Amore, mai avrai
fine
Ciel brouillè
“
Par che il tuo sguardo sia velato da un vapore,
e
gli occhi misteriosi, lesti a mutar colore,
teneri
a volta o assorti nell’estasi o crudeli,
specchiano
l’indolenza e il pallore dei cieli.
Mi
rammenti quei giorni bianchi, miti, velati
che
fan sciogliere in pianto i cuori innamorati,
quando,
da un male ignoto attori senza posa,
i
nervi desti irridono l’anima che riposa.
Tu
assomigli talvolta a quei begli orizzonti
accesi
fra le brume nell’ora dei tramonti…
Come
risplendi al lume dell’infiammato raggio
che
attraversa le nubi, rorido paesaggio!
O
donna perigliosa, o climi seducenti!
Saprò
amar la tua neve e le vostre pungenti
brinate,
e dall’inverno col suo crudo rovaio,
trarre
gioie più acute del ghiaccio e dell’acciaio? „
Charles Baudelaire ?I fiori del male ?
-Ma dove accidenti, l’avrà messo Joe… quel libro di poesie che…?...?-
…SBAM!!!
Un rumore secco uscì da una stanza semiaperta di una casa.
Un’esclamazione di disappunto si unì poco dopo, mentre un cane nero starnutì
per la polvere che invase l’aria.
-Cavolo!-
Delle mani frugano e tastano il pavimento freddo, cercando di dare
una forma agli oggetti che avevano provocato tanto trambusto, richiamati giù
dalla forza di gravità.
-Ah. Libri.- Spiegò la stessa voce da sotto un tavolo continuando
l’arduo compito di decifrarne anche la quantità. -E figurati se non cadevano!-
Aggiunse quella stessa figura nascosta alla nostra vista; raggiunta ora anche
dal cane che credeva fermamente in un nuovo gioco.
-No buono… Omega… non ti ci mettere anche tu… che …Ahahaha! Mi fai
il solletico!-
Una risata partì dalla scrivania mentre dei passi veloci
raggiungevano la stanza e delle mani aprirono veloci le imposte, facendo
imbevere la stanza di sole.
-Takero!-
Un uomo dai capelli corti si guardò intorno, cercando i lineamenti a cui aveva dato tale
appellativo.
La risata del ragazzo, lo condussero dritto verso la scrivania, il
luogo dello scempio.
-Come hai fatto a finire lì sotto?-
Il giovane si mise a ridere per quella domanda, mentre apriva i suoi
grandi occhi azzurri…
-Vorrei vedere te, con un cane il cui compito è quello di guidarti
anche in una stanza piena di libri!- L’uomo aiutò il giovane dai capelli biondi
ad alzarsi. Lo tirò su esaminando preoccupato lo stato dei suoi abiti.
-Ma che cercavi? Avrei potuto aiutarti io! Lo sai che mi fa piacere
darti una mano!-
-Gennai, – il giovane fece una pausa ricalcando bene quello
che stava per dire. - non voglio dipendere da nessuno, quante volte devo
dirtelo!!- Un sorriso e il sole illuminarono il volto del ragazzo prendendone
anche gli occhi…stranamente opachi...
–La mia cecità non è un problema! E poi non sai quanto mi
diverto in giro con Omega per casa!-
Gennai fece una smorfia di dolore.
Nemmeno lui, un uomo dalla tempra abbastanza forte, avrebbe avuto lo
stesso spirito, il coraggio di ammettere quella semplice verità. Doveva essere
terribile vivere nel buio più assoluto, immaginando i volti dei propri cari
solo dal tocco leggero… delle dita.
Era passato molto tempo da allora, dal giorno in cui il suo padrone,
aveva portato quell’orfanello nella tenuta; concentrando su di lui i suoi studi
e facendolo crescere con il figlio.
“Gli occhi di Takero sono sani. Anche mio padre lo sosteneva.”
Spiegava sicuro, ora il dottor Joe Kido sbucando nei pensieri di Gennai.
