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Autore: Sae    05/05/2007    9 recensioni
-Cody…va a letto, è tardi.- -Ma…- Yamato gli regalò una finta smorfia arrabbiata.-Ubbidiscimi.- E quello non se lo fece ripetere due volte. Ma prima di chiudere l’uscio sentiva il bisogno di dirgli una cosa fondamentale. -Vi auguro tutto il bene del mondo a voi e a vostra moglie.- Una AU con i nostri digiprescelti!! Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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-Ma dove accidenti…

Amore, mai avrai fine

 

 

 

 

 

 

 

Ciel brouillè

 

“ Par che il tuo sguardo sia velato da un vapore,

e gli occhi misteriosi, lesti a mutar colore,

teneri a volta o assorti nell’estasi o crudeli,

specchiano l’indolenza e il pallore dei cieli.

 

Mi rammenti quei giorni bianchi, miti, velati

che fan sciogliere in pianto i cuori innamorati,

quando, da un male ignoto attori senza posa,

i nervi desti irridono l’anima che riposa.

 

Tu assomigli talvolta a quei begli orizzonti

accesi fra le brume nell’ora dei tramonti…

Come risplendi al lume dell’infiammato raggio

che attraversa le nubi, rorido paesaggio!

 

O donna perigliosa, o climi seducenti!

Saprò amar la tua neve e le vostre pungenti

brinate, e dall’inverno col suo crudo rovaio,

trarre gioie più acute del ghiaccio e dell’acciaio? „

 

Charles Baudelaire ?I fiori del male ?

 

 

 

 

 

 

 

 

-Ma dove accidenti, l’avrà messo Joe… quel libro di poesie che…?...?-

 

…SBAM!!!

 

Un rumore secco uscì da una stanza semiaperta di una casa. Un’esclamazione di disappunto si unì poco dopo, mentre un cane nero starnutì per la polvere che invase l’aria.

-Cavolo!-

Delle mani frugano e tastano il pavimento freddo, cercando di dare una forma agli oggetti che avevano provocato tanto trambusto, richiamati giù dalla forza di gravità.

 

-Ah. Libri.- Spiegò la stessa voce da sotto un tavolo continuando l’arduo compito di decifrarne anche la quantità. -E figurati se non cadevano!- Aggiunse quella stessa figura nascosta alla nostra vista; raggiunta ora anche dal cane che credeva fermamente in un nuovo gioco.

 

-No buono… Omega… non ti ci mettere anche tu… che …Ahahaha! Mi fai il solletico!-

 

Una risata partì dalla scrivania mentre dei passi veloci raggiungevano la stanza e delle mani aprirono veloci le imposte, facendo imbevere la stanza di sole.

 

-Takero!-

 

Un uomo dai capelli corti si guardò intorno, cercando i  lineamenti a cui aveva dato tale appellativo.

La risata del ragazzo, lo condussero dritto verso la scrivania, il luogo dello scempio.

-Come hai fatto a finire lì sotto?-

Il giovane si mise a ridere per quella domanda, mentre apriva i suoi grandi  occhi azzurri…

-Vorrei vedere te, con un cane il cui compito è quello di guidarti anche in una stanza piena di libri!- L’uomo aiutò il giovane dai capelli biondi ad alzarsi. Lo tirò su esaminando preoccupato lo stato dei suoi abiti.

-Ma che cercavi? Avrei potuto aiutarti io! Lo sai che mi fa piacere darti una mano!-

-Gennai, – il giovane fece una pausa ricalcando bene quello che stava per dire. - non voglio dipendere da nessuno, quante volte devo dirtelo!!- Un sorriso e il sole illuminarono il volto del ragazzo prendendone anche gli occhi…stranamente opachi...

 

–La mia cecità non è un problema! E poi non sai quanto mi diverto in giro con Omega per casa!-

 

Gennai fece una smorfia di dolore.

Nemmeno lui, un uomo dalla tempra abbastanza forte, avrebbe avuto lo stesso spirito, il coraggio di ammettere quella semplice verità. Doveva essere terribile vivere nel buio più assoluto, immaginando i volti dei propri cari solo dal tocco leggero… delle dita.

