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Autore: NiNieL82    22/10/2012    5 recensioni
Di che materiale sono fatti i sogni? Sono cristalli sottilissimi che si rompono al contatto con la realtà? Tiepide brezze pronte a svegliarci di soprassalto nelle notti estive? Bolle di sapone che bruciano gli occhi? Fiamme che divampano e bruciano ciò che si trovano attorno? Tempeste che scompigliano la nostra vita quando è già difficile sopravviverle giornalmente? Non sempre quello che sognamo è quello che vogliamo! E i sogni, se non realizzati, possono farci soffrire.
Cinque storie di sogni e passioni. Cinque ragazze: Angela, Ann Belle, Charlotte, Elizabeth e Joanna. Cinque uomini: Mark, Howard, Jason, Gary e Robbie. Una serie televisiva, il successo, una reunion, un video da girare, un intervista, un viaggio per dimenticare.
Nessun 'e vissero felici e contenti' perchè la vita è un'avventura che va vissuta fino infondo. Fino alla fine. Accettando tutte le sfide, i dolori e le prove che ogni giorno ci propone. Non per avverare i propri sogni, ma per renderli adatti a noi, scoprendone il loro materiale.
NdA: la storia è divisa in cinque parti, una per personaggio e tutte avranno un titolo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gary Barlow, Howard Donald, Jason Orange , Mark Owen, Robbie Williams
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 10: Amicizie


Dylan scese le scale e sorrise guardando Jimmy, il suo compagno, fissare stupito Ann che dormiva nel divano.

"E lei chi sarebbe scusa?" chiese indicandola.

Dylan entrò in cucina e sbadigliando e grattando la testa rispose:

"Ann Belle Richardosons.."

"La tua..?" chiese Jimmy seguendolo.

Dylan annuì e bevve un lunghissimo sorso di caffè e aggiunse, guardando la ragazza che dormiva sul divano:

"Indovina con chi s'è andata a infognare sta pazza?"

Jimmy imitò compagno e dopo aver bevuto un sorso di caffè fece l'ennesima domanda di quella mattina:

"Un pazzo che la picchia?"

"No. Molto peggio! Howard Donald innamorato. E si conoscono da quando aveva sedici anni" sorrise Dylan.

Jimmy rimase interdetto un attimo e domandò ancora:

"Howard Donald? Quel Howard Donald?"

"Si.. Quel dono della natura che, a quanto mi ha detto la 'povera' Ann, è pure bravo a letto" rispose con aria arresa Dylan, quasi volendo dire che ci ha il pane non ha mai i denti.

"Vuoi smetterla almeno di dirmi i particolari! Non ho intenzione di sbavarmi la mia maglietta preferita" replicò Jimmy risentito. "Piuttosto. Che ha fatto di tanto male l'ottava meraviglia del mondo?"

Dylan rise e disse:

"Beh! è una storia un po' lunga. Perché non te la fai raccontare da lei. Tanto se ti dicessi cosa mi è successo ieri non mi crederesti"

Jimmy guardò sconcertato il compagno.

Quello che stava succedendo non era vero. Non poteva essere vero. Il suo compagno attore lo poteva anche accettare. Come poteva accettare che portasse la sua compagna sul set a casa loro per chissà quale motivo. Ma che ci fosse immischiato anche uno come Howard Donald quello era davvero troppo. Accidenti! Anche lui era un fan dei Take That quando era un ragazzino.

E cercando di trovare qualche cosa da dire seguì Dylan, ma stette in silenzio.

Non si voleva mischiare troppo in quella pazzia.


"Howard... Se tu la ami fai qualche cosa per lei, ma non mettere in mezzo me. Tu non eri in casa. Non hai sentito quello che mi ha detto. Mi ha ferita. E, da una parte, aveva ragione davvero. L'ho tradita. Te l'ho servita in un piatto d'oro. E tu hai portato tutta la tua compagnia..."disse Eloise scappando.

"El! Io non sapevo. Sono stati loro. Io non ho chiesto nulla" ribatté Howard.

"Da come ti spalleggiavano, scusa se te lo dico, ci credo davvero poco" rispose Eloise voltandosi e guardando Howard negli occhi.

