, sempre appollaiato sul suo ramo, il sigaro ormai finito ed il moccioso quasi arrossisce. Quasi.
Sbuffa e si allontana per recuperare l’arco e le frecce.
« Riuscirò ad insegnartelo, vedrai, » ringhia mentre s’infila in spalla la faretra e si prepara per andare a caccia.
« Buona fortuna, allora. Quando vuoi cominciare sai dove trovarmi, moccioso ».
Rispondi alla sua occhiataccia mandandogli un bacio con la mano, poi lui si addentra nella foresta e tu riprendi a fumare con tranquillità la tua sigaretta.
  
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