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Autore: denna    22/10/2012    3 recensioni
Fanfiction che nasce dalla lettura del capitolo 500 e dalla domanda che ne è scaturita subito dopo.
E se quella spada fosse Pantera?
SPOILER!
Questa fic è ambientata in un momento immediatamente successivo all'invasione della Soul Society.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo, Neliel Tu Oderschvank, Urahara Kisuke
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Ciao a tutti! che mi raccontate? Io sono FURIOSA a causa dell'ultimo capitolo! Una parte della mia anima fangherla si sta quasi rassegnando, ma quasi XD. Bando alle chiacchiere, vi lascio con la parte conclusiva che vi avevo promesso. 
Buona lettura! :)

Part 7


 

Combattere i quincy richiedeva un approccio diverso:la Blut Vene vanificava la maggior parte degli attacchi, doveva aspettare che colpissero a piena potenza sfruttando la Blut Arterie, per poter mettere a segno un colpo critico. In poche parole, se lo attaccavano, doveva contrattaccare; se voleva difendersi, doveva comunque attaccare per costringerli a mantenere la Blut difensiva e non essere ferito gravemente.
Era una strategia logorante, ma non per lui. La trovava perfetta: attaccare e basta, finché le difese non crollavano, niente di più semplice. Tuttavia, qualcosa non tornava: non stava combattendo da molto, ma i suoi colpi avevano perso potenza e velocità. Possibile che fosse già a corto di fiato?
Quante energie gli era costato lo scherzetto del gigai? Non se n’era accorto subito, troppo preso dalla rabbia e dall’odio, un carburante potente che brucia in fretta.
Si avventò sul primo che aveva ferito, deciso a concludere lo scontro il prima possibile. L’avversario evitò l’attacco e gli rifilò un calcio che lo fece schiantare sulla cima di un grattacielo.
«Merda!» imprecò, rialzandosi nel cratere causato dall’impatto. Per una volta che andava di fretta, era bloccato in una situazione di stallo. Gettò un’occhiata fugace alla figura immobile riversa sull’asfalto. Uno spostamento d’aria mosse i lunghi capelli azzurri. Si girò in tempo per vedere il secondo arrancar calare la lama sulla sua testa. Alzò il braccio per intercettare il fendente, ma fu di un secondo troppo lento.
«Getsuga Tensho
La densa falce di reiatsu nera scaraventò il quincy lontano da lui, mentre Kurosaki si materializzava al suo fianco.
«Stai bene?» chiese il dio della morte.
«Sono vivo.» sbuffò Grimmjow.Lo shinigami era piuttosto ammaccato, sembrava aver combattuto di recente.
«Hanno attaccato anche me.» disse Ichigo, in risposta all’occhiata obliqua dell’azzurro.
«E’ la prima volta che vengono qui.» commentò il ragazzo dai capelli arancioni, osservando i due arrancar che avevano raggiunto il tetto del palazzo di fronte. «Mi chiedo cosa li abbia spinti ad invadere il mondo reale…».
Due sagome bianche in volo nel cielo notturno interruppero le sue considerazioni.
Ichigo sobbalzò.
«Cosa c’è, Kurosaki?» domandò l’espada, fissando i nuovi arrivati raggiungere i suoi aggressori. Avevano un’aria piuttosto malconcia, per essere dei rinforzi. Si voltò verso il sostituto shinigami, gli occhi ridotti a due azzurre fessure.
«Sono quelli che ti hanno attaccato, vero?» sibilò.
«Si…» rispose Ichigo, in difficoltà. « Li avevo sconfitti, ma mi sono dimenticato che possono continuare a muoversi grazie al Rasotegai!» esclamò dandosi una manata sulla fronte.
«Kurosaki…» fece Grimmjow, prendendo un lungo respiro.
«Si?»
«SEI UN COGLIONE!» gridò a pieni polmoni l’arrancar della distruzione. «Possibile che tu non sia capace di finire i tuoi nemici? La tua esperienza nella gabbia non ti ha insegnato niente?».
Frustò rabbiosamente il terreno con la coda.
«Bel modo di ringaziarmi!» sbraitò la fragola, punta sul vivo. «Sono venuto per aiutarti!»
L’azzurro valutò l’ipotesi di spingerlo giù dal palazzo.
«Ma vaffanculo! Portartene dietro altri due lo chiami aiutare?» ribatté, furente. «E poi, non ho bisogno del tuo aiuto, posso farli fuori da solo.» affermò.
Già, poteva.- rifletté il ragazzo dai capelli arancioni.
Perché, allora, non ci era riuscito?
Si accorse solo in quel momento del velo di stanchezza sulle iridi dell’espada. Nonostante fosse in stato di rilascio e meno ferito di lui, Grimmjow sembrava stare male e la sua reiatsu era molto più debole rispetto a quando aveva combattuto nella Soul Society.
Inoltre, ci sono troppi palazzi ancora in piedi.- realizzò, mentre esaminava il luogo dello scontro. Sapeva per esperienza personale che l’arrancar dai capelli azzurri era totalmente incapace di combattere senza causare danni collaterali.
Fu allora che vide l’ex espada ferita.
«Nel!» esclamò angosciato. Si mosse per soccorrerla, ma una mano gli agguantò la spalla.
«Fermo!» ringhiò l’hollow. «Dobbiamo prima pensare a loro!»
Lo shinigami si liberò bruscamente dalla sua presa.
«Non la lascerò morire!» gridò furibondo. « Non ti importa niente di lei?»
Le iridi azzurre lo trafissero come due lance gelate.
«Non aspettano altro che uno di noi vada ad aiutarla per uccidere entrambi.» spiegò serio Grimmjow. «Stanno sfruttando quella che, voi umani, chiamate compassione.»
Il dio della morte si morse un labbro.
Probabilmente ha ragione. Meglio tenerli concentrati su di noi, che attirare l’attenzione su di lei.
Un pensiero improvviso lo attraversò.
«Da quando sei un esperto di sentimenti umani?» chiese divertito.
«Conoscere i propri nemici può tornare utile.» disse sbrigativo l’arrancar.
Aveva toccato un nervo scoperto.
«Ah, quindi non c’entra niente con il fatto che tu non abbia devastato il quartiere perché Nel è sul campo di battaglia.» asserì con nonchalance, godendosi l’espressione imbarazzata di Grimmjow.
Dolce vendetta.
La lite riprese più violenta di prima.