Era passato molto tempo da allora, dal giorno in cui il suo padrone, aveva portato quell’orfanello nella tenuta; concentrando su di lui i suoi studi e facendolo crescere con il figlio.

 

“Gli occhi di Takero sono sani. Anche mio padre lo sosteneva.” Spiegava sicuro, ora il dottor Joe Kido sbucando nei pensieri di Gennai. “Davvero, la funzionalità degli occhi non è in pericolo, la pupilla reagisce, ma solo della nebbia invade la mente di Takero.”

L’uomo dai capelli azzurri aveva seguito le orme del padre, inutile dire che è sincero e generoso come lo era lui.

“L’unica cosa che mi fa sperare e che a volte vede degli sprazzi di riverbero. Questo mi fa sostenere che la sua sia solo una condizione temporanea… “ I suoi occhiali rotondi inoltre sembrano ricalcare perfettamente anche la fisionomia di quel grande uomo scomparso qualche tempo prima. “Quindi non temere Gennai, io troverò la soluzione per curare il mio migliore amico.”

Takero accarezzò il cane ridendo di gusto.

“La luce un giorno rischiarerà il buio in cui è piombato…”

 

-Ti ho fatto spaventare, Gennai?! Sei invecchiato in un colpo solo per caso, perché non parli più!?-

 

“Questa è una promessa.”

 

--

La prima cosa che mise a fuoco, fu un lampadario.

Un lampadario di cristallo, di ottima qualità, che però non conosceva minimamente. Mosse impercettibilmente la testa di qualche grado, e finalmente riconobbe la spalliera in legno scuro del letto su cui era stata appoggiata. Un acre pensiero le pugnalò il cuore… .

 

“Sono ancora assieme a quell’uomo.”

 

Dell’agitazione la prese immediatamente, attanagliandole la bocca dello stomaco. Con sollievo si accorse che almeno la testa aveva smesso di bruciare assieme alle voci dei suoi ricordi... Si girò completamente sul fianco sinistro e impallidì trovandosi di fianco, su una sedia, proprio colui al quale era stata affidata.

-Ah…- un sussulto lasciò le sue labbra mentre il giovane le lasciava il polso a cui era aggrappato.

Lei si coprì con il lenzuolo, la sua mente ricominciò a funzionare e le domande la affollarono di nuovo e prepotentemente.

Dietro una  cameriera aspettava con un vassoio ed un sorriso.

-Che fate voi... qui?- L’accento le cadde sprezzante su quel pronome quasi senza volerlo.

-Ben svegliata, la febbre è finalmente scesa.- Yamato scattò in piedi sulla sedia non degnando la donna di una sua risposta.

-Avete… avete vegliato voi su di me?- Chiese allora Sora non distinguendo se l’accaduto fosse un bene o un male ma sentendo chiaramente il cuore batterle forte in petto. 

-Yolei, per favore falla mangiare e vedi se ha ancora bisogno di qualcosa.- Il suo sguardo era offuscato mentre si riportava su quello della moglie.

Ancora una volta non le aveva risposto. Fece per andarsene, lasciandola sola, in fondo … “è questo quello che desidera”, pensò amaramente…

 

-Matt!-

 

Il modo in cui quel nome, abbandonò le sue labbra vermiglie, lo fece tremare e si volse a guardarla richiamato da una forza più grande….

Mai, il suo nome gli era sembrato più dolce.. neanche quando Mimi,  tesseva la sua tela di inganni con parole languidi e studiate.

La fissò.

Eppure, oltre alla bellezza, quella donna sembrava davvero diversa dalla sorella.

Le dita sottili e bianche forse non avevano mai conosciuto il docile tocco di una carezza mentre le guance si imporporavano risentendo di quell’improvvisa attenzione. Le pupille incapaci di reggere troppo a lungo uno sguardo, sembrano un abisso senza sale in cui sprofondare. Sì, delle pozze scure e troppo eteree per appartenere alla terra. Le labbra morbidi mentre i capelli lisci e ambrati emanavano un profumo di pesco…

Ma…questo non faceva di lei un angelo, gli occhi potevano mentire… e le parole aggirarlo o ferirlo, come già era successo con un solo nome.

