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Autore: Hyrim    21/10/2012    1 recensioni
Epoca d'oro della colonizzazione Americana, inglesi e Spagnoli che non fanno altro che sfidarsi nel tentativo di affermarsi come i più potenti.
Ed è proprio in questo tempo di corsari e Pirati che il giovane Spagna, Antonio Fernández Carriedo, si trova a dimostrare il suo lato più crudele e spietato... almeno così pare voglia mostrarsi.
peccato che un giorno a raggiungerlo è una sua vecchia conoscenza... Una conoscenza che non ha alcuna esperienza in tutto ciò che riguarda il mare.
Con l'intento di riportarlo in Europa, finirà per perdersi insieme a lui in questo mondo completamente alieno alle sue abitudini, divenendo comunque il suo compagno di avventure... e forse anche qualcosa di più.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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  - Hopp, hopp, hopp, Pferdchen lauf Galopp !
Über Stock und über Steine,
aber brich dir nicht die Beine,
Hopp, hopp, hopp, hopp, hopp, Pferdchen lauf Galopp ! –

La ragazza continuava a battere il ritmo con le mani sul legno del pavimento della cella, dov’era sdraiata tranquillamente fissure il soffitto.
 - Tipp, tipp, tapp, wirf mich ja nicht ab!
Zähme deine wilden Triebe,
Pferdchen, tu mir das zu liebe,
wirf mich ja nicht ab, tip-ti, tap-ti, tap…-

- BASTA, NON CE LA FACCIO PIU’!! –
Sbraitò il pirata all’improvviso, quasi sul punto di strapparsi i capelli.
Cosa c’era di male in una semplice filastrocca per bambini!?
Beh, forse il fatto che aveva canticchiato cose simili ininterrottamente per tutta la notte.
- SMETTILA . DI . CANTARE!! –
Le urlò premendosi le mani sulle orecchie.
- Nein, avevo diritto ad una sola richiesta, e tu mi hai concesso questo.-
… E detto questo aveva ripreso dalla strofa subito dopo a quella durante la quale era stata interrotta.
- Brr, brr, he, Pferdchen, steh jetzt, steh !
Sollst schon heute weiter springen,
muß dir nur erst Futter bringen,
steh doch, Pferdchen, steh, brr, brr, brr, brr, he! –

Il povero marinaio non poté far altro che premersi le mani sulle orecchie, no che la cosa servisse a molto purtroppo.
- Oh, dai! Non ti piace nemmeno questa!? Oh, tranquillo, ne so molte altre…-
- NO, POR FAVOR, ABBI PIETA’!! –
Lei assaporò lentamente quel momento, prese fiato e…
-Es war eine Mutter
die hatte vier Kinder:
den Frühling
den sommer… -
 