***

Nel riaprì gli occhi a fatica. Riconobbe le voci di Ichigo e Grimmjow riecheggiare da un punto imprecisato sopra di lei.
Meno male, era venuto ad aiutarli.
 Spalancò le iridi nocciola non appena sentì un epiteto piuttosto volgare gridato a piena voce dal suo compagno.
No. Impossibile.
Non stavano litigando sul serio!Non adesso!
Giurò a sé stessa che, se fosse sopravvissuta, li avrebbe presi a schiaffi.

***

I nemici decisero di avvicinarsi, intanto che osservavano lo shinigami e l’hollow in procinto di scannarsi a vicenda.
«Sapete, non dovreste abbassare la guardia in questo modo…» esordì uno di loro in tono derisorio.
«SILENZIO!» ruggirono all’unisono Ichigo e Grimmjow voltandosi verso l’arrancar che li aveva interrotti. Quello ammutolì e arretrò di svariati passi, mentre i due riprendevano l’alterco.
«Beh, scusa tanto se non sono capace di uccidere senza pietà!» berciò il dio della morte, sarcastico.
“Siamo in guerra, non c’è posto per la pietà!”avrebbe voluto dirgli l’azzurro, ma, poiché aveva beneficiato anche lui della pietà di Kurosaki, non si sentì in diritto di ribattere. Sospirò, sentendo la stanchezza cadergli addosso come un macigno.
Anche il sostituto shinigami rimase in silenzio, lo sguardo che tornava a posarsi sulle figure in bianco.
«Quattro contro due.» constatò.
L’arrancar sbuffò.
«Sono abituato all’inferiorità numerica.»
Nell’Hueco Mundo era la quotidianità.
«Due a testa?»
«Ehm… Veramente» disse timidamente il ragazzo dai capelli arancioni. « Credo sia meglio affrontarli insieme.»
Grimmjow lo guardò come se gli avesse detto che Ulquiorra si era dato al cabaret.
« Te lo scordi!» sbraitò.
Ichigo emise un verso esasperato.
«Perché fai tante storie? Lo sai anche tu che è la soluzione migliore: in due sarà più facile aggirare la Blut Vene; inoltre, io sono ferito e tu potresti tornare normale da un momento all’altro.»
L’hollow digrignò i denti.
«Non piace nemmeno a me.» ammise lo shinigami. « Ma non possiamo perdere altro tempo, dobbiamo fare in fretta.» disse serio, gettando un’occhiata eloquente in direzione del vicolo.
Anche le iridi azzurre saettarono verso la strada, prima di posarsi di nuovo, combattute, sul dio della morte.
«Va bene.»
Il ragazzo annuì e si voltò verso i nemici.
«Quanto tempo puoi rimanere ancora in quella forma?» chiese.
«Il tempo che serve.» rispose l’altro, mentre prendeva posto al suo fianco.
Ichigo si concesse un sorriso.
«Benissimo, andiamo!»
«Spacchiamogli il culo!»

