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Autore: AxXx    22/10/2012    2 recensioni
Anno 1918. Dopo la fine della prima guerra mondiale le forze Bolschviche di Lenin stanno affrontando una guerra incredibilmente violenta per affermare la loro ideologia.
Gli assassini hanno una missione da compiere in questo pericoloso territorio.
Con i templari da una parte e un gruppo di assassini traditori dall'altra, un giovane assassino discendente di Ezio Auditore si dovrà confrontare con le forze in campo e soprattutto con il suo stesso credo per portare in salvo l'ultima discendente dei Romanov.
Questa è la mia prima storia unicamente di Assassin's creed. Non mi aspetto un capolavoro, ma vorrei davvero avere delle recensioni che mi permettano di migliorare, grazie a chi leggerà e dirà la sua anche se è una rcensione negativa.
Genere: Guerra, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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                     Fuga Nella Foresta
 
 
 
 
Il cavallo partì rapidamente tra i rami della foresta lasciando indietro i nostri inseguitori che, nel tentativo di fermarci, spararono contro di noi con le loro baionette.
I colpi impattarono contro gli alberi sprigionando alcune schegge di legno senza che, però, ci raggiunsero mai.
Cavalcavamo rapidi, io dirigendo l’animale, lei, ancora tra le mia braccia.
L’avevo posizionata davanti a me per proteggerla da eventuali proiettili vaganti.
La luna stava calando rapidamente mentre emanava la sua luce argentea che, trasparendo tra i rami innevati, dando al paesaggio candido un aspetto spettrale con i suoi riflessi.
Ero quasi sicuro che fossimo riusciti a seminarli, quando all’improvviso, le due camionette che avevo visto parcheggiate nel cortile apparvero rombando tra gli alberi.
“Dannazione!” Dissi evitando termini più forti.
Avremmo potuto avere anche noi dei veicoli motorizzati, ma per non fare troppo rumore, dato che i motori tendono ad essere piuttosto rumorosi, e ad una discreta mancanza di fondi, avevamo dovuto accontentarci di un paio di cavalli.
Intendiamoci; erano veloci e poi le macchine erano ancora piuttosto rare in Russia, a meno che tu non fossi un militare o un ricco, comunque la maggior parte della gente si spostava ancora a cavallo e noi non facevamo differenza.
Una delle due camionette aveva sul tettuccio un foro con una mitragliatrice binata.
Io iniziai subito a spronare il cavallo verso la parte più profonda del bosco mentre un soldato russo prendeva posizione ed iniziava a sparare.
La principessa urlò quando l’assordante rumore dell’arma ci riempì le orecchie.
I proiettili, letali ma imprecisi, andarono a piantarsi sui tronchi degli alberi intorno a noi liberando una marea di schegge tale che dovetti abbassare la testa usando il cappuccio come protezione, per evitare che mi entrassero negli occhi.
Questo non impedì ad alcuni pezzi di legno di entrarmi nella gamba con violenza ferendomi e facendomi perdere sangue.
Intanto io avevo trovato una strada interrata, probabilmente usata come pista dai taglialegna e dai contadini, e la percorsi per alcune centinaia di metri fino ad una curva dove, speravo, di poter seminare i miei inseguitori.
“Eh no! Ma scherziamo!?” Chiesi ironico quando, girando l’angolo, mi trovai davanti ad un carro armato russo.
Be’ i carri armati di quell’epoca non erano esattamente dei bestione, però erano comunque letali e non era piacevole trovarsi davanti quei giganti di tre metri di altezza e cinque di lunghezza, con una corazza di almeno venti centimetri ed una torretta in grado di buttare giù una casa con un solo colpo.
Tirai le redini del cavallo che quasi si impennò quando gli ordinai un così brusco cambio di direzione, ma, grazie al mio addestramento l’animale non si fermò.
