Videogiochi > Final Fantasy XII
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Autore: crimsontriforce    03/05/2007    6 recensioni
Ashe è stata cieca. Si chiede come abbia fatto a non accorgersene prima e non si dà pace, ma le sue azioni non furono le uniche dettate dai sentimenti, anche meno puri dell'amore.
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ashe, Rasler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Post-Pharos e pertanto spoiler fino a Pharos, ocio che mordono. Primo scritto su FFXII, primo di molti penso, dato che la completezza della trama del gioco lascia un po' a desiderare. Pesante enfasi sarcastica su "un po'".

Ashe mi piace molto ma, come per... vediamo... tutto il dannatisismo resto del dannatissimo cast con la mezza eccezione di Balthier, ho l'impressione che la narrazione non si soffermi abbastanza sui suoi pensieri, sul suo modo di essere. Povero cast bistrattato dalla trama, e sì che sarebbero così interessanti (a mio gusto almeno). u_u

15minficlet Fool – Doppio Errore

Quando sentì bussare alla porta del suo alloggio, Ashe si affrettò ad appallottolare lo scarabocchio con cui aveva quasi inconsciamente dato forma ai suoi pensieri e a gettarlo in un angolo. Poi, con tutta la dignità conferitale da una vita di pratica, si alzò e si sistemò le vesti prima di far accomodare l’ospite.

Tale sfoggio di etichetta andò probabilmente perso per Vaan, ma era un modo come un altro di sentirsi integra e forte, e il suo cuore provato non aveva bisogno d’altro. Seguì il cenno del giovane e si avviò a discutere con gli altri della miglior strategia per avvicinarsi alla Bahamut.

I suoi sentimenti, però, erano rimasti nel piccolo foglio stropicciato, il disegno infantile di una giovane bendata che con una grande spada uccide un’altra se stessa mentre figure disumane osservano compiaciute.

La nave stava volando in jagd, e un eventuale osservatore si sarebbe molto stupito nel veder formarsi un agglomerato di Mist concentrato accanto al pezzo di carta, quasi fosse una sagoma accovacciata dalle vaghe fattezze Hume. Il foglietto si aprì sotto la pressione magicka e la figura si fermò a lungo ad osservarne il contenuto.

Questo è quello che vi lesse, più chiaro che se vi fosse stato stampato a lettere di fuoco:

Amore mio,

Perdona la mia follia. Il nostro tempo insieme fu breve, ma nulla può scusare la mia cecità: ciechi gli occhi, cieca la spada, più di ogni altro cieco il cuore… anche se quest’ultimo non aveva scelta, perché se avesse tolto le bende che portava per cercare conforto e conferme, e non ne avesse trovate, si sarebbe infranto oltre ogni speranza. Così ho proseguito più e più a fondo nella follia, senza rendermi conto di inseguire un incubo. Mi sono tradita, mio adorato compagno, ma soprattutto TI ho tradito, e non so quanto una tardiva redenzione possa bastare a salvarmi.

Faram

L’ombra ricordava la forma di quei pensieri, e ricordava, in un istante di tagliente consapevolezza, doveri, speranza e possibilità, falsi principi e un’ultima, evitabile freccia.

Faram, mia amata, pace. Tutti i peccati ti sono rimessi, ogni dolore sia accolto e guarito. Non sentirti in colpa e giudicata, tu bella e forte regina di Dalmasca, perché di noi due… l’unico folle sono sempre stato io.

   
 
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