***

Il corpo del secondo quincy cadde al suolo, privo di vita, nel momento esatto in cui trafiggeva il terzo con Tensa Zangetsu. L’ultimo nemico rimasto lo aggredì alle spalle, ma fu freddato da un piccolo dardo verde scuro che si piantò nel suo cranio, insieme ad un altro che sfiorò la guancia del ragazzo e diede il colpo di grazia all’avversario infilzato.
«Fortuna che hai una buona mira!» asserì, rivolto ad un Grimmjow che perdeva lo stato di Resurrecciòn.
«Nah! Se avessi avuto una buona mira, ne avrei centrati tre su tre!» urlò di rimando l’arrancar, prima di girarsi e volare via.
«Bastardo.» mugugnò il dio della morte, mentre seguiva l’azzurro.
Incredibile come l’affiatamento con cui combattiamo insieme sia inversamente proporzionale a quanto andiamo d’accordo.-riflettè. Avevano vinto con una facilità disarmante, si sentiva quasi in colpa, come se fossero stati loro in superiorità numerica.
Atterrarono e raggiunsero Nel.
«State bene?» chiese flebilmente la fanciulla distesa a terra, mettendo a fuoco i volti dei ragazzi.
«Meglio di te, di sicuro.» rispose ironico Grimmjow , prendendola in braccio.
«Meno male…» sospirò l’ex espada, chiudendo gli occhi, sotto lo sguardo dell’azzurro confuso da quella gentilezza fuori posto. Ichigo sorrise.
« Ce la fai a portarla?» domandò, avvicinandosi.
«Si.» ringhiò minaccioso l’espada.
Lo shinigami avvertì il pericolo.
 «No, è che… Sembra pesante.» tentò di giustificarsi. Nel o non Nel, un altro passo falso e l’arrancar della distruzione lo avrebbe fatto secco.
«Pesa meno di quanto pensassi.» replicò brusco Grimmjow, beccandosi una gomitata nelle costole.
«Ouch!»
«Zotici!» strillò Nel «Non potete dire cose del genere davanti a una ragazza!»
«Ehm, scusa.» mormorò il ragazzo dai capelli arancioni, grattandosi la nuca. «Andiamo.»