“Davvero, la funzionalità degli occhi non è in pericolo, la pupilla reagisce,
ma solo della nebbia invade la mente di Takero.”
L’uomo dai capelli azzurri aveva seguito le orme del padre, inutile
dire che è sincero e generoso come lo era lui.
“L’unica cosa che mi fa sperare e che a volte vede degli sprazzi di
riverbero. Questo mi fa sostenere che la sua sia solo una condizione
temporanea… “ I suoi occhiali rotondi inoltre sembrano ricalcare perfettamente
anche la fisionomia di quel grande uomo scomparso qualche tempo prima. “Quindi
non temere Gennai, io troverò la soluzione per curare il mio migliore amico.”
Takero accarezzò il cane ridendo di gusto.
“La luce un giorno rischiarerà il buio in cui è piombato…”
-Ti ho fatto spaventare, Gennai?! Sei invecchiato in un colpo solo
per caso, perché non parli più!?-
“Questa è una promessa.”
--
La prima cosa che mise a fuoco, fu un lampadario.
Un lampadario di cristallo, di ottima qualità, che però non
conosceva minimamente. Mosse impercettibilmente la testa di qualche grado, e
finalmente riconobbe la spalliera in legno scuro del letto su cui era stata appoggiata.
Un acre pensiero le pugnalò il cuore… .
“Sono ancora assieme a quell’uomo.”
Dell’agitazione la prese immediatamente, attanagliandole la bocca
dello stomaco. Con sollievo si accorse che almeno la testa aveva smesso di
bruciare assieme alle voci dei suoi ricordi... Si girò completamente sul fianco
sinistro e impallidì trovandosi di fianco, su una sedia, proprio colui al quale
era stata affidata.
-Ah…- un sussulto lasciò le sue labbra mentre il giovane le
lasciava il polso a cui era aggrappato.
Lei si coprì con il lenzuolo, la sua mente ricominciò a funzionare
e le domande la affollarono di nuovo e prepotentemente.
Dietro una cameriera
aspettava con un vassoio ed un sorriso.
-Che fate voi... qui?- L’accento le cadde sprezzante su quel
pronome quasi senza volerlo.
-Ben svegliata, la febbre è finalmente scesa.- Yamato scattò in
piedi sulla sedia non degnando la donna di una sua risposta.
-Avete… avete vegliato voi su di me?- Chiese allora Sora non
distinguendo se l’accaduto fosse un bene o un male ma sentendo chiaramente il
cuore batterle forte in petto.
-Yolei, per favore falla mangiare e vedi se ha ancora bisogno di
qualcosa.- Il suo sguardo era offuscato mentre si riportava su quello della
moglie.
Ancora una volta non le aveva risposto. Fece per andarsene,
lasciandola sola, in fondo … “è questo quello che desidera”, pensò amaramente…
-Matt!-
Il modo in cui quel nome, abbandonò le sue labbra vermiglie, lo
fece tremare e si volse a guardarla richiamato da una forza più grande….
Mai, il suo nome gli era sembrato più dolce.. neanche quando
Mimi, tesseva la sua tela di
inganni con parole languidi e studiate.
La fissò.
Eppure, oltre alla bellezza, quella donna sembrava davvero diversa
dalla sorella.
Le dita sottili e bianche forse non avevano mai conosciuto il
docile tocco di una carezza mentre le guance si imporporavano risentendo di
quell’improvvisa attenzione. Le pupille incapaci di reggere troppo a lungo uno
sguardo, sembrano un abisso senza sale in cui sprofondare. Sì, delle pozze
scure e troppo eteree per appartenere alla terra. Le labbra morbidi mentre i
capelli lisci e ambrati emanavano un profumo di pesco…
Ma…questo non faceva di lei un angelo, gli occhi potevano mentire…
e le parole aggirarlo o ferirlo, come già era successo con un solo nome.
Il silenzio fu fugato ancora una volta proprio da lui, mentre gli
occhi di Miyako brillavano credendo in tutti i suoi sogni d’amore.
