E ancora una volta.
Vedi il tuo volto, sbattuto su quella parete di
legno. Vorresti
prenderlo e bruciarlo, quel tuo volto da fuorilegge, prenderlo e
stracciarlo,
ma non oserai mai. Non dopo tutto quello che ha fatto per te, non dopo
tutti i
soldi e gli agi che ti ha procurato.
E ancora una volta.
Scendi dalla sella, la tua calma è solo
un’illusione. Ti avvicini alla
parete, immobile nella strada rumorosa. Fissi quel volto, come
incantato, come
affascinato da qualcosa. Fortunatamente nessuno si è ancora
accorto di te, non
nel caos del via vai di merci davanti all’Emporio.
E ancora una volta.
Qui non sei più al sicuro, non lo sei
più dopo aver scorto quel foglio
sgualcito appeso con un chiodo al muro. Perché il vero
problema, è che probabilmente
oltre a te l’hanno visto anche tutti gli altri cittadini,
tutti coloro che
ignari ti passano accanto. Anche quel giovane ragazzo che ti urta con
la sua
cassa di bottiglie, che dal basso ti chiede scusa, senza guardarti
realmente il
volto.
E ancora una volta.
Rimonti in sella, con noncuranza il tuo cappello
scivola meglio sul
viso, nascondendolo fra le ombre che il sole di mezzogiorno rende
più scure,
con la sua luce assurdamente luminosa.
Con la stessa tranquillità, la tua mano scivola lungo il tuo
fianco, a
controllare che la Colt ci sia ancora, perché non si
è mai troppo svelti, per
queste cose, sebbene tu sia stato più volte riconosciuto
come il pistolero più
veloce del West.
Sei convinto che non si sia mai troppo svelti per
sfuggire alla morte.
E ancora una volta.
Volti le spalle alla città che speravi
ti accogliesse quieta, dove
speravi di poter riposare almeno una notte. Te la lasci dietro, ora
conta meno
della polvere che gli agili zoccoli del tuo purosangue sollevano
docilmente.
Eppure, ora lo sai.
Il ritratto sulla parete era esplicito.
Recitava poche parole, gravemente chiare e indicative.
Wanted,
only dead.
Sotto, delle cifre.
Non ti sei neanche soffermato a contarle.
Sai solo che erano tante, troppe per lasciarti vivere serenamente.
Per la prima volta, mentre il tuo fedele amico
divora la pianura
silenziosa e torrida, ti chiedi chi sia stato a fare quel semplice
schizzo,
perché indubbiamente quello era il tuo ritratto, ma tu non
conosci nessuno che
sappia disegnare così bene.
Perché quelli erano indiscutibilmente i tuoi lineamenti ed
erano
incredibilmente realistici, Avevi l’impressione di
specchiarti.
Come se il supporto non fosse uno sciocco e svolazzante foglio di carta
ingiallita dalle intemperie ma una lamina di metallo luccicante, un
po’ vetro
un po’ ferro.
Come quello freddo che porti al fianco.
Per la prima volta, non ti rispondi, lasci che
l’ignoto prenda il
sopravvento. E ti rendi conto che stai invecchiando. Hai i tuoi soldi,
ora, ma
a che prezzo?
Sfogli le banconote verdi, piccoli pezzi di carta inutile che
lanceresti volentieri fra fiamme infuocate, per tutto quello che ti
fanno
passare. Vorresti urlare, urlare e ancora urlare al mondo la tua
sconfitta. I
tuoi ascoltatori saranno solo rocce eterne e immote. Non ti
manifesteranno la
loro opinione, non ti giudicheranno. Urla, scalcia! Fallo, per la tua
sanità
mentale.
Ci provi una volta. Dalla tua gola esce un rauco
gracchiare.
È questo il tuo grido di battaglia?
Dov’è finita la tua voce possente,
che ha spaventato tante tue vittime?
Inutilmente riprovi.
Poi colpi di tosse ti squartano il torace,
più crudeli e inesorabili
delle tue pallottole mortali. Porti la mano alla bocca, in un gesto che
esprime
l’eleganza d’altri tempi, quando ancora eri una
brava persona. Il tuo cavallo
rallenta, come il ritmo del battito del tuo cuore. Il tuo respiro si
regolarizza, ancora una volta. Sai che il prossimo attacco
sarà quello
definitivo, non ci sarà un dopo.
E ancora una volta.
Per l’ultima volta, guardi il sole per
quello che è: una sfera luminosa
circoscritta ad una parte di cielo. Per la prima volta, ti apri in un
sorriso a
quel calore che si diffonde rapido sul tuo volto da ladro e assassino.
Infine, dopo quelli che potrebbero essere giorni,
ore o solamente
minuti, i contorni si sfuocheranno, si arrosseranno sanguigni.
Tutto perderà consistenza, non avrai neanche il tempo di
salutare il
tuo unico, fedele amico che crollerai a terra, sulla nuda polvere, dove
presto
una piccola pozza di liquido scuro e denso si formerà,
colando dalla tua bocca,
ancora sconvolta dai piccoli, innocui colpi di tosse.
E
allora,
per la prima volta, ti scoprirai a non temere più la luce.
E
allora, per la prima volta, ti scoprirai ad accogliere con grazia
l’ombra della pace, della vittoria.
Nota: ho deciso di
classificarlo come parodia perché, soprattutto il primo
pezzo, è assurdamente pieno di frasi "maraglie",
cioé che esaltano troppo l'aspetto macho di un
ricercato