Nel frattempo, in tutt’altra zona del veliero si stava respirando un’aria totalmente diversa, nonostante la nottata non fosse trascorsa tranquillamente nemmeno lì.
Di fatti il giovane Spagnolo aveva tentato più volte di addormentarsi, ma ciascun tentativo era miseramente fallito in una marea di sogni contraddittori che non facevano altro che confonderlo di più.
Come aveva fatto quella ragazza ad arrivare laggiù? Perché lo aveva fatto? A cosa puntava? Poteva essere davvero una marionetta nelle mani di quel verme di Inghilterra?
Troppe domande. Troppe.
Si passò una mano sul viso, con un sospiro.
Non poteva continuare così.
Era ora di alzarsi e di scoprire cosa stava succedendo… e così fece.
Non si preoccupò neanche di rimettersi la giacca, la sciabola che lasciò lì appoggiata da un lato, e nemmeno il grande cappello da capitano.
Gli interessava soltanto capire cosa diavolo stesse succedendo sulla sua nave.
Vestito così semplicemente, con la camicia mezza sbottonata che lasciava scoperta gran parte del petto ma soprattutto il rosario dal quale lo Spagnolo non si era mai separato, uscì.
Poteva sembrare un qualsiasi uomo della ciurma visto così, da lontano.
I capelli castani, finalmente lasciati scoperti e non nascosti dalla solita bandana e dal cappello, erano raccolti in un piccolo codino, fermato da un nastro rosso scuro.
Senza dire una parola, ma soprattutto senza farsi sentire, uscì sul ponte respirando la fresca aria dell’ormai prossimo mattino di mare, mentre un freddo venticello, probabilmente proveniente dalle correnti notturne, lo fece rabbrividire.
Erano quasi i primi chiarori dell’alba.
Si incamminò e scese sotto coperta, verso le prigioni.
Chissà a causa di cosa, sentiva una strana sensazione all’idea di riportarsi di fronte a Julchen, come se non fosse sicuro che lei fosse realmente lì, come se potesse essere stato soltanto un sogno…
E a dirla tutta stava cominciando a crederci davvero.
Era convinto che entrando avrebbe trovato soltanto qualche cella vuota…  Ma non fu così.
Entrò e si ritrovò davanti la guardia, in quelle che gli sembrarono condizioni preoccupanti.
L’ufficiale che occupava la posizione di guardia aveva una pessima cera, profonde occhiaie gli solcavano il viso, e se ne stava abbandonato appoggiato contro una parete, lo sguardo perso nel vuoto, le mani premute sulle orecchie.
La ragazza se ne stava invece sdraiata a terra, girata su un fianco.
Sembrava essersi addormentata da qualche ora.
- ¡ Señor Suárez ! - Lo chiamò lui con tono autoritario, ma non troppo alto per non svegliare la prigioniera… il che era strano da parte sua.
– Si può sapere cosa ti è successo!? Hai l’aspetto di un muerto que cammina… - Disse poi.
L’altro alzò appena gli occhi, fissando il capitano con aria sofferente ma soprattutto assonnata.
- Con todo el rispeto, señor… Questa ragazza non sarà MAI più un problema mio. –
Più che un’affermazione sembrava una supplica.
Osservando la sua espressione ed analizzando poi le sue parole, Antonio non trovò la forza di opporsi.
- … Bueno.Está bien. – Disse poi, facendosi da parte per permettergli di uscire.
- Puoi andare. Il tuo turno di guardia è finito. –
L’uomo si alzò ciondolante, reggendosi con una mano alla parete per paura di perdere l’equilibrio, per poi avviarsi verso l’uscita.
- Oh, una cosa más, Suárez ...! –
L’uomo si gelò, quasi sul punto di esplodere, un secondo prima di uscire.
- … Vai a farti una bella dormita. – Proseguì Antonio, congedandolo.
Una volta rimasto solo, riportò lo sguardo sulla prigioniera che dormiva sul pavimento della cella.
Combatté con tutte le sue forze l’impulso di sorridere, osservandola.
Prese le chiavi, aprì la cella e le si avvicinò.
Non si preoccupò neanche di abbassarsi per svegliarla.
Le diede qualche piccolo colpetto sulla nuca con la punta dello stivale: si sarebbe svegliata da sola.
Di fatti, pochi colpetti dopo, parve cominciare a “ritornare fra i vivi” dal sonno.
- N-Nein, Vati… - Sbadigliò, aprendo appena un occhietto. – M-Ma dove…? –
Sbadigliò di nuovo e si girò, restando a fissare lo Spagnolo da terra.
La prima cosa che Tonio notò fu come brillavano i suoi occhietti rossi nel buio, dato che l’unica luce di cui disponevano era il timido chiarore dell’alba che filtrava dalla scala che portava sul ponte e dalla porta aperta.
Quella ragazza aveva un nonché di veramente inquietante in certi momenti, e se non l’avesse conosciuta così bene e da così tanto tempo probabilmente ne avrebbe anche avuto paura.
- ¡ Buenos días, señorita ! – Annunciò osservandola dall’alto.
- Oh, già… tu. – Sbuffò lei, mettendosi seduta. – Che vuoi!? –
- Copriti e vieni fuori. Ti aspetto sul ponte. –
Uscì senza dire altro.
La ragazza rimase lì immobile per qualche secondo, perriprendersi dalla sveglia improvvisa e per tentare di farsi un po’ di ordine mentale prima di ascoltare le parole del ragazzo e uscire, la grande giacca (sempre troppo grande per lei) indossata.
Uscita fuori si trovò bene, accorgendosi che alle prime luci dell’alba non rischiava di soffocare a causa di quel caldo torrido tipico di quel luogo come di solito accadeva.