-Più tardi chiamerò il medico…. Siete stata molto male, signora… e
spero in futuro che non mi farete più prendere un simile spavento.-
La donna arrossì violentemente mentre il lenzuolo faceva
intravedere la sua camicia di seta.
–A più tardi.-
Yamato aprì la porta per andarsene, gli occhi nascosti mentre Sora
si mosse di nuovo a chiamarlo.
-Aspettate…! Io…-
L’uscio si richiuse lasciandola rossa e indignata per quella
fretta.
-Bene!- esclamò schiudendo le labbra in un moto di rabbia.
Yolei si avvicinò mentre la donna si rimetteva seduta sul letto
sospirando.
-Vi è stato vicino… per più di quattro giorni, signora. Il medico
veniva per controllarvi e neanche in quel frangente il padrone si allontanava.-
Sora scrutò il viso di quella cameriera. Gli occhi violacei non sembravano
capaci di fingere.
-Quattro giorni…?- Sussurrò a se stessa sorridendo. Poi il volto si
annebbiò.- E ha ricevuto qualche visita…? Non lo so mia sorella o… il signor
Yagami, sono stati qui?-
Cody entrò in quel momento, portando una bacinella piena d’acqua e
interrompendo la risposta di Miyako.
Il ragazzino si bloccò e arrossì vedendo la donna, la moglie di
Matt finalmente sveglia.
-Ah… Cody!- La cameriera pronunciò il suo nome con sorpresa, mentre
la convalescente sorrideva teneramente.
-Vieni avanti! Non avrai paura di me! - la voce angelica di Sora lo
invitò ad entrare. Il ragazzino prese coraggio, fissandola in muta
contemplazione.
-Che c’è… sono spaventosa?- Sora fece ridere di gusto Yolei.
-No, anzi voi siete molto bella, signora.-
-Ti ringrazio… Cody… è
questo il tuo nome, no? Posso chiamarti anch’io così?-
-Si…- il timido ragazzino urtò la gonna di Yolei, indietreggiando
velocemente.
-Aah! Vai in cucina e non disturbarla!- Gli intimò allora la
violacea rossa di vergogna. - Già sono un imbranata da sola… non mi serve anche
il tuo aiuto per far cadere il pranzo.- Sbraitò quella furente.
Sora si mise a ridere mostrando in un lampo i denti bianchi.
-Torna a trovarmi!- sussurrò a Cody che sparì come un fulmine nel
corridoio dopo aver fatto un breve inchino, confuso dalla ramanzina e da quella
proposta.
-…Oh non ci faccia caso, lui è molto timido!- Yolei aiutò la donna
a mettersi seduta, sistemandole veloce i cuscini dietro alla schiena.
Sora non rispose, si limitò a sorridere intenerita.
-Ah signora…- Yolei aprì la finestra per far cambiare l’aria
satura. Passò lo strofinaccio sulle imposte, spolverando poi i mobili di legno
intorno che completavano l’arredamento. -Nessuno è venuto a far visita al
padrone. Ma… spero che non ripeterà più il nome del conte Yagami.- La
specchiera riflesse la figura di Sora stesa nel letto. –Credo che un
pugnale avrebbe sortito minor effetto nel signor Yamato.-
La donna arrossì… cosa le stava succedendo dentro?
Il rumore dell’oceano le fece compagnia dopo l’uscita di Yolei, che
si era raccomandata di chiamarla per qualsiasi cosa.
Eppure lei era sempre e solo stata innamorata del conte Yagami… ne
era fermamente convinta, aveva imparato a sognare quel suo promesso sposo,
convinta e cullata dall’idea che sarebbe diventata sua moglie. E invece… lo
sguardo le cadde sulla mano sinistra, si sfilò la fede che portò al cuore.
Quell’estraneo, o per dire di più, l’amante di sua sorella si era
preso cura di lei… ricordò con un turbamento il bacio rubato davanti agli occhi
di Taichi e Mimi.
L’aveva fatto solo per ingelosire quest’ultima è certo… e lei poi
usando la stessa carta, con voce talmente sicura aveva mentito… dicendo che Yamato era il suo di amante! Non
sapeva ancora con quale coraggio ci era riuscita… l’aveva fatto principalmente
per Tai perché non avrebbe mai voluto vederlo soffrire.