 

Il silenzio fu fugato ancora una volta proprio da lui, mentre gli occhi di Miyako brillavano credendo in tutti i suoi sogni d’amore.

 

-Più tardi chiamerò il medico…. Siete stata molto male, signora… e spero in futuro che non mi farete più prendere un simile spavento.-

 

La donna arrossì violentemente mentre il lenzuolo faceva intravedere la sua camicia di seta.

–A più tardi.-

Yamato aprì la porta per andarsene, gli occhi nascosti mentre Sora si mosse di nuovo a chiamarlo.

-Aspettate…! Io…-

L’uscio si richiuse lasciandola rossa e indignata per quella fretta.

-Bene!- esclamò schiudendo le labbra in un moto di rabbia.

 

Yolei si avvicinò mentre la donna si rimetteva seduta sul letto sospirando.

 

-Vi è stato vicino… per più di quattro giorni, signora. Il medico veniva per controllarvi e neanche in quel frangente il padrone si allontanava.-

Sora scrutò il viso di quella cameriera. Gli occhi violacei non sembravano capaci di fingere.

-Quattro giorni…?- Sussurrò a se stessa sorridendo. Poi il volto si annebbiò.- E ha ricevuto qualche visita…? Non lo so mia sorella o… il signor Yagami, sono stati qui?-

Cody entrò in quel momento, portando una bacinella piena d’acqua e interrompendo la risposta di Miyako.

Il ragazzino si bloccò e arrossì vedendo la donna, la moglie di Matt finalmente sveglia.

-Ah… Cody!- La cameriera pronunciò il suo nome con sorpresa, mentre la convalescente sorrideva teneramente.

-Vieni avanti! Non avrai paura di me! - la voce angelica di Sora lo invitò ad entrare. Il ragazzino prese coraggio, fissandola in muta contemplazione.

-Che c’è… sono spaventosa?- Sora fece ridere di gusto Yolei.

-No, anzi voi siete molto bella, signora.-

-Ti ringrazio… Cody…  è questo il tuo nome, no? Posso chiamarti anch’io così?-

-Si…- il timido ragazzino urtò la gonna di Yolei, indietreggiando velocemente.

-Aah! Vai in cucina e non disturbarla!- Gli intimò allora la violacea rossa di vergogna. - Già sono un imbranata da sola… non mi serve anche il tuo aiuto per far cadere il pranzo.- Sbraitò quella furente.

Sora si mise a ridere mostrando in un lampo i denti bianchi.

-Torna a trovarmi!- sussurrò a Cody che sparì come un fulmine nel corridoio dopo aver fatto un breve inchino, confuso dalla ramanzina e da quella proposta.

-…Oh non ci faccia caso, lui è molto timido!- Yolei aiutò la donna a mettersi seduta, sistemandole veloce i cuscini dietro alla schiena.

Sora non rispose, si limitò a sorridere intenerita.

-Ah signora…- Yolei aprì la finestra per far cambiare l’aria satura. Passò lo strofinaccio sulle imposte, spolverando poi i mobili di legno intorno che completavano l’arredamento. -Nessuno è venuto a far visita al padrone. Ma… spero che non ripeterà più il nome del conte Yagami.- La specchiera riflesse la figura di Sora stesa nel letto. –Credo che un pugnale avrebbe sortito minor effetto nel signor Yamato.-

La donna arrossì… cosa le stava succedendo dentro?

Il rumore dell’oceano le fece compagnia dopo l’uscita di Yolei, che si era raccomandata di chiamarla per qualsiasi cosa.

 

Eppure lei era sempre e solo stata innamorata del conte Yagami… ne era fermamente convinta, aveva imparato a sognare quel suo promesso sposo, convinta e cullata dall’idea che sarebbe diventata sua moglie. E invece… lo sguardo le cadde sulla mano sinistra, si sfilò la fede che portò al cuore.

Quell’estraneo, o per dire di più, l’amante di sua sorella si era preso cura di lei… ricordò con un turbamento il bacio rubato davanti agli occhi di Taichi e Mimi.

