Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: lisbeth_    21/10/2012    2 recensioni
Dopo quasi un anno che il mio account è stato usato solo per leggere, ho finalmente trovato il coraggio di proporvi una delle mie creature... E' una cosa che, come è mia abitudine, ho scritto di getto e di notte, con nelle orecchie la musica di (lo so, è un po' incoerente) Rammstein e Subsonica, alla fine ho quasi pianto per quanto ci ho messo l'anima in questo scritto. Spero che possiate apprezzarlo, e sarò lieta di sapere le vostre opinioni in merito, sia positive che negative. Buona lettura! ;)
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buio, inchiostro verde smeraldo che gocciola dalle pareti, inchiostro blu mare che avvolge gli oggetti e li ingoia. Rivoli di latte candido che cercano di incunearsi dentro all’oscurità, si accoppiano con lo smeraldo partorendo sfumature color speranza che cercano di combattere, invano, il blu mare che fagocita tutto. Al centro esatto della stanza c’è un armadio, un armadio pieno di inchiostro nero in agguato, un armadio con uno specchio che riflette e deforma le sfumature che lo circondano.

Davanti allo specchio c’è un fagotto di carne ed emozioni che contorcendosi rigurgita nello specchio ciò che ha dentro, e la lastra famelica le ingoia l’anima. Gli occhi annegati nelle lacrime fissano il vetro desiderando di precipitare nel nero profondo di un altro paio di occhi, di averli così vicini da poterci scomparire dentro per non tornare mai più, sepolta nel caldo antro di uno sguardo che tocca molti ma penetra pochi. La pelle diafana tocca lo specchio gelido, anelando quel momento in cui lei ed un’altra calda pelle si sfiorano, si sfregano, si uniscono quasi a voler diventare una membrana unica; quel momento in cui i due sudori si mischiano e diventano il sudore di un’unica creatura. La carne fragile desidera far parte di quella creatura, rivive infinite volte il momento di dolore e piacere che la porta ad unirsi ad un altro fagotto di carne ed emozioni per formare la super-creatura. Ma non è un dolore cattivo, il cuore lo ama e lo desidera, vorrebbe che quell’istante si prolungasse all’infinito e infinite volte la scena si ripetesse. Cerca il calore crescente di quel momento, vuole che il cervello si scolleghi una volta per tutte e lasci il comando al cuore, alla carne. Ma le lacrime che cadono sulla pelle bruciano come gocce di cera incandescente, si depositano sulle mani e sugli arti come una nevicata, congelando qualsiasi cosa con cui vengono a contatto. E l’unico raggio di sole che può sciogliere la neve è lontano chissà quanto, è anni luce dietro al malizioso vetro dello specchio, è ovunque tranne dove ci sarebbe bisogno di lui. E quando c’è, la luce è talmente forte da accecare, fa male come tanti spilli che si conficcano negli occhi, ma fa sempre meno male del buio pesto. Il dolore del buio è una scarica elettrica potentissima che attraversa il corpo e lo lascia indolenzito e bruciacchiato, in attesa di quei tocchi che potranno curarne le ferite. Ferite che a mano a mano diventano piaghe, e allora nemmeno i tocchi miracolosi potranno guarirle, ma soltanto lenire per un istante le pene di un’eterna sofferenza.

Rivoli di inchiostro scarlatto cominciano a scorrere nell’incredulità dello smeraldo, così diversi e più spaventosi del latte e del blu mare. Rivoli che a poco a poco diventano fiumi, laghi, mari. Pian piano inghiottono gli altri inchiostri, impotenti, si depositano ovunque e impregnano ogni cosa della loro scomoda presenza, si fanno largo in qualsiasi materiale e con una maestria prorompente lo fanno proprio, possiedono con violenza tutta la stanza e solo allora, soddisfatti, smettono di scorrere con la forza di un fiume in piena.

Il fagotto di carne, quasi annegato nel rosso, si è disfatto del rivestimento di emozioni, ora giace nudo e inerme avvolto solo da una spessa coltre di inchiostro che minaccia di non liberarlo mai più. Il fagotto aspetta, aspetta che arrivi il tocco magico che ripulisca la stanza dal rosso e poi si dedichi a lavarlo via dalla sua pelle, a darle un nuovo involucro di emozioni, e magari, un’altra volta, portarlo con sé dentro una nuova super-creatura.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: lisbeth_