Ma si rese conto che un altro sentimento l’aveva spinta. Anche lei
voleva vendicarsi di sua sorella.
Yamato non poteva essere suo adesso!
…Eppure che vita le si parava davanti? Sarebbe stata felice, con un
uomo che non l’amava?
--
Mimi si levò il guanto con un gesto di stizza.
-No, non so più nulla di Sora da quando ha sposato quell’uomo.-
La madre posò il capello osservando la figlia.
-Non mi nascondete mica qualcosa vero?-
Mimi impallidì mantenendo il suo sangue freddo e corrugando il
volto in una lieve espressione di stupore.
-Cosa dovremmo mai nasconderti!-
-Tuo marito, ha insistito tanto perché Sora si sposasse al più
presto possibile… è sembrato quasi un matrimonio riparatore…e sai che è
impossibile. Tua sorella, mia figlia Sora così pura e innocente.-
-Te l’ho già detto avresti dovuto vedere il modo in cui quell’uomo
l’ha baciata! E poi mi sembra che tu non abbia impedito il loro matrimonio!-
La madre portò una mano verso il thè fermando l’azione nell’aria.
- Lui mi è sembrato sincero e Taichi insistette così tanto che non
ebbi poche occasioni di parlare con Sora.-
-Non preoccupatevi, madre! Lei è felice…-
La madre la fissò, quel volto pallido e gli occhi scavati, le
diedero l’impressione che la sua Mimi fosse stata avvelenata.
-Sei gelosa.- Constatò allora, freddamente all’indirizzo della
figlia.
Lei si alzò cercando di nascondere il volto.
-Cosa volete la verità, madre?- Sprezzante e sicura di sé.
Stava per parlare con le lacrime agli occhi, un abbellimento
inutile; ma un’ entrata fermò i suoi propositi.
-Amore mio… ti ho cercato a lungo.-
Mimi nascose il suo ribollimento sorridendo sorniona.
-Amore, pensavo stessi lavorando e non volevo disturbarti poi è
venuta mia madre e …-
Hikari seguì l’entrata del fratello. Salutò ancora in subbuglio per
gli eventi di quella settimana.
-Buongiorno madre.- Taichi salutò la donna che sorrise anche alla
nuova arrivata.
-Volevi dirmi qualcosa, Taichi?- Mimi interruppe quello scambio di
“buongiorno” che infastidiva il suo acume.
-Si e approfitto anche dell’entrata della mia dorata sorellina.-
Hikari gli si avvicinò sotto l’occhio perspicace della moglie.- Rimarrà ospite
per qualche giorno, un mio amico, il dotor Kido che porterà anche un suo
paziente. Gli farò da base d’appoggio, dato che ha degli importanti compiti da
assumere.- La signora Takenouci raccolse il suo cappellino. –Spero che non
vi dia fastidio questo.-
-No caro, cosa dici, il tuo amico sarà anche il mio...!-
Hikari annuì condividendo quella affermazione, fatta con tono
mieloso, tipico delle persone appena sposate.
Approfittò anche della presenza della madre di Mimi per fare una
richiesta che da giorni la stuzzicava.
-Signora Takenouci, se voi volete domani, vorrei andare a fare
visita a vostra figlia Sora.-
--
L’uomo si guardò allo specchio.
Sorrise beffardo, soddisfatto dell’immagine che ne vedeva riflessa.
Si lisciò i baffi e un ghigno pieno di velleità fece tremare la stessa
superficie inanimata.
“Sono un uomo senza scrupoli, è questo il mio segreto.” Il suo
pensiero fece spiccare la pupilla nera come l’anima di quell’individuo.
“Mi sorprendo ancora di come sia stato un gioco da ragazzi
acquistare il nome di questa buona casata. Ishida.” Scoppiò a ridere incutendo ancora più paura
del silenzio che aveva riempito l’aria.