***

Urahara Kisuke era abituato alle stranezze, erano il suo pane quotidiano; anzi, alcune ne aveva create lui stesso. Ormai esistevano ben poche cose in grado di sorprenderlo realmente.
Come essere salvato e minacciato da un arrancar dai capelli azzurri.
O vedere quello stesso arrancar irrompergli in casa, con una sanguinante Nel tra le braccia, mentre parlava -non sbraitava-  animatamente con Kurosaki.
E’ l’ultima volta che lo mando a fare la spesa- decise.
Affidata la ragazza alle cure di Tessai, l’hollow e lo shinigami si erano accomodati nel salotto dove, mesi prima, l’espada aveva rischiato di lasciarci le penne, ed avevano raccontato tutto all’ex capitano. Urahara aveva posato il ventaglio sul tavolo.
«Concordo, è davvero strano che abbiano attaccato il mondo reale, dove sono in svantaggio, rispetto alla Soul Society o all’Hueco Mundo.» dichiarò.
«Inoltre, perché attaccare solo noi due? Inoue e Chad non sono stai aggrediti, e nemmeno Ishida.» affermò il dio della morte.
«Credo c’entri qualcosa con questo» dichiarò Kisuke, sventolando davanti a loro un oggetto familiare.
I ragazzi sobbalzarono.
Il medaglione.
La cosa che poteva rubare e rivoltare Un Bankai contro un dio della morte.
L’amuleto che, per qualche misteriosa ragione, non aveva effetto su Ichigo.
E nemmeno su un arrancar in stato di Resurrecciòn.
Urahara aveva studiato la reiatsu dell’espada, nella speranza che lo aiutasse a capire il funzionamento dell’oggetto, ma l’unica cosa scoperta era che la forza spirituale di Grimmjow quando rilasciava era molto simile a quella di Ichigo quando usava il Bankai. Non era normale che un umano avesse una reiatsu così potente e malvagia da essere confusa con quella di un espada.
Forse, quella somiglianza poteva essere la chiave per svelare il mistero dell’amuleto e cambiare le sorti della guerra.
Kisuke posò l’oggetto sul tavolino.
«Penso che Juha Bach abbia tentato di uccidervi per impedirmi di continuare le ricerche, o almeno rallentarmi.»
 «E, se dopo mesi di indifferenza, ha deciso di compiere una mossa così rischiosa, come l’attacco su un terreno sfavorevole…» disse Ichigo, che cominciava a capire dove il caramellaio volesse andare a parare.
«Vuol dire che, forse, sono più vicino alla soluzione di quanto pensassi.» concluse Urahara, con un sorriso soddisfatto sul volto.
«Ed è una buona notizia?» chiese l’azzurro, poggiando il mento su una mano.
«Altroché» esclamò gioviale il venditore di caramelle. « Il Bankai è ciò che i quincy temono realmente; se trovo il modo di neutralizzare l’amuleto, gli shinigami potranno combattere di nuovo a piena potenza.»
Ichigo era elettrizzato.
Possiamo vincere.
L’hollow si era alzato ed era uscito dalla stanza, lasciando i due dei della morte da soli.
«Mi chiedo se stia bene.» esordì l’ex capitano, impensierito.
«Non dovresti preoccuparti, Urahara-san. Ormai, sono dell’idea che niente possa uccidere quell’arrancar.» affermò Ichigo.
«Vuoi che chiami Inoue?» domandò improvvisamente.
 «Non intendevo in quel senso.» replicò il caramellaio, gettando un’occhiata alla porta.
L’entusiasmo di pochi minuti prima svanì.
«Non credevo fosse possibile uscire da un gigai in quel modo.» disse il ragazzo, ripensando ai resti bruciacchiati del corpo artificiale che aveva visto nel vicolo.
« Teoricamente sì, ma è molto rischioso.» affermò Kisuke. «Grimmjow è stato fortunato: avrebbe potuto farsi male sul serio.»
Doveva essere sull’orlo della disperazione per compiere un gesto simile- rifletté il dio della morte.
Ripensò a quando aveva perso i poteri da shinigami, al senso di impotenza provato, non appena aveva capito di non essere più in grado di aiutare i suoi amici,a come aveva tentato di rimediare, entrando in contatto con Xcution e sviluppando il Fullbring, potere che gli era stato poi strappato con l’inganno, facendolo sentire ancora più inutile di prima.
