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Autore: _brancamenta    21/10/2012    1 recensioni
Un ululato squarciò il silenzio tombale. Il lupo era ritto sulle zampe, con il muso proteso verso la luna piena, i muscoli del collo contratti e le orecchie tese fino all’inverosimile. Le luci delle case iniziarono ad illuminarsi fiocamente e prima che gli abitanti potessero affacciarsi alle loro finestre, il lupo mannaro iniziò a correre rapidamente, con gli altri che riuscivano a stento a rimanere al passo.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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ATTENZIONE! Ripubblico questa One-Shot perchè è praticamente

sprofondata nei meandri delle svariate pagine piene di Fiction

- degne naturalmente di nota, assolutamente! –

e la cosa mi deprimeva, quindi l'ho postata una seconda volta.

Inoltre l’ho corretta e rivista un sacco di volte, gli errori di calligrafia e di sintassi

li ho vaporizzati – anche se sono certa di averne dimenticato qualcuno.

Spero la leggerete, c'ho messo piuttosto impegno, ho cercato di renderla fluida

e soprattutto realistica. Spero con tutta me stessa che i dettagli che ho inserito

siano credibili!

 

 

 

Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso

 

 

La Sala Comune era vuota quando tre corpi mingherlini scomparvero nell’oscurità. Il fuoco scoppiettava caldo e solitario, lasciando un barlume di luce sui comodi divanetti rossi ed oro, completamente vuoti e abbandonati. Uno scalpiccio leggero di piedi era l’unico rumore udibile, ma nessuno poteva vedere con gli occhi la fonte di quei passi. Indisturbati, tre giovani ragazzi scendevano sempre più giù, oltrepassando l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure e la Sala Grande per giungere finalmente nel prato erboso. Un ululato intenso e lontano giunse le loro orecchie.

«Credo sia ora di andare, James. È Remus…»

Il ragazzo di nome James scrutò l’amico sorridendogli ampiamente; gli occhiali si alzarono lievemente per le pieghe del suo naso ben delineato e le sue iridi nocciola s’illuminarono per l’emozione. I capelli color della pece e scompigliati gli davano l’aria di ciò che era: giovane, bello, gaudente, senza regole. Per lui leggi e punizioni erano solo ostacoli, dei sassi da sorpassare o da calpestare senza troppa premura. Gli bastava una mappa e degli amici fidati; nemmeno l’amore per Lily, la ragazza pudica e un po’ saputella della sua stessa casa – Grifondoro –, poteva frenare la sua passione per il rischio.

«Peter, muoviti o faremo giorno.» sussurrò al ragazzo macilento dai radi capelli biondi e coi denti lunghi e sporgenti da ratto. Si fermarono davanti ad una radura, con al centro un enorme albero con fronde cespugliose e frenetiche. «E stai attento alle radici del Platano o rischiamo grosso anche stavolta!»

Peter annuì entusiasta, gli occhi ricchi di ammirazione. Pian piano divenne più piccolo, i vestiti gli erano sempre più larghi, la testa scomparve dal colletto della camicia e i piedi e le mani non erano più visibili nelle maniche o nei pantaloni. La divisa cadde a terra e poco dopo ne fece capolino un topo delle dimensioni di un vasetto di vermicoli. Scivolò da sotto il mantello e con cautela si arrampicò nella corteccia dell’albero e premette il nodo che immobilizzava i suoi rami. Il ratto proseguì verso il tunnel che si nascondeva sotto il tronco dell’enorme Platano, diretto verso l’amico che sentiva ululare frenetico in lontananza nella galleria.

«Insomma, hai intenzione di venire da me quest’estate?» chiese James, sfoggiando un brillante mezzo sorriso. Tolse dalle loro teste il mantello dell’invisibilità e chiuse la mappa che teneva in mano sussurrandole un vago e distratto “Fatto il misfatto”. Iniziò a sfilarsi la divisa, osservando la testa leggermente cespugliosa dell’amico. «Dovrai darti una pettinata, fratello, o mia madre cercherà di metterci le mani su quella…“cosa”.» il ragazzo, in modo sfacciato, distorse gli occhi e con le mani cercò di enfatizzare la sua frase il più possibile. «E, cambiando un attimo discorso, non osare portare foto insulse di ragazzine babbane mezze nude o Lily diventa gelosa. Sai, si irrita facilmente…»

Le labbra di Sirius si allargarono e lasciarono fuggire una risata un po’ troppo alta del dovuto. I capelli mossi e spettinati del ragazzo erano tanto indomabili quanto lo era il suo carattere; la somiglianza col suo migliore amico era talmente visibile da poterlo considerare ormai un fratello, oltre che compagno di avventure e disavventure.