Howard poté leggere il dolore negli occhi della ragazza.

E si sentì terribilmente in colpa..

Era colpa sua se Ann aveva lasciato la casa della sua migliore amica, litigandoci.

"Ho sbagliato un'altra volta vero?"chiese grattandosi la testa.

Eloise lo guardò incrociando le braccia e annuendo.

"Sembra strano, ma ogni volta che mi avvicino a lei le faccio del male" continuò Howard.

"Forse non sei tu l'uomo giusto per lei.." gli fece notare la ragazza.

Howard si voltò di scatto. Non ci voleva nemmeno pensare a una cosa simile.

Voleva solo Ann.

E la voleva al suo fianco.

"No. Io so che posso renderla felice ora. Perché posso e voglio farlo. Perché sono un uomo e non più un ragazzino viziato. Perché lei è stata mia per così poco tempo, ma ha reso la mia vita così piena di colori che non posso credere di averla persa in un solo attimo. Per una stronzata. Ora tu potrai anche credere che io non sono l'uomo giusto per lei. Ma non m'importa. Non mi importa di quello che dici tu, di Dylan che sta con lei. Certo! La sola idea che lui possa averla tutta per sé mi fa sclerare, lo ammetto... Ma non m'importa. Perché questo dolore che sto passando in questo momento servirà per tenermela stretta quando me la riprenderò. E succederà. Molto prima di quanto tu possa credere..."

Parlò senza fermarsi un attimo. Lo fece con il cuore che gli pulsava fortissimo. E gli occhi lucidi. Era la prima volta che ammetteva di provare tutte queste sensazioni per Ann davanti a qualcuno.

La prima volta. Ed Eloise sorrideva guardandolo.

"Non lo devi dire a me. Io lo so che la ami. E che faresti di tutto per prendertela. Ma non è in questo modo che lo farai. E tanto meno facendole improvvisate come quella di un paio di sere fa"

Howard scosse la testa guardandola e disse:

"Non so come fare.."

"Tu sai come fare, Howard. Devi solo guardare dentro di te. Capire che cosa sta succedendo nel suo cuore. E cosa puoi fare per prendertela. Per farle avere di nuovo fiducia in te. Lo so che è difficile. Ma sono sicura che puoi farcela" disse Eloise guardandolo.

Howard aveva gli occhi lucidi. La guardò mentre gli accarezzava una guancia e aggiungeva:

"Da questo momento, Howard, le nostre strade si dividono. E' stato un piacere conoscerti. Spero che tu possa avere quello che vuoi. E che questo non faccia soffrire la mia amica" e si allontanò mentre Howard la guardava in silenzio.

Doveva ragionare. Doveva riprendersi Ann. E doveva farlo da solo. Dimostrandole di essere un uomo migliore di quello che era stato in passato.


Passarono due settimane quando Ann cominciò a sentire il peso dell'essere ospite in casa di Dylan.

Sapeva che né Dylan, né Jim, avrebbero mai ammesso di aver sacrificato non poco la loro intimità per poterla ospitare. E per questo, Ann, si sentiva terribilmente in colpa.

Pensava a questo mentre da sola cominciava la pausa pranzo, quando sentì:

"Signorina Richardsons..."

Si voltò e vide una ragazza carina, di quelle dall'aria svampita, che entrano a lavorare in qualche studio di un bravo produttore più per le proprie doti d'amante, che per qualche altro vero motivo. A parte la quarta di seno. Rifatto.

"Sì!" disse cercando di non sembrare troppo sgarbata, anche se avrebbe preferito che nessuno la disturbasse, specialmente quando cercava di decidere che cosa doveva fare della sua vita tra una pausa e l'altra.

"Mi dispiace disturbarla.." cominciò la ragazza con una voce molto simile a quella di Paris Hilton.- DAVVERO?! E allora perchè non taci e te ne torni nel tuo ufficio a fare le cose per cui sei stata pagata? Che di certo non contemplano la mansione rompermi le scatole!- pensò Ann facendo finta di ascoltarla.

"...so che è in pausa... Ma ho ricevuto una chiamata per lei..." continuò la ragazza.