L’aveva fatto solo per ingelosire quest’ultima è certo… e lei poi usando la stessa carta, con voce talmente sicura aveva mentito… dicendo  che Yamato era il suo di amante! Non sapeva ancora con quale coraggio ci era riuscita… l’aveva fatto principalmente per Tai perché non avrebbe mai voluto vederlo soffrire.

Ma si rese conto che un altro sentimento l’aveva spinta. Anche lei voleva vendicarsi di sua sorella.

Yamato non poteva essere suo adesso!

…Eppure che vita le si parava davanti? Sarebbe stata felice, con un uomo che non l’amava?

 

--

 

Mimi si levò il guanto con un gesto di stizza.

-No, non so più nulla di Sora da quando ha sposato quell’uomo.-

 

La madre posò il capello osservando la figlia.

-Non mi nascondete mica qualcosa vero?-

Mimi impallidì mantenendo il suo sangue freddo e corrugando il volto in una lieve espressione di stupore.

-Cosa dovremmo mai nasconderti!-

-Tuo marito, ha insistito tanto perché Sora si sposasse al più presto possibile… è sembrato quasi un matrimonio riparatore…e sai che è impossibile. Tua sorella, mia figlia Sora così pura e innocente.-

-Te l’ho già detto avresti dovuto vedere il modo in cui quell’uomo l’ha baciata! E poi mi sembra che tu non abbia impedito il loro matrimonio!-

La madre portò una mano verso il thè fermando l’azione nell’aria.

- Lui mi è sembrato sincero e Taichi insistette così tanto che non ebbi poche occasioni di parlare con Sora.-

-Non preoccupatevi, madre! Lei è felice…-

La madre la fissò, quel volto pallido e gli occhi scavati, le diedero l’impressione che la sua Mimi fosse stata avvelenata.

 

-Sei gelosa.- Constatò allora, freddamente all’indirizzo della figlia.

 

Lei si alzò cercando di nascondere il volto.

 

-Cosa volete la verità, madre?- Sprezzante e sicura di sé.

Stava per parlare con le lacrime agli occhi, un abbellimento inutile; ma un’ entrata fermò i suoi propositi.

 

-Amore mio… ti ho cercato a lungo.-

 

Mimi nascose il suo ribollimento sorridendo sorniona.

-Amore, pensavo stessi lavorando e non volevo disturbarti poi è venuta mia madre e …-

Hikari seguì l’entrata del fratello. Salutò ancora in subbuglio per gli eventi di quella settimana.

-Buongiorno madre.- Taichi salutò la donna che sorrise anche alla nuova arrivata.

-Volevi dirmi qualcosa, Taichi?- Mimi interruppe quello scambio di “buongiorno” che infastidiva il suo acume.

-Si e approfitto anche dell’entrata della mia dorata sorellina.- Hikari gli si avvicinò sotto l’occhio perspicace della moglie.- Rimarrà ospite per qualche giorno, un mio amico, il dotor Kido che porterà anche un suo paziente. Gli farò da base d’appoggio, dato che ha degli importanti compiti da assumere.- La signora Takenouci raccolse il suo cappellino. –Spero che non vi dia fastidio questo.-

 

-No caro, cosa dici, il tuo amico sarà anche il mio...!-

 

Hikari annuì condividendo quella affermazione, fatta con tono mieloso, tipico delle persone appena sposate.

Approfittò anche della presenza della madre di Mimi per fare una richiesta che da giorni la stuzzicava.

 

-Signora Takenouci, se voi volete domani, vorrei andare a fare visita a vostra figlia Sora.-

 

--

 

L’uomo si guardò allo specchio.

Sorrise beffardo, soddisfatto dell’immagine che ne vedeva riflessa. Si lisciò i baffi e un ghigno pieno di velleità fece tremare la stessa superficie inanimata.

 

“Sono un uomo senza scrupoli, è questo il mio segreto.” Il suo pensiero fece spiccare la pupilla nera come l’anima di quell’individuo.

“Mi sorprendo ancora di come sia stato un gioco da ragazzi acquistare il nome di questa buona  casata. Ishida.” Scoppiò a ridere incutendo ancora più paura del silenzio che aveva riempito l’aria.