Mi sembrò che il proiettile del carro armato mi avesse sfiorato la schiena, quando mi passò li accanto, ma fortunatamente non colpì me finendo contro una delle due camionette facendola saltare in aria.
‘Un colpo di fortuna ci voleva.’ Pensai mentre mi inoltravo di nuovo nella foresta.
La ragazza intanto si doveva essere ripresa un po’ perché finalmente sembrava stare meglio.
“Attento!” Urlò lei avvertendomi di un’altra sventagliata di proiettili.
Io mi abbassai appena in tempo per evitare la scarica letale proveniente da sinistra che andò a finire sugli alberi vicini.
Intanto sentii uno strano rumore e mi voltai.
Il carro armato si stava facendo strada tra la vegetazione abbattendo gli alberi più sottili come se fossero fatti di plastica.
‘Dannazione!’ Era la terza volta che lo pensavo.
Continuavo a cavalcare cercando di mettere tra me e la camionetta sempre degli alberi sapendo che, se mi avesse investito, avrebbe potuto abbatterci.
Un'altra potente esplosione mi avvertì che il carro armato si stava avvicinando troppo.
‘Devo togliermelo di dosso.’ Pensai.
‘Ok, ho lasciato Ekaterimburg da mezz’ora e non ho rallentato, quindi se sono avanzato principalmente verso sud, qui vicino ci dovrebbe essere una zona paludosa.’ Mi dissi cercando di evitare i colpi del carro armato e della camionetta, costringendo il mio cavallo ormai allo stremo a sterzate sempre più brusche.
Girai a destra, dalla parte opposta rispetto al veicolo più leggero.
‘Come pensavo!’ Pensò esultante mentre sentiva gli zoccoli del suo cavallo impattare sul morbido terreno fangoso sollevando leggeri schizzi di acqua sporca.
Mi mossi rapidamente per attraversare i cento metri di palude che mi separavano dal punto boscoso ragionevolmente più vicino.
dovevo muovermi rapidamente per evitare i proiettili: dato che gli alberi si diradavano diventavo un bersaglio troppo facile.
Ero arrivato praticamente a metà strada dagli alberi quando la camionetta apparve dalla boscaglia.
Il pilota doveva essersi reso che la situazione era favorevole, quindi accelerò guadagnando terreno velocemente mentre il soldato apriva il fuoco con la mitragliatrice.
La notte era utile per rendere difficile la mira agli avversari, ma anche io dovevo moderare la mia velocità per evitare le parti più profonde della palude, che, con quella poca luce argentea erano visibili solo a pochi metri, rendendomi allo stesso tempo un bersaglio facile.
Anche usando l’occhio dell’aquila le cose non miglioravano.
Certo, ci vedevo meglio di loro, ma comunque ero costretto a deviare più volte la corsa del cavallo per evitare i proiettili che volavano in tutte le direzioni sollevando schizzi di fango quando colpivano il terreno.
Quella notte, però, ebbi la fortuna dalla mia, dato che, nonostante le raffiche di colpi che continuavano a volare, io, la ragazza ed il mio cavallo raggiungemmo indenni la foresta, mentre guardandomi indietro vidi con soddisfazione  il carro armato russo impantanarsi, nonostante i cingoli, in una profonda pozza melmosa della palude.
‘Ok, ora rimane solo la camionetta.’ Pensai osservando il veicolo che slalomava tra gli alberi mentre il soldato sulla torretta continuava a puntarmi.
“Sai cavalcare?” Chiesi alla ragazza che ormai doveva essersi ripresa dato che i suoi occhi non erano più così vitrei.
Lei si limitò ad annuire ed afferrò le redini sollevandosi dalle mie gambe.
‘Grazie a Dio.’ Pensai mentre le gambe tornavano ad essere sensibili.
Si chiaro, lei non era molto pesante, ma dopo mezz’ora e più che ti porti sulle ginocchia qualunque peso cominci a non sentirle più tanto bene.
‘Be’ è brava a cavalcare, un ottima amazzone.’ Pensai mentre notavo come riusciva a mantenere la mia stessa velocità in mezzo a quella fitta vegetazione nonostante la poca luce.
Mentre lei dirigeva il cavallo, io mi appoggiai alla sua spalla un attimo accucciandomi sulla sella pronto a fare un salto.