-Mmmm... Che palle! Ma perché diavolo non mi dice che cosa vuole, invece di tirarla tanto per le lunghe?-

"... Robbie Williams..." finì la ragazza gustando l'effetto sorpresa della sua affermazione.

"Robbie? Cosa Robbie?" chiese Ann che non aveva seguito una sola frase di quello che aveva detto la prorompente segretaria.

La ragazza rimase un attimo delusa. Forse indispettita dal fatto che Ann fosse abbastanza in confidenza con Robbie Williams da nominarlo solo con il suo nome di battesimo.

"Ho detto" riprese a parlare spazientita la ragazza. "...che Robbie Williams l'attende nello studio del capo. E ha chiesto esplicitamente di lei..."

Ann non chiese nemmeno dove fosse l'ufficio in questione -sapendo, dentro di sé che quella Barbie versione due metri e ottanta, con un metro e settanta centimetri di gambe, sassanta di busto e il resto di cotonatura, sapesse più che bene dove fosse e quanto posto ci fosse magari sotto la scrivania- a passo spedito lasciò il set, ignorando perfino Dylan che, vedendola passare come una furia, le chiese cosa fosse successo.

Rob era lì per lei. Che fosse capitato qualche cosa ad Howard?


Howard si lasciò cadere nel divanetto della sua casa. Guardò il quadro con la sua faccia composta da mille tesserine di puzzle. E pensò che era così che lui si sentiva: a pezzi, smembrato, con la grande necessita di trovar qualcuno che riunisse tutti quei pezzi. E quel qualcuno lo conosceva. E aveva un nome bellissimo. Ann Belle.

Chiuse gli occhi e sospirò poggiando la testa sullo schienale del divano.

Cosa doveva fare per farle capire che era serio, che l'amava davvero, che non voleva fare le stesse stupidaggini che aveva fatto dieci anni prima quando l'aveva persa?

Sentiva una grande sensazione di vuoto opprimergli l'anima. Che ne era del ragazzo che ogni sera si portava una donna diversa a casa? Non esisteva più e Howard lo sapeva bene. Non provava nemmeno più gusto a fare l'amore con donne sconosciute. O meglio. A farci del sesso.

Nessuna avrebbe avuto quello che voleva: gli occhi grigio verde di Ann; il suo sorriso che illuminava il volto; il suo modo di offrirsi ad un uomo, inconsapevolmente esperto già dieci anni prima, terribilmente sexy se solo ci pensava, ora che l'esperienza le aveva regalato qualche cosa di più.

Nessuna sarebbe stata bella come lei. Non agli occhi di Howard. Che se le prendessero gli altri. A lui non interessava.

Stava pensando a questo quando qualcuno bussò alla porta.

Sollevò la testa e la poggiò di nuovo subito dopo. Non aspettava nessuno. Sua madre era a Manchester. E aveva pagato tutti i creditori. Poteva far finta di non aver sentito e aspettare che si stancassero e andassero via, quei seccatori.

Il campanello continuava a trillare e Howard era intento ad ignorarlo, quando da dietro la porta sentì:

"Doug. Se non apri la porta la sfondo. E per come sono grosso, stai pur tranquillo che ci riesco con un colpo solo. Non son Jason o il tappo"

Howard aggrottò la fronte e disse:

"Gary!" e andò ad aprire la porta.

Dietro c'era appunto il Barlow, con il suo sorriso sornione che, guardandolo dall'alto in basso, disse:

"Non sono mai venuto a letto con te, per far finta di non essere a casa e non aprirmi la porta" ed entrò senza aspettare che Howard lo invitasse.

Ed appunto, guardandolo sedersi sul divano, Howard, disse:

"Gaz? Che ci fai qui?"

"Volevo mettermi un elmetto con una sirena sopra, ma visto come sono ingrassato, ho pensato che forse era meglio evitare, prima che cercassero di caricarmi un malato sulla schiena scambiandomi per un ambulanza." rispose Gary con il suo solito tono finto serio, guardandosi le unghie mentre parlava.

Howard rise di gusto e Gary lo guardò soddisfatto, aggiungendo:

"Lo sai che mi mancava sentirti ridere così amico?"

"Ti sei eccitato, vero Gaz?" sorrise Howard buttandosi addosso a lui e cercandogli di baciare le labbra.