–Santa!- chiamò alzandosi dalla sua postazione e accarezzandosi il mento ruvido da un accenno di barba.

Un servo aprì la porta. Non nascose un fremito vedendo quella figura.

 

-Tremi?-

La voce lo ghiacciò seguita da un silenzio innaturale. Santa scosse il capo, mandando una veloce preghiera alla sua buona stella.

-No, bene! Ho un comando da affidarti. Dovrai seguire il signor conte Yagami.-

 

Santa fece per ritirasi dopo aver accennato un sì flebile.

-E anche il signor Koushiroh, l’uomo che ha sposato la signorina Sora Takenouci.- Il sorriso sicuro lo abbandonò sentendo il “Sì, signore” del servo che sparì nel buio pesto della casa.

 

-Non ho paura di nessuno.- sussurrò di nuovo allo specchio.

Rise di nuovo digrignando i denti e facendo cadere per terra un bicchiere ricolmo di liquore.

 

--

 

Sora si guardò, era soddisfatta della sua immagina riflessa nello specchio. Yolei alle sue spalle la guardava, anzi la ammirava i silenzio.

-Non sembrata affatto una convalescente… vi invidio un po’ signora.-

La donna si mise a ridere di cuore osservando la sua cameriera. Il viso poi le si intristì di colpo.

-Cosa c’è signora?-

Sora si alzò sorridendo. –Nulla…e ti prego Miyako dammi pure del tu.-

Afferrò una vestaglia e si guardò intorno.

-Credo di non conoscere molto la mia casa.-

Yolei si morse il labbro. –Bhe… si è ammalata il primo giorno, comunque in questa casa abitano anche il signor Izumi e suo padre. Credo che comunque il padrone la porterà in giro sulla sua Honorata!- Miyako ridacchiò con fare malizioso. –Vedrà è facilissimo innamorarsi del padrone! È una brava persona!- Sora la guardo annichilita mentre si poggiava sul letto.

-… Io ho paura solo che lui non voglia innamorarsi di me…-

Miyako chiuse i pugni. Quelle due sembravano aver raggiunto in poche ore, la complicità di due amiche.- Ma non dica sciocchezze! Signora… ehm Sora si è mai vista!? Lei è così bella e gentile!-

 

-Ti ringrazio.-

 

Una brutta tosse seguì quella frase impedendo per alcuni istanti una conversazione.

Miyako fece una smorfia di disappunto, un’idea le brulicava in testa.

Sora si alzò avviandosi verso la finestra.

 

L’oceano le si parava di fronte. Sembrava a portata di mano… mentre il giardino si stagliava altrettanto poderoso sotto di lei.

 

-Casa Izumi.- sussurrò sentendo il rumore delle carrozze provenire dalla strada…

 

 

Fine seconda parte

 

 

 

 

@@ Olà! @@

 

Buongiorno, aggiornamento lampo, prima di mettermi a studiare! È un capitolo breve e che servirà di introduzione a quello che verrà dopo… almeno credo o_O non ci fate caso ^^ come non detto…ah ho voglia di cioccolato T_T comunque tornando al discorso voglio ringraziare: la dolce mijen posso sfruttare il tuo nome per qualche personaggio? Mi piace, ma come ti è venuto in mente? Thanks! SonSara grazie per la recensione, spero che questo cap ti piaccia altrettanto ^^*

 Sora89 grazie anche per avermi aperto gli occhi sul vero nome di Koushiro! Ohimè non lo sapevo è dura ammetterlo!!! Comunque grazie tantissime per i complimenti! Spero che continuerai a recensire!

La scrittrice DarkSelene89Noemi ^_^ grazie e un bacio, non temere Yama è una lastra di ghiaccio, ma si scioglierà ^_-!

HikariKanna, wei Fede! Che ne pensi? Takero è comparso…ma in modo inaspettato! E non ti preoccupare per le coppie!

E La mia migliore amica Memi grazie per il sostegno tesò!!!

 

Bene, ci ribecchiamo al prossimo capitolo qualora lo vogliate!!!

Ciao un bacio

 

@Sae@

 

 

  
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