Cavolo, quanto faceva freddo quella sera eppure uscii, dovevo smetterla con quella maledetta malinconia. Era oramai MORTA, dovevo farmene una ragione.

Dopo la morte di mia madre non volli uscire più di casa. Non facevo che starmene chiusa in quella camera della mia piccola casa al centro di Londra, ma avevo deciso di mettere fine a tutto quello strazio che mi faceva vivere distaccata dal mondo. Dopo la sua morte, lasciai il lavoro e l'ultimo anno di college, e mi allontanai da tutto e tutti.

Capii che era ormai andata via e che non fosse stata contenta di vedermi in quelle condizioni. Così quella sera di Novembre, presi il cappotto e uscii. Mi chiusi la porta di casa alle spalle e respirai finalmente l'aria fredda di Londra e cominciai a camminare senza una meta precisa.

Arrivai fino al centro e guardai un bar, piccolo e semplice. Mi piacque fin dall'inizio e decisi di entrarci senza esitare. Misi la mano sulla maniglia quasi gelata e spinsi con forza verso l'interno invano.

'Stramaledetta porta!' esclamai. Continuavo a spingere ma questa non voleva saperne di farmi entrare. 'Era meglio restare a casa!' pensai tra me e me.

Provai un'ultima volta a spingere quando la voce di qualcuno mi sorprese.

“Se non spingi verso l'esterno non ci entrerai mai!”

Mise la sua mano sulla mia e mi aiutò ad aprirla, nel verso giusto quella volta.

Mi voltai e la sua estrema bellezza mi colpì. Un ragazzo dal sorriso magico e dagli occhi profondi. Mi persi nella sua bellezza, dimenticando ogni piccola cosa.

“Piacere Louis. Louis Tomlinson” mi porse la mano e sorrise ancora. Oh Dio, mi sento morire!

“Piacere Isabelle Wilson, puoi chiamarmi Belle!” cercai di ricambiare il sorriso consapevole che non fosse mai stato all'altezza del suo.

“Cosa ne dici se prendiamo qualcosa insieme e ci conosciamo?” continuava a sorridere.

“Ok!”

Quella sera feci bene ad uscire. Conobbi una splendida persona e riuscii ad aprirmi con lui, come con nessun altro prima. Sentivo in lui qualcosa di speciale, qualcosa di indescrivibilmente attraente.

Dopo quella sera, ci vedemmo sempre più spesso fino al diciottesimo giorno di gennaio, quando mi arrivò un suo messaggio. Diceva di doverci vedere il prima possibile al parco. Mi preparai e uscii.

Così arrivata all'entrata lo vidi, era sovrappensiero.

“Hei Louis” lo salutai.

“Hei Belle, dobbiamo parlare!” disse con aria seria. Qualcosa mi preoccupava.

Ci dirigemmo verso il fiume artificiale che attraversava il parco e ci sedemmo su di una panchina lì. Era silenzioso e guardava nel vuoto. Fissai dei bambini giocare con i propri genitori, ecco che mi risentii triste e malinconica. Girai lo sguardo per non pensarci, trovai gli occhi di Louis che mi fissavano. Era sereno ora, potevo vederlo.

“Sei strano oggi.” gli riferii.

“Bè.. Ok, devo dirtelo.”

Era sempre più strano. “Ok, Lou. Dimmi tutto!” gli sorrisi.

“Sai, sono passati 2 mesi da quella sera che ci conoscemmo e ho subito visto in te qualcosa di speciale. Qualcosa di unico e da quella sera ti giuro che non posso fare a meno del tuo sorriso, penso sia il più magico sorriso al mondo. Non vorrei annoiarti così vado al punto!”

Vidi che si avvicinava lentamente guardandomi dritta negli occhi. C'era uno scintillio nei suoi occhi che li facevano sembrare stelle. Poggiò una mano su una mia guancia e arrivò a poggiare le sue labbra alle mie. Sentii qualcosa attraversare la mia schiena e poi tutto il mio corpo, un piacevole calore. Morse un mio labbro e finì con “Ho sempre saputo di amarti!”

Quello fu il giorno più bello della mia vita, poi seguito dal giorno in cui Louis mi chiese di sposarlo fino al giorno che ci sposammo, il 18 Giugno, per poi arrivare al giorno che seppi di essere incinta di Leo e Beth, i nostri gemelli.

Ringrazio il Cielo, per avermi fatto incontrare l'uomo della mia vita quella sera di Novembre.

Seppi fin dal primo momento che lui era speciale e so che con lui starò per sempre, e invecchieremo insieme crescendo i nostri bambini e vedendoli crescere.