Gary cercò di schivarlo gridando. Una scena del genere l'aveva vista un migliaio di volte. Lui sotto e Mark, Howard, Jason e Robbie a turno che lo cercavano di baciare e leccare, mentre lui gridava come un ossesso. Solo che adesso per Gary, vedere Howard ridere, era un bella soddisfazione, di quelle che solo quando vuoi davvero bene ad un amico ti puoi togliere.


"Ann piccola!" disse Robbie guardandola avvicinarsi completamente spaesata. E abbracciandola disse: "Non sai quanta voglia avevo di rivederti. Mi sei mancata!”

Ann non capiva. In realtà non era passato nemmeno un mese da quando si erano visti al Jewels.

"Signorina Richardsons, il signor Williams ha insistito per concederle una mezza giornata di lavoro libera. E io ho accettato. Se non la secca naturalmente..."

Ann guardò stupita il capo. Un'epidemia aveva decimato il cast quella settimana. E quelli della compagnia non stavano messi meglio. Anche Dylan cominciava a sentirsi male ed erano terribilmente indietro con le prove. Poi si rese conto che, comunque, Robbie era una delle più grandi star del momento e che ogni capo, ogni persona che aveva da pubblicizzare anche un pacco di fazzoletti per il naso, sarebbe stato lieto di fare qualsiasi cosa per lui, anche permettergli di uscire con una sua dipendente per mezza giornata, nonostante fosse coperto di merda fino al collo.

"Sempre che il signor Grant sia d'accordo" sorrise poi guardando i due. Ann sospirò infastidita.

Aveva sempre avuto una grande difficoltà nel controllare il suo caratteraccio. E anche quella volta, fece del suo meglio per non gridare in faccia a quell'uomo viscido che si premurava di lei solo perché Robbie Williams aveva detto di conoscerla.

"Dylan non è geloso dei miei amici. Stia tranquillo" rispose Ann che voltandosi verso Robbie a voce bassa aggiunse: "Tu che ci fai qui?"

Robbie sorrise e replicò:

"Volevo rivedere la mia migliore amica. Sai? Parto tra meno di una settimana e non volevo andarmene senza salutarti"

Ann scosse la testa e disse:

"Vado a prendere le mie cose, ci vediamo all'uscita" e salutando con un cenno della testa il capo, lasciò l'ufficio.

Robbie tese la mano al direttore e disse:

"Devo ammettere che è stato davvero un piacere conoscerla. Spero di rivederla"

"Anche io signor Williams!" sorrise l'uomo.

Robbie uscì e il direttore, prendendo il telefono, schiacciò il tasto rosso e disse:

"Matt. Sono Carl. Chiama Frank. Ho bisogno del nostro miglior fotografo. Abbiamo pubblicità gratis per la nuova serie che stiamo girando"


Robbie sistemò il tovagliolo e disse:

"Sono qui perché, davvero parto per L.A tra meno di quattro giorni. E non volevo andarmene senza salutarti. Sei una delle poche fans di Robbie Williams che possono ammettere di essergli simpatiche" e rise per la sua battuta.

"Parli di te in terza persona. Sai che dovresti farti vedere da un bravo psicologo?" rispose sarcastica Ann.

"Beh! Io sono uno dei pochi uomini che possono permettere di parlare in terza persona di se stessi. Sono sempre il re del pop. Quello da ottanta milioni di sterline l'anno!" ribatté Robbie scherzando ma venne bloccato da Ann che chiese:

"Si, certo! Posso chiamarla sua maestà?"

Robbie ci pensò un attimo e poi rispose:

"Uhm... Sua maestà Robbie Williams... Mi piace! Sì, cara. Ti concedo di chiamarmi Sua Maestà"

I due risero e Robbie, quasi subito, tornando serio disse:

"Sono qui anche per Howard"

Ann guardò Robbie, affatto sorpresa e ricominciando a mangiare mormorò:

"Lo immaginavo"

"Ann. Lo so che te l'ho già detto. Ma so che Dougie non sta bene. Specialmente da quando ha scoperto che stai assieme a Dylan"

Ann sospirò voltando lo sguardo oltre la grande vetrata sulla strada. E piano rispose:

"Rob. Io non voglio litigare con te. E te lo dico perché, al Jewels, mi ha dimostrato di essere una persona che ha una grande voglia di divertirsi, nonostante sia il più grande artista del momento. E mi hai dimostrato che, nonostante tu abbia talmente tanti soldi, puoi essere umile e ammettere i tuoi errori. Anche se son o passati dieci anni. Ora, onestamente, io non so se lo hai fatto per fare un favore ad Howard. E non so nemmeno se m'interessa saperlo. Sono davvero felice che tu sia qui. E che in precedenza mi abbia mostrato, di te, i lati migliori e non solo quelli peggiori... Ma ti chiedo una cosa. Lascia Howard fuori da questo pranzo. Io ho un ragazzo meraviglioso. E non intendo lasciarlo per uno che non fa altro che fare le scelte sbagliate con me"

Robbie sorrise e disse:

"L'ultima cosa e poi, prometto, Howard non sarà più un argomento di conversazione... Ti ringrazio per tutti i bei complimenti. E spero di vederti in futuro, dato che adoro questo caratteraccio che hai. Magari, se non va bene con Howard, mi metto io con te e ti faccio cambiare idea su Dylan..." e rise di gusto guardando l'espressione divertita e stupita della ragazza, per poi aggiungere serio: "Volgio solo che tu sappia una cosa. Non ho mai visto, da quando lo conosco, Howard, ridotto così per una donna. Non posso dirti come stava dieci anni fa. Ero troppo tutto, come ti ho già detto. E non solo, dato che ho lasciato la band non meno di un paio di settimane dopo... Ma so che ti ama. E che se fa delle stronzate, lo fa per questo motivo. E forse dovresti pensarci un po'. Te lo dico perché penso che, se vi siete incontrati di nuovo, qualcuno o qualche cosa vi vuole dare una seconda opportunità. Pensaci. Pensaci davvero" e sorridendo disse: "Bene! Cominciamo a mangiare. Il mio regale pancino brontola. E data l'ora posso capire il perché" e ridendo cominciò a mangiare mentre Ann, guardandolo, pensava che dieci anni prima non avrebbe mai immaginato che avrebbe potuto parlare con Robbie Williams come se fosse un suo carissimo amico.


Jim la guardò rientrare. E sorridendo disse:

"Ehi, principessa! Allora? Com'è andata con quella belva umana?"

"Parli di Robbie?" chiese Ann mettendosi a sedere vicino a lui.

Jim annuì con aria sognante.

Ann cercò di sorridere e sospirando, cominciò a piangere.

Contro ogni pronostico di Dylan i due erano diventati ottimi amici e Jim amava aiutare Ann a risolvere la situazione che si era creata con Howard.

"Non so che fare. Non so se credere a quello che mi dicono. Oppure lasciare le cose come stanno" sospirò lei tra le lacrime.

Jim le baciò i capelli e disse:

"Tu ami Howard, per quanto tu dica il contrario, e non hai mai smesso di farlo. E per quello che è quell'uomo, madonna santa, hai davvero ragione..." e sorrise con lei. Poi prendendole il viso tra le mani aggiunse: "...devi sistemare questa cosa. Oppure ti cadrà addosso e sarà lui a non fidarsi più di te. Fallo ora! Digli tutto. Per me è sincero e merita una seconda opportunità"

Ann sorrise e guardandosi intorno disse:

"Ma dov'è il tuo ragazzo?"

Jim rise e disse:

"E' stato contaminato anche lui. Ora è a letto con trentanove di febbre.."

Ann scosse la testa e disse:

"Devo andare in una camera iperbarica, oppure chiuderanno il set per assenza di attori"

Jim la strinse e rise.

Tra di loro si era creata davvero una bellissima amicizia.




Oddio! Siete davvero tanti.

Grazie a

chiaretta78,

cause i m thatter,

orangina92,

Silvy_V,

Dafne_18.

Grazie, grazie, grazie.

Piccolo capitolo di passaggio.

E forse nemmeno troppo.

Decidete voi. E

fatemi sapere che cosa

ne pensate.

È davvero importante per me.

Un bacio a tutti, recensori e lettori silenti.

Un bacio a tutte.

E buona lettura.


   
 
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