Conosceva fin troppo bene quella sensazione: la consapevolezza di non potersi difendere, e di non poter proteggere le persone care.
Era una cosa che non augurava a nessuno.
Strinse i pugni.
Si era preoccupato così tanto per la sicurezza dei suoi amici da non notare che l’unico rimasto senza difese, era proprio l’arrancar.
Quello che Kugo gli aveva fatto non era poi tanto diverso da ciò che lui aveva fatto all’espada …
«Smettila di crucciarti, Kurosaki-san»
«Cosa?» esclamò Ichigo, alzando lo sguardo verso il caramellaio.
«Sei troppo giovane, e troppo stanco, per accollarti colpe non tue.» dichiarò l’ex capitano, puntandogli contro il ventaglio.
«Ma…»
«E’ stata una serata faticosa.» lo interruppe Urahara, sorridendo lievemente. « Va’ a casa a riposarti.»
Congedato il ragazzo, Kisuke scese le scale e raggiunse la camera di allenamento. Trovò Grimmjow intento a disintegrare le grosse formazioni rocciose, un Cero dopo l’altro, riducendo lo spazio ad una landa desolata.
Ma non può fare a meno di distruggere tutto?-pensò, con una punta di disapprovazione.
Prese mentalmente nota di rafforzare la camera al primo momento utile.
«Hey!» gridò, interrompendo l’opera di demolizione dell’arrancar. Quest’ultimo si girò, alzando appena le sopracciglia, intanto che scagliava l’ultimo colpo.
«Volevo solo dirti che Nel-san è fuori pericolo, un paio di giorni e si sarà del tutto ristabilita.»
Silenzio.
Non si aspettava di vederlo fare salti di gioia o cadere a terra, sussurrando “grazie al cielo”, tra un singhiozzo e l’altro, ma almeno un sospiro di sollievo.
L’azzurro si voltò e riprese a devastare la stanza.
Deve essere proprio di pessimo umore, ma come biasimarlo?- considerò il caramellaio, con un vago senso di colpa.
«Devo darti una cosa.» disse, alzando la voce per farsi sentire al di sopra dell’esplosione che gli portò via il cappello. Frugò nella tasca e tirò fuori una piccola sfera colorata.
«Sai cos’è?» chiese, mentre la posava sul palmo teso dell’espada.
Grimmjow scosse la testa.
«E’ una Gikongan, o Soul Candy.» spiegò Urahara. «Quando viene ingerita, forza l’anima di un dio della morte ad abbandonare il gigai.»
L’arrancar sussultò impercettibilmente, per poi rivolgergli uno sguardo sospettoso.
«Perché?»
«Per garantire un’uscita più discreta e meno… pirotecnica, rispetto a quella di stasera. A meno che, non ti piaccia dare spettacolo.» ridacchiò lo shinigami, sventagliandosi.
La bocca dell’arrancar si incurvò appena.
«Per evitare che faccia a pezzi i tuoi preziosi gigai?» chiese con tono canzonatorio.
Kisure tornò serio. 
«Ho commesso un errore, avrei dovuto dartela molto tempo prima, non aspettare che accadesse una cosa del genere.» ammise, chiudendo il ventaglio e mettendoselo in tasca.
« Sei un alleato, non un prigioniero, né un’arma da scatenare a comando sui nemici.» dichiarò, sorridendo appena, di fronte all’espressione stupefatta dell’espada.
Raccolse il cappello e si diresse verso le scale.
L ’arrancar si riscosse e strinse le dita intorno alla caramella.
«Hey!» gridò. « Niente stupide raccomandazioni, avvertimenti, divieti? Dov’è la fregatura?» domandò, aggrottando le sopracciglia.
«Nessuna fregatura.» rispose il caramellaio,  indossando il copricapo.«Mi fido.»
 Raggiunse l’uscita, lasciandosi alle spalle un Grimmjow completamente senza parole.
 
 Note
 Allora, che ne dite? Spero di non avervi deluso, quindi fatemi sapere; ribadisco che ci tengo alla vostra opinione ;)
Mille grazie a Saeko_san e Devileyes che ogni volta mi fanno fare salti di gioia con le loro recensioni. Grazie mille a Miss Junna che mi sostiene sempre e si legge tutte le bozze (davvero, penso che a forza di sorbirsi i miei fangherlaggi, stia cominciando ad odiare Grimmjow... XD) e ancora grazie a chi mi ha messo tra le seguite :).
Ci vediamo al prossimo capitolo, che sarà un epilogo (vero, stavolta).
un bacione, ciao!

 

  
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