–Santa!- chiamò alzandosi dalla sua postazione e
accarezzandosi il mento ruvido da un accenno di barba.
Un servo aprì la porta. Non nascose un fremito vedendo quella
figura.
-Tremi?-
La voce lo ghiacciò seguita da un silenzio innaturale. Santa scosse
il capo, mandando una veloce preghiera alla sua buona stella.
-No, bene! Ho un comando da affidarti. Dovrai seguire il signor
conte Yagami.-
Santa fece per ritirasi dopo aver accennato un sì flebile.
-E anche il signor Koushiroh, l’uomo che ha sposato la signorina
Sora Takenouci.- Il sorriso sicuro lo abbandonò sentendo il “Sì, signore” del
servo che sparì nel buio pesto della casa.
-Non ho paura di nessuno.- sussurrò di nuovo allo specchio.
Rise di nuovo digrignando i denti e facendo cadere per terra un
bicchiere ricolmo di liquore.
--
Sora si guardò, era soddisfatta della sua immagina riflessa nello
specchio. Yolei alle sue spalle la guardava, anzi la ammirava i silenzio.
-Non sembrata affatto una convalescente… vi invidio un po’
signora.-
La donna si mise a ridere di cuore osservando la sua cameriera. Il
viso poi le si intristì di colpo.
-Cosa c’è signora?-
Sora si alzò sorridendo. –Nulla…e ti prego Miyako dammi pure
del tu.-
Afferrò una vestaglia e si guardò intorno.
-Credo di non conoscere molto la mia casa.-
Yolei si morse il labbro. –Bhe… si è ammalata il primo
giorno, comunque in questa casa abitano anche il signor Izumi e suo padre.
Credo che comunque il padrone la porterà in giro sulla sua Honorata!- Miyako
ridacchiò con fare malizioso. –Vedrà è facilissimo innamorarsi del
padrone! È una brava persona!- Sora la guardo annichilita mentre si poggiava
sul letto.
-… Io ho paura solo che lui non voglia innamorarsi di me…-
Miyako chiuse i pugni. Quelle due sembravano aver raggiunto in
poche ore, la complicità di due amiche.- Ma non dica sciocchezze! Signora… ehm
Sora si è mai vista!? Lei è così bella e gentile!-
-Ti ringrazio.-
Una brutta tosse seguì quella frase impedendo per alcuni istanti
una conversazione.
Miyako fece una smorfia di disappunto, un’idea le brulicava in
testa.
Sora si alzò avviandosi verso la finestra.
L’oceano le si parava di fronte. Sembrava a portata di mano… mentre
il giardino si stagliava altrettanto poderoso sotto di lei.
-Casa Izumi.- sussurrò sentendo il rumore delle carrozze provenire
dalla strada…
Fine seconda parte
@@ Olà! @@
Buongiorno, aggiornamento lampo, prima di mettermi a studiare! È un
capitolo breve e che servirà di introduzione a quello che verrà dopo… almeno
credo o_O non ci fate caso ^^ come non detto…ah ho voglia di cioccolato T_T
comunque tornando al discorso voglio ringraziare: la dolce mijen posso sfruttare il tuo
nome per qualche personaggio? Mi piace, ma come ti è venuto in mente? Thanks!
SonSara grazie per la recensione, spero che questo cap ti piaccia
altrettanto ^^*
Sora89 grazie anche per avermi
aperto gli occhi sul vero nome di Koushiro! Ohimè non lo sapevo è dura
ammetterlo!!! Comunque grazie tantissime per i complimenti! Spero che
continuerai a recensire!
La scrittrice DarkSelene89Noemi ^_^ grazie e un bacio,
non temere Yama è una lastra di ghiaccio, ma si scioglierà ^_-!
HikariKanna, wei Fede! Che ne pensi? Takero è comparso…ma in
modo inaspettato! E non ti preoccupare per le coppie!
E La mia migliore amica Memi grazie per il sostegno tesò!!!
Bene, ci ribecchiamo al prossimo capitolo qualora lo vogliate!!!
Ciao un bacio
@Sae@