“Quando dico ‘Ora’ Scatta ed avvicinati, così posso saltare sopra!” Le dissi cercando di sopraffare il rumore dei proiettili che ci volavano intorno.
“Sei matto!? Ti farai ammazzare!” Disse lei mentre si sforzava di mantenere la concentrazione; era chiaro che era sull’orla di una crisi di nervi: dopo la morte dell’intera famiglia, trovarsi in quella situazione no era certo d’aiuto, ma almeno si stava riprendendo.
‘Parla anche inglese.’ Pensai un po’ stupito.
Non avrei dovuto dato che tutti i membri della famiglia reale dovevano essere stati educati a parlare con le alte autorità degli altri stati.
Comunque non avevo tempo per pensarci, dato che dovevamo salvarci la vita.
“Non ti preoccupare, tu fallo e basta.” Per un attimo pensai che si sarebbe rifiutata, ma, invece annuì e continuò la corsa.
Mi sporsi per osservare il percorso tra gli alberi.
Per una manovra del genere dovevo trovare una zona un po’ più spaziosa degli angusti spazi tra gli alberi che stavamo percorrendo.
“Ora!” Gridai con forza appena vidi uno spiazzo tra gli alberi sufficientemente spazioso.
La principessa mi stupì ancora riuscendo perfettamente ad infilarsi tra gli alberi e ad affiancarsi improvvisamente alla camionetta senza sbatterci contro.
Subito io superai con un salto lo spazio tra il cavallo e la camionetta.
Mentre ero ancora in aria il soldato che teneva la mitragliatrice la puntò verso l’alto nel tentativo di colpirmi, ma io ero stato troppo veloce e, con uno scatto della lama celata, lo colpii alla gola uccidendolo sul colpo.
All’interno tre uomini tentarono di uscire dall’apertura sul tettuccio.
Il primo era armato con una fucile munito di carabina e tentò di infilzarmi con un affondo appena uscito dall’apertura.
Io mi scansai, presi la canna del fucile e, usando la forza che lui aveva dato all’affondo, lo buttai di sotto dalla camionetta in corsa.
Il secondo estrasse una sciabola e tentò di tagliarmi la testa con un ampio fendente, ma io mi abbassai e lo colpii più volte al petto con le due lame celate.
Dopo averlo ucciso presi il revolver e sparai all’ultimo soldato che stava salendo mentre, con l’altra mano afferravo una granata, dalla cintura di quello che avevo ucciso e la gettai all’interno del veicolo.
“Addio.” Dissi mentre saltavo di nuovo sul cavallo.
Afferrai le redini e le tirai costringendo l’animale a fermarsi.
La camionetta continuò la sua corsa solo per pochi secondi prima di esplodere.
‘Bene, ce l’abbiamo fatta.’ Pensai sollevato sentendo solo in quel momento il dolore e la stanchezza dovute alla nottata.
‘Avrei fatto meglio a dormire di più ieri sera.’ Pensai mentre tentavo di rimanere sveglio.
La ragazza dal canto suo sembrava stanchissima, tanto che chiuse gli occhi e si addormentò poggiando la testa sul mio petto.
‘Ooook, situazione un po’ particolare, ma c’è di peggio.’ Pensai mentre muovevo il cavallo ad un trotto leggero per non sforzarlo ulteriormente.
Mi portai di nuovo verso Ekaterimburg,evitando le pattuglie.
Con l’adrenalina passata, la mia mente corse subito a mio fratello.
Era rimasto in quella casa affrontando uno dei tre terrori rossi e probabilmente era morto.
Nonostante la tristezza che mi attanagliava il cuore in una dolorosa morsa cercai di mantenere la calma.
Non era facile sopportare la morte dell’unico membro della mia famiglia, mio padre era morto due anni fa combattendo contro i templari concentrati in Germania durante la Grande Guerra e Alex era rimasto l’unico membro della mia famiglia.
Avevamo sempre fatto le cose insieme e lui era stato il mio mentore, il mio maestro assassino per tutti i miei anni di apprendistato.
Certo, avevo avuto altri maestri prima di lui, ma eravamo sempre io e lui, in missione e fuori.
Lui mi aveva guidato ed insegnato in tutti questi anni incitandomi ad andare avanti.
 