«Ma quale Lily? Ma se nemmeno ti parla, sta sempre con Mocciosus. Oh…a meno che tu non stia parlando di un’altra Lily, quella delle tue fantasie.»

«Stava, Sirius!» lo corresse. «Stava sempre con Mocciosus. Ora la vedo sempre con la tipa di Corvonero… Come si chiama? Vicky Page? Vedrai, dammi un anno e s’innamorerà di me. Te lo garantisco!»

L’amico scoccò a James uno sguardo scettico, il quale sorrise più ampiamente di prima.

«Non so, James. Secondo me tra Lily e Mocciosus c’è qualcosa di…non so…non c’è da fidarsi comunque. Sta sempre a difenderlo.»

Se possibile, il sorriso del ragazzo s’allargò ancora di più. I denti – tanto bianchi quasi quanto la camicia che stava facendo scivolare a terra – erano nitidi e ben visibili nel buio e un bagliore nei suoi occhi fece capire a Sirius che il suo era uno sguardo ricco di trionfo. «Avery, Mulciber, i Lestrange. Secondo te Mocciosus vorrà farsi vedere ancora con Lily? I suoi amici Serpentelli potrebbero ridergli addosso, non trovi? Purosangue qua, purosangue la. E Lily lo ha già messo in guardia più volte, non lo farà un’altra volta. Non dopo che l’ha chiamata Schifosa Mezzosangue. Ti pare?»

Sirius si slacciò e si tolse gli ultimi indumenti e li posò dietro al solito masso, accanto a quelli di Peter e James, il quale li nascose sotto il mantello dell’invisibilità. Si guardarono e si sorrisero complici un’ultima volta.

«Dopo di te, Ramoso.» disse Sirius, inchinandosi e indicando all’amico il tunnel con la mano.

«Molto gentile, Felpato.»

Presto il corpo di James cominciò a mutare; la pelle liscia lasciò il posto ad un pelo fulvo, la schiena si curvò, mani e piedi si trasformarono in zoccoli, dalla testa spuntarono enormi corna ramificate. Gli occhi neri della bestia si fissarono su quelli del ragazzo, che ancora sorrideva sereno; ma quel sorriso pochi minuti dopo iniziò a mutare in un ghigno fino a diventare un ringhiare amichevole e canino.

In un balzo, lo splendido cervo oltrepassò i rami e le radici dell’albero e s’infilò nel canale scavato sul tronco del maestoso Platano. Dietro di se sentiva il cane seguirlo. Avanzavano sulla terra umida e fredda lasciando piccole tracce di zoccoli e zampe, fino a quando non giunsero davanti a delle scale in legno rovinate e apparentemente decadenti; gli ululati si facevano sempre più intensi e definiti, e il cane, che iniziò a trottare leggermente più veloce, abbaiò, scodinzolando vivacemente la coda.

Il cervo salì le scale, preceduto dalla bestiola dal pelo nero e ispido, e davanti a s’è trovò un enorme lupo mannaro, magro e di un grigio malaticcio, che si ergeva nelle due zampe posteriori. Il topino zampettava sul pavimento della stanza come un forsennato, decisamente esagitato, fermandosi di tanto in tanto ad annusare il legno deteriorato del pavimento o a grattare frettolosamente nei buchi dei mobili. Probabilmente si chiedeva com’era possibile essere davvero li con loro.

Sirius annusò le zampe del lupo e poi si voltò verso la porta, abbaiando agitato. In testa al gruppo più strano che si potesse mai vedere – un cane, un lupo mannaro, un cervo e un topo – scese altre scale, spigolose e altrettanto distrutte, per poi uscire da una porta sprangata a metà.

L’aria fredda e pungente colpì il loro pelo. Davanti a loro, in lontananza, si stagliava un piccolo villaggio avvolto dalla nebbia fitta: Hogsmead, come sempre splendida e tranquilla nella sua desolazione. Il silenzio era palpabile come una lastra di ghiaccio, l’unica luce era quella della locanda, visitata solo dagli ubriaconi e dai maghi oscuri della peggior specie. Il quartetto avanzò piano, i loro musi si muovevano frenetici annusando l’aria circostante, fino a quando al loro udito fine giunse un parlottare sommesso.

«Non dire scemenze, Avery…»

«Ti dico la verità! Mi ha detto che presto le cose cambieranno e che se passiamo dalla sua parte sicuramente godremmo di tutto l’onore che ci spetta.»

Ci fu un lungo silenzio, seguito da un rumore di passi. «Ne va della mia vita, secondo te devo decidere su due piedi?»

«Ti cercherà, vedrai. E bada bene a non dirgli di no quando lo farà…»

Non riuscirono ad ascoltare oltre; i due si erano mossi verso un vicolo per nascondersi da tutto e da tutti. Il cervo avanzò frettoloso ma cauto, ignorando il ringhiare contrariato del cane nero, il quale però lo seguì ugualmente. Si guardarono attorno: ogni casa era addormentata e Hogsmead pareva pietrificata nel buio intoccabile. Il rumore di zoccoli era udibile solo ad orecchie attente e James giunse nelle vicinanze del vicolo senza farsi sentire da nessuno.

«…è sicuro. Non ti permetterà di sfuggirgli. Sangue puro e sangue sporco sono cose ben distinte, e lo so che sei indignato quanto me. Quindi, o riprendi coscienza di ciò che vuoi, o ti conviene nasconderti e non farti trovare da Lui

Due sonori crack ruppero il silenzio successivo a quel discorso insensato, e i maghi si smaterializzarono. I quattro animali ricominciarono ad annusare l’aria e tesero bene le orecchie, in attento ascolto. Un ululato squarciò il silenzio tombale. Il lupo era ritto sulle zampe, con il muso proteso verso la luna piena, i muscoli del collo contratti e le orecchie tese fino all’inverosimile. Le luci delle case iniziarono ad illuminarsi fiocamente e prima che gli abitanti potessero affacciarsi alle loro finestre, il lupo mannaro iniziò a correre rapidamente, con gli altri che riuscivano a stento a rimanere al passo.

Alcuni uomini li indicavano da dietro i vetri, terrorizzati dalla bestia che avanzava: non aveva certo la fama di avere un carattere mansueto; la violenza con cui i lupi mannari mordevano, uccidevano e trasformavano anche i più piccoli era sufficiente a terrorizzare ogni persona comune.

Arrivati al limitare del paese, e oltrepassati alcuni alberi, si fermarono. Annusarono l’aria di nuovo e ripresero fiato. Il topo li raggiunse per ultimo, stremato.

Di nuovo, il lupo mannaro puntò il naso in alto e distese il collo. Emise un ululato breve e mosse le orecchie freneticamente, ma probabilmente non c’era più traccia di quel che aveva sentito prima, perché si rilassò nuovamente.

Il cervo tornò a sorreggersi sulle quattro zampe e spinse con le corna gli altri tre che ancora erano stesi sull’erba. Iniziò a dirigersi nella direzione della scorciatoia per la Stamberga Strillante, con gli altri al seguito. Il cielo stava diventando di color indaco e le stelle quasi non erano visibili, ma la luna piena era ancora li, sopra alle loro teste. Rientrarono da dove erano usciti e salirono le stesse scale che prima avevano attraversato per scendere. La stanza era rovinata e distrutta. C’erano segni di morsi, graffi su tutte le pareti e il letto a baldacchino era a pezzi, le coperte tagliuzzate; il cane dal pelo nero ed ispido ci si stese sopra, guardando incuriosito il lupo che annusava il topolino. Sembrava quasi innocuo.

A poco a poco il corpo della bestia si trasformò. Il muso si appiattì, il pelo scomparve e i denti affilati si trasformarono in splendenti perle bianche da umano. Le pupille divennero più piccole e gli occhi tornarono azzurri e lucidi. Lo sguardo sofferente era perfettamente decifrabile: la trasformazione gli costava troppo.

«Sei un pazzo, Lunastorta.»

«Sono sicuro che finiremo sul giornale, Remus! Diamine che nottata.»

Il ragazzo, con l’aiuto dei suoi amici, si alzò in piedi e si sedette sul letto, vicino a Sirius, di nuovo umano. Remus era un giovane di discreta bellezza: alto, biondo e con occhi brillanti. Il suo viso però era marchiato di tagli e graffi, e anche la sua pelle portava i segni della sua trasformazione. Le occhiaie gli donavano un’aria stanca, ma i suoi amici sapevano che era emozionato tanto quanto lo erano loro.

James battè una mano sulla schiena di Peter. «Sei un po’ lentino a correre, o sbaglio?»

«Piano Ramoso, non è colpa di Codaliscia se non è riuscito a diventare un grosso cervo. Almeno lui ci è utile per non farci uccidere da un albero, sarebbe una morte decisamente pietosa.»

Il quartetto rise, sollevato per essere scampato un’altra volta dai guai. Aiutarono Remus a vestirsi e lo sostennero quando iniziarono ad avviarsi verso il buco del platano. Ancora una volta Peter si trasformò e premette il nodo del Platano per lasciar passare incolumi i suoi amici.

«Parlavamo di Lily prima, sai Lunastorta? Il signorino Ramoso qui presente e chiamato in causa» e Sirius si inchinò teatralmente verso James, che stava prendendo i vestiti e passando il mantello dell’invisibilità e la mappa a Remus «è convinto di conquistarla entro un anno e che lei non ha più nulla a che fare con Mocciosus.»

Una risata bassa e collettiva invase l’aria. «Sul serio James? Amico mio, non sono sicuro che Lily voglia avere a che fare con te, ormai sa bene che tipo sei.»

Il bel giovane sorrise in segno di resa e passò ad ognuno i loro indumenti.

«Però dovete ammettere che ultimamente mi lancia certe occhiate. Gli piaccio.» sentenziò lui. Si abbottonò la camicia e si passò attorno al collo la cravatta color oro e rosso. «Diciamo che piaccio un po’ a tutte.» concluse, ridendo e strizzando l’occhiolino ai suoi amici.

Prese di nuovo in mano la mappa e l’aprì. Ci puntò contro la bacchetta e disse: «Giuro solennemente di non avere buone intenzioni

Subito la mappa si macchiò d’inchiostro fino a mostrare una scritta verde in bella calligrafia:

 

I signori Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso

Consiglieri e Alleati dei Magici Malfattori

sono fieri di presentarvi

LA MAPPA DEL MALANDRINO

 

Sfogliata l’intera mappa, rintracciarono tutte le entrate accessibili, restringendo il campo ad una.

«Vedi qui?» disse Remus indicando delle impronte con su scritto Minerva McGranitt. «Li c’è la professoressa, mentre nell’altro ingresso c’è Vitius. L’unico ingresso che sembra libero è quello della torre dell’orologio, anche se ci toccherà farci tutte le scalinate. Pare per fortuna che quelle siano libere, tranne uno o due prefetti che dovremmo scavalcare il più attentamente possibile. Okay?»

Il gruppetto annuì, questa volta più serio. Di nuovo gli occhi di James brillavano per l’eccitazione e il rischio. Lupin coprì gli altri tre con il mantelli dell’invisibilità; i professori sapevano di lui – lupo la notte di luna piena, uomo ogni giorno – e, anche se ne avesse incontrato uno, questo non avrebbe dubitato vedendolo entrare, stanco e affaticato, dalla porta d’ingresso.

La sala era vuota e i quattro corsero per le scale, saltando con attenzione il solito scalino pericolante. Quando giunsero davanti al ritratto della Signora Grassa, Lupin disse ad alta voce: «Salamandra.»

Immediatamente il ritratto si spostò, mostrando il buco che portava alla sala di ritrovo, ancora completamente deserta.

 

Si concessero un’ora di riposo prima di alzarsi e andare nella Sala Grande. Lupin rimase a letto, stanco e spossato, mentre gli altri tre, non molto meno esausti, si sedettero nel lungo tavolo di Grifondoro a fare colazione.

Come di consueto, il tavolo era apparecchiato e ogni sorta di pietanza offerta loro dagli elfi domestici della cucina aveva un sapore imparagonabile; ma quel mattino il cibo non riusciva a lenire la loro stanchezza. Sirius quasi non riusciva a vedere quello che stava mangiando, gli occhi appannati erano rivolti verso l’alto, in attesa dell’arrivo dei gufi mentre Peter nemmeno mangiava, se ne stava semplicemente con la testa appoggiata al tavolo, sonnecchiando. Solo James pareva non essere stanco, scrutava Lily ridere con la sua compagna, Penelope Terens, poco più lontane da loro.

«Hey, Evans!» disse d’un tratto. «Dormito bene?»

La ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi lo guardò, quasi con fastidio. Era molto bella e radiosa, la pelle chiara era brillante e liscia, le labbra fine non portavano nemmeno più i ricordi del sorriso che stava rivolgendo alla sua amica.

«Perché me lo chiedi?» la voce fredda di lei parve non turbare il ragazzo, che continuò a sorriderle raggiante.

«Curiosità! Vorrei seppellissi l’ascia di guerra, Lily.»

Lo sguardo della rossa cambiò leggermente, in un modo che James non ebbe il tempo di decifrare perché un’orda di volatili invase la Sala Grande. Un grosso gufo grigio fece cadere sulla testa di Peter una copia del giornale. In prima pagina c’era una foto animata di quattro animali che correvano come forsennati per la via principale.

«Silente andrà su tutte le furie, Sirius…» sussurrò James, trattenendosi dal sorridere.

 

La gazzetta del profeta

Avvistato Lupo Mannaro ad Hogsmead: allarme tra i cittadini.

La scorsa notte di luna piena non ha portato sogni tranquilli agli abitanti del piccolo, ma turistico villaggio di Hogsmead. Infatti, intorno a notte fonda, è venuto alla luce un lupo, probabilmente giovane – in figura – il quale ha provocato il panico a coloro che lo hanno avvistato, e non finisce qui: le famiglie di maghi nelle città di Londra, temono per i loro figli, a Hogwarts per studio. Infatti Hogwarts – la Scuola di Magia e Stregoneria per eccellenza – risiede non molto distante dal villaggio e ciò implica un rischio per i giovani maghi. […]

Ma ora passiamo ai fatti. Come si sa, i Lupi Mannari sono tra le bestie più temibili e oscure del mondo magico. Essi si trasformano per una notte al mese, quando la luna è piena, quindi per il resto del tempo sono persone normali e non destano quasi alcun sospetto. Questi esseri sono in grado di trasferire i loro geni ad un altro uomo mordendolo solo sotto forma di lupo, per il resto è docile e non può trasmettere la licantropia ad alcun’altro uomo. […]

Vi raccomando tutta l’attenzione possibile, il lupo potrebbe correre nuovamente per le strade di Hogsmead la prossima notte di luna piena, quindi non uscite di casa in alcun caso o metterete a rischio la vostra forma umana o la vita.

                                                                                                                                                         Mathilda Tensy

 

James guardò l’amico, estasiato e particolarmente divertito. Sirius non capiva come potesse ridere in quel momento. Non era l’ideale essere fotografati e finire in un giornale a turbarlo, anche se l’articolo in questione non parlava di lui propriamente. Temeva di finire nei guai, Silente lo sapeva di certo, lui sapeva sempre tutto.

Intanto James si era girato di nuovo verso Lily, col giornale in mano, voltato ancora sull’articolo di Mathilda. «Hai sentito di questo Lupo Mannaro, Evans?»

La ragazza dai capelli rossi lo guardò di nuovo, meno scocciata di prima. Osservò la fotografia per un paio di minuti e lesse sbrigativa l’articolo. «E’ strano che ci sia un lupo qui. Ma sicuramente non tornerà più, non ad Hogsmead per lo meno.»

«Secondo me invece si! Tornerà sicuramente!» disse il ragazzo, radioso.

«No, ti dico di no.»

«Allora, se il lupo torna mi dai una possibilità, e se non torna ti lascio stare definitivamente, ci stai?»

Gli splendidi occhi di James brillarono alla luce del sole mattutino che filtrava dalle finestre. Lily gli sorrise, lusingata dalla sue attenzioni. Si passò una mano tra i capelli con fare imbarazzato, le guance presero colore e abbassò gli occhi. Lei gli disse di si, ma dai suoi gesti, il ragazzo sapeva che anche se avesse perso la scommessa avrebbe comunque avuto una possibilità. La rossa guardò fugace verso il tavolo dei Serpeverde e notò Severus Piton scrutarla contrariato: era seduto vicino a Mulciber, il quale era concentrato in un discorso con i Lestrange. Gli occhi di lei s’incupirono e tornarono a fissare quelli di James, il quale le porse con gentilezza il giornale. «Dai pure un’occhiata. Ci vediamo a lezione.»

Tornò a sedersi vicino all’amico, il quale lo guardò con aria di rimprovero. «Si da il caso che il giornale fosse mio.»

Ma James non lo ascoltò, stava ancora fissando la sua Lily quando sussurrò con voce sommessa: «Tu non senti il desiderio di un’altra notte a Hogsmead, Felpato?»

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:      Ringrazio chi la leggerà e chi l’ha già letta.

Stavo pensando di scrivere un proseguo sui Malandrini, magari non propriamente sulle loro avventure da Animagus,

ma sulla loro vita ad Hogwarts. E’ una cosa nettamente travolgente ed eccitante pensare a quattro pazzoidi per tutto

il castello, con le loro eventuali storie d’amore e le loro nottate in punizione; quindi ci penserò e se vi interessa, tenete

sott’occhio la pagina delle Fiction. (;

  
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