Si guardò attorno, prima di scorgere la sagoma dello Spagnolo affacciato al parapetto di poppa, quello rialzato sopra la sua stessa cabina.
Attraversò la nave, salì le scale e si fermò accanto a lui ad osservarlo.
- … -
- … -
Ci furono attimi di silenzio, poi lei si appoggiò come era lui e guardò verso l’orizzonte, schiarito da sfumature celesti-rosate tipiche del giorno che prendeva vita.
Nel frattempo un ufficiale era al timone. Non faceva neanche caso a i due, nonostante gli avesse riservato due sguardi appena erano giunti lì.
- Surreale, vero? – Chiese lui all’improvviso.
- Mh? – La ragazza riportò lo sguardo su di lui, che continuava a fissare il mare.
- Intendo… Che sembra di essere fuori dal mondo. Non un rumore, non una distrazione, soltanto il suono dell’acqua e il vento. – Disse lo Spagnolo con aria sognante.
- Ja. – Annuì lei. – Fuori dal… - Sospirò – … Mondo. –
- Ne vale la pena di un viaggio così lungo per una pace simile… Ma credo che per te ci sia sotto dell’altro. –
Si girò verso la ragazza, con sguardo inquisitorio.
Lei restò in silenzio, poi accennò un sorriso.
- Ci tieni davvero tanto a sapere cosa ci faccio qui, eh? –
- Non hai idea di quanto. – Fu la risposta.
- E va bene, te lo dirò. –
Lo Spagnolo sorrise, poggiando il gomito sul parapetto e la testa su quella mano, sempre con lo sguardo rivolto verso la Prussiana. – Sono tutto orecchie. – Disse poi.
Lei si spostò un ciuffo di capelli da davanti gli occhi, si prese il tempo che le serviva, e poi annunciò la tanto attesa risposta.
- Sono arrivata fin qui perché ti stavo cercando. –
Il ragazzo alzò visibilmente le sopracciglia.
- … Cercando me ? –
- E chi altro secondo te!? - Rispose  a quella domanda ovvia, con un sorriso… sorriso che svanì appena riprese a parlare.
- Abbiamo passato così tanto tempo insieme…
Non pensavo che un paese di origini Germaniche ed uno di origini Latine potessero convivere senza scannarsi l’un l’altro...  poi invece ho incontrato te. –
Lo Spagnolo ascoltò in silenzio ogni singola parola. Quasi neanche respirava, data la paura di interromperla.
- Poi sei sparito… Ho aspettato una luna, due…
Sono passati mesi, e ancora non tornavi… così ho deciso di mettermi a cercarti io stessa.
Ho cominciato proprio da casa tua, ho chiesto a chiunque in qualsiasi regione Spagnola… -
Si interruppe un secondo, presa dall’angoscia di tutta quell’odissea che era stata costretta ad affrontare.
- …E alla fine sono arrivata fin qui. –
Terminato il racconto, il ragazzo lasciò andare il parapetto e si girò completamente in direzione della ragazza, fissandola.
- Dopo tutto questo non ce la faccio proprio a considerarti un nemico, Julchen… dopotutto eri soltanto preoccupata per me, mentre io… -
Sospirò, passandosi una mano sul viso.
– Lo siento. Non dovevo trattarti in quel modo. Noi non siamo nemici. –
- …E cosa saremo? – Chiese lei con un filo di voce, fissando il pavimento di legno.
- Amigos… creo. –
Le rispose il ragazzo, sfoderando finalmente uno di quei suoi sorrisi capaci di illuminare tutta la nave.
- Freunde. – Ripeté quella stessa parola nella sua lingua.
- Ja, penso che questa sia una definizione adatta. –
Sorrise anche lei, nel vedere che il dolce Spagna che tutti conoscevano non era svanito, si era solamente nascosto dietro una maschera creata dalla rabbia e dall’odio.
La ragazza alzò lo sguardo scarlatto, incontrando quello smeraldo del giovane.
- Mi sei mancata…- Ammise così lui. – …Ma poco! – Precisò poi, immediatamente.
Lei rise sottovoce, prima di ammettere a sua volta – Anche tu mi sei mancato… poco. –
Ci fu un momento di assoluto silenzio.
Un momento in cui solo gli sguardi palavano.
- … -
- … -
Poi all’improvviso ci fu un boato, quasi capace di sfondare i timpani dei due.
Seguirono delle urla.
La nave venne colpita da un forte scossone che obbligò Julchen ad aggrapparsi al legno del parapetto per non cadere a terra.
- ¡¡ Los Británicos !! –
Altri colpi, altri boati.
- Resta qui!! – Gridò Antonio alla ragazza, completamente colta di sorpresa e disorientata, poco prima di correre via in un insieme di grida e di spari.
Un altro scoppio, stavolta incredibilmente vicino a lei.
Vide pezzi di legno saltare, fuoco e fumo farsi strada attraverso lo scafo della grande nave pirata.
Alzò lo sguardo, prima di scorgere il profilo di un altro vascello non troppo lontano.
Assottigliò lo sguardo, e sfruttando le poche luci del sole non ancora sorto scorse i colori di quella che sembrava una bandiera… La bandiera Britannica.
Un altro lampo di fuoco, un altro scoppio.
Parte del legno su cui stava cedette, la stessa cosa per parte dell’albero dietro di lei.
Purtroppo se ne accorse troppo tardi, e quello gli arrivò direttamente addosso, scaraventandola a terra.
Sentì prima il legno del fondo della nave contro la sua schiena, poi non riuscì ad evitare di sbatterci anche la testa… e a quel punto non sentì più nulla.
Né gli spari, né gli scoppi, né le urla di quel momento che si era trasformato da un paradiso al più totale inferno.
C’era soltanto buio.
 
 
 
 
 
  
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