E nel momento in cui lui aveva bisogno di me.
 
Ero scappato come un coniglio davanti al pericolo.
Certo, lui me l’aveva ordinato, ma io potevo scegliere se ubbidirgli o no.
‘Hai fatto tutto quello che potevi.’ Mi disse una vocina nella mia mente.
‘Avrei dovuto restare.’
‘Saresti morto.’
‘Avrei dovuto.’
‘Ma lui non l’avrebbe voluto.’
Le mie due voci continuarono così per un bel po’ ed io era al limite dell’esaurimento nervoso.
‘Calmati, Nathan, calmati.’ Mi dissi mentre dirigevo il cavallo presso il fiume che costeggiava la città stando attento a no farmi vedere dalle pattuglie che sicuramente ci stavano cercando.
Raggiunsi in fine il nostro rifugio temporaneo.
Era un ampia rimessa per le barche abbandonata lungo il fiume.
Portai il cavallo all’interno affinché non lo vedessero e, una volta dentro, tirai giù delicatamente la principessa dalla sella per poi farla sdraiare lentamente sul pavimento, dopo averci messo sopra una coperta.
Il sonno di lei fu agitatissimo.
Più volte la sentii urlare o dimenarsi mentre, probabilmente, riviveva nel sogno, gli orribili eventi a cui aveva assistito.  
Io la osservai nella disperazione di quegli attimi mentre una lacrima scendeva sul viso di lei rigandole la guancia destra di dolore.
Dal canto mio, avevo il mio dolore.
Tentai di dormire, ma non c’era verso di sfuggire a quella morsa di dolore e rabbia che mi invadeva il corpo stringendomi il cuore come per soffocarne i battiti.
 
 
Non so quando iniziai a piangere, né quanto piansi, ma lo feci silenziosamente uscendo dalla porta di quella spoglia capanna.
Osservai il cielo e le stelle, pensando vagamente alla nozione cristiana di Dio del paradiso.
Se c’era un posto dove mio fratello doveva stare era lassù.
Io Non ero mai stato un religioso: l’unica mia fede era la dottrina assassina.
Nulla è reale.
Tutto è lecito.
L’unica cosa che diceva era questo.
Lasciando alle singole persone il compito di interpretare quelle parole.
Ora, però, avevo bisogno di qualcos’altro a cui aggrapparmi.
Qualcosa per non scivolare nel baratro della follia.
Non seppi da dove mi venne, ma feci una specie di preghiera personale.
 
 
“Grazie, fratello. Grazie per aver offerto la tua vita. per la mia.
Non per la causa, ne per la lotta, ma solo per me.
Io non ti ho aiutato ed il peso di questa colpa mi peserà come un macigno.
Ti ringrazio, e vorrei trovare le parole giusto per esprimere il mio dolore.”
 
 
La mia voce si spezzò mentre le lacrime ricominciarono a rigarmi il volto.
 
 
“Io... Ti vendicherò... fratello.
La farò pagare... a chi... ti ha ucciso.
Requiescas... in... pace... Fratello!”
 
 
Con le ultime parole caddi a terra seduto piangendo.
Era tutto ciò che mi veniva a mente.
Durò solo qualche minuto quello sfogo.
Dopodiché mi rialzai asciugandomi le lacrime.
Ebbi la sensazione che la porta si fosse richiusa mentre mi voltavo, ma non mi importava.
Non mi importava nemmeno di avere un’intera foresta piantata nel braccio sinistro.
Con passo lento rientrai, non prima di aver sferrato un pugno contro il muro per la rabbia.
All’interno la principessa aveva smesso di agitarsi, ma io mi resi conto che era sveglia e che stava piangendo.
Forse per i suoi genitori.
Né lei né io ci rivolgemmo la parola travolti dal comune dolore che provavamo e che non poteva essere descritto né lenito da semplici e futili parole.
 
Non so nemmeno quanto passò prima che ci addormentassimo entrambi.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
Allora, secondo capitolo.
Allora qui si passa da una prima parte d’azione ad una seconda parte un po’ triste, o almeno spero di aver dato quest’impressione.
Prima che mi diciate che non ho seguito il periodo storico, informo che a quell’epoca i carri armati e le mitragliatrici esistevano già.
Anche l’uso del cavallo era ancora molto diffuso tra la popolazione civile (I mezzi motorizzati ce li aveva solo l’esercito o le persone molto ricche.)
Comunque i veicoli dell’epoca non erano molto veloci quindi si capisce la lentezza della camionetta.
Spero di non avervi deluso troppo.
Recensite vi prego.